(fan art di MacchiaArgentata)
Ci
siamo
ragazze.
Grazie
per tutto.
Grazie
di tutto.
Non vi
dico altro
Buona
lettura.
***
Arras 25 dicembre 1809,
Mi
chiamo
Andrè Grandier e oggi ho finito di
raccontare una storia.
Quella di un uomo innamorato salvato dalla sua
donna che in quell’istante ha salvato anche se stessa.
Quella di una donna innamorata che ha salvato se
stessa e il suo uomo.
Da un passato che sempre più velocemente scoloriva
dalla sua mente.
Da un presente che non riconosceva i propri ideali.
Da un futuro che non era disposta ad accettare.
Sono passati venti anni da quella notte.
Venti anni insieme a te.
Venti anni del tuo amore.
Venti anni del tuo essere donna.
E’ stato come rinascere.
Rinascere dai propri errori.
Sei stata la mia verità.
Rinascere dalle proprie ceneri.
Sei stata la mia fenice.
Tu, la sfumatura migliore della mia
vita.
Tu, l’esplosione di emozioni nel mio cuore.
Tu, la bruciante passione dentro il mio corpo.
Tu.
Sempre e solo tu.
Ma.
Non è stato tutto rose e fiori, abbiamo dovuto
superare molti dolori e altrettante difficoltà.
Noi due.
Non
abbiamo avuto figli e forse quello è l’unico
rammarico che ci porteremo sempre dentro, ma la tua lunga malattia ci
ha privato
di questa enorme gioia.
Ma tu, mia moglie hai vissuto ogni giorno da quel
giorno.
Tu.
Mia moglie hai vissuto.
Tu.
Mia moglie.
Queste due semplici parole ancora mi commuovono.
Sei diventata Oscar Grandier nella piccola chiesa
di Arras.
Sei diventata Oscar Grandier tenendomi per mano.
Sei diventata Oscar Grandier guardandomi negli
occhi.
Mia moglie nel cuore.
Mia moglie nel dolore.
Mia moglie nella gioia.
Tu.
Mia moglie.
L’emozione più intensa.
E quell’emozione io, l’ho vissuta tutti i giorni.
Nelle passeggiate che calmavano le nostre anime.
Nelle cavalcate che rievocavano la nostra gioventù.
Nelle tue risate che mi riempivano la vita.
Nei miei silenzi pieni di parole segrete.
Nelle prime rughe che ti marcavano il viso.
Nei miei capelli che con gli anni iniziavano a
ingrigirsi. (1)
Nella nostra felicità.
Si.
Sono stato felice.
Ho vissuto anni intensi.
Anni di amore travolgente.
Anni che non pensavo mai di vivere.
Con l’unica donna che ho mai amato.
Con l’unica donna che ho sempre voluto.
Si.
Immensamente felice.
E ti ho resa felice
Immensamente felice.
Questo è quello che mi dicevi tutte le mattine da quando
siamo diventati marito e moglie.
Questo è quello che mi dicevi tutte le sere prima
che sorridente ti addormentavi tra le mie braccia.
Questo è quello che mi hai detto l’ultima volta.
Prima di salutarmi.
Prima di lasciarmi.
E andare via.
Si.
Alla fine, purtroppo, la malattia ha dominato il tuo
fisico ormai stanco.
Ma a dispetto di tutto, tu amore mio, il tuo male lo
avevi già sconfitto.
Tanto tempo fa.
Decidendo della tua vita
Decidendo del tuo futuro.
Decidendo di amare.
L’hai sconfitto nel cuore
L’hai annientato nell’anima.
Hai spezzato le catene che t’imprigionavano.
Hai strappato il veleno dalle mani della morte.
Hai bruciato le sue fredde vesti.
E hai vissuto.
Nonostante tutto.
Nonostante tutti.
E.
Te ne sei andata felice.
In una splendida giornata di giugno.
Proprio qui.
Tra le mie braccia.
Come avevi sempre desiderato
Davanti al tuo mare.
Al mare della Normandia.
Sei stata con me fino all’ultimo istante.
Sei stata tra le mie braccia fino all’ultimo
respiro.
Con me.
Dentro di me.
Nei miei occhi.
Nelle mie mani.
Nel mio corpo.
Abbiamo visto il sole tramontare.
L’abbiamo visto scendere lentamente
nell’oscurità.
E insieme a lui è tramontata la tua vita.
E insieme a te è finita la mia.
Mi hai stretto forte la mano.
Ho stretto forte la tua.
Ma.
Non mi hai detto addio.
Mi hai sorriso.
E dolcemente mi hai sussurrato “E’ ora
Andrè, è tempo
di lasciarmi andare”.
Avrei voluto dirti che non era ancora tempo.
Ma lo sapevi.
Avrei voluto strapparti alla morte come feci venti
anni fa.
Ma.
Non mi è stato concesso.
No.
Non ho avuto un’altra possibilità.
Ti ho lasciato andare.
Ho dovuto.
E ho vissuto.
Uno di quei momenti che speravo di
non vivere mai.
Io l’ho vissuto.
Io, ti ho vista morire Oscar.
Ma, soprattutto amore mio.
Io.
Ti ho vista vivere.
Intensamente.
Immensamente.
E abbiamo vissuto.
Intensamente.
Immensamente.
Io e te.
E ora.
Ho mantenuto la mia promessa amore mio.
Scrivo l’ultima pagina di questo diario.
L’ultima pagina della nostra storia.
L’ultima pagina del nostro amore.
Tutto quello che mi hai raccontato nel tuo viaggio
ai confini dell’universo, è qui.
Tutte le sensazioni provate in quei giorni
invisibili al mondo, sono su queste pagine.
Quella vita ormai lontana da noi.
Quella vita che abbiamo ricostruito giorno dopo
giorno.
Solo per noi.
Solo di noi
Amore mio.
Ricordati sempre quanto, ti ho amato.
Amore mio.
Ricordati sempre quanto, ti amo.
E ricordati che per sempre vivrai
nel mio cuore insieme a quelle gocce di te che hanno illuminato la mia
vita.
Eternamente tuo
Eternamente mia
Eternamente nostri (2)
Il
tuo
Andrè”
Finisco
di scrivere.
Il pennino si alza per l’ultima
volta dal foglio non più bianco.
Ho finito.
Finalmente ho finito.
Chiudo lentamente il diario.
Il fruscio delle pagine rievoca tutto
il dolore provato senza di te.
Il fruscio delle pagine rievoca
tutta la sofferenza per la tua scomparsa.
Il fruscio delle pagine rievoca
quella solitudine ormai troppo straziante.
E non c’è rimedio per questo
dolore.
Non c’è rifugio per questo tormento.
Non c’è difesa per questa
tortura.
Se non la morte.
Alzo gli occhi.
Il sole sta tramontando.
Sono stato qui tutto il giorno.
Sono stato qui tutti i giorni da
ormai sei mesi.
Da quando mi hai lasciato.
Ogni giorno.
Ogni secondo.
Ogni attimo.
L’ho passato qui.
Con te.
Appoggiato a questa lastra di
marmo bianca intento a scrivere la storia di un amore.
Di un grande amore.
Del nostro amore.
Ma sono stanco ormai.
Tanto stanco.
Mi alzo.
Il mio povero corpo è ormai
esausto.
Troppo dolore.
Troppa sofferenza.
Troppa disperazione.
Senza di te.
Alla fine mi hai fatto scoprire
cosa sono senza di te(3)
Un ricordo sbiadito trascinato
dal lento scandire del tempo.
Un’ombra intrappolata nel muro
del silenzio.
Un passo e sono di nuovo nelle
tenebre.
Io, ora sono il buio.
Di nuovo.
Poggio il diario sulla fredda
terra.
Il mio regalo per il tuo
compleanno.
Ma.
Prima di andar via rileggo, come
tutti i giorni, l’epigrafe che hai voluto scrivere insieme a
me.
Una frase che come mi dicesti tanto
tempo, ti salvò.
E ti riportò da me.
“Oscar
Grandier 25 dicembre 1755
– 23 giugno
1809
Nata per combattere e lottare ma vissuta da persona
libera.
Libera nella testa, ma soprattutto nel cuore.
Libera di costruire il suo destino.
Libera di vivere la sua vita
E libera di amare.”
Tocco
leggermente quelle lettere
incise sul marmo.
Per imprimermi nella mente e nel
cuore la tua essenza.
Per non dimenticare.
Per non dimenticarti.
Per non dimenticarmi.
Fa freddo.
Mi costringo dentro il mantello.
Un ultimo sguardo.
Un ultimo bacio.
“Buon compleanno amore mio…”
Mi volto e mestamente vado via.
Scendo dalla nostra collina preferita,
dove da piccoli amavamo giocare a rincorrerci.
Rievoco memorie ormai lontane.
Ricordi Oscar, quante corse per
arrivare primi.
Ricordi amore mio, non ti
lasciavo vincere mai.
Tu, non avresti mai voluto.
Alzo lo sguardo.
Davanti a me il mare della
Normandia.
Rievoco pensieri sopiti.
Ricordi Oscar, quanti bagni
fatto in questo mare.
Ricordi amore mio quante corse
per non farci prendere dalla nonna.
Rievoco ricordi perduti.
Ricordi Oscar, quante cavalcate
lungo questa spiaggia.
Ricordi amore mio quante corse
per dimenticare un dolore.
Quante corse per abbandonarsi
all’oblio.
Davanti a questo mare.
Davanti al tuo mare.
Al mare che tu adoravi tanto.
Al mare che ci ha visto
crescere.
Al mare che ci ha visto
innamorati.
Al mare che ti ha vista morire.
Lo sguardo si posa sul mio
anulare sinistro, dove c’è ancora il segno della
piccola fede che mi ha
infilato il giorno in cui sei diventata Oscar Grandier.
Ricordo il momento in cui l’ho
tolta per infilarla al tuo dito ponendola accanto alla tua.
Ricordo di averti stretto le
mani, forte sul mio cuore.
Ricordo le mie lacrime.
Ricordo il tuo sorriso.
Ricordo le mie parole “Custodiscila
tu per me, prometto di venire a prenderla molto presto”.
Ricordo le tue ultime parole “Il
mio Andrè “.
Ricordo le tue dita cancellare
la sofferenza dal mio viso.
Ricordo le mie dita sfiorare delicatamente
il tuo sorriso.
Ricordo.
Ricordo la tua mano scivolare
via.
Ricordo la mia stringerti ancora
più forte.
Ricordo i tuoi bellissimi occhi
azzurri chiudersi per sempre.
Ricordo di aver chiuso anche i
miei.
Ricordo.
Ricordo di averti stretto forte
a me.
Ricordo le mie urla sovrastare
il fragore del vento.
Ricordo le mie lacrime
naufragare nel lento avanzare del mare.
Ricordo il rumore sordo del mio
cuore ormai spezzato.
Ricordo.
E ricordo ancora.
E mai dimenticherò.
Mai.
Respiro per non soffocare.
Respiro per reprimere il dolore.
Respiro per lenire una
sofferenza diventata ormai insopportabile.
Respiro.
Mi volto per l’ultima volta.
Per l’ultimo saluto.
Per l’ultimo addio.
Sorrido.
Oscar, ho vissuto respirando col
tuo cuore.
Amore mio, morirò aspettando il
tuo respiro.
E.
E’ ora Andrè.
E’ tempo di andare.
E’ tempo di riprendere la mia
fede.
E’ tempo di mantenere l’ultima promessa.
-
Fine -
(1) per gentile
concessione di Livia dalla sua
“dietro la collina”
(2) dalla - Lettera
all'Immortale Amata - di
Ludwig Van Beethoven
(3) in risposta al capitolo
“La colpa di un padre”
***
Appunti
di viaggio
“Eccoci qua.
Siamo
giunte veramente alla
fine, finalmente o purtroppo ancora non lo so, perché sono
stata molto legata a
questa storia.
Perché è stata scritta inseguendo
una speranza.
Perché è stata scritta
aspettando un miracolo.
Che come succede nella vita
reale non è mai arrivato.
E’ nata ed è stata messa in un
‘cassetto’
quasi subito, troppo dolorosa, troppi ricordi.
Troppo intensi.
Poi.
La ritrovo in alcune vecchie
scartoffie virtuali, gli anni sono passati e pensavo anche il dolore.
Ma.
Il dolore non passa mai.
Si assottiglia, si trasforma, ma
non passa mai.
Ma.
Non l’ho voluta interrompere di
nuovo, troppe persone ci si stavano legando, troppe persone si sono
innamorate
dei miei Oscar e Andrè.
E nessun dolore è più grande di
vedere qualcosa che ami, svanire.
Di nuovo.
Quindi è rinata e ora che è
finita e che anche voi l’avete letta sento che un pezzo della
mia vita è
impressa in queste
E alla fine il mio miracolo è
arrivato anche se solo nella mia fantasia e in queste parole
Ma di una cosa sono felice è di
aver affrontato questo viaggio con tutte voi accanto, e spero che
questa storia
vi sia arrivata al cuore come ha fatto con me.
Perché.
Il mare della Normandia rimarrà
sempre per me, come un folle universo di emozioni, sentimenti e
incanto, nato
da un dolore e trasformatosi in qualcosa in cui credere sempre.
Il mare della Normandia sarà
sempre un pugnale nel cuore e la libertà
dell’anima.
Il mare della Normandia sarà
sempre e comunque un sogno indelebile.
Sarà sempre il mio mare della
Normandia.
Un
grazie particolare va a MacchiaArgentata
che ha realizzato la
fanart all’inizio della storia e mi ha dato il permesso di
pubblicarla. Grazie
ancora
Come sempre voglio ringraziare Livia, ainosenosurac
, NinfeaBlu ,angel88cz, ,
Tetide,
,
Medusa,
Kira91 , MacchiaArgentata, Crissi,
Arte, Lisanechan e
Lavanda76,
per le
recensioni a “Luce e Ombra” e grazie a tutte
coloro che leggono
solamente.
Un grazie da profondo del
cuore va a : angel88cz, armony_93, crissi, Doux_nge, Kira91,
MacchiaArgentanta e
Osito che hanno avuto il coraggio di aver messo il mare della
Normandia tra
le preferite e a chi lo farà in seguito.
A : Arte, Ninfea blu
e Lisanechan
per averla messa tra quelle da ricordare
E grazie a tutte coloro che
l’hanno seguita.
Mi congedo da voi,
ringraziandovi ancora per l’affetto, l’amicizia e
la passione che avete avuto
per me e per questa storia.
Carpe Diem ragazze mie.
Non dimenticatelo mai.
Con
affetto
Kikkisan”