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Autore: Eve Ell    15/03/2011    1 recensioni
Alla Solar Blue non c'è più solo il surf, soprattutto quando dei ragazzi che sono costretti a convivere un giorno si innamorano! Ecco il mio riadattamento della storia d'amore dei miei due personaggi preferiti: Bec e Edge.
Finalmente arrivano le vacanze, prima dell'inizio degli ultimi mesi di scuola, e c'è tanto tempo libero per tutti, vediamo che cosa succederà.
Spero che questa FF vi piaccia, è la prima "ufficialmente" pubblicata, perciò non siate troppo cattivi. Buona lettura!
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bec Sanderson, Dean 'Edge' Edgely, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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QUALCHE MESE DOPO: I sommersi e i salvati

QUALCHE MESE DOPO: I sommersi e i salvati

 

Tutti i fatti che vi ho raccontato sono i ricordi più belli che ho dei giorni passati alla Solar Blue. In un certo senso però ho anche odiato la Solar, perché mi ha resa così felice e poi mi ha cacciata via, senza nemmeno darmi la possibilità di scegliere, perché il mio anno era finito.

Al rientro dalle vacanze rimaneva più o meno un mese di studio prima degli esami finali, e questo portò una serie di situazioni drammatiche (Heath non era sicuro di passare gli esami, né di avere il minimo sufficiente del punteggio per accedere alla finale), situazioni di incongruenze e causate dallo stress, e soprattutto pochissimo tempo libero per tutti noi. Quelli che Simmo chiamava i “vostri focosi bollori” si erano via via andati spegnendo dato il carico di allenamento insopportabile e la situazione pian piano si era fatta sempre più dura.

Alla fine erano arrivati gli esami, e tutti (compreso Heath anche se con il minimo indispensabile del punteggio e grazie ad una monetina) avevamo alla fine passato anche quell’incombenza.

E dopo tanto attendere, tanto faticare e impegnarsi era alla fine arrivato anche il giorno più spaventoso e atteso di tutti i mesi passati insieme: la finale.

Ricordo poco di quel giorno, so solo che l’ansia mi divorò e che durante tutto il giorno l’agitazione fece da padrona.

La gara andò piuttosto bene, e non solo per me, ma per tutti noi… E la sera che ci comunicarono i risultati finali non sapevo proprio cosa aspettarmi.

Gli ultimi momenti prima della premiazione furono terribili: sudavo freddo, avevo il cuore a mille, mi venivano delle crisi mentali e non riuscivo a stare ferma.

Alla fine, con sollievo di tutti, uno dei direttori della Solar salì sul palco per informare tutti dei vincitori della Solar Blue di quell’anno.

Quando dissero i loro nomi da una parte tirai un sospiro di sollievo pensando che comunque era finalmente finita anche quell’esperienza, ma dall’altra sentì in un attimo scorrere via speranze e sogni.

“I vincitori di quest’anno della Solar Blue sono Fly Watson e Dean Edgly!” e così Simmo chiuse un altro capitolo della mia vita, lo stesso che aveva aperto quando mi aveva definitivamente chiamato per farmi firmare il contratto con la Solar, solo un’anno prima.

Già quella sera stessa sentivo che qualcosa stava per cambiare, che non sarebbe andato più tutto bene, perché dopotutto ogni cosa a suo tempo terminava portandosi via ricordi ed eventi, e anche questa volta non si faceva eccezione.

Una settimana dopo Edge partì per il circuito professionale, dove lo aspettavano una serie di gare in competizioni con cui avrebbe dovuto “farsi le ossa!” a detta di Simmo, ma che io sapevo essere un biglietto di sola andata verso una carriera splendente e piena di fama, consensi e vittorie.

Il giorno che partì mi sentì una vera e propria fallita. Lui era arrivato come un campione, con la fama di chi ha già un futuro scritto, ancora prima di nascere. Io ero sempre stata lì, in quel piccolo quartiere di Sidney, c’èro già da prima che lui arrivasse, e lì sarei rimasta. Quell’ aereo non era per me.

Ricordo che piansi, che gli promisi che lo avrei chiamato, che non si sarebbe liberato di me, e che ci saremmo rivisti presto. Non sapevo che ci aspettava tutt’altro destino.

Lo lasciai salire su quell’aereo, ma prima lo baciai e gli dissi che lo amavo, e che volevo vederlo realizzato e pienamente protagonista del suo sogno di surfista professionista.

Non sapevo che quel giorno sarebbe stata l’ultima volta che avrei visto Edge , prima di molto molto tempo.

Gli eventi che seguirono furono rapidi. Edge divenne il centro dell’attenzione dei media. Riuscì a parlare con lui per i primi 3-4 mesi solo al telefono. Era in giro per il mondo: Africa, Sud America, Hawaii, addirittura Europa.

Alla fine un giorno mi rispose la sua coach personale, e fu il giorno che il mondo per me cambiò per sempre.

“Pronto, Edge! Sono Bec!” dissi.

“Non sono il signor Dean. Sono la sua personal coach, Sharon! E cercavo proprio di parlare con lei, se non sbaglio lei è la signorina Rebecca, quella che chiama sempre per distrarre Dean! Bene, le deve essere chiara una cosa: Edge non vuole più sentirla, ne avere nulla a che fare con lei! Mi ha detto di riferirle di no chiamare più questo numero, anche perché fra un po’ sarà disattivato. Il signorino Dean non deve e non vuole essere disturbato da nessuno, e ha deciso di mettere al primo posto di ogni cosa il surf, perciò non ha più tempo per lei. Non lo cerchi più e vedrà che lui non sarà più distratto e avrà una magnifica carriera! Non è questo che vuole?” disse la voce della donna che così crudelmente mi tagliò fuori dalla vita dell’unico ragazzo che io abbia mai amato.

“Ma lei ne è sicura?” domandai tremante.

“Certo! Per quale motivo secondo lei lui non risponde più alle sue chiamate, ne ai messaggi e mi ha fatto rispondere adesso? Logico, è stufo di lei! Pensa che ormai i vostri flirt da ragazzini siano acqua passata e che sia per lui che per te sia ora di andare avanti! Mi dispiace, ma Dean deve concentrarsi sul surf!” sentenziò senza scrupoli.

“Allora grazie. Riferisca ala signor Edge che questa sarà la mia ultima chiamata… arrivederci” dissi, scossa e con voce rotta, e subito riattaccai.

Era definitivamente tutto finito.

 

********************************************************************************

Passarono da quella telefonata quasi 5 mesi. Per il primi 2 rimasi in stato di shock chiedendomi che cosa avessi fatti di male per meritarmi un simile dolore, e alla fine decisi di andare avanti. Alleai per il primo mese una banda di ragazzini rompiscatole e immaturi che erano il nuovo gruppo di Simmo alla Solar, ma alla fine, 4 mesi dopo mi arrivò la risposta dall’ università di biologia marina, per comunicarmi che mi avevano presa.

E quello non l’unico evento lieto che mi risollevò man mano la vita.

Una sera Anna e Joe, entrambi ancora felicemente innamorati, portarono me e il resto della famiglia ad un ristorante, per comunicarci la più grande notizia che si possa ricevere, e che ci rese felicissimi.

Anna viveva stabilmente a Sidney, si era specializzata come istruttrice di Kite-surf, mentre Joe aveva trovato impiego come vicedirettore di un negozio di articoli da surf, e così erano andati a vivere insieme, in un piccolo appartamento non lontano da quello mio e di mamma e papà.

Quella sera, più felici e sorridenti che mai ci comunicarono la notizia: “Mamma, papà, Bec, Ben, io e Anna abbiamo preso una decisione: vogliamo sposarci a Maggio dell’anno prossimo”. Inizialmente fummo tutti sorpresi da tanta ansia e da tutta quella fretta, ma la spiegazione ci arrivò subito: “Sappiamo che sembra presto, e che forse è un po’ prematuro, ma Anna vuole vivere qui, io voglio averla sempre affianco, e voglio che il nostro bambino nasca qui in Australia!” disse Joe serio.

Rimanemmo stupiti! Joe stava per diventare padre! Anna aspettava un bambino!

I miei ascoltarono i progetti di Joe, le decisioni che avevano preso e anche quello che pensavano i genitori di Anna. Erano entrambi maturi, e si amavano e così non ci furono impedimenti.

Si sposarono in Germania, per conoscere la famiglia di Anna, e per un desiderio su personale. Mi piacque molto visitare l’Europa, e il clima che ci avvolse in quei giorni era di festa e di felicità.

Alla fine tornammo a Sidney, e piani piano tornammo alla vita di sempre. La pancia di Anna cresceva, e con la sua creatura anche la nostra ansia ed emozione diventava sempre più grande.

Io inizia l’università e così divisi la mia vita fra l’aiuto che potevo dare a mio fratello e sua moglie, e lo studio. Certi giorni mi sentivo sola. Terribilmente sola. Alti però mi rendevo conto di avere una vita piena, felice e con le persone a me care affianco.

Alla fine arrivarono i risultati dell’ecografia del 5 mesi di Anna,  il desiderio segreto che solo a me Anna aveva svelato era stato esaudito: aspettava una bambina!

Gli ultimi mesi sembravano non passare più e giorno dopo giorno si faceva più dura fra lo studio e le cose da fare, ma ero comunque felice: era in arrivo un angioletto, all’università mi davo parecchio da fare e mi sentivo soddisfatta dell’andamento delle cose, e da come dicevano i giornali la carriera del super talentuoso Dean Edgly andava a gonfie vele.

Alla fine, dopo nove lunghi mesi di attesa per Anna, Joe e per tutti noi, finalmente arrivò da noi quel piccolo batuffolino bianco, che fu una gioia immensa.

“Ciao Nivose, ben arrivata, la tua mamma e il tuo papà sono qui con te!” disse Anna appena la vide.

E così arrivò la piccola Nivose, un nome che le stava a pennello dato che era nata mentre nevicava ed era bianca come la neve.

Due anni più tardi arrivò anche il giorno della mia laurea, e con essa finalmente l’inizio del mio lavoro come biologa marina, nella barriera corallina.

Certo, avevo una nipotina splendida, un bel lavoro, un sacco di persone che amavo attorno, e tanti impegni che mi tenevano occupata, ma mi mancava sempre qualcosa. Qualcosa che non poteva essere sostituito ne cambiato in nessun modo: volevo riavere Edge.

Tenei il ciondolo a forma di cuore e spesso andai alla capannina di legno, dove anni prima si era dichiarato, magari sperando di trovarlo lì per dirmi che mi amava ancora e che non mi avrebbe lasciato mai più, ma ogni volta alla capannina c’èro solo io in compagnia di qualche gabbiano, e c’èra sempre solo un mare di lacrime a caratterizzare le mie visite sempre più saltuarie in quel luogo tanto bello quanto inevitabilmente doloroso.

Un giorno ci andai, decisa ad abbandonare al mare il ciondolo che tanto mi aveva tenuta legata a lui, e che tanto spesso avevo guardato e stretto sperando in una qualche risposta o consolazione.

Avevo tenuto quel ciondolo anche durante il tempo in cui avevo avuto altre relazioni, nel periodo dell’università e anche successivamente, e ognuna di loro era lentamente naufragata. Il confronto con Edge era troppo forte, e ogni uomo che frequentavo ne usciva sconfitto.

Il giorno che andai a gettare definitivamente via quell’ultimo ricordo che mi teneva legata a lui, come se in un certo senso qualcuno lo avesse saputo e voleva impedirlo, arrivò la chiamata.

Lo ricordo ancora bene: ero sugli scogli, ancora una volta guardavo il ciondolo e quello che c’èra intagliato dentro:Rebecca e  Dean”.

Volevo gettare quel maledetto pendente fra le onde, così finalmente avrei chiuso col passato, ma le mie braccia non avevano il coraggio di farlo.

Squillò il telefono. Mi rimisi in fretta la collana al collo, e afferrai il cellulare.

Il display diceva “Perry”. Era almeno dall’anno prima che non la sentivo.

“Pronto?” dissi.

“Bec!! Sono Perry!” rispose.

“Tesoro! Come stai??” domandai, felice di sentirla.

“Tutto bene!! Anzi benissimo! Tu invece?” mi chiese.

“Bene, bene… al lavoro la solita noia, a casa tutti bene, e Nivose sta diventando grande… al solito! Tu? A cosa devo al telefonata?” chiesi.

Bhè, volevo che tu fossi la prima a saperlo! Bec… oddio, che emozione! Ok…” disse elettrica.

“Ok Perry, respira! Respira e dimmi tutto!” feci io.

“Fiuuuu…. Ok, arriva il notizione: Bec, io e Matt ci sposiamo!!” disse tutto d’un fiato.

Rimasi accigliata! La mia migliore amica si sposava! Ma era una notizia meravigliosa! E la sentivo così felice!

“Bec! Ti rendi conto!! Dimmi qualcosa!!!” disse lei.

“Perry! Questo è semplicemente magnifico!! Io sono felicissima per voi due! Raccontami come te lo ha chiesto, che ti ha detto! Dimmi tutto!” quasi stavo strillando.

Per Perry le mie domande furono quasi un intervista: mi raccontò per filo e per segno di come Matt l’aveva portata a cena su un lussuosissimo yatch, che avevano cenato insieme, e che alla fine lui alla luce della luna le aveva fatto la proposta.

Rimasi intontita da tutto quel romanticismo, e da tutta la felicità di Perry. Alla fine del racconto le dissi che era tutto fantastico, e che volevo essere la sue testimone, se era d’accordo.

“Certo scema! Te lo avrei detto ora io!” disse, allegra.

“Wow! Allora benissimo! E dimmi, a quando è fissata la data?” domandai.

“Fra un mese e mezzo. Vogliamo fare in fretta, perché appena la casa dove volevamo andare  convivere sarà pronta vorremmo andarci ad abitare, e sinceramente sono convinta al 100% di questa decisione, quindi non voglio indugiare oltre. Va bene per te no?” disse.

“Certo! Benissimo!” dissi, sapendo che ero libera per quel periodo.

“Ti farò sapere di preciso la data! Appena la saprò anche io” disse felice.

“Perry, scusami, ma chi è il testimone di Matt?” domandai incuriosita.

“Eh eh… già il testimone di Matt!” disse Perry cambiando voce.

“E poi scusa, chi ci sarà oltre me?” domandai ancora più incuriosita.

“Emhhh… bhè, logico, Anna e Joe, Heath e Fly, e poi Simmo, Jilly, Deb… emh, bhè, i miei nonni, i parenti, Edge…. E tane altre persone…!” disse un po’ imbarazzata.

Ebbi un tuffo al cuore. Edge. Già, Edge.

“Bec, ci sei?” domandò.

“Ah, si, sono qui… tutto bene. E chi è il testimone di Matt? Perché non me lo dici?” domandai insistente.

“Bec… non te la prendere, non dipende da me ma da Matt, e lo sai che lui non sta a farsi i problemi circa certe cose… ha voluto a tutti i costi Edge come testimone, e lui ha accettato. Sarà anche lui al matrimonio Bec” disse alla fine arresasi al fatto di non poter nascondere le cose per quelle che erano.

Va bene Perry, tranquilla và bene. Scusami ma ora devo lasciarti perché la batteria del cellulare si sta per scaricare e devo andare a casa che si sta facendo notte, e sono ancora sugli scogli in spiaggia. Ci sentiamo presto però e cerca di farmi sapere la data appena puoi così mi organizzo con il lavoro, e per il resto degli impegni!” dissi, scossa ma con voce ferma.

Va bene tesoro, va bene! Allora, bhè, mi ha fatto piacere risentirti, e spero che per te tutto ciò non sia un problema!” disse seria.

Stai tranquilla Perry, và tutto bene, giuro, và tutto bene. Nulla rovinerà il tuo matrimonio, e io ci sarò perché voglio vedere la mia migliore amica che si sposa, e nulla si fermerà!” dissi.

“Grazie Bec! Sapevo che avresti capito! Ti adoro!” disse serena.

Ma è logico tesoro! Fammi sapere al più presto allora eh!” risposi.

“Certo certo. A prestissimo! Un bacione Bec!! Ti voglio bene!”.

Anche io Perry. Aspetterò tue notizie. Un bacio” e riattaccai.

Rimasi un po’ a fissare il cellulare, riflettendo sulle parole di Perry, e alla fine lo infilai di fretta in tasca.

Stava succedendo tutto troppo in fretta. Stavo per rivedere Edge. Dopo quasi 5 anni dall’ultima volta che l’avevo sentito, dall’ultima volta che gli avevo detto che lo amavo… Sembrava un’eternità, e invece mi ritornò tutto in mente troppo in fretta.

A quanto pare quel ciondolo aveva stretto un legame troppo forte tra noi due, impossibile da spezzare. Respirai a fondo. Insomma le emozioni mi travolsero. Ero in balia dei ricordi. Tirai fuori dalla mente ogni segreta emozione, e ogni ricordo.

Non c’èrano più ricordi sommersi, e ricordi salvati. C’èra solo il fatto che lo avrei rivisto, e sapevo che per me sarebbe stata una prova dura, ma che in qualche modo mi avrebbe aiutata a dimenticare per sempre o a capire che era ora di dire basta ai ricordi dell’adolescenza che ormai erano solo frammenti di una vita che non sarebbe tornata più.

L’avrei rivisto e affrontato: non era più tempo di piangersi addosso. Lui era un atleta famoso e stimato. Io una donna in carriera e nel suo piccolo felice.

Saremmo stati solo noi, anche 5 anni dopo. E quello che ci aspettava sarebbe stato tutto da vedere. Ma se quella era la mia seconda chance me la sarei giocata tutta fino alla fine.

Non ero più una vinta e lui un vincitore, non era più un salvato e io una sommersa. Eravamo solo noi due, e questa volta sarebbe stato diverso: avrei ripreso definitivamente il mano il mio sogno oppure lo avrei abbandonato per sempre.

   
 
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