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Autore: Sesshoumaru86    14/03/2011    4 recensioni
Un omaggio al Giappone, una one-shot, dedicata alle vittime e a questa terra così bella e così addolorata.
Spero che sia un augurio per ricominciare.
Genere: Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ceneri

Soffia un vento strano oggi, diverso dal solito, è freddo, mi sfiora il viso, porta con se una strana amarezza. 

Mi alzo gli occhi verso il cielo, il sole è tramontato, tutto si tinge di un'immensità chiara con tonalità azzurre e rosa, le nuvole sono alte sulle quali passano gli aereoplani, possiedono una forma inusuale, sono tondeggianti, mai visto niente di simile.


Qualcosa è cambiato o qualcosa cambierà si sente aria di mutamento e quando si rinuncia a qualcosa, da una vita precedente, si deve passare attraverso la morte e si perde qualcosa.

Questo mi fa pensare a ciò che è successo ieri.


La morte è la tredicesima carta degli arcani maggiori dei tarocchi, conosciuta anche come l'arcano senza nome, ieri sistemando la mia stanza ho notato qualcosa dentro il mio cassetto, lì erano riposte le mie carte, quelle che consultavo sempre e che avevo smesso di leggere quando vidi anni fa la morte di mio padre. Le gettai nella spazzatura ne ero convinto ma era rimasta quella, li dentro il mio cassetto.

Il significato originale di questa carta è un memento mori, un invito a riflettere sulla fragilità della vita per occuparsi delle cose spirituali.


I miei occhi fissarono la falce che simboleggia il momento del raccolto, la fine di una fase e l'inizio di un'altra, come l'era dei maya.


Come simbolo esoterico la morte va intesa come rinnovamento, trasformazione, momento necessario di cambiamento in cui chiudere con il passato e guardare al futuro, ma quando si fa tutto questo si perde sempre qualcosa, si paga tutto a caro prezzo e il costo a volte è la vita stessa.


Qualcosa accadrà.


E' quasi primavera e il cielo comicia a oscurasi, l'aria è pungente, arrivo davanti casa mia, ripenso alla gente che ho incontrato per strada, pensavo a quanto la loro esistenza fosse vista da un Dio a noi superiore come un passaggio. Tutti attori di un copione che un giorno dovrà finire, anche il mio.


Giro la chiave ed entro in casa, accendo la luce e subito vado in cucina li dove ho lasciato il portatile sul tavolo, lo collego.


Eppure adesso osservando facebook vedo che alcuni di questi contenitori, di questi manichini possiedono un anima, non tutti cedono a una vita da burattino.


Maria, la mia amica, anche lei la pensa come me ma è un tipo molto sensibile, a volte poco egocentrica. Lei mi adora, io però non l'ho mai vista è anche un tipo molto timido e riservato e a volte penso che non sia vera perchè mi sento l'unico uomo ribelle in questa esistenza.


Ci sentiamo su facebook, ci scriviamo da anni, e ci vogliamo un bene incomprensibile.


Qualcosa ho sempre pensato che lega le persone, ma più che la gente le anime, una corda invisibile oppure è la nostra mente che entra in contatto con altre.


Quante volte quella corda mi ha dato un senso però di prigione e pesantezza, io odio essere influenzato dagli altri psicologicamente, a volte penso che questo mio affetto incondizionato è una catena che mi sono imposto sbagliando.

Quante volte io ho pensato che magari dietro quel monitor si può nascondere chiunque anche perchè non l'ho mai vista, non sono sicuro neanche se è davvero una donna o un essere mitologico, o un vero fantasma.

Baka, mi sono detto, tantissime volte e mi sono costruito una prigione di cristallo che non volevo rompere.

Sono uno sciocco.


Adesso però sto cambiando pelle, come fanno i serpenti, dopo una vita di dolori sono riuscito a riinnamorarmi e forse devo anche per questo ringraziare Maria anche se a lei so che fa male questa mia storia.

Ma così è la vita e la mia ragazza è una ribelle come noi.


Oggi sono uscito con lei, stavo tornando,


(le sto scrivendo).


è andato tutto bene, solo che come al solito guardavo tutti dal mio piedistallo e a volte mi chiedo se sono io a giudicare ed è un peccato di superbia.


Leggo la sua risposta, sento e vedo il suo stato d'animo, parole che nascondono tristezza, dispiacere e un tocco femminile di gelosia.


Sono contenta, ti sei divertito? 

(ha risposto)


Quel sono contenta pare poco credibile, ma penso che io sbaglio a continuare questa amicizia, a provare questo affetto senza senso per una persona che forse magari gioca solo con me.


(le rispondo di istinto)


Si, io sto bene, spengo. Ciao ci sentiamo.


Di istinto spengo il pc e mi prometto di non scriverle mai più, anche perchè le faccio del male e faccio soffrire anche così la mia ragazza.


Qualcuno al mio orecchio destro sussurra una frase, lo sento.


Ogni cambiamento si paga.


Ripenso alla carta, riaccendo.


Lei mi risponde con tanti messaggi, come me lei cosa pensa scrive.


Basta, se la decisione spetta a me devo smetterla, mi spiace un casino Maria, distruggo il nostro mondo.


Il nostro mondo era come il Giappone antico, quel paese profumato allegro e colorato che contiene tanti misteri e tantissime storie affascinati un eco di un mondo passato. Un mondo magico delle fiabe.


E' li che si può affermare che ci siamo conosciuti io e Maria.


Vado a letto adesso, è meglio, sono un tipo impulsivo e potrei creare più disordini di quelli che già ho fatto.


Rispengo e mi ficco sotto le coperte.


Sono solo in casa, ma sento qualcosa un'energia negativa, la paragono a una nuvola che soffoca e che si porta via tutti i pesieri positivi, lascia rabbia, cattiveria e vendetta, mi chiedo perchè ho un animo a volte così oscuro, volendo non mi hanno ucciso o distrutto nessuno di importnte, voglio credere, e neach'io ho fatto nulla di simile.


E' orgoglio? Nessuno può parlare di me in quel modo, nessuno può pensarmi se io non voglio, nessuno può trattarmi così.


Sale in me una rabbia incomprensibile, questo sono io?


No non posso esserlo.


"Distruggerò il nostro mondo tanto che non resterà più traccia,

ucciderò tutti quei burattini,

Bagnerò quella terra con le lacrime che non posso versare."


Così mi abbormento ma accanto a me c'è qualcuno, lo sento, so che non posso vederlo ma una presenza è qui, vicino a me, quando lui è li qualcosa di grave deve accadere, lo so e so anche cosa, un consapevolezza che al mio essere umano fa terrore ma che il mio essere conosce.


Chiudo gli occhi, qualcosa trema, vedo gente che scappa, sento urla di donne, pianti, bambini, tutto è bianco, è giorno eppure da noi è notte fonda.


Vedo tanta acqua si avvicina, bagna e trascina via tutto con forza, inglob ciò di cui vuole nutrirsi, quello che deve nascondere e portarsi dentro, e dietro.


Penso che questo pensiero macabro sia legato alla mia rabbia, sorrido sadicamente e mi addormento.


Io sono come uno tsunami, ripenso al film che ho visto mesi fa, tutto era simile, è la prima volta che animo con questi pensieri il mio impeto.


La mia rabbia è questa?


Ningen, non puoi giocare così con me, ti farò vedere di cosa sono fatto!

Ti farò vedere che la mia rabbia è temibile, che io sono vero, che io dovrò compiere il destino che si aspettava da anni, Ningen.


Ciò che vedo non è il mio Giappone, il mio mondo è oltre tutto questo cemento, queste macchine, queste nubi scure.


Il mio mondo è morto, seppellito da anni, ciò che è in piedi oggi verrà cancellato, voi Ningen non siete degni di osservare tutto quello che è riflesso nel mondo degli Dei, non meritate una briciola delle nostre ricchezza ma io sono qui condividerle con voi perchè sono legato alla terra.


Così scattai in avanti con una velocità mai vista, come me in aria una potente aria si spostava, consapevole di questa, arrivo in alto, alzo su la mia spada, sotto tutti passano tra strade, ferrovie e vie marittime.


Mi fermo.

La terra trema...


Trema, io non la sento ma vedo il suo vibrare, come sempre?


No, non come sempre, tutto questo è diverso.


E' arrivato, è qui si è svegliato, youkai di fuoco arriva da est, uscirà allo scoperto, ma morirano in molti.


li vedo cadere insieme alle macerie, già stanno morendo.


Cadono i tetti delle abitazioni.


Vedo gli spiriti del trapasso arrivare, apro un varco con tenseiga e saluto le vittime.


Tenseiga, vibra non lo faceva da anni.


La impugo riesco a salvare qualcuno ma lo youkai di fuoco richiama l'acqua che travolge velocemente tutto e distrugge ciò che il tempo aveva lasciato e conservato.


Il suo avversario arriva e chi ho salvato, la maggior parte di essi adesso muore, annegando, sbattendo, schiacciandosi tra le i ruderi e dentro le scatole umane.


Voi Ningen custodirete ciò che resta del nostro mondo, io sono in terra e voi siete i custodi, la mia era rabbia, rabbia verso chi non ha saputo far bene tutto questo.


Ora è il Dio del mare che ingoia tutto, resteranno i prescelti dal caso e dal destino.


Si ritira, porta via con se i ruderi di un mondo mischiato, tra terra fuoco e aria, ciò che resterà sarà la linea di demarcazione tra l'oltre e il prima, il nulla.


Da qui ricomincerete come formiche a costruire il vostro nido ma per poco, tutto il mondo ne sarà coinvolto allora noi ci mostreremo e lotteremo.


Quando la terrà morirà, morirò anch'io e lascerò questo mondo, aprirò il portale e accompagerò le stelle che saliranno in cielo, sono ancora qui, ma per poco ciò che avverà è vicino.


Come un lampo azzurro volo verso chi deve essere avvisato, qui tutto è scuro.


All'imbrunire della sera prima vidi Maria passare l'angolo, curioso scorsi verso una cartoleria, due donne, servivano una donna anziana e una bambina.


Lei proseguiva verso il luogo dove adesso le saracinesche rosse sono chiuse, li vicino deve esserci la sua casa, sento il suo odore, volo.


Sta qui davati a me non riesco a scorgerla, sta sotto le coperte, la fisso.


Vieni con me a vedere il nostro mondo è caduto.


Vado via.


Il vento si sposta...

urla,

un tanfo,

cade tutto.


Il demone si ingoia ci che resta.


Mi sveglio!


Mi vesto velocemente, devo andare all'università, ho lezione, corro verso il treno, davanti a me burattini, leggo nei loro volti un luce diversa, la definisco come un dolore comune e silenzioso e a me sconosciuto, di fronte al mio sguardo un ragazzo con l'iPod acceso e le cuffie, sente la musica, il suo volto è perso nel vuoto.

Il suo dolore è più forte di quello degli altri, lo sento.


La luce che arriva dal finestrino che penetra tra le nubi biancastre di un cielo giovane illumina il giovane davanti a lui delinea il volto di una bimba giovane morta.


Comprendo il suo dolore e mi fermo in silenzio.


Qualcuno fuma, lo guardo come al mio solito male, getta le ceneri a terra, il ento soffia e porta via tutto.


Sento...


Sento che qualcosa è accaduto.






  
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