23.Si Todos Fuesen Iguales
A Ti
Finito di fare l’amore, Bobby si appoggiò con la schiena
alla testiera del letto, lasciando che Adia si accoccolasse contro di lui. Era incredibile
come anche il suo modo di fare sesso fosse cambiato, nell’ultimo mese: prima di
Adia, Bobby aveva sempre pensato prima al proprio piacere, e solo dopo a quello
della donna; e prima di Adia, aveva sempre detestato il fatto di essere
toccato, una volta finito. Ma adesso, con lei – forse perché ne era innamorato – era tutto diverso: pensava
prima a lei e poi a se stesso, non fuggiva come un ladro una volta avuto quel
che voleva e addirittura le aveva passato un braccio dietro la testa e la stava
accarezzando.
“Non
sarà facile. Questo lo sai, vero?”
“A
cosa ti riferisci?”
“All’operazione.
Non è come farsi togliere le tonsille. Dovranno ricostruirmi i legamenti del
ginocchio, ci vorranno almeno sei settimane prima che io…”
“Bel
tentativo, complimenti” la interruppe.
“Tentativo?”
“Se
stai cercando di convincermi a lasciarti, sappi che non funziona. Ho aspettato
quasi dieci anni, prima di poterti mettere le mani addosso, e di certo non
rinuncio adesso.” Con l’altra mano
salì ad accarezzarle la guancia. “Io non me vado più, Adia” le sussurrò, a
pochi centimetri dal viso.
“Sei
proprio un duro, eh?”
“Oh,
non sai quanto” sorrise, prima di baciarla ancora una volta.
“Meno
male che non tutti sono come te” lo prese in giro.
“Scherzi?
Io sono un pezzo unico. È per questo che tutti mi vogliono.”
“E
allora com’è che nessuna ti ha mai tenuto per sé?” ribatté, sfiorandogli con l’indice
uno dei tatuaggi.
“Perché
io non volevo rimanerci, tutto qui.”
Adia
si strinse un po’ di più a lui. “Ci metterò secoli per restituirti i soldi, lo
sai?”
“Lo
fai apposta, vero?”
“Cosa?”
“Farmi
arrabbiare. Quei soldi sono un regalo, non desidero che tu me li restituisca.”
“Bobby,
non mi hai prestato un dollaro per il biglietto dell’autobus. Sono cinquantamila dollari. Cinquantamila biglietti dell’autobus.”
“Sì,
e sono un regalo. Sul serio, se ti
azzardi a restituirmi anche un solo dollaro, giuro che li brucerò.”
“Testardo”
sbuffò la ragazza.
“Sono
tuo degno compare, cara mia.” Fece una pausa. “Come farai con il negozio? Insomma,
con tutta la riabilitazione che dovrai fare, non credo che sarai in grado di
lavorare…”
“Beh,
io… io chiuderò il negozio. Per
sempre, intendo.”
“Cosa?”
“Sì,
io… io volevo dirtelo già l’altro ieri, poi non c’è stata occasione… mi hanno…
mi hanno assunta giù alla biblioteca.”
“Credevo
ti piacesse avere una tua attività…”
“Beh,
non così tanto. Ci ho pensato parecchio, prima di decidermi a fare un
colloquio. È un lavoro più tranquillo, pagano bene, è un guadagno sicuro, ed è
decisamente meno faticoso: non devo tenere i conti, non devo preoccuparmi di…
ho fatto male, vero?”
“No,
no, assolutamente. Sono solo… sorpreso,
non credevo avessi problemi di questo genere. Quindi, il negozio che fine farà?”
“Beh,
potrei continuare ad affittare il negozio e l’appartamento, oppure potrei
cercare un’altra sistemazione. Escludo l’ipotesi di tornare a casa di Aaron.”
Seguirono
dieci secondi di silenzio. “Vieni a stare da me.”
“Cosa?”
domandò Adia, stupefatta, mettendosi a sedere e voltandosi di scatto a
guardarlo.
“Che
c’è?” le domandò lui, allargando le braccia.
“Tu
mi hai chiesto di vivere con te?”
“Beh,
la casa è quasi completamente ristrutturata, e c’è tanto spazio per tutti. Insomma,
per Sofi e Angel, e per me e per te. E poi, passo più tempo qui che a casa di
Jerry. È un po’ come se vivessimo già
insieme.”
La
logica di Bobby non faceva una piega, ma Adia ancora non riusciva a credere
alle proprie orecchie. Vivere insieme? Condividere tutto, nella casa che era
stata della madre di lui, nella casa che lo aveva visto crescere? Formare una famiglia, insieme, in quella casa dove
lui aveva trovato la cosa più simile alla pace e alla felicità? “Tu non… non
stai scherzando, vero? Me lo stai chiedendo sul serio?”
“Certo
che te lo sto chiedendo sul serio. Non scherzo mai, se c’è di mezzo mia madre.”
“I-immagino
di…”
“Devi
solo dire di sì, Adia. Vieni a vivere con me.” Si avvicinò e con dolcezza le
prese il viso tra le mani. “Sei la prima donna a cui io l’abbia mai chiesto.”