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Autore: NonnaPapera    09/03/2011    20 recensioni
PRINA CLASSIFICATA AL CONTEST And you can tell everybody, this is your song La storia di Mina una barbona che vive in una stazione e del suo amore per Alfredo
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MINA E ALFREDO

 

“Mina ha gli occhi storti e un dente di ferro
spinge la bocca sul vetro alla stazione
sul braccio ha un segno che sembra una croce
l'ha fatto col ferro, l'ha fatto col ferro”



C’è un angolino là alla stazione, un angolino che -seppure all’aperto- è riparato dal freddo e dalle intemperie, un piccolo pezzo di paradiso dove al di là dell’odore acre del ferro bruciato, si respira aria di libertà.

Quello è il posto di Mina.

Mina dagli occhi storti, Mina la pazza, Mina quella della stazione… Quanti soprannomi le avevano dato? Troppi per elencarli tutti.

Lei era unica, lei era speciale, ma nessuno fino a quel giorno se ne era mai accorto.

 

Alfredo non aveva un posto che potesse chiamare casa.

Non un luogo nel quale rifugiarsi quando il freddo era troppo pungente o quando la fame si accaniva più del solito… nulla che potesse considerare realmente suo.

Così viaggiava su e giù dai treni, trascinando quel suo piede storpio; barcollando, a volte cadendo senza mai nessuno che si degnasse di aiutarlo a rialzarsi.

 

Successe che un giorno -un giorno come un altro- il treno si fermò, così come faceva sempre ed Alfredo scese, così come faceva sempre.

Successe che un giorno -un giorno come un altro- Mina barcollava nel mezzo della folla e la folla la ignorava, così come faceva sempre.

Quel giorno Alfredo e Mina si scontrarono per la prima volta.

Alfredo contro Mina, Mina addosso ad Alfredo… caddero sul duro pavimento di marmo della stazione.

 

Alfredo guardò Mina negli occhi e, per la prima volta, qualcuno vide più in là del suo occhio storto.

Mina si alzò e poi tese la mano ad Alfredo e quella, fu la prima volta che qualcuno lo aiutò ad alzarsi.

Entrambi sorrisero, Mina con il suo dente di ferro, Alfredo con i suoi pochi denti macchiati.

 

Passarono i giorni e Mina ed Alfredo li passarono assieme.

Alle volte con la faccia appiccicata alle vetrine del negozio di dolci, altre andando a zonzo per le pattumiere della stazione, altre volte ancora -con quei pochi spiccioli racimolati- si fermavano a bere un caffè ed infine, c’erano volte nelle quali rimanevano semplicemente in silenzio… pregando.

Sì, perché Mina era credente, talmente credente che, in mancanza di un rosario da tenere con sè, si era incisa il braccio con un ferro arrugginito, creandosi una cicatrice a forma di croce.

Alfredo diceva che Mina su di lui aveva una buona influenza, lo aveva riavvicinato a Dio, gli aveva dato una casa –perché Mina aveva deciso di dividere con lui il suo angolino di paradiso- e… gli aveva dato amore.

 

Mina amava tutto di Alfredo: amava sentirlo parlare dei posti che aveva visitato, amava guardare il suo viso smunto e pallido, amava il suo sorriso così sincero e buono… amava pure il suo piede storpio, perché quel suo zoppicare gli conferiva un non so che di nobile e distinto.

Alfredo amava tutto di Mina: amava quella sua gentilezza nei modi, quel suo dente di ferro che brillava alla luce dei lampioni, dandole un aspetto così aristocratico, amava anche quei suoi occhi storti, quegli occhi che non le permettevano di vedere bene e la facevano costantemente barcollare quando camminava… lui adorava vederla camminare, sembrava sempre che stesse ballando.

 

Poi un giorno un treno si fermò alla stazione.

Mina e Alfredo si guardarono negli occhi –o per lo meno Alfredo ci provò-.

Entrambi sapevano che quello era il treno di Alfredo, nessuno aveva parlato ma era chiaro che fosse quello; il treno che lo avrebbe portato in un’altra stazione, in un altro luogo per continuare il suo vagabondare.

 

Mina non disse nulla, però sapeva che lo avrebbe seguito se Alfredo avesse deciso di salire.

Alfredo non si mosse, era disposto a rinunciare alla sua vita avventurosa per amore di Mina.

Così il treno ripartì lasciandoli sulla banchina ad osservarlo allontanarsi.

Poi si incamminarono verso il loro angolino di paradiso.

Alfredo trascinandosi dietro quel suo piede zoppo, Mina barcollando ad ogni passo… tenendosi per mano, pareva che ballassero una danza strana, il loro personale valzer d’amore.

 

End

 

Piccolo spazio privato:

Duuunque storia classificata prima al contest And you can tell everybody, this is your song

Credits song: "Mina" dei Tre allegri ragazzi morti

Che altro aggiungere? La storia l'ho scritta con un tono che voleva rendere un'idea di surreale realtà... un po’ come i film di Chaplin, dove dei poveri diavoli cercano di arrabattarsi alla bell'e meglio nella vita senza però mai riuscire ad essere considerati normali... fintanto che non trovano qualcuno disposto a condividere con loro il piccolo cosmo nel quale vivono da una vita.

Spero che vi sia piaciuta :D fatemi sapere

   
 
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