MINA E
ALFREDO
“Mina ha gli occhi storti e
un dente di ferro
spinge la bocca sul vetro alla stazione
sul braccio ha un segno che sembra una croce
l'ha fatto col ferro, l'ha fatto col ferro”
C’è
un angolino là alla stazione,
un angolino che -seppure all’aperto- è riparato
dal freddo e dalle intemperie,
un piccolo pezzo di paradiso dove al di là
dell’odore acre del ferro bruciato,
si respira aria di libertà.
Quello
è il posto di Mina.
Mina
dagli occhi storti, Mina la
pazza, Mina quella della stazione… Quanti soprannomi le
avevano dato? Troppi
per elencarli tutti.
Lei
era unica, lei era speciale,
ma nessuno fino a quel giorno se ne era mai accorto.
Alfredo
non aveva un posto che
potesse chiamare casa.
Non
un luogo nel quale rifugiarsi
quando il freddo era troppo pungente o quando la fame si accaniva
più del
solito… nulla che potesse considerare realmente suo.
Così
viaggiava su e giù dai treni,
trascinando quel suo piede storpio; barcollando, a volte cadendo senza
mai nessuno
che si degnasse di aiutarlo a rialzarsi.
Successe
che un giorno -un giorno
come un altro- il treno si fermò, così come
faceva sempre ed Alfredo scese,
così come faceva sempre.
Successe
che un giorno -un giorno
come un altro- Mina barcollava nel mezzo della folla e la folla la
ignorava,
così come faceva sempre.
Quel
giorno Alfredo e Mina si
scontrarono per la prima volta.
Alfredo
contro Mina, Mina addosso
ad Alfredo… caddero sul duro pavimento di marmo della
stazione.
Alfredo
guardò Mina negli occhi e,
per la prima volta, qualcuno vide più in là del
suo occhio storto.
Mina
si alzò e poi tese la mano ad
Alfredo e quella, fu la prima volta che qualcuno lo aiutò ad
alzarsi.
Entrambi
sorrisero, Mina con il
suo dente di ferro, Alfredo con i suoi pochi denti macchiati.
Passarono
i giorni e Mina ed
Alfredo li passarono assieme.
Alle
volte con la faccia
appiccicata alle vetrine del negozio di dolci, altre andando a zonzo
per le
pattumiere della stazione, altre volte ancora -con quei pochi spiccioli
racimolati- si fermavano a bere un caffè ed infine, c’erano volte
nelle quali rimanevano
semplicemente in silenzio… pregando.
Sì,
perché Mina era credente,
talmente credente che, in mancanza di un rosario da tenere con
sè, si era
incisa il braccio con un ferro arrugginito, creandosi una cicatrice a
forma di
croce.
Alfredo
diceva che Mina su di lui
aveva una buona influenza, lo aveva riavvicinato a Dio, gli aveva dato
una casa
–perché Mina aveva deciso di dividere con lui il
suo angolino di paradiso- e…
gli aveva dato amore.
Mina
amava tutto di Alfredo: amava
sentirlo parlare dei posti che aveva visitato, amava guardare il suo
viso
smunto e pallido, amava il suo sorriso così sincero e
buono… amava pure il suo
piede storpio, perché quel suo zoppicare gli conferiva un
non so che di nobile
e distinto.
Alfredo
amava tutto di Mina: amava
quella sua gentilezza nei modi, quel suo dente di ferro che brillava
alla luce
dei lampioni, dandole un aspetto così aristocratico, amava
anche quei suoi
occhi storti, quegli occhi che non le permettevano di vedere bene e la
facevano
costantemente barcollare quando camminava… lui adorava
vederla camminare,
sembrava sempre che stesse ballando.
Poi
un giorno un treno si fermò
alla stazione.
Mina
e Alfredo si guardarono negli
occhi –o per lo meno Alfredo ci provò-.
Entrambi
sapevano che quello era
il treno di Alfredo, nessuno aveva parlato ma era chiaro che fosse
quello; il
treno che lo avrebbe portato in un’altra stazione, in un
altro luogo per
continuare il suo vagabondare.
Mina
non disse nulla, però sapeva
che lo avrebbe seguito se Alfredo avesse deciso di salire.
Alfredo
non si mosse, era disposto
a rinunciare alla sua vita avventurosa per amore di Mina.
Così
il treno ripartì lasciandoli
sulla banchina ad osservarlo allontanarsi.
Poi
si incamminarono verso il loro
angolino di paradiso.
Alfredo
trascinandosi dietro quel
suo piede zoppo, Mina barcollando ad ogni passo… tenendosi
per mano, pareva che
ballassero una danza strana, il loro personale valzer d’amore.
End
Piccolo spazio privato:
Duuunque
storia classificata prima al contest And you can tell everybody, this is your song
Credits
song: "Mina"
dei Tre allegri ragazzi morti
Che
altro aggiungere? La storia l'ho scritta con un tono che voleva rendere
un'idea
di surreale realtà... un po’ come i film di
Chaplin, dove dei poveri diavoli
cercano di arrabattarsi alla bell'e meglio nella vita senza
però mai riuscire
ad essere considerati normali... fintanto che non trovano qualcuno
disposto a
condividere con loro il piccolo cosmo nel quale vivono da una vita.
Spero
che vi sia piaciuta :D fatemi sapere