NOTE:
Vaticano: Tiziana
Italia: Massimo
Centro Italia: Alessandro
So che avrei dovuto pubblicarlo ieri, ma proprio non mi è riuscito! Scusate!
Quindi, buona lettura!
Capitolo 4: Italiani
ogni giorno
Avevano guardato le tre capitali, avevano guardato gli edifici illuminati del tricolore, i fuochi d’artificio verdi, bianchi e rossi ad occhi spalancati, come bambini, avevano cantato l’inno, in disparte.
Tra loro, stringendosi per mano, a formare una corda unica di persone, senza più contare le rivalità.
Ma l’inno più bello era quello cantato dalla gente, non quello dei cantanti, era quello cantato con la passione nel cuore, mentre si crede a quello che si dice, anche perché l’Italia era stata fatta dal popolo.
Senza, loro non avrebbero mai potuto far nulla.
Ed era anche per quelle persone, che bisognava sentirsi italiani tutti i giorni, non quel giorno, non ai mondiali, ma in ogni momento, in ogni piccola differenza, perché loro era una famiglia, forse grande e scombinata rispetto alle altre, ma era quello che la rendeva così bella ed omogenea.
Altrimenti “Abbiamo fatto l’Italia, ora dobbiamo fare gli italiani” sarebbe stato ancora vero!
Possibile che ci credevano più le generazioni passate di loro?
Si svegliò e gli pareva un giorno come tanti.
«Buon compleanno
♥» Feliciano
l’abbracciò stretto, una tazza di caffè
nella mano sinistra.
«Oh..
ah, grazie. Anche a te», disse
Romano e prese la tazzina che l’altro gli porgeva.
Nord
Italia canticchiava allegro tra sé:
lui era sempre di buon umore del resto.
«Aspett-!
Sono già centocinquanta anni?!»,
Sud Italia era sorpreso.
«Sì!»,
Veneziano rise di gusto, «Sei
felice?»
«Mh»,
fu la non-risposta, «Mi meraviglio
di come io ti abbia sopportato facilmente».
Nord
Italia rise: inutile che nascondesse
i suoi sentimenti; si avvicinò al suo fratellone e
l’abbraccio: «Anche io ti
voglio taanto bene!».
«I-io
non ho detto nulla!»
«Cos’è
questo trambusto?», un piccolo
bambino si avvicinò ai due, l’aria sonnecchiosa.
Incredibile
quanto somigliasse ai due.
«Buon
compleanno, tesoro!», Veneziano gli
si avvicinò, si piegò e
l’abbracciò.
«Grazie,
anche a voi»
«Ma
che dolce!», Veneziano incominciò a
fare lo smielato.
«Sì,
grazie, auguri, Italia!», Romano
scorbutico come sempre non lo guardò nemmeno.
Il
bambino sorrise a Feliciano; quest’ultimo,
inutile a dirlo sorrideva, ma stavolta era un sorriso complice.
Si
avvicinarono quatti quatti al
meridionale e l’abbracciarono, per poi fargli solletico.
«Rumorosi,
dannati», Tiziana col tempo
aveva imparato da Sud Italia.
Vanitosa
come solo Francia sapeva essere,
vestiva un abito costoso che guadagnò commenti acidi da
parte di Romano: «Non
sai proprio come spendere i soldi, tu, eh?»
Tiziana
roteò gli occhi al soffitto: dopo
la presa di Roma, si era vestita sempre a ‘lutto’,
e dal 1929 [1] aveva iniziato a
rivestire gli altri colori. Recuperava il tempo, come spiegarlo a
Lovino?
Qualcuno
sbatté malamente una porta.
Il
piccolo Italia corse fine alla fonte
del rumore: «Buon compleanno, Alessandro».
«O,
ma grazie, anche a te!», il Centro
Italia entrò nella cucina con in braccio il bambino.
«Che
razza di modo di vestirsi!», Romano e
Tiziana parevano d’accordo per una volta.
«Non
voglio concordare con lei!»
«Concordo»,
disse secca lei.
E
tra le urla isteriche per nuovi accordi,
la porta d’ingresso di aprì.
Fecero
irruzione le varie Nazioni, prime
tra tutte, Prussia.
Abbracciò
la famiglia Vargas al completo e
iniziò ad intonare:
«Zum
Geburstag viel Glück,
zum Geburstag viel Glück
zum
Geburstag Dir
Italien, zum Geburstag viel Glück[]», con Gilbird
che faceva da direttore d’orchestra
tra i suoi capelli.
Germania
guardò
sospettoso il fratello abbracciare Feliciano.
«B-buon
compleanno Italia», disse senza
sapere a quale,
ma tanto non importava, perché alla fine erano una, facce
diverse della stessa
medaglia, la stessa faccia di diverse medaglie.
Un
coro di:
«Grazie» fece scoppiare i presenti a ridere.
Eppure
c’era
qualcuno che mancava all’appello, e quella
felicità sudata era rattristata
dalla sua sofferenza.
Erano
certi che
si sarebbero ripresi, però, perché Kiku era
forte, era forte davvero.
Alfred
cercò di
riportare il buon umore, abbracciando gli italiani: «Happy B
Day!!»
«I agree with the big
mouth!».
E
tra gli auguri
di tutte quelle persone, il buon umore sembrò tornare;
perché per farcela
bisogna avere il sorriso sulle labbra, anche quando si vorrebbe
piangere, e
tante di quelle Nazioni lo sapevano.
Si
godevano
quella buona giornata, tra Feliciano e il piccolo Massimo che
urlecchiavano
scandendo: «Torta, torta!», a cui si aggiunse
America: «CAAKE!», Romano e
Tiziana che litigavano come Prussia e Austria, mentre Eliza tratteneva
l’istinto di tirar fuori la fedele padella.
«Finalmente
se ne
sono andati!», Sud Italia era esausto.
Veneziano
rise,
mentre lavava i piatti.
«Tiziana,
tu una
mano mai, eh?»
«Non
puoi farlo
tu?», la risposta ovvia alla domanda di Romano, che
scatenò l’ennesimo litigio.
Alessandro
sospirò: quando l’avrebbero finita?
«Guardate che bello fuori!!», il piccolo Massimo indicò il paesaggio: come non si poteva sentirsi uniti, partecipi di un solo Paese, unico, a quella vista?
[1] Patti Lateranensi, risoluzione alla Questione Romana: il papa rifiutava di riappacificarsi con il Regno d'Italia
[2] Al compleanno molta fortuna (x2)
Al compleanno a te Italia, al compleanno molto fortuna
Lo auguro davvero all'Italia.Beh, spero vi siano piaciuti questi capitoli, alla prossima!
_Ayame_