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Autore: Akiko chan    05/03/2011    1 recensioni
Indugiò ancora un attimo, perso in quel mare glauco, assaporando quell’emozione sconosciuta che lei sola sapeva trasmettergli… Un attimo ancora prima di entrare in lei. E fu in quell’attimo che lo percepì per la prima volta.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kei Hiwatari
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO V. AMORE
 
Patience entrò nella grande sala con un sorriso di circostanza ben stampato in volto. Come consuetudine, il suo arrivo attirò molti sguardi ammirati e mormorii lusinghieri si levarono dai vari angoli della stanza. Ormai avrebbe dovuto essere avvezza alle approvazioni e ai complimenti più o meno espliciti che leggeva sul volto di chi incrociava il suo sguardo, ma proprio non riusciva ad abituarsi a tutta quell’attenzione, in fondo era una creatura fondamentalmente timida e, a volte, non le sarebbe dispiaciuto passare del tutto inosservata, soprattutto quando il suo umore era pessimo, come quella sera.
 
La sua aria triste, comunque, non toglieva niente alla sua rara bellezza, il colore indefinito dei suoi occhi era solo più spento del solito, e la piega della bocca leggermente forzata, ma solo chi la conosceva a fondo poteva notare quei minuscoli dettagli e nessuno in quella sala poteva dire di conoscere a fondo Patience Delaney.
 
Aveva scelto un abito di leggero velluto nero con una gonna a pieghe morbide che le svolazzava maliziosa attorno alle gambe nude, la scollatura non era esagerata, ma sufficiente per far intravedere l’attaccatura del seno, le spalle candide erano libere come il collo, i lunghissimi capelli biondi raccolti in una semplice treccia, tenuti fermi da un elastico di luccicanti swarovski, unico gioiello ad abbellire quella delicata figura. Il taglio dell’abito era nel complesso semplice ma elegante, come piaceva a lei, il colore invece era orribile, detestava il nero e forse quello era l’unico capo di quel colore presente nel suo guardaroba, ma quella sera le era sembrato di non avere alternative: il nero era l’unico abbinamento possibile con il suo umore tetro!
 
Si avvicinò al gruppetto delle sue amiche, appostato in un angolo della sala accanto ad uno degli innumerevoli tavoli del buffet riccamente imbanditi. Pat osservò perplessa i volti divertiti delle ragazze, registrò i bisbigli spezzettati e le risatine cospiratrici. Inarcò le sopracciglia stupita, non comprendeva la causa della strana eccitazione che serpeggiava nell’aria.
 
-Che succede? chiese passandole velocemente in rassegna con lo sguardo -Dov’è Marion?- aggiunse notando la sospetta assenza dell’esuberante amica. Aveva ancora un conto in sospeso con lei, ed era intenzionata a risolverlo una volta per tutte, non avrebbe più tollerato intromissioni nella sua sfera sentimentale.
 
-Come non lo hai già saputo? Marion ha fatto un’altra delle sue follie- le disse Flo, una florida ragazza del quarto anno, sghignazzando seguita a ruota dalle altre componenti del gruppo.
 
Pat afferrò un bicchiere di succo d’ananas, quindi era Marion, o meglio una delle sue geniali trovate, la causa di tutto quel chiasso -E cioè?- domandò più per cortesia che per reale interesse, figurarsi se in quel momento le poteva importare di quella testa calda. No decisamente non aveva alcuna voglia di sentire l’ultima prodezza della sua folle amica…
 
-Sai con chi verrà alla festa stasera?- squittì Jessica afferrandola per un braccio per farle meglio capire che la rivelazione era del tutto confidenziale.
 
-Ovviamente no…- replicò Pat lasciandosi trascinare nel capannello di teste che si era stretto attorno a lei.
 
-Col Giapponese- esclamò Flo, ridacchiando come un’oca giuliva tirando una gomitata complice a Pat.
 
La ragazza si sentì gelare -Cosa hai detto?- biascicò sbiancando.
 
-Vedi? Hai avuto la stessa reazione che abbiamo avuto noi alla notizia- la incalzò l’amica interpretando la strana reazione di Pat come stupore - E chi se lo aspettava? Certo è molto carino, ce ne siamo accorte tutte, ma é così lunatico ed intrattabile, secondo me è una specie di maniaco…mi fa anche paura…- Flo continuava a parlare ininterrottamente con in sottofondo i commenti di approvazione delle amiche, ma Pat non la stava neppure ad ascoltare, una nube scura le era scesa nel cervello e nulla riusciva a penetrarvi. Solo l’ultima esclamazione ebbe il potere di scuoterla – Zitta! Eccoli!-
 
Pat si voltò di scatto, l’espressione rigida ed assente. No non voleva credere ai suoi occhi! Non poteva crederci. Avrebbe preferito sprofondare nei meandri della terra, piuttosto che vedere quella scena disgustosa.
 
Marion, fasciata in un miniabito fucsia, che non lasciava proprio niente all’immaginazione, era avvinghiata al braccio di Kei, sfacciata e infida come un cobra attorno ad un bastone.
 
Il volto del ragazzo, che per l’occasione indossava un impeccabile completo scuro dal taglio semplice ma di gran gusto, era imperscrutabile, freddo e distaccato come sempre. Quello sguardo con cui teneva a bada il mondo, quella freddezza che lo proteggeva da tutto e tutti, che era allo stesso tempo la sua protezione ma anche la sua prigione. Quello sguardo che lei credeva di conoscere sino in fondo, che le faceva esplodere il cuore di felicità ma anche che sapeva annientarla con terribile facilità. Pat non temette il confronto, non in quel momento in cui le sembrava di aver perso tutto, allacciò le iridi di Kei e le imprigionò nelle sue. Colse un repentino cambiamento nei lineamenti del ragazzo ed un lampo fugace attraversare i suoi occhi grigi nell’istante in cui i loro sguardi si incontrarono… o se lo era solo immaginato?
 
Purtroppo Peter scelse proprio quel momento per frapporsi tra Pat e Kei, interrompendo quell’attimo di speranza a cui Pat si era aggrappata.
 
-Ehi ma che combina Marion?Che ci fa con quello lì?- sbottò stizzito indicando la coppia con un gesto del capo. La domanda era rivolta a Pat, ma la ragazza era troppo sconvolta per rispondere e si limitò a guardarlo senza comprendere, limitandosi a stringere forte il bicchiere di succo di frutta tra le mani ghiacciate.
 
-E chi lo sa? Un’altra delle sue- commentò Flo ridacchiando come un ebete, mentre allungava il collo oltre le spalle di Peter per vedere la strana coppia che spariva tra la folla.
 
-Beh dovrà darci delle buone spiegazioni. Ma ora non roviniamoci la festa, c’è talmente tanta gente stasera che non sarò costretto a vedere quel bastardo muso giallo … vieni Pat, ti va di ballare?-
 
Niente. Non sentiva niente, non riusciva a pensare né a parlare. Appoggiò il bicchiere sul tavolo e abbassò il capo, Peter la osservò dubbioso ma decise di interpretare quello strano comportamento come un assenso e, prendendola per mano, la condusse al centro dell’area adibita a pista da ballo.
 
Le note calde di The power of love si levarono nell’aria e Peter la cinse, appoggiò la mano sulla schiena della ragazza e l’attirò a sé, Pat lo lasciò fare, insensibile a tutto. La musica però non riusciva ad escluderla. Troppo intensa, la voce di Helene Fischer si insinuava facilmente tra le falde del fragile muro che aveva eretto tra sé e la visione di Kei, del suo Kei, con un’altra.
 
Sono così innamorato di te
I sogni sono come angeli
Tengono a bada il male, a bada il male
L'amore è la luce
Spaventando il buio per allontanarlo
Sono così innamorato di te
 
No no no…qualsiasi cosa…qualsiasi cosa era preferibile a quello strazio…
 
La forza dell'amore
Una forza dall'alto
Che pulisce la mia anima
Purifica il desiderio
Amore con lingue di fuoco
Purifica l'anima
Fa dell'amore il tuo obiettivo
 
Come di adattavano quelle note a ciò che provava in quel momento. Amore con lingue di fuoco. Il fuoco di Kei. Il fuoco dell’Aquila Rossa.
 
Un flash, più veloce di un lampo – Hicaru è il mio nome-
 
Pat tremò talmente forte che anche Peter se ne accorse – Che c’è? Stai male?- le chiese osservandola attento.
 
-N..non..non lo so- balbettò confusa- andiamo a sederci per favore- lo implorò appoggiandosi esausta a lui. Il ragazzo la sorresse e dolcemente la condusse nella zona bar dove erano disseminate sedie e divani dai vari colori. Fece accomodare Pat su un divano rosso cupo –Vado a prenderti qualcosa?-
 
-Dell’acqua … grazie-
 
Il ragazzo si allontanò e Pat strinse forte le mani in grembo. Cos’era stato? Non riusciva a capire che cosa avesse udito …. Non ricordava le parole ma la sensazione quella sì, era ancora vivida, la scuoteva nelle viscere: forte e intensa come il mare risucchiato dal ciclone. Non le era mai successo nulla di simile prima. Aveva paura, un dannata, immotivata paura.
 
-Kei amore aiutami…- bisbigliò in preda al terrore ma non Kei bensì Peter si materializzò al suo fianco – Ecco l’acqua- le disse sedendosi sul divano vicino a lei, troppo vicino. Pat beve un lungo sorso sperando di ritrovare un po’ di lucidità. Stava forse impazzendo?
 
-Piccola va meglio?- le mormorò il ragazzo sfiorandole l’orecchio con le labbra e cingendole le spalle– Sei gelida, vieni qua che ti scaldo io-
 
Un brivido di repulsione le partì veloce dalla zona di pelle nuda a contatto con le mani del giovane rugbista -Peter per favore- protestò irrigidendosi e ritraendosi sul divano.
 
-Che c’è? Sei così tesa, dai lasciati andare- le propose suadente cercando di eliminare lo spazio che Pat era riuscita a frapporre tra loro, rintanandosi nell’angolo estremo del divano.
 
-Non mi toccare- lo minacciò cupa, la rabbia e la stizza per quell’invasione prepotente le stava facendo recuperare in fretta il lume della ragione. Ma lui non era certo intenzionato a cedere e le sfiorò la guancia terrea -Peter per favore- sbottò decisa scostandosi infastidita, liberandosi del tutto dallo stato di torpore in cui era precipitata.
 
-Che c’è?-
 
-Te l’ho già detto oggi e sono stufa di ripetermi all’infinito:sei solo un amico e nulla più!-
 
-Ma se ti lasciassi andare Pat…riproviamoci- insistette il ragazzo allungando nuovamente la mano per cogliere una ciocca sottile sfuggita alla lunga treccia.
 
-Non mi toccare- lo ammonì minacciosa alzandosi nel momento stesso in cui una presa ferrea bloccava il braccio del capitano di rugby, teso nel tentativo di ritentare l’approccio. Pat osservò sconcertata la mano artigliata al braccio di Peter -Ma chi…- urlò il ragazzo voltandosi di lato per vedere chi avesse osato intromettersi, ma lo stupore gli fece morire le parole in gola.
 
-Non hai sentito che ha detto? A me è sembrato molto chiaro: non la toccare!- sibilò Kei scuro i volto, i bei lineamenti solitamente inespressivi, alterati dall’ira a stento controllata.
 
-E tu che ti immischi?- protestò il rugbista liberando il braccio con uno stratone  incurante del lampo minaccioso che vibrava negli occhi del giapponese. Uno sguardo di fuoco che avrebbe fatto passare a chiunque la voglia di commettere imprudenze.
 
-Sparisci muso giallo, vai a divertirti con la tua trottola, visto che è l’unica cosa che ti riesce bene!-disse con disprezzo Peter riprendendo il controllo dopo il primo attimo di turbamento. Non era certo disposto a farsi intimorire da quel bastardo, nessuno poteva competere con lui in quanto a prestanza fisica. Figurarsi uno squallido muso giallo che voleva tenere testa a lui!
 
-Il mio Dranzen è sempre pronto per darti una lezione- lo apostrofò Kei continuando a fissarlo torvo.
 
-Non mi abbasso a tanto- sbuffò Peter
 
-Smettetela voi due! Basta! Non gli badare Peter non ne vale la pena…io me ne vado - intervenne Pat fuori di sé per la collera per quella sceneggiata patetica.
 
Ma cosa si era messo in testa Kei? Che tutte le ragazze del college fossero sua proprietà privata inviolabile?
 
-Cosa? Perché te ne vai?- chiese perplesso il biondo capitano di rugby, dimenticandosi momentaneamente di Kei.
 
-Scusami ma sto veramente male…credo di avere la febbre. Ero passata solo per darvi un saluto- mentì indietreggiando velocemente per poi voltarsi e sparire tra la folla, non lasciando al capitano la possibilità di trattenerla.
 
Al sicuro nella sua stanza, Pat si lasciò cadere schiumante di rabbia sul letto. Ma come aveva potuto rimpiazzarla così in fretta? È vero che Kei non le aveva mai detto di amarla, ma credeva che certe cose, anche se non le diceva, le facesse capire…e invece…come lo odiava…magari in quel momento stava stringendo Marion tra le braccia, la stava baciando…
 
-NO- urlò saltando a sedere -No no…non posso neanche pensarci-
 
Kei con un’altra …sarebbe potuta impazzire….
 
Un familiare colpo alla finestra la fece balzare in piedi. Sgranò gli occhi mentre un vago sapore di rivalsa fece capolino. Allora non era con lei! Era lì, fuori dalla sua finestra e voleva entrare….quel farabutto traditore! Dopo quello che le aveva fatto, pretendeva anche di entrare? Ma gliela avrebbe fatta vedere lei!
 
-Vattene non voglio vederti- urlò scagliando il cuscino contro la finestra.
 
-Ti avverto che mi butto anche se non apri…quindi… o rompo il vetro o mi spezzo il collo- obiettò il ragazzo calmissimo, come se avesse appena ordinato una cioccolata piuttosto che minacciato di ammazzarsi.
 
-Non ti credo….- replicò incerta. Non lo avrebbe fatto…
 
-Ah no? Sta a vedere- disse posizionandosi per il balzo - Tre..due…. u...-
 
-NOOOOOOOO- Pat balzò in avanti e spalancò la vetrata proprio nell’istante in cui Kei atterrava in malo modo sul pavimento della sua stanza, rotolando su un fianco.
 
-Tu sei pazzo!- gli urlò furiosa richiudendo la finestra e tirando le pesanti tende scure.
 
Il ragazzo si rialzò spolverandosi distrattamente i pantaloni -Sì…di te- buttò lì come se fosse la cosa più naturale da dire.
 
Pat deglutì –Che hai detto?-
 
-Che sono pazzo di te Patience- ripetè questa volta guardandola dritto negli occhi in quel modo speciale che le faceva tremare le ginocchia.
 
-Bel…bel modo hai di dimostrarmelo!- replicò acida voltandogli le spalle, dio quegli occhi, non poteva reggere l’intensità di quello sguardo - Ti sei divertito a sufficienza con Marion stasera? Ora vuoi la tua dose anche da me?- sapeva di essere schifosamente vulnerabile ma il suo orgoglio mortificato meritava almeno un po’ di considerazione.
 
-Gelosa?- chiese avvicinandosi alla schiena di lei al punto che Pat poteva sentire il calore di Kei attraverso la stoffa del vestito. Un brivido bollente le partì dalla schiena.
 
-Non mi toccare- replicò allontanandosi di un passo, continuando a dargli ostinatamente le spalle.
 
-Non ti ho toccata-
 
-Ma lo volevi fare-
 
-Presuntuosa- sbottò maliziosamente circondandole le spalle con un braccio ed attirandola a sé.
 
-Non mi toccare- ripeté lei tentando di divincolarsi ma senza metterci troppa convinzione.
 
-Ma insomma, stasera non sai dire altro che “non mi toccare” a tutti gli uomini che incontri?- la canzonò lui rafforzando la stretta, appoggiandole le labbra calde sulla tempia pulsante.
 
Pat sentì il sangue montargli alla testa: proprio lui parlava!
 
-E tu che ti sei intromesso? Non sono affari tuoi quelli- sbottò staccandosi da lui con uno strattone e affrontandolo finalmente a viso aperto.
 
Kei l’afferrò per un braccio portando il suo viso a pochi centimetri da quello di lei, ogni parvenza di  scherno era sparita all’istante dalla sua voce -Tu sei affar mio- scandì prima di imprigionarla contro il suo petto. Pat sollevò il volto e lui le imprigionò immediatamente le labbra con le sue, non ci mise molto a vincere la modesta resistenza di lei, insinuò possessivo la lingua tra i denti di Pat che si schiuse come un fiore al sole sotto quella impellente richiesta e ricambiò compiacente quel bacio con cui Kei sanciva ogni diritto su di lei.
 
-Tu sei mia Pat- disse staccandosi a malincuore e sollevandola tra le braccia. In un attimo la ragazza si ritrovò distesa sul letto con Kei che incombeva su di lei
-Pat …Pat….mia bellissima Pat, diglielo a tutti quei cretini che tu sei solo mia- implorò con voce spezzata mentre si chinava sopra di lei alla disperata ricerca della sua bocca.
 
-Kei…e tu allora?- gemette sconcertata dal turbamento che sconvolgeva il ragazzo. Possibile che fosse lei a fargli quell’effetto?
 
-Uhm…io che?- chiese lui con un fil di voce facendole scivolare la mano tra le cosce e risalendo piano.
 
-Perché …eri con Marion stasera?- domandò cocciuta sforzandosi di ignorare il tocco languido con cui lui aveva deciso di farla capitolare. Ma se si aspettava che se ne sarebbe stata buona a subire, si sbagliava di grosso. Il suo bellissimo amore non sapeva ancora di cosa fosse capace una donna innamorata.
 
-Per…perché….-balbettò esitante, assaporando deliziato il tocco delle mani calde di Pat che, leggere come ali di farfalla, si insinuavano sotto la sua maglietta…Che furba creatura! Aveva imparato alla perfezione come fargli perdere la testa… -…oggi sono passato a cercarti….lei mi ha detto che eri in cabina DJ con…oh Pat continua ti prego…-gemette incapace di trattenersi oltre mentre lei gli mordicchiava il collo facendo scivolare le mani sui suoi fianchi fino a raggiungere il bordo dei pantaloni -…con…quel deficiente ed io mi sono incazzato… così ho accettato il suo invito per ripicca. Non l’ho toccata neanche con un dito nonostante lei facesse di tutto perché lo facessi…non so neppure come era vestita, avevo occhi solo per te….a proposito…sei bellissima come sempre, ma il nero non è il colore adatto a te….che ne dici di sbarazzarcene in fretta?- ammiccò facendole l’occhiolino, abbassando deciso la zip laterale dell’abito che le scivolò di dosso con un flebile fruscio.
 
-Ah… e sentiamo signor stilista…quale sarebbe il mio colore?- lo punzecchiò divertita, assecondando i movimenti di Kei e trovandosi in breve tempo completamente nuda, riscaldata solo dallo sguardo di lui che da freddo ghiaccio era diventato fuoco incandescente.
 
-Il tuo colore? Il bianco naturalmente…il colore del tuo bit power- puntualizzò mordicchiandole la pelle tenera delle spalle.
 
-Tu credi che io sia come la mia Fenice?- chiese Pat bloccandosi di colpo e puntando le mani contro il petto teso di Kei. Poteva sentire il cuore accelerato del ragazzo. E quel battito così impetuoso era per lei. Solo per lei!
 
-Certo il bit power sceglie il blaider che più gli assomiglia, non lo sapevi? Solo così può sopravvivere…-
 
-Che vuoi dire?-
 
-Te lo devo spiegare proprio adesso?- le chiese con un moto di impazienza stringendo dolcemente un seno pieno di lei tra le mani e assaporandone con estremo piacere la consistenza.
 
-Non so…forse non è il momento più adatto…ma sono curiosa…in due parole…- insistette terminando di slacciare i pantaloni del ragazzo, ed insinuando la mano ad afferrare il membro caldo e teso.
 
Kei sospirò -Ok! Il bit power è una creatura misteriosa di cui nessuno sa la vera origine…Pat ti voglio subito…-
 
-No no no…continua…- mormorò maliziosa cingendo con più decisione il sesso eretto di Kei e iniziando a scuoterlo con movimenti lenti.
 
-Sei terribile…mi stai torturando…-
 
-Davvero?-
 
-Strega! E va bene…ciò che si sa è che sceglie un bey e soprattutto un blaider con il quale convivere…una specie di eletto… la scelta non avviene a caso, non sarebbe possibile dal momento che il bit ed il blaider vivranno in simbiosi finché uno dei due non morirà…-
 
-In simbiosi?-
 
-Sì tu sei parte della Fenice e lei lo è di te. Separarvi significa provocare un grandissimo dolore ad entrambe, una perdita incolmabile…-
 
-Beh ora che ci penso …è possibile che l’Aquila Rossa sia in te…sei focoso come lei…- ammise mentre lo liberava dagli ultimi indumenti.
 
Ora erano completamente nudi. Kei la fece stendere supina e si posizionò sopra di lei -Io focoso? Ma se dicono che sono freddo come il ghiaccio…- borbottò perplesso ammirando estasiato il corpo nudo della sua donna che si adattava alla perfezione al suo.
 
-Ma io intendevo a letto…- scherzò lei mordendogli delicatamente un orecchio.
 
-Ehi mi prendi in giro?-
 
-Mai stata più sincera- giurò facendosi improvvisamente seria. In un attimo lo afferrò per i fianchi, tirandolo con decisione contro di sé.
 
-E allora lasciamo che l’incendio ci divori…- sorrise Kei lusingato di leggere tanta urgenza negli occhi di lei…quando era in preda a forti emozioni le iridi di Pat diventavano di un blu cupo striato di viola intenso…che colore sconcertante…gli illuminava l’anima facendolo sentire debole e forte allo stesso tempo…Indugiò ancora un attimo, perso in quel mare glauco, assaporando quell’emozione sconosciuta che lei sola sapeva trasmettergli… Un attimo ancora prima di entrare in lei. E fu in quell’attimo che lo percepì per la prima.
 
Un flash, più frastornante di un tuono.
 
Non era solo amore, c’era dell’altro, il potere che Pat aveva su di lui andava al di là dell’amore. Qualcos’altro li univa qualcosa di molto importante…
 
-Kei!?- lo interrogò ignara di tutto, perplessa da quell’inspiegabile esitazione.
 
Il ragazzo si riscosse -Eccomi - disse sorridendole una seconda volta prima di soddisfare finalmente l’urgenza di entrambi, entrando in lei con determinazione ma anche con estrema dolcezza, permettendo alle loro anime di unirsi ed ai loro corpi di bruciare finalmente tra le voluttuose fiamme del piacere.
 
Non potevano sapere che sarebbe stata l’ultima volta. 
  
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