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Autore: Inessa    15/03/2011    8 recensioni
Poi, a primavera, le rondini torneranno, è la legge della natura. Diversa è quella degli uomini.
Raccolta di quattro mini one-shot collegate tra loro ma autoconclusive.
Genere: Guerra, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Izu parla a vanvera: non ho molto da dire su questo capitolo, se non che non mi piace particolarmente *fischietta* ringrazio ancora chi ha commentato, preferito, seguito, ricordato e Ichigo per la disponibilità e pazienza ♥ sono stata davvero felice di sapere che abbiate apprezzato Inverno che, ripeto, è la mia preferita.

 

Stagioni di guerra

 

Primavera



Una rondine non fa primavera, hai pensato la prima volta che ne hai vista una volare sul cielo azzurro di Camelot. Poi ne hai vista una seconda, poi una terza, poi uno stormo intero. Volavano eleganti e libere proprio come lo scorso autunno, quando Arthur stava per andarsene. Forse ti ricorderanno per sempre quel momento e il suo sorriso, gli occhi dell’autunno.

 Anche la terra ha iniziato a svegliarsi e tutto ora è molto più verde e più colorato. A primavera torna il bel tempo, è noto. Ed è comune convinzione che la primavera sciolga i problemi come fossero neve al sole. È la legge della natura. Diversa è quella degli uomini.

Non sei mai stato così consapevole di questa differenza fino a quando non ti sei reso conto che, più le giornate si scaldavano, più tu rimpiangevi l’inverno, che ti aveva restituito Arthur – smagrito, pieno di cicatrici, con la barba e i capelli lunghi – anche se solo per brevi momenti.

Per te la primavera non è ancora arrivata, pensi con un sorriso amaro.

In realtà non è arrivata nemmeno per il popolo, eppure il re ha deciso di dare il via ai festeggiamenti di maggio. È una decisione che non accetti, perché non può esserci qualcosa da festeggiare quando mariti, padri, figli, principi sono in guerra e il modo di agire di Uther ti sembra più folle del solito.

Poi vedi il popolo in fermento, i falegnami che cantano nel montare delle rudimentali impalcature, le contadine che sorridono nell’intrecciare i fiori e decorare l’Albero. Il loro chiacchiericcio si spande per l’aria e se chiudi gli occhi per un attimo riesci ad immaginare di camminare al fianco di Arthur, mentre lui ti urla ordini che non hai nessuna voglia di eseguire. I suoni che ti circondano stridono così tanto con le sentinelle appostate sulle torri, eppure la gente semplice segue sempre il ritmo delle stagioni per essere felice e pensi che forse non è un così gran peccato voler sorridere.

La notte di Beltane te ne resti seduto in disparte, su un tronco, a guardare il popolo e i servitori che festeggiano. Le loro figure sono ancora smunte e deboli, ma la melodia dei canti propiziatori, insieme ai versi del bestiame, ti stringe il cuore per un attimo. Se Arthur fosse lì lo trascineresti ad assistere alla festa e lui accetterebbe borbottando, dicendoti che lo fa solo per controllare che tutto vada bene e nessuno si faccia male, perché lui è il Principe e non può permettersi di stare in giro a divertirsi con i contadini.

Lo faresti assistere alle danze della Regina di Maggio e lo costringeresti a bere un po’ di vino, anche se sai che si lagnerebbe a morte perché non è pregiato quanto quello a cui è abituato.

La parte che più ami della festa è l’accensione dei fuochi e ti assicuri che dall’angolino in cui sei seduto ci sia una buona visuale della legna accatastata appositamente per essere bruciata. Sai che è tutto inutile, perché poi la gente vi si chiuderà attorno in cerchio, a cantare, e si vedranno solo le fiamme alte che si rispecchiano sui volti. L’anno scorso, proprio in questo momento, avevi avuto un sussulto, perché, approfittando del buio, Arthur aveva intrecciato brevemente le sue dita con le tue e le aveva strette. Potrebbe anche aver sussurrato un Grazie, ma non ne sei certo, perché aveva lo sguardo rivolto alle fiamme, che gli danzavano negli occhi, e, un secondo dopo, l’attimo era passato ed eravate di nuovo a ragionevole distanza.

Non ci era voluto molto, però, prima che lui ti chiedesse di rientrare nelle sue stanze, perché man mano che i festeggiamenti vanno avanti i contadini bevono di più e finiscono per ubriacarsi e figuriamoci. Tu però avevi continuato a guardare i fuochi dalla finestra e avevi sorriso malinconico, senza accorgerti che Arthur era accanto a te. Lui ti aveva afferrato di sorpresa, ti aveva voltato verso di lui e ti aveva baciato a lungo. Aveva il sapore del vino contadino e sui vestiti l’odore di bruciato dei falò.

«Direi che i rituali di Beltane possiamo anche continuarli qui, no?» ti aveva detto con la voce roca, così vicino che le sue labbra e le tue si erano sfiorate ad ogni parola. Tu avevi riso e lui ti aveva trascinato sul letto con sé, facendoti sedere a cavalcioni su di lui e baciandoti tra le reciproche risate. Avevate fatto l’amore tutta la notte, come se davvero foste parte di un disegno della natura.

Torni alla realtà quando senti qualcuno picchiettarti con un dito su una spalla e hai ormai gli occhi lucidi, perché per quanto in certi momenti ti possa sembrare di toccare Arthur, lui non c’è e tu non sai quando e se tornerà. Incontri lo sguardo stupito di Gwen, che forse non si aspettava tanto dolore sul tuo viso. Si sforza di sorriderti, ma anche lei ha qualcuno là fuori che rischia di non tornare più e non ci sarà canto di maggio che vi distoglierà da questo pensiero.

La fai sedere accanto a te e la abbracci, le fai seppellire il viso sulla tua spalla. Lei inizia a piangere, facendoti stringere il cuore ancora un po’.

- Tornerà, - sussurri tra i suoi capelli, anche se ormai non ne sei convinto nemmeno tu.

Tira su col naso prima di parlare.

- Non c’è giorno che non pensi a lui, - risponde con la voce rotta dai singhiozzi. A quel punto nemmeno tu riesci a trattenerti, perché lo sai cosa si prova, e due lacrime ti rigano gli zigomi.

- Tornerà anche Arthur, - dice poi lei in un soffio, - E in men che non si dica sarai già stanco di averlo tra i piedi, - conclude sorridendo.

Ridi goffamente tra le lacrime e custodisci dentro di te il sentimento che provi per Arthur, perché non lo immagina nemmeno Gwen, che pure sta soffrendo con te in questo momento. E sai che devi farti forza, perché lui, dovunque sia, che ti stia pensando o meno con la stessa intensità e lo stesso dolore con cui tu pensi a lui, non ha nessuno con cui condividere le sue lacrime.


Fine.

 

Noticina finale: Spero di non aver detto troppe castronerie su Beltane. Ho fatto qualche ricerca, prima di scriverle, però non si sa mai. Ci vediamo giovedì (venerdì al massimo, ma dovrei farcela) per Estate.

   
 
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