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Autore: livingfiamme    08/03/2011    5 recensioni
Helena è una ragazza.
Helena ha un segreto, un segreto terribile. Helena è una ballerina. O forse no?
Helena un giorno incontra un angelo.
Un angelo di nome Michael.
Un incontro premeditato.
Un incontro che amerà. O forse no?
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Esiste un continente che nessuno conosce? No... sembra che me ne debba tornare in Germania.

31 Maggio 1988

Un jet privato ci aspetta all'aeroporto, probabilmente Bill aveva previsto che avrei fallito. Non so se essergli grata per la sua prontezza o offesa perché era praticamente sicuro che non ce l'avrei fatta.
Fra poche ore saremo a casa. Ma posso veramente definire la Germania ''casa''? Ora che il mio cuore è da un'altra parte?
Il tuo cuore è solo uno stupido ostacolo.
Lo so. Lo so che mi sono messa i bastoni fra le ruote da sola. Ma, con la testa sulle gambe di mio fratello, non posso fare a meno di pensare che ho preferito di gran lunga auto-ostacolarmi.
-A cosa pensi, Al?- mi chiede mio fratello accarezzandomi i ricci.
-Alla tua preparazione per la nostra fuga!- gli rispondo ridendo.
-Ho sempre saputo che non ce l'avresti mai fatta- dice volgendo lo sguardo verso il finestrino dell'aereo. -E' strano quanto io riesca a capirti, davvero. Forse è normale. In fondo lo ami, anche se per lungo tempo hai mentito a te stessa per il puro gusto di farti del male; non avresti mai potuto ucciderlo. Però sai che questo è un problema, sorellina, lo sai meglio di me. A casa sono tutti infuriati, nessuno escluso. E' un bel problema questo. Non ci sono giustificazioni per te e sai bene qual è la pena per un'insubordinazione del genere. Non posso più proteggerti, malgrado lo voglia con tutto me stesso.
-Sì, lo so, fratellino. Scusami, ti sto facendo preoccupare anche troppo.
C'è però un'altra domanda inespressa, che ho paura di porre - e alla quale Bill risponde senza guardarmi, in modo automatico.
-Fra una settimana, Alex.
-Non avrei mai immaginato che sarebbe andata a finire così. Non volevo che andasse a finire così.
-Lo so, Al. Però, come vedi, è andata a finire esattamente così, e tu non puoi più farci niente.
-Credo di avere fatto già abbastanza danni. Forse è meglio così.
-Non è meglio così, Alex. Io rimarrò solo. Un cuore spezzato in due. Avevi promesso che saremmo morti insieme, e moriremo insieme.
Ho capito le sue intenzioni, ma non posso permetterglielo. E' mio fratello.
-Non se ne parla, Bill. Tu andrai avanti, ti farai una vita in un mondo libero, e avrai dei figli e una moglie e...- mi tappa la bocca con due dita.
-E, Alex, vivrò sempre con questo rimpianto. Non voglio viverci.
-Non voglio che tu muoia per un mio errore!
-E' il tuo amore, non un tuo errore. Sono onorato di morire per questo... a dirla tutta anche un po' invidioso.
Non capisco come faccia a rigirare così bene i discorsi. Fatto sta che non gliela darò mai vinta.
-Bill, non se ne parla, punto. Non voglio.
-Non importa, Alex. Fra poco sarà tutto finito.

***


-Hai almeno la minima idea dell'entità del danno, Alex?

-Sì che ce l'ho. E perdonami, se ti dico che non me ne importa niente. Per cosa lottiamo ormai? Quale pericolo rappresenta lui? Già, troppa libertà. Siamo davvero sicuri che sia così sbagliato? Un simbolo che promuova la pace fra i popoli, è davvero così malvagio? Non siamo forse noi i cattivi che si sono elevati al di sopra degli altri senza alcun diritto reale? Cosa abbiamo noi di più? Tratti in comune? Idee? Ma anche altri popoli potrebbero fare lo stesso ragionamento, e a quel punto saremmo noi i sottomessi. Uccidetemi. Non me ne importa nulla. Non avrete lui.
Quella donna fredda e crudele mi fissa sospirando. E' mia madre, ma non la percepisco tale. Non lo è più da molti anni.
-Questi sono i pensieri di un'eretica. Sai bene quali sono le conseguenze di tale azione, Alexandra. Mi dispiace che sia finita così.
Ma non vedo traccia di pentimento o rimorso sul suo viso; niente che faccia pensare che lei provi dei sentimenti.
Non importa, però. Non più. Fra una settimana non esisterò più, dunque perché preoccuparsi di cose così futili? Non ha senso.
L'ironia della sorte ha voluto che il veleno che assicura la mia morte entro sette giorni - né più né meno - mi fosse in realtà stato inoculato un anno fa, quando mi imbarcai in quest'assurda avventura. Ed il fatto che io stessa abbia contribuito ad attivarlo con sostanze sciolte nell'ultimo succo di arancia che ho preso non migliora il mio umore.
Ora sono rinchiusa nella mia stanza, che non vedo da un anno, ma la cosa non scatena in me alcuna gioia, anzi mi fa sentire ancora peggio. Sono costretta, incatenata, imprigionata in una realtà che mi è stata sbattuta sotto gli occhi così violentemente da non poterla più ignorare.
-Alex, come stai?
-Bill. Come potrei stare, Bill? Bene? Sì, sto ancora bene. Per poco.
Si stende accanto a me. Forse lui è davvero l'unica persona che può occupare questo posto, e Michael non è stato altro che l'ombra del nostro rapporto. Forse questo viaggio è stato tutto una mera illusione, e domani sorriderò e ci sarà ancora mio padre a sorridermi e mamma che mi rincorre in giro per casa intimandomi di tagliarmi i capelli e Bill che mi fa da palo e mi aiuta a scappare. E la nostra risata riecheggerà per il giardino, ed allora prenderemo le nostre chitarre e...
-Alexandra. So perfettamente a cosa stai pensando, ma sappi che non sarà più possibile.
-Ma grazie mille, genio. Non l'avrei mai capito da sola, servivi proprio tu.
-A volte penso che sia stata la forza disarmante del tuo sarcasmo a farmi intraprendere la tua stessa strada.
-Bravo, dammi anche la colpa per averti fatto diventare il migliore assassino maschio che la Germania abbia mai avuto!
Scoppia a ridere. Come se ci fosse qualcosa di realmente comico in questo; o forse ride perché anche lui ha capito che la sua vita non sarà più la stessa.
E' questo il brutto del legame gemellare: quando la tua metà se ne va, tu non puoi fare finta che non ci sia stato nulla, come due fratelli normali. Il legame è qualcosa che trascende il tempo, la fisicità e le parole. E' pensare la stessa cosa, sognare le stesse cose - e a volte vergognarsene - parlare per l'altro, vivere per e attraverso l'altro.
-Alex, Alex, ma come siamo acidi. Era un modo per ringraziare.
-Ah, tu e le parole cortesi andate veramente d'accordo!
-Sì, lo so.
Mi abbraccia, un gesto spontaneo che gli lascio fare. Mi è mancato così tanto... e sapere che tutto questo andrà perduto, nemmeno mi fa arrabbiare. Devo essere davvero rassegnata.
-Sai Bill, comincio a credere di aver sbagliato ad essermi ribellata. Questa cosa, questa idea così folle, non crollerà mai.
-Non dirlo nemmeno per scherzo, Alex. Hai scatenato la rivolta, in questo momento in Agenzia è in corso come non se ne vedevano da anni. Le tue parole hanno fatto rinsavire parecchi uomini. Me compreso- aggiunge, come se non ne fosse poi così sicuro.
-Non sembri molto sicuro delle tue parole, fratellino.
-Non so a cosa porterà tutto questo. Se il Muro crolla - e ormai tutti speriamo di sì - c'è solo da vedere cosa succederà. E non è che le prospettive siano rosee, per i berlinesi.
-Bill, scusami se lo dico, ma in questo momento non me ne frega niente degli altri. Posso essere egoista per l'ultima settimana della mia vita, per quanto brutto e superficiale possa sembrare?
Si gira e mi sorride. -Ma certo che puoi, Alex. Qui siamo tutti al servizio della principessa ribelle! E ora riposa.

31 Maggio 1988
Lunedì

Comincio a stare male. Il veleno però non è stato attivato troppo in fretta, dunque la mia vita durerà davvero una settimana, e oggi e già lunedì. Davvero consolante.
Non ho il coraggio di uscire. Vai a capire quello che c'è là fuori, e sono stata io a scatenare il tutto. Davvero divertente. Quasi comico. Alquanto irriverente.
Trovare vocaboli altolocati e un attimino difficili mi aiutano a combattere l'evidenza maggiore. Cioè, mio fratello non c'è.
Non che la cosa mi importi, ma avrebbe aiutato sicuramente a sentirmi meno depressa e sovrastata da un senso di fatalità imminente sapere che accanto a me c'è una persona che, nonostante tutto, ancora mi vuole bene.
Povera la piccola Alexandra Salvatore, vittima di un sistema troppo a lungo ignorato.
Il fatto che prima faccia la vittima e poi mi prenda in giro da sola è molto probabilmente un segno di maturità e di sanità, cosa alquanto rassicurante in tempi come questi. Durerà poco, ovviamente, ma è rassicurante come fare cerchiolini nella sabbia.
Mi stendo sul letto. Forse è meglio dormire e svegliarsi domani mattina, scoprendo che era tutto un brutto sogno.

1 Giugno 1988
Martedì

Non era tutto un brutto sogno, peccato. Però almeno stamattina Bill è insieme a me, ragion per cui non posso nemmeno arrabbiarmi un pochino.
-Alex? Come ti senti?
-Come una donna a cui è appena venuto il ciclo, Bill. Come dovrei sentirmi?- sospiro, fintamente affranta- Che sta succedendo fuori?
-Nostra madre non è più il nostro capo.
-Oh, fantastico. Peccato mi abbiate già ucciso.
-Non parlare al ''voi''!
-Parlo come mi pare. Anche perché ero già morta prima che il tutto si completasse, vero? Quando sono andata in ospedale e il medico ha diagnosticato il tumore, in realtà non era altro che la goccia di veleno, vero? Che piano astuto. Degno di te davvero, fratellino. Perché sei stato tu. Sono stata convinta di dover morire a fine anno...  e morirò, anche se prima. Quasi divertente, dall'esterno.
-Al, io...
-Bill, non te ne sto facendo una colpa. Erano gli ordini e tu li hai eseguiti. Ora che ci penso, ecco a cosa era dovuto il fatto che ci avrebbero fatti lavorare insieme... Sei rimasto deluso anche tu, vero? Comunque tutta la situazione è davvero divertente, potrei scriverci una fanfiction.
-Una fanfiction? Credevo che le tue aspettative fossero più alte, Al. Mi sei caduta così in basso?
Non riesco più a capirci nulla, sento solo che mi sto addormentando.
-Mi hai dato il sonnifero, Billi? Hai così paura della mia reazione?
Sento solo la sua risata. La prendo per un sì.

2 Giugno
Mercoledì

-Alex, svegliati per l'amor del cielo!
Apro gli occhi molto lentamente e metto piano a fuoco il viso di mio fratello, che ha... le lacrime agli occhi? Possibile?
-Bill, perché piangi?
-Alex, io... lei... abbiamo accelerato gli effetti del veleno. Inconsapevolmente, ogni volta in questi giorni che hai bevuto dell'acqua, ti uccidevi. Ti ho dato l'antidoto, ma non so per quanto ancora il tuo corpo potrà resistere. Comunque, c'è una persona che vuole vederti. Vi lascio da soli.
In effetti non è che mi senta tanto bene. Per la cronaca, come se mi fosse passato sopra un camion.
-Alex. Pensavo che non ti avrei mai più rivista.
Che cosa?! Michael?!
-Michael... tu, che cosa ci fai qui?!
-Tuo fratello mi ha chiamato. E il sottoscritto ha preso il primo aereo disponibile.
-E perché lo avresti fatto? Io ho tentato di ucciderti.
-A me non importa, ti amo.
-Anche io, Michael... Bill!- esclamo a voce più alta, sperando che mi senta. Perché me ne sto andando, e voglio che anche lui ci sia. Che ci siano tutti e due.
-Alex? No...
-Oh, sì. Fratellino, ricorda quello che ti ho detto. E sappi che se non seguirai i miei ordini alla lettera te la farò pagare. Cara. Michael...- lui si gira verso di me, con gli occhi lucidi. -Ricorda, Michael, l'amore vive per sempre.
L'ultima cosa che vedo è il suo sorriso bagnato di lacrime.
Poi il buio.
***

Epilogo


-Alexandra Jackson è gentilmente richiesta in cucina! Alex, cavolo! Possibile che tu sia un sasso sempre e comunque?

Apro piano gli occhi, stropicciandomeli. La luce del sole di Neverland inonda le lenzuola rosse facendole apparire leggermente arancioni, e i raggi colpiscono di sbieco la figura di Michael, facendola rilucere delicatamente.
-Che c'è, Michael?
-C'è che tuo fratello è alla porta da almeno trenta minuti e tu sei ancora qui!
Ma... tutto un sogno? Possibile? Fatico a crederci.
Eppure è così. E' stato tutto frutto della mia mente, un'avventura durata una notte. Capelli biondi, occhi azzurri. Strana. Uguale a mio fratello.
-Alex, non me ne frega niente se sei nuda, non ho mai disdegnato un po' di porno!
-Vaffanculo, Bill! Sono tua sorella e sono pure uguale a te!
Mio fratello mi salta praticamente addosso con mia figlia in braccio:- Buon compleanno, Alex!
-Uh, grazie. Nemmeno mi ricordo quanti anni faccio.
-Ah, davvero? Summer, dillo tu alla mamma quanti ne fa!
-Mamma ne fa... ventisei!
-Brava, amore dello zio! Chi è la più bella? Ma sì che sei tu! Bella la mia Summer!
Scendo giù in cucina. Michael mi sta aspettando.
-Sai Michael, credo di aver capito che l'amore vive per sempre. Come potrebbe essere altrimenti?
Lui mi sorride, come se avesse capito tutto.
-E' strano, Alex. Non credevi nell'amore.
-No, ma credevo in te.

-E credi che questo basti?
-Basta a me. Per sempre.

Fine.




Non avrei mai pensato questa storia avrebbe preso la via della carta, ma invece è accaduto. Come spesso succede, quando le cose accadono d'improvviso, si rimane assolutamente senza parole, incapaci di articolare anche solo il minimo pensiero per la sorpresa. Questa storia è nata nel 2005 per il capriccio di una bambina e poi lasciata a urlare nel vuoto per cinque anni, prima che trovasse la forza di farsi vedere e amare di nuovo. E' quindi una raccolta di pensieri molto fedele all'autrice, come uno specchio magico un po' birichino, che mostra la verità nascondendola sotto veli di finzione.
Il co-protagonista di questa storia è Michael Jackson, un uomo che per quel che ha fatto andrebbe ringraziato, ma che ancora oggi viene giudicato per le sue presunte azioni e per i suoi difetti fisici. Ecco perché mi rispecchio in lui. Lui non ha mai smesso di sorridere nonostante tutto, ed ha continuato a donare al mondo nonostante stesse lentamente crollando. Neppure ora che la sua anima è volata lontano - o forse è ancora qui fra noi, a vegliare su tutti come un padre fa con i suoi figli - la sua voce ha smesso di cantare quei valori in cui lui tanto credeva: l'amore e la pace.
"Love lives forever" è nata proprio ispirata da questo sentimento magico e infinitamente doloroso, per raccontare con le parole di un sogno una realtà quotidiana di tutti.
Perché, come spesso amava ripetere quell'uomo, "Solo amando vivrai davvero"





Dita Magiche.

   
 
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