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Autore: Flaine    15/03/2011    4 recensioni
Una Genesis più forte che mai. La Alius non perde colpi. Una minaccia si presenta ad Axel Blaze, una tranquilla sera mentre è all'ospedale per vedere come sta la sorellina. Tre uomini lo ricatteranno, chiedendogli di far parte della misteriosa accademia.
Una ragazza della Alius, nel frattempo, sta attraversando un brutto periodo, proprio per colpa della partita contro la Raimon...
Genere: Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Axel/Shuuya, Bryce Whitingale/Suzuno Fuusuke
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender
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Capitolo 9.
Ci rimane da dire solo Ka-Boom.

 

“Allora muoviamoci! Ci sono altre uscite?”

 “Sì, ci sono. E so dove. Ma non intendo uscire di qui.”

 “Ma sei impazzito? Perché?”

Abbassò lo sguardo verso sinistra.
“C’è una bomba. E… hanno intrappolato Gazelle.” Strinse i pugni.

 “Gazelle?! Fra quanto esplode la bomba?!”

 “Quando l’ha attivata diceva in meno di due ore, ma ora ho perso il conto e mi sembra passata una buona ora.”

 “È passata mezz’ora.” Si aggiuse Nathan, risoluto.

 Axel tirò un sospirone di sollievo, ma gli tremava anche il fiato.
“Mi manca solo un posto da guardare e visto che è lontano… avevo paura.”

 Mark si avvicinò all’amico diede una pacca sulla spalla. “E allora muoviamoci.” Gli sorrise. Quando tutti iniziarono a correre subito tutta la Raimon si lamentò: “Hei Axel! Rallentaaa!!”

 Dopo venti minuti di saliscendi e cerca cerca dov’è la stanza, Axel si fermò senza fiato davanti allo spogliatoio della Diamond Dust. Una gocciolina di sudore gli cadde dal mento.
“Quanto manca?” chiese frettolosamente.

 “Venti minuti.”

 In tuttta fretta Axel tirò, ma la porta non ne voleva sapere di aprirsi.

 Il terrore aprì lo squarcio e Axel si fece ancora più nervoso.
Mollò un calcio alla porta, mentre gli altri venivano ad aiutarlo.
Gazelle, da dentro, non badava ai rumori tanto vicini, perché li aveva sentiti forzare tante porte, e con quell’eco, non credeva fossero alla sua. Piangeva a denti stretti, temendo che fosse di nuovo quel tizio.

 Axel e gli altri si fermarono un momento. Nel silenzio, sentì qualcuno piangere.
Tutti lo videro sbarrare gli occhi. Non appena gli lessero “È lei…” sulle labbra, lo videro premere sulla porta in un modo ancora più accanito di quanto lo fosse prima, mentre lasciava libera qualche lacrima. Poteva essere uno scherzo dell’eco, ma anche se fosse stato, avrebbe buttato giù tutte le porte.

 Mollava tanti colpi di spalla alla porta, che uno normale se la sarebbe rotta dopo due botte.
Ma non si apriva. Allora decise di usare il fuoco. Calciava più volte la porta con la tecnica che usava col Tornado di Fuoco. La porta sembrava scheggiarsi. Gli altri lo aiutavano, più che altro dicendogli di farsi da parte, ma lui continuava.

 “Niente da fare… nienda fare!” Mark mollò un pugno alla porta e solo in quel momento si rese conto di quanto male avesse dovuto avere Axel.

 Lui diede una fortissima vampata, che fece allontanare tutti dalla porta.
A momenti si bruciava la felpa della divisa.
Mollò la presa. La porta era piegata. Prese la rincorsa. Harley tentò di fermarlo, ma in cambio ricevette un “Indietro.” E quasi una gomitata.

 Si scagliò con tutta forza verso la porta, abbattendola definitivamente. Strisciò nella stanza per la potenza del suo colpo, atterrando con violenza.

 Alzando la testa, gemendo dal dolore, si trovò il viso di Gazelle nel buio, ad occhi sgranati, le labbra semiaperte, bagnata dalle lacrime. “Gazelle!”

 Tutti, da fuori stanza sorridevano, alcuni si metetvano una mano sul petto e sospiravano dal sollievo. Altri si davano pacche sulle spalle, sorridendo.
La Raimon ricevette un’amichevole occhiataccia da Gazelle che li zittì, facendo passare un brivido a tutti.

 La liberò dalle catene con il fuoco, aspettando che dicesse qualcosa.
La ragazza distolse lo sguardo da Axel, sospirando.
“Avresti potuto morire, idiota.”

 Gazelle si alzò, facendo per uscire. Si sentì mancare, come nel vecchio allenamento.
Cedette, ma si ritrovò su Axel. La prese in spalla, non vedendo il suo viso arrossito.

‘Idiota…’ pensò Gazelle, quasi sorridendo.

 “C’è un pulsante davanti all’uscita per teletrasportare Wyles nella Grande Stanza. Lo usava Shiller quando aveva bisogno di assistenza.” Disse lei. Un sorrisetto sadico le danzava in viso.

 Corsero verso l’uscita a grandi passi, sempre seguendo Axel che in quell’ora si era fatto una buona conoscenza di quel labirinto. Ogni tanto, però, sbagliava, e Gazelle allora gli dava un pugno sulla testa, seguito da un ‘ou’ e gli indicava la direzione giusta.

 L’ennesimo pugno e correzione e si trovarono davanti a una porta aperta. Anche se era molto in alto, quella era l’unica via d’uscita sicura lì dentro.

 “Axel… all’ultimo secondo premi quel pulsante.” Lo avvertì Gazelle.

 “Ok.”

 Lo videro prendere la rincorsa, dicendo a tutti che dovevano saltare giù insieme a lui, se non preferivano morire. Sam chiese se potevano morire anche saltando giù, ma Gazelle lo zittì chiedendogli se preferiva esplodere.

 Sentivano i rintocchi della bomba.

 “3… 2… ORA!”

 Tutti si slanciarono in avanti e spiccarono un grande salto. Axel premette il pulsante e spiccò il salto in tutta fretta, quasi perdendo l’equilibrio dall’ansia.
Un secondo di attesa e sentirono le urla dell’assistente inghiottito dalle fiamme dell’esplosione. L’eco riproduceva sia il pigolo del pulsante che l’esplosione, che ne sembrava proprio la conseguenza.

 “Ka…” iniziò Gazelle.

 “BOOM!” finirono tutti insieme, una grande squadra.

 Con sorpresa e sgomento di tutti, Axel stava saltando con le mani in tasca e la gambe di Gazelle fra le braccia e il torace. Il cappuccio ogni tanto gli saliva in testa.

 “AXEL MA SEI PAZZO?!” gli urlò Mark.

 “No, qui la gravità è minore.” Un sorrisetto da parte di Gazelle.

 “Eh?”

 “Cavoli, è vero! Stiamo atterrando più lentamente di come dovremo!”

 “Potevi dircelo prima…”

 “È un suo difetto fare le cose in ritardo.” commentò Gazelle, intono sdegnato, e tutta la compagnia si mise a ridere, meno Axel, che stortò le labbra.

 Atterrando, si girarono tutti, come un riflesso. Forse per assicurarsi che la Alius fosse esplosa veramente. Davanti a loro, un grande edificio piegato sotto la forza del fuoco, e dall’ingegno di alcuni amici.

 “Ora andiamo da Thor Stawberg… ha una casa bellissima. Ogni tanto andavamo da lui a riposare dopo gli allenamenti. Ha cinque fratellini, e quando ce ne andavamo si attaccavano alle gambe di tutti. Oddio, tutti. Me.”

 Axel mise giù Gazelle, che non accennava a correggere quella espressione imbronciata. Iniziarono a dirigersi verso l’autobus-Raimon.
Ci entrarono tutti ammassati nei posti liberi, mentre come al solito nei posti davanti stava bello tranquillo il signor Veteran con l’allenatrice.

 Solo nei posti dietro si riusciva a dormire. Susette si lagnava che mancava la radio perché Jude l’aveva distrutta. A quell’affronto Jude si mise a farle una spatafiata da record sugli avvenimenti ricorrenti il pomeriggio scorso e non si sa come nel discorso apparvero anche i pinguini…

 “Siete stati voi ad urlare ‘NOOOOO’ come dei pinguini imperatori quando è apparso Marco Penna, no Marco Carta alla radio e io…”

 “Eccetera, eccetera, eccetera.” Lo interruppe Axel. “Avete spezzato la fragile e perfetta armonia del mio dormire svaccato.” Ributtò la testa all’indietro, mentre tutta la macchina sprofondava nel silenzio più tombale. (a patto che le tombe russino.)

 Susette ogni tanto cercava di buttare l’occhio su Jude, per vedere se era ancora arrabbiato, ma veniva fermato da Tod che aveva paura che la lagna ricominciasse.

 Il tempo passò veloce, fra cuffie dell’iPod nelle orecchie e chiacchierate. Una proposta rifiutata fu quella di Sam di contare le pecore, prontamente stroncata sul nascere da Gazelle, con la frase “Secondo te su un pendio ci sono le allegre pecorelle? Tu hai guardato troppo Heidi da piccolo.” E con questo, muto.

 Quando arrivarono da Thor si era quasi sulla fine tramonto. Lì il sole tramontava molto, molto lentamente.

 Axel andò a suonare il campanellino che era posto di fianco alla porta.
Pochi secondi di attesa, e si trovarono davanti un ragazzone bello tosto… con il grembiule e lo spazzolone in mano. Facce ed espressioni sconvolte, stile trattino-puntino-trattino, mi piacciono i treni e goccioline che attraversavano le fronti di tutti.

 “Aaaaxel!” con un ruggito lanciò lo spazzolone dietro di sé mentre a momenti strozzava Axel, che veniva circondato dai fratellini.

 “Soffoco!” Appena Thor lo mollò, iniziò a respirare pesantemente, come se fosse appena stato assalito da una tigre.

 “E questa banda dietro di te?”

 “La Raimon con un membro in più.”

 “Bene, sono loro! Tutti a cena e a dormire da Thor!” con un sorrisone e delle amichevoli (ma non delicate) pacche sulle spalle invitò tutti dentro il giardinetto. “Ho una camera per me e i miei fratellini, poi altre tre!”

 Appena Axel entrò, fu accerchiato come una preda dai fratellini, che tiravano, chiedevano, chiamavano a gran voce l’attaccante che non riusciva a fare altro che sorridere.
“Ciao campioni.”

 “Axel, io non sono un campione! Io sono…”

 “Lo so, Jayden, tu sei una piccola e bellissima principessa.”

 “Fratellone! Sentito? Sono una bellissima principessa!”
Il resto dei fratellini le si mise attorno e si inchinò, facendo finta di essere i fedeli sudditi della sorellina. “E noi siamo i tuoi fortissimi cavalieri e ti difenderemo da tutto!”

 La compagnia si mise a ridere, mentre Willy ispezionava Kevin che, stranamente, era intenerito.  “Kevin, tutto bene?”

 “Come sono…carini!”

 Willy colpito.
“Oh mamma. Stare rinchiuso in quelle mura buie della Alius deve avergli fatto male.”

 “Tutti a tavolaaaaa!”

 Altro che tavola! Ce n’era di tutto e per tutti.
La gente si armò di forchetta e di pancia. Cavoli, quella sera sarebbero andati a letto farciti come il maiale davanti a loro.

 Itadakimasu! Buon appetito!”

  
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