Capitolo 9.
Ci rimane da dire
solo Ka-Boom.
“Allora
muoviamoci! Ci sono
altre uscite?”
“Sì,
ci sono. E so dove. Ma
non intendo uscire di qui.”
“Ma
sei impazzito? Perché?”
Abbassò
lo sguardo verso
sinistra.
“C’è una bomba. E… hanno
intrappolato Gazelle.” Strinse i pugni.
“Gazelle?!
Fra quanto esplode
la bomba?!”
“Quando
l’ha attivata diceva
in meno di due ore, ma ora ho perso il conto e mi sembra passata una
buona
ora.”
“È
passata mezz’ora.” Si
aggiuse Nathan, risoluto.
Axel
tirò un sospirone di
sollievo, ma gli tremava anche il fiato.
“Mi manca solo un posto da
guardare e visto che è lontano… avevo
paura.”
Mark
si avvicinò all’amico diede
una pacca sulla spalla. “E allora muoviamoci.” Gli
sorrise. Quando tutti
iniziarono a correre subito tutta la Raimon si lamentò:
“Hei Axel!
Rallentaaa!!”
Dopo
venti minuti di
saliscendi e cerca cerca dov’è la stanza, Axel si
fermò senza fiato davanti allo
spogliatoio della Diamond Dust. Una gocciolina di sudore gli cadde dal
mento.
“Quanto manca?” chiese
frettolosamente.
“Venti
minuti.”
In
tuttta fretta Axel tirò,
ma la porta non ne voleva sapere di aprirsi.
Il
terrore aprì lo squarcio e
Axel si fece ancora più nervoso.
Mollò un calcio alla porta,
mentre gli altri venivano ad aiutarlo.
Gazelle, da dentro, non
badava ai rumori tanto vicini, perché li aveva sentiti
forzare tante porte, e
con quell’eco, non credeva fossero alla sua. Piangeva a denti
stretti, temendo
che fosse di nuovo quel tizio.
Axel
e gli altri si fermarono
un momento. Nel silenzio, sentì qualcuno piangere.
Tutti lo videro sbarrare gli
occhi. Non appena gli lessero “È
lei…” sulle labbra, lo videro premere sulla
porta in un modo ancora più accanito di quanto lo fosse
prima, mentre lasciava
libera qualche lacrima. Poteva essere uno scherzo dell’eco,
ma anche se fosse
stato, avrebbe buttato giù tutte le porte.
Mollava
tanti colpi di spalla
alla porta, che uno normale se la sarebbe rotta dopo due botte.
Ma non si apriva. Allora
decise di usare il fuoco. Calciava più volte la porta con la
tecnica che usava
col Tornado di Fuoco. La porta sembrava scheggiarsi. Gli altri lo
aiutavano,
più che altro dicendogli di farsi da parte, ma lui
continuava.
“Niente
da fare… nienda
fare!” Mark mollò un pugno alla porta e solo in
quel momento si rese conto di
quanto male avesse dovuto avere Axel.
Lui
diede una fortissima
vampata, che fece allontanare tutti dalla porta.
A momenti si bruciava la
felpa della divisa.
Mollò la presa. La porta era
piegata. Prese la rincorsa. Harley tentò di fermarlo, ma in
cambio ricevette un
“Indietro.” E quasi una gomitata.
Si
scagliò con tutta forza
verso la porta, abbattendola definitivamente. Strisciò nella
stanza per la potenza
del suo colpo, atterrando con violenza.
Alzando
la testa, gemendo dal
dolore, si trovò il viso di Gazelle nel buio, ad occhi
sgranati, le labbra
semiaperte, bagnata dalle lacrime. “Gazelle!”
Tutti,
da fuori stanza
sorridevano, alcuni si metetvano una mano sul petto e sospiravano dal
sollievo.
Altri si davano pacche sulle spalle, sorridendo.
La Raimon ricevette
un’amichevole occhiataccia da Gazelle che li
zittì, facendo passare un brivido
a tutti.
La
liberò dalle catene con il
fuoco, aspettando che dicesse qualcosa.
La ragazza distolse lo
sguardo da Axel, sospirando.
“Avresti potuto morire,
idiota.”
Gazelle
si alzò, facendo per
uscire. Si sentì mancare, come nel vecchio allenamento.
Cedette, ma si ritrovò su
Axel. La prese in spalla, non vedendo il suo viso arrossito.
‘Idiota…’
pensò Gazelle, quasi sorridendo.
“C’è
un pulsante davanti
all’uscita per teletrasportare Wyles nella Grande
Stanza. Lo usava Shiller quando aveva bisogno di
assistenza.”
Disse lei. Un sorrisetto sadico le danzava in viso.
Corsero
verso l’uscita a
grandi passi, sempre seguendo Axel che in quell’ora si era
fatto una buona
conoscenza di quel labirinto. Ogni tanto, però, sbagliava, e
Gazelle allora gli
dava un pugno sulla testa, seguito da un ‘ou’ e gli
indicava la direzione giusta.
L’ennesimo
pugno e correzione
e si trovarono davanti a una porta aperta. Anche se era molto in alto,
quella
era l’unica via d’uscita sicura lì
dentro.
“Axel…
all’ultimo secondo premi
quel pulsante.” Lo avvertì Gazelle.
“Ok.”
Lo
videro prendere la
rincorsa, dicendo a tutti che dovevano saltare giù insieme a
lui, se non
preferivano morire. Sam chiese se potevano morire anche saltando
giù, ma Gazelle
lo zittì chiedendogli se preferiva esplodere.
Sentivano
i rintocchi della
bomba.
“3…
2… ORA!”
Tutti
si slanciarono in
avanti e spiccarono un grande salto. Axel premette il pulsante e
spiccò il
salto in tutta fretta, quasi perdendo l’equilibrio
dall’ansia.
Un secondo di attesa e
sentirono le urla dell’assistente inghiottito dalle fiamme
dell’esplosione.
L’eco riproduceva sia il pigolo del pulsante che
l’esplosione, che ne sembrava
proprio la conseguenza.
“Ka…”
iniziò Gazelle.
“BOOM!”
finirono tutti
insieme, una grande squadra.
Con
sorpresa e sgomento di
tutti, Axel stava saltando con le mani in tasca e la gambe di Gazelle
fra le
braccia e il torace. Il cappuccio ogni tanto gli saliva in testa.
“AXEL
MA SEI PAZZO?!” gli
urlò Mark.
“No,
qui la gravità è
minore.” Un sorrisetto da parte di Gazelle.
“Eh?”
“Cavoli,
è vero! Stiamo
atterrando più lentamente di come dovremo!”
“Potevi
dircelo prima…”
“È
un suo difetto fare le
cose in ritardo.” commentò Gazelle, intono
sdegnato, e tutta la compagnia si
mise a ridere, meno Axel, che stortò le labbra.
Atterrando,
si girarono
tutti, come un riflesso. Forse per assicurarsi che la Alius fosse
esplosa
veramente. Davanti a loro, un grande edificio piegato sotto la forza
del fuoco,
e dall’ingegno di alcuni amici.
“Ora
andiamo da Thor
Stawberg… ha una casa bellissima. Ogni tanto andavamo da lui
a riposare dopo
gli allenamenti. Ha cinque fratellini, e quando ce ne andavamo si
attaccavano
alle gambe di tutti. Oddio, tutti. Me.”
Axel
mise giù Gazelle, che
non accennava a correggere quella espressione imbronciata. Iniziarono a
dirigersi verso l’autobus-Raimon.
Ci entrarono tutti ammassati
nei posti liberi, mentre come al solito nei posti davanti stava bello
tranquillo il signor Veteran con l’allenatrice.
Solo
nei posti dietro si
riusciva a dormire. Susette si lagnava che mancava la radio
perché Jude l’aveva
distrutta. A quell’affronto Jude si mise a farle una
spatafiata da record sugli
avvenimenti ricorrenti il pomeriggio scorso e non si sa come nel
discorso
apparvero anche i pinguini…
“Siete
stati voi ad urlare ‘NOOOOO’
come dei pinguini imperatori quando
è apparso Marco Penna, no Marco Carta alla radio e
io…”
“Eccetera,
eccetera,
eccetera.” Lo interruppe Axel. “Avete spezzato la
fragile e perfetta armonia
del mio dormire svaccato.” Ributtò la testa
all’indietro, mentre tutta la
macchina sprofondava nel silenzio più tombale. (a patto che
le tombe russino.)
Susette
ogni tanto cercava di
buttare l’occhio su Jude, per vedere se era ancora
arrabbiato, ma veniva
fermato da Tod che aveva paura che la lagna ricominciasse.
Il
tempo passò veloce, fra
cuffie dell’iPod nelle orecchie e chiacchierate. Una proposta
rifiutata fu
quella di Sam di contare le pecore, prontamente stroncata sul nascere
da
Gazelle, con la frase “Secondo te su un pendio ci sono le
allegre pecorelle? Tu
hai guardato troppo Heidi da piccolo.” E con questo, muto.
Quando
arrivarono da Thor si
era quasi sulla fine tramonto. Lì il sole tramontava molto,
molto lentamente.
Axel
andò a suonare il
campanellino che era posto di fianco alla porta.
Pochi secondi di attesa, e si
trovarono davanti un ragazzone bello tosto… con il grembiule
e lo spazzolone in
mano. Facce ed espressioni sconvolte, stile trattino-puntino-trattino,
mi
piacciono i treni e goccioline che attraversavano le fronti di tutti.
“Aaaaxel!”
con un ruggito
lanciò lo spazzolone dietro di sé mentre a
momenti strozzava Axel, che veniva
circondato dai fratellini.
“Soffoco!”
Appena Thor lo
mollò, iniziò a respirare pesantemente, come se
fosse appena stato assalito da
una tigre.
“E
questa banda dietro di
te?”
“La
Raimon con un membro in più.”
“Bene,
sono loro! Tutti a cena e a dormire
da Thor!” con un sorrisone e delle amichevoli (ma non
delicate) pacche sulle
spalle invitò tutti dentro il giardinetto. “Ho una
camera per me e i miei
fratellini, poi altre tre!”
Appena
Axel entrò, fu
accerchiato come una preda dai fratellini, che tiravano, chiedevano,
chiamavano
a gran voce l’attaccante che non riusciva a fare altro che
sorridere.
“Ciao campioni.”
“Axel,
io non sono un
campione! Io sono…”
“Lo
so, Jayden, tu sei una
piccola e bellissima principessa.”
“Fratellone!
Sentito? Sono una
bellissima principessa!”
Il resto dei fratellini le si
mise attorno e si inchinò, facendo finta di essere i fedeli
sudditi della
sorellina. “E noi siamo i tuoi fortissimi cavalieri e ti
difenderemo da tutto!”
La
compagnia si mise a
ridere, mentre Willy ispezionava Kevin che, stranamente, era intenerito.
“Kevin, tutto bene?”
“Come
sono…carini!”
Willy
colpito.
“Oh mamma. Stare rinchiuso in
quelle mura buie della Alius deve avergli fatto male.”
“Tutti
a tavolaaaaa!”
Altro
che tavola! Ce n’era di
tutto e per tutti.
La gente si armò di forchetta
e di pancia. Cavoli, quella sera sarebbero andati a letto farciti come
il
maiale davanti a loro.
“Itadakimasu! Buon appetito!”