L'avvenire
ci
tormenta, il passato ci trattiene, il presente ci sfugge.
Gustave Flaubert
Chiamiamola
fine, se vuoi
Il taccuino delle predizioni su cui
avevano
fatto tanto affidamento fino ad allora era sparito.
Bruciato, in un turbine di fuoco, portando con sé le
speranze per il futuro e
decretando dunque una fine che non avrebbero potuto cambiare. Non
più.
O almeno era quello che lei aveva scioccamente creduto guardando le
pagine e le
foto bruciare riflesse nei vetri spenti del senpai.
Se “l’esecutore di profezie” Makita non
avesse fatto di tutto, persino l’impossibile,
per liberarsi di quell’oggetto, forse…
Aveva pianto guardando Banjo sorriderle tranquillo, soffocato dal suo
stesso
sangue, dilaniato dalle ferite e le ustioni che si era procurato pur di
salvarla.
Ancora una volta.
<<
Ho sventato tutte le profezie …
>>
<< Oramai …
>>
<< … Ne è
rimasta soltanto una … >>
<< … Quella per cui
morirò nella
primavera dei miei vent’anni, sotto i ciliegi in fiore!
>>
E
così, senza sapere come, avevano continuato.
Anche dopo aver sventato l’ultima grande minaccia.
Anche dopo aver distrutto la Maschera di
Cassandra. Erano rimasti insieme.
Non si può smettere di essere “distruttori di
profezie”, no?
Banjo si affidava alla sua vista. A ciò che vedeva nello
specchio.
Lei si affidava ai suoi calcoli all’apparenza sballati ma che
portavano sempre
a soluzioni esatte.
E il presente sfuggiva loro di mano.
<<
Becky >>
<<
Nh,
senpai, sai che non devi chiamarmi così >>
<< Non importa. Vuoi starmi ad ascoltare? >>
<< Che c’è Banjo? >>
<< … >>
<< Banjo? >>
<< Nanaki. Tra tre settimane forse morirò. Non
fare quella faccia, l’hai
sempre saputo. Questi tre anni al tuo fianco mi hanno reso molto
felice, sai?
Perciò c’è una cosa che voglio dirti,
prima di… Beh, in ogni caso. Bekku…
Nanaki… Ti amo >>
Lo
aveva sempre saputo.
Aveva soltanto sperato che i loro sforzi non sarebbero stati vani. Che, alla fine,
quegli anni a sventare
predizioni a discapito della loro vita potesse in fine salvare quella
di lui.
Ma aveva pianto lo stesso, vedendo il corpo senza vita del ragazzo che
aveva
pian piano imparato ad amare, seduto sotto quel ciliegio, coperto da
petali
rosei con gli occhi chiusi e un sorriso sereno, come se stesse dormendo.
Si era abbassata ad abbracciarlo, stringendolo al petto e
accarezzandogli il
capo.
Tra le lacrime, poi, si era sporta a baciarlo.
Persi tra passato e futuro avevano finito per dimenticarsi della cosa
più
importante.
Il loro presente.
<< Bekku-san?
>>
<<
Torniamo, Chiasa >>
<<
Ma… La profezia? >>
<<
Alla profezia penseremo dopo. Adesso andiamo a casa >>