Mild Regret
Prologo
Sesshomaru guardò disinteressato le sue ferite,
concentrandosi sullo scorrere dell’acqua alle sue spalle.
La sconfitta, inflitta da InuYasha per giunta,
bruciava; se solo avesse avuto Tessaiga. Patetica scusa, ma l’ira lo accecava come un raggio di sole.
Si ritrovò a pensare, come a
distrarsi dall’orribile ricordo troppo fresco della sua sconfitta, che Tessaiga doveva
essere sua.
Sapeva però, che la spada non gli era stata affidata solo per garantire a InuYasha un perfetto equilibrio col suo sangue di demone e
che, probabilmente, l’animo di suo padre sarebbe stato in qualche modo
oltraggiato dal suo disubbidire guidato unicamente dal desiderio del potere.
Osservò Tenseiga con la coda
dell’occhio. Quella spada, così inutile, ma allo stesso tempo preziosa, la
testimonianza diretta che Lui non era stato dimenticato, che
lui aveva avuto la spada con un potere pari a quello di un Dio.
Sì alzò in piedi lentamente, non considerando per nulla le ferite al costato.
Doveva raggiungere Rin e Jaken,
prima che la notte più buia si facesse sentire, prima che loro diventassero
prede facili per demoni notturni.
Fu qualcosa, però, a fermarlo, un odore.
Odore di sangue, un sangue particolare, della stessa disgustosa natura di suo
fratello, ibrido. Non che lo riguardasse, certo, ma in qualche
modo lo incuriosiva quella grande quantità di sangue che riusciva a confondersi
con altrettanto sangue di demone.
Proseguì la sua strada, voltando le spalle alla direzione da cui quell’odore
sembrava venire, dal luogo della battaglia che sicuramente un mezzodemone stava combattendo. Arrivò nell’accampamento in
quanti, due balzi?, e nonostante la notte non fosse che un accenno, sia il
kappa che Rin dormivano beatamente, incuranti dei
pericoli a cui erano andati incontro, abbandonandosi così indifesi. Si sarebbe
seduto anche lui, magari riposato un attimo quella notte, se la sconfitta
bruciante non era ancora presente nella sua mente traditrice. Così, più per
trovare un piacevole passatempo che per altro, ripercorse le tracce di sangue
che aveva fiutato poco prima, per vedere l’esito di una battaglia che poco gli
importava.
Più proseguiva più l’odore si faceva intenso, probabilmente avrebbe trovato un mezzodemone morto alla fine di quella scia di sangue, che
sempre più copiosa segnava il cammino.
Invece, la scena che gli si parò davanti fu tutt’altro che verosimile; stava un
mezzodemone vivo alla fine di quella scia, ma…era una
donna.
Stava seduta, con gli occhi chiusi e il viso tirato, probabilmente le mancavano
la forza necessarie per curarsi; si stava lasciando morire, come una stupida.
Aveva dei lunghi capelli biondi e un kimono bianco sporco di sangue carminio;
subito sotto il seno, si intravedeva una lunga e profonda ferita, fasciata alla
meno peggio con una striscia strappata dall’obi nero.
Nel momento in cui si concentrò sul volto, contratto in un’espressione di
dolore, quella aprì gli occhi azzurri; rilucevano di determinazione. Forse, non
era così debole. La mezzodemone lo notò
immediatamente, ma lo ignorò con altrettanta facilità, alzandosi barcollando e
dirigendosi verso la direzione opposta.
Le parole, per la prima volta in vita sua, arrivarono alle labbra inaspettate.
«Non sei un po’ troppo debole?». La ragazza si fermò interdetta, per poi
rispondere con voce vellutata alla provocazione inaspettata.
«Forse, ma non ho intenzione di morire qui».
«Perché mai? E’ un luogo così bello». Mai stato tipo da conversazione,
mai, eppure qualcosa, la curiosità più che altro, lo spinse a ribattere. Curiosità verso
un mezzosangue, che cosa disgustosa.
«Hai voglia di far conversazione demone? O vuoi solo burlarti di me?». Sembrava
stanca, la voce, per quanto attiva e provocatoria, aveva una nota di dolore e
spossatezza ad ogni parola.
Sesshomaru, guardandola come si può guardare della
carne in putrefazione, riprese a camminare, interrompendo quel rapido scambio
di battute. Come aveva potuto provare il minimo interesse per una donna ibrida?
Si sarebbe lasciata morire, lo vedeva da quegli occhi troppo vulnerabili che
aveva tentato di nascondere, come una stupida. Tutti i mezzodemoni
sono stupidi, InuYasha ne era stato il chiaro esempio
in qual si voglia situazione. Non era nemmeno nei pressi dell’accampamento che
un nuovo odore di sangue arrivò alle sue narici; gli bastò un balzo più lungo
degli altri a ritornare nel preciso punto in cui aveva lasciato la mezzodemone.
Appoggiata sul ginocchio destro, la donna teneva una mano fissa sulla ferita
per cercare di contenere il sangue, mentre l’altra stringeva un pugnale con
forza, come se potesse sfuggirgli da un momento all’altro; ai suoi piedi
cadaveri di demone ragno giacevano, in un lago di sangue nero.
Gli occhi di lei, annebbiati probabilmente, lo cercarono per un attimo.
«Sei venuto qui per finirmi?» chiese abbassando lo sguardo.
«No».
Vide un lieve sorriso incresparsi sulle labbra di quella, per poi sparire
quando, un istante dopo, perse i sensi.
«Peccato».
Ciò che leggete è la versione modificata della mia primissima fanfiction XD cancellata tempo fa, mai davvero conclusa. Il
titolo originario era Cuore, magari ve la ricordate, ma
all'epoca postavo poco-niente su EFP. In ogni caso, lettori (se ce ne saranno)
vecchi e nuovi, questa è una nuova "edizione". Finale diverso,
scritta in modo corretto (era ora) e con una modesta dose di termini ITALIANI.
Sì, ero Seira_9 XD
Al prossimo capitolo ~