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Autore: Violet 95    05/03/2011    3 recensioni
Un ragazzo gravemente ferito si trascina, combattendo contro la morte, fino al castello dove risiede l'Organizzazione XIII per chiedere un favore: ciò che tiene stretto fra le braccia, può rivelarsi un'arma mortale, un'esperimento risultato come un fallimento agli occhi degli altri ma l'ultima speranza per molte persone. Una ragazza che nasconde molti segreti e con un passato avvolto nell'ombra, rinasce come una fenice dalle sue stesse ceneri e deve decidere da che parte stare. Dodici Nessuno che cercano un cuore e che forse lo troveranno, un'ospedale dove vengono effettuati atroci esperimenti, un potere incontrollabile che risiede in un corpo imperfetto e una libertà mai concessa. Talvolta perfino la morte è solo un'illusione...
Spero che la trama vi abbia attirato... Mi raccomando: recensite!
Genere: Azione, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Organizzazione XIII, Saix
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Daimon

Daimon

 

 

 

 

Puoi svegliarti anche molto presto all’alba,

ma il tuo destino si è svegliato mezz’ora prima di te.

Proverbio africano

 

 

Si aspettava l’impatto violento a terra e chiazze di sangue che si allargavano in mezzo alla piazza, mentre i loro corpi scomparivano lentamente nell’oscurità, senza lasciare alcuna traccia di sé. Era questa l’immagine stampata nella sua mente, mentre gli occhi chiusi attendevano il buio eterno. Stavolta per sempre. Era un peccato, sperava almeno di riuscire a riavere il proprio cuore… Non avrebbe mai pensato che sarebbe finita in questo modo.

Il tonfo non ci fu.

Niente, solo silenzio.

 

Allora? È questa la morte?

 

Facendo un sforzo incredibile, riaprì gli occhi e rimase accecato dalla luce del tramonto di quella città, scenario della loro fine. Di solito non mostrava molto interesse ai vari paesaggi dei mondi, ma stavolta rimase affascinato dalla sua bellezza, dai colori sgargianti e da quella luce calda che le creature dell’oscurità cercavano disperatamente: un calore che forse loro non avrebbero mai provato sulla loro pelle. Per un attimo si lasciò andare a quella piacevole sensazione: dopotutto, non c’era nessuno a vederlo, ad esclusione di Lux… Poteva, anche se per poco, dimenticare ciò che era e illudersi di aver ritrovato il suo agognato cuore. Poteva illudersi di essere tornato “normale”…

Però, c’era qualcosa che non quadrava. Perché vedeva il tramonto da quell’altezza?

Abbassò la testa per accertarsi della sua situazione: a separarli dal suolo c’erano diversi metri che avrebbero potuto rubargli la vita in pochi secondi. Si trovavano sospesi nel vuoto, non molto distanti dal cornicione della torre. Il debole vento gli sferzava il volto sorpreso.

 

Non è possibile… Siamo ancora vivi e per giunta sospesi in aria! Come abbiamo fatto?

 

Poi si ricordò di Lux e si voltò per accertarsi che stesse bene. Ciò che vide non poteva stare né in cielo né in terra. Solo sul confine fra Inferno e Paradiso.

Piume nere cadevano lentamente a terra o venivano trasportate dal vento. Due enormi ali dello stesso colore erano aperte, pronte a sostenere il loro peso. Possenti e magnifiche: non potevano esserci altri aggettivi per descriverle. Erano talmente immense da coprire l’intero cielo rosato, come due enormi macchie scure intrise dell’oscurità più profonda; le piume cadevano a terra come neve nera, simili alle lacrime di qualche angelo caduto. Catturavano ogni luce, ogni purezza. Mostravano la rara bellezza dell’oscurità.

Lux stringeva per i polsi il numero VII con violenza, temendo da un momento all’altro di vederselo scivolare in basso e cadere nel vuoto sotto di loro. Non capiva come ci era riuscita, sapeva solo che l’aveva fatto per poter salvare entrambi: o meglio, per poter salvare lui. Non si aspettava che sarebbe venuto a cercarla, almeno sperava che l’avesse ritrovata solo nel momento in cui tutte le sue pene fossero finite; bastava un semplice passo nel nulla e poi inghiottita per sempre nell’oscurità eterna. Invece, era riuscita a salvarsi. A quanto pare, doveva fare ancora qualcos’altro, prima di scomparire: non poteva sfuggire all’inevitabilità del fato.

Abbandonò questi pensieri e ritornò alla realtà, ricordandosi di essere ancora sospesa nel vuoto. Incrociò lo sguardo ambrato di Saix e si guardarono in silenzio, senza sapere cosa dirsi. Gli occhi di Lux erano del colore del tramonto: due gemme che rilucevano di luce propria. Trasmetteva preoccupazione e ansia, con una lieve traccia di rimorso.

Non aveva senso restare in silenzio a quell’altezza.

 

“Lux, per favore, riportami a terra…”

 

Lei annuì con la testa, mutando immediatamente espressione: adesso era sollevata. Forse pensava che non l’avrebbe sgridata…

Un semplice battito d’ali, silenzioso e pieno di grazia, li riportò lentamente a terra. Non appena ebbero toccato terra, si richiusero con un rapido movimento e si ritirarono dietro la schiena, scomparendo sotto la candida pelle e lasciando come unica traccia una piccola cicatrice a forma di X rosata. Le piume nere continuavano a cadere insistentemente, ammucchiandosi ai loro piedi come un tappeto di rara morbidezza. Entrambi osservavano lo spettacolo in silenzio, forse incantati per la bellezza del tramonto o semplicemente stupiti per l’evento inatteso. Lux non voleva parlare, anzi: desiderava ardentemente andare via di lì, nascondersi e sparire dalla vista di tutti. Poteva immaginare e percepire i pensieri del numero VII e questo la metteva a disagio; sicuramente la vedeva come un mostro, un abominio di questi mondi caotici, soprattutto dopo aver visto questo. Se doveva essere sincera, nemmeno lei era a conoscenza di possedere delle ali, simili a quelle delle cornacchie viste poco prima di buttarsi e, in particolare, a degli esseri che aveva visto in un libro, molto tempo fa… Quelle creature alate avevano un nome che risuonava nella sua testa come mille campanelli argentati: si chiamavano “angeli”. Forse aveva letto su di loro in uno dei libri presenti nella grande biblioteca del Castello, quando faceva compagnia a Zexion… Si ricordava di un tipo speciale di angeli dalle ali nere, come le sue, che invece erano denominati “angeli caduti”: essi erano stati cacciati dal Paradiso e si erano rifugiati all’Inferno, oppure sulla Terra in mezzo agli uomini. Lei era uno di loro. Dannata per l’eternità, scacciata dal suo luogo di nascita e marchiata dal resto del mondo. Questa idea la terrorizzava: non voleva diventare come loro! Invece… Questo nuovo potere… Che l’aveva salvata da morte certa, ma soprattutto che aveva salvata anche lui. L’unica cosa buona.

Si voltò per andarsene, in silenzio, sperando che fosse distratto ad ammirare il tramonto. Alcune piume la seguivano a ogni passo che faceva. La sua idea era quella di aprire un altro portale oscuro e scomparire in un altro luogo, magari dove avrebbe potuto continuare ciò che aveva interrotto con calma. Saix se ne accorse e si ridestò dal suo ebetismo, allungando una mano per bloccare il braccio di Lux. Il numero XIII lo respinse con una leggere scossa di avvertimento, intimandolo a lasciarla stare.

 

“L’Organizzazione ti sta cercando. Faresti meglio a tornare indietro con me”

 

Sì, mi sta cercando per punirmi…

 

“Nessuno vuole farti del male… Però sarebbe preferibile se tu ci spiegassi, per quanto rientri nelle tue possibilità, e ci aiutassi a capire perché hai fatto del male al numero VIII…”

 

Io… Non lo so. Mi sono lasciata andare e…

 

“Quello che sto cercando di dirti, è che non ti cacceremo dal Castello, quindi non hai motivo di fuggire di nuovo o tentare azioni azzardate come quella di prima. Naturalmente ti toccherà una punizione, ma…”

 

Saix si bloccò all’improvviso, notando un particolare sul volto di Lux che prima non c’era. Forse era troppo impegnato a tessere il proprio discorso, o forse quella “cosa” era troppo piccola per vederla… Scendeva dagli occhi, chiara e salata, come una piccola gemma di cristallo illuminata dai deboli bagliori del tramonto: Lux stava piangendo. Gli occhi umidi non smettevano di produrre quello strano liquido che Saix non vedeva da tanto tempo.

Le lacrime bagnavano le bende, mentre alcune cadevano a terra, sulle piume nere; Lux si portò le mani agli occhi, cercando di coprirsi il volto e di asciugarsele, provando una vergogna immensa verso se stessa. Non voleva offrire questo patetico spettacolo di debolezza ai freddi membri dell’Organizzazione, anche se era una cosa nuova per lei che doveva essere un Nessuno. Avrebbe desiderato sedersi a terra, rannicchiandosi come faceva di solito, e singhiozzare, liberare tutto il suo malessere, sentirsi indifesa e schifosamente debole; inoltre avrebbe voluto qualcuno che la consolasse, dicendole che andava tutto bene e che non doveva preoccuparsi di niente, che era stato solo un brutto sogno. Uno dei suoi incubi.

Invece no. Restò ferma e immobile, in piedi di fronte al numero VII, lasciando scendere irrefrenabili le lacrime. Singhiozzi sommessi le salivano in gola ma lei cercava di sopprimerli.

Saix era piuttosto sorpreso e affascinato da quel gesto di sofferenza interiore; doveva ammettere che provava anche un po’ di invidia per la libertà di esprimere quelle emozioni in modo così diretto. Non capiva il motivo del pianto, ma non riusciva ugualmente a trovare le giuste parole per domandarglielo. L’unica cosa che gli venne in mente fu quella più banale e inadatta, però volle tentare ugualmente. Tanto, cosa aveva da perdere? Lui non possedeva un cuore.

 

“Perché piangi?”

 

Sono uno stupido, pensò.

 

Lux si tolse le mani dagli occhi e lo guardò piena di dolore, indifesa e sofferente. Avrebbe voluto urlare, sfogarsi con lui ma le bende le impedivano di fare ciò. Solo silenziosi singhiozzi le permettevano di esprimersi.

 

Piango perché sto male!

 

Il numero VII sbarrò gli occhi e fece un passo indietro: l’aveva sentita, la sua voce – quella di Lux, anche se piuttosto ovattata – che rimbombava dentro la testa come un eco. Era chiara e distinta, triste, come qualcuno che ha bisogno di un disperato aiuto. Lei voleva liberarsi, ma finora non aveva mai avuto la possibilità di farlo.

 

“Io… Riesco a sentirti dentro la mia testa! Questa è telepatia… Da quanto tempo riesci a fare una cosa del genere?” chiese misurando le parole. Si sentiva stranamente eccitato.

 

Da un po’…

 

“Perché non ne hai mai parlato a nessuno? Sarebbe stato tutto molto più facile”

 

Lux attese un po’ prima di formulare il pensiero da inviargli, soppesando le parole. Le lacrime cominciavano a venire meno.

 

Perché nessuno di voi si era mostrato aperto ad ascoltarmi.

 

Saix non capiva. Allora, perché solo adesso? E con lui?

Lux comprese ciò che stava per dire e lo precedette.

 

Tu sei stato l’unico, in questo momento, ad aver aperto la tua mente alla mia. Forse devi esserti sentito vicino alla mia sofferenza e l’hai fatta tua: credo sia questo il motivo per cui puoi sentirmi.

 

“Aprire la mente? Vuoi dire che ci deve essere una certa affinità fra i due soggetti per creare questo contatto?” chiese incuriosito.

 

Il numero XIII annuì, asciugando le ultime lacrime. Strano, adesso si sentiva stranamente meglio… Forse aveva davvero bisogno di qualcuno con cui parlare. Con lui era diverso.

Saix la osservava come se fosse un fenomeno da baraccone: era piuttosto strana questa situazione, ma ancora più strano era il fatto che lei sapesse piangere. Non era un Nessuno come loro?

 

“Tu piangi. Per un Nessuno questo è anormale, lo sai?”

 

Lux lo guardò stupita.

 

Mi è venuto spontaneo: avevo paura di quello che sarebbe potuto accadermi al Castello, se avessi fatto ritorno. Tutti mi odieranno, di questo sono certa… Ho fatto una cosa orribile! Ma non volevo! Erano i miei impulsi ad agire e per me era come se mi trovasse in uno stato di trance…

 

Solo adesso Saix se ne accorse: lei aveva paura ed aveva un cuore. Non lo sorprendeva tanto il fatto che lei possedesse l’oggetto bramato dall’Organizzazione, ma la sua reazione di fronte a questa rivelazione: vedeva che tremava, sentiva i suoi singhiozzi sommessi e vedeva nuove lacrime salire sugli occhi. Quindi, era questo che si provava quando si aveva un cuore: erano queste le sensazioni di un essere comune… Sensazioni che lui non avrebbe mai provato.

Lux aveva paura di lui, dell’Organizzazione XIII e del futuro. Tutto questo gli faceva uno strano effetto: provava “compassione” e “tenerezza” per quello strano essere di fronte a lui.

Proprio lui, il Mago che danza sulla Luna.

La sua freddezza cadeva a terra come un castello di carte.

Sentiva ancora la voce di Lux nella sua testa, che tentava di spiegare l’accaduto, ma decise di ignorarla e, incurante di quello che sarebbe potuto accadergli, si avvicinò alla ragazza e posò una mano sui capelli corvini, scompigliandoli scherzosamente. Sorrise divertito e le fece alzare la testa in modo che lo guardasse dritto negli occhi: adesso erano ambrati, come i suoi.

Bellissimi, gli venne da pensare ma si trattenne, memore del fatto che lei poteva leggergli nel pensiero.

Lux trattenne il respiro e lo guardò incuriosita, aspettandosi da un momento all’altro una punizione. Invece, sentì solo una voce tranquilla e rassicurante che non dimenticherà mai. L’immagine del ragazzo si sovrappose per un attimo sul numero VII.

 

“Torniamo a casa, Lux. Tutti ti stanno aspettando…”

 

E così fu.

 

 

 

“Ciò che hai fatto è riprovevole, questo lo saprai anche tu… Vorrei che ci spiegassi ancora una volta il motivo di tale gesto contro un membro dell’Organizzazione, che in quel momento voleva solo offrirti assistenza. Io detesto avere certe dispute all’interno di questo gruppo, soprattutto fra una novellina come te e un Neofita…”

 

Xemnas aveva iniziato a parlare quindici minuti fa, senza dare il tempo né a Saix né a Lux di finire la spiegazione: ormai non lo fermava più nessuno. Era visibilmente alterato e guardava il numero XIII con estrema severità, schiacciandola con lo sguardo. Lux, invece, osservava il pavimento bianco, con la mente rivolta ad altri pensieri, ogni tanto a rispondere a qualche: “Guardami negli occhi, quando parlo!” o “Pregherei la tua attenzione”.

Gli altri membri erano stanchi e annoiati. Dentro di loro avevano già perdonato Lux, ma desideravano ardentemente uscire dalla Sala dei Troni a svolgere le loro mansioni o a riposarsi. Lux sentiva i loro pensieri rivolti a lei, soprattutto quelli spensierati di Axel, che la perdonava per l’attentato. Lei chinava la testa ubbidiente, in stato di colpa e pronta a ricevere la punizione meritata.

Fortunatamente, Saix non aveva accennato al volo dalla Torre dell’Orologio e nemmeno al fatto di averla vista piangere: queste faccende erano private fra loro due e preferiva che il Capo non alzasse un polverone inutile per tali congetture sul cuore. Ogni tanto la osservava di sottecchi, per vedere se resisteva o se tradiva le sue emozioni. Niente, era normale come al solito: sicuramente in stato di trance. Sorrise fra sé.

 

“… E per questo sarai punita!” annunciò il Superiore. Lanciò uno sguardo in cerca di approvazione verso gli altri membri, ma notò che nessuno di loro lo aveva ascoltato. Sospirò paziente.

 

“Voi potete andare. Lux, continueremo il discorso nella mia stanza e ti assegnerò la giusta punizione. Naturalmente, sono molto sollevato dal fatto che adesso puoi comunicare con tutti noi: questo faciliterà di molto le cose. Sparite!”

 

Tutti i membri sospirarono sollevati e stavano per andarsene quando una luce al centro della stanza li colpì in pieno. Da quel fascio luminoso cominciò lentamente a delinearsi una figura umana, ancora piuttosto indistinta. La luce svanì del tutto, lasciando al suo posto un ragazzo piuttosto familiare agli occhi di tutti: capelli ricci e argentati, occhi neri come la notte eterna, segni quasi invisibili di cicatrici sul volto troppo adulto ma che tradiva ancora uno sguardo giovanile. Un lungo mantello bianco, legato al collo, ricopriva il suo corpo robusto che tempo fa era esile e accasciato senza vita sul suo stesso sangue. Alcuni membri, nonostante l’aspetto leggermente migliorato, lo riconobbero, mentre altri faticavano ancora a capire chi fosse. Lux si sentì mancare il fiato e la testa cominciò a girare in un vortice di pensieri e immagini confuse. Il buio scese sui suoi occhi e non riuscì a vedere altro. Cadde in avanti, sotto lo sguardo sorpreso dei dodici Nessuno. Il ragazzo appena apparso si lanciò in avanti con un scatto veloce, quasi invisibile all’occhio umano, e la prese in braccio con delicatezza, impedendo così la pericolosa caduta. Il ragazzo rivolse a quel piccolo corpo uno sguardo intenerito, scostandole i capelli corvini dal volto pallido. Poi, stringendo a sé Lux, alzò lo sguardo verso quei personaggi vestiti di nero. Erano loro: non poteva sbagliarsi.

 

“Chi sei? Come hai fatto a trovarci e da dove vieni?” tuonò Xemnas.

 

Alcuni membri evocarono le armi, pronti a combattere. Il ragazzo scosse la testa, intenzionato a non combattere. Infine si decise a parlare: una voce autorevole e decisa, calma e carezzevole, uscì da quel corpo troppo cresciuto.

 

“Il mio nome è Daimon. Sono venuto fin qui per riprendermi Lucia”

 

 

 

 

 

 

 

 

Ecco entrato in scena un nuovo personaggio di vitale importanza per Lux, una persona piuttosto familiare e già apparsa in precedenza un paio di volte. Forse per il nome non mi sarò sforzata molto, dato che è usato parecchio nei manga o negli anime, ma ho visto il suo significato letterale e ho capito che era azzeccatissimo per il mio personaggio: infatti daimon significa “destino”, appunto quello che sta per compiersi sulla strada della nostra protagonista.

Spero che vi abbia incuriosito, anche se in parte avrete capito il suo carattere, ma nuove sfaccettature verranno alla luce nel suo animo, quindi vi conviene stare molto attenti…

L’idea della telepatia era da un po’ che ce l’avevo, dopotutto in qualche modo dovevo farla parlare… Dato che controlla qualsiasi oggetto con la mente, mi sembrava adatto a una come lei. Per quanto riguarda le ali… Eheheh ^^ [in parte c’è anche la mia fissazione verso certe creature, mentre di contro erano adatte a Lux per la sua natura].

La punizione di Xemnas… Mi sa tanto che non potrà dargliela, poverino [uno dei miei personaggi preferiti], anche se all’inizio aveva pensato a uno scontro fra i due… Ma mi sembrava troppo. Mi dispiace se ho deluso le vostre aspettative. ^^”

Al prossimo capitolo!

See you again!

  
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