Serie TV > Sleepover Club
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Autore: _pat__xD    25/03/2011    2 recensioni
E' la mia prima fan fiction su questa serie tv e spero non sia scadente. Dal prologo: -Mi volto e incontro due occhi conosciuti, appartenenti ad un vecchio odio. Matthew, capo degli M+M, gruppo creato per rovinare la vita al mio Sleepover Club, è ora qui, in piedi di fronte a me. Un braccio porso in avanti e un sorriso rassicurante. "Ti va di ballare?" mi chiede come se nulla fosse, come se stesse parlando del tempo...come se non fosse mai successo nulla in tutti quegli anni.- Ho messo OOC tra gli avvertimenti per sicurezza, ma è normale che ci sia qualcosa di diverso nei personaggi, visto che sono cresciuti.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quello che fa l'assenza. 

Primo Capitolo.

Stavo seduta sui sedili posteriori dell'auto, vicino alla mia sorellina, Amelia Caterine, chiamata semplicemente Amy, e guardavo il mare attraverso il finestrino. La macchina si fermò dopo un po' e mio padre venne ad aprirmi lo sportello. Sorrisi e scesi piano, respirando a fondo l'aria di quella città che tanto mi era mancata. "Eccomi Crescent Bay, sono tornata." sussurrai, alzando la testa e guardando il cielo. "Tesoro!" la voce di mia madre mi distrasse dai miei pensieri. Mi voltai, facendo ondeggiare i capelli, mantenendomi il cappellino leggero di paglia che avevo in testa. La vidi appoggiata alla porta di casa, mano nella mano con la mia bellissima sorellina di quattro anni. "Che fai, non entri?" mi domandò, sorridendo. Sapevo benissimo che questo posto era mancato a lei quanto a me, se non di più. "Vorrei fare due passi prima." Lei annuì comprensiva, poi entrò in casa assieme ad Amy. Inforcai gli occhiali da sole e li indossai. Uscii velocemente il mio specchietto preferito e mi osservai. Non ero bellissima, ma per me andavo benissimo. Mi piacevo così come ero, difetti inclusi. Misi lo specchietto al suo posto, poi iniziai a camminare. La gente era diversa, ma i posti erano gli stessi di quattro anni prima. Arrivata al chiosco mi travolse un senso di nostalgia e commozione. Era lì che le Sleepover si riunivano ed era sempre lì che erano successe tantissime cose, una più importante dell'altra. Mi sedetti ad un tavolino e tolsi gli occhiali, appoggiai il mento sul palmo della mano destra e guardai il mare in lontananza. "Frankie?" sentii una voce maschile chiamarmi stupita. "Mh?" mormorai, voltando la faccia verso la fonte di distrazione dai miei pensieri. Sorrisi ampiamente vedendo che avevo di fronte. "Signor S.!" esclamai, alzandomi. Mi abbracciò forte, come avrebbe fatto un padre. Ricambiai quasi subito, poggiando il mento sulla sua spalla. Appena ci staccammo si sedette ed io lo imitai. "Come mai qui?" mi domandò. "Mio padre è stato trasferito...e così, eccomi di nuovo qui, elettrizzante ed amichevole come sempre." spiegai con un sorriso. "Io avrei detto cinica ed irritante." una voce rovinò il momento che si era creato, facendomi voltare con un cipiglio nervoso. Immaginavo chi fosse, ma vederlo lì, quattro anni dopo, di fronte a me abbracciato alla sua tavola da surf, mi faceva uno strano effetto. "Matthew." constatai, arricciando poi le labbra in una smorfia di disprezzo. Lui alzò di poco gli angoli della bocca, in una sorta di sorriso inconsapevole. Prima ancora che potesse dire qualcosa, un gruppo di ragazze urlanti lo chiamò. Il ragazzo sospirò teatralmente e mi diede una pacca sulla spalla, che di amichevole, per chi lo conosceva come me, non aveva nulla, e disse: "Scusa Frankie, ma non voglio fare aspettare le mie ragazze." Detto questo si allontanò, lasciandomi con un sopracciglio alzato e un epiteto poco carino che mi invadeva la bocca, ma che trattenni. Mi voltai nuovamente verso il signor S, che aveva assistito alla scena con uno strano sorriso. "In quattro anni quante cose sono cambiate?" domandai, ancora shoccata per il fatto che Matthew fosse accerchiato da ragazze. Il mio interlocutore rise e si strinse nelle spalle. "Tante Frankie, forse troppe. Ma lo vedrai con i tuoi stessi occhi." rispose leggermente divertito, mentre si alzava. "Allora, cosa ti porto?" domandò, facendomi sorridere. "Un frullato ai lamponi, grazie." dissi, per poi tornare ad ammirare il mare. Non vedevo l'ora di poter incontrare anche le altre. Con Kenny ero rimasta in contatto, ci sentivamo ogni giorno, ma lei evitava puntualmente di parlarmi delle altre ed io non insistevo più di tanto. Sapevo solo che, con la mia partenza, le SOCS si erano sciolte. Dopo poco arrivò il signor S con il mio frullato e, dopo aver pagato, iniziai a sorseggiarlo lentamente. Se Matthew è diventato una specie di Casanova dei poveri, dovrei aspettarmi di tutto. Pensai ovvia. "Frankie!!" riuscii solo a sentire una voce squillante e troppo familiare urlare il mio nome, ma non potei fare nulla per quello che successe dopo. Un uragano mi travolse, facendomi così cadere a terra con lei sopra; anche il bicchiere cadde, rovesciando così gli ultimi sorsi che avrei dovuto dare al frullato. Ma a me stava bene così. Sapete perché? Perché il mio uragano aveva un nome ed era "Kenny, ti prego mollami, non respiro." mi lamentai ridendo. Finalmente la ragazza si alzò e fece fare lo stesso anche a me. "Mi sei mancata così tanto." sussurrò con le lacrime agli occhi. L'abbracciai stretta. "Anche tu Kenny, mi sei mancata tantissimo." sussurrai in rimando. "Non te ne andrai più, vero?" mi chiese appena ci staccammo. Sorrisi e scossi la testa, ritrovandomela addosso per l'ennesima volta. Dopo una decina di minuti ci trovammo di fronte a casa mia. La mia nuova casa. "Vuoi entrare? Sai, sarebbe la prima volta che ci metto piede e non vorrei svenire sul pavimento di casa." scherzai, anche se ero davvero molto agitata. Lei mi sorrise ed annuì, così uscii le chiavi ed aprii la porta. "Eccoci qui.." sospirai ammirata. Il momento di adulazione alla casa fu breve, perché subito dopo mi vidi correre incontro la mia sorellina. "Funkie!" urlò ridendo. Non aveva problemi di pronuncia, solo che mi ha sempre chiamata così e ci eravamo affezionati un po' tutti a quel dolce soprannome. La presi in braccio e le baciai la testa. "Kenny, lei è Amelia, mia sorella." La piccola in braccio a me salutò timidamente con la mano, mentre l'altra era chiusa attorno ad una mia ciocca di capelli. "Amy, dove stanno mamma e papà?" chiesi, guardando negli occhi la mia bambina. Lei sorrise, mostrando la sua finestrella formata dai due denti d'avanti mancanti. "Mami sta facendo la spesa, mentre papi è andato a salutare dei vecchi amici." rispose. "Cosa che dovresti fare anche tu, Frankie." disse la mia migliore amica. Feci scendere mia sorella. "Amy, vuoi venire con noi?" chiesi dolcemente. Lei annuì con vigore. "Si, ma prima ti cambi." affermò Kenny spingendomi verso le scale. Salimmo in camera e quasi mi commossi. Era bellissima, molto simile a quella che avevo prima. Troppo presa dal guardarmi attorno non mi resi conto che Kenny aveva in mano una foto. Mi guardò con un sorrisetto malizioso. "E questa cosa ci fa qui?" mi domandò divertita. Le strappai dalle mani la cornice argentata con qualche cuore con dei brillantini bianchi. All'interno di essa si trovava la foto che aveva fatto il padre di Rosie alla gara di ballo, ovvero io e Matthew che ballavamo. "Deve essere uno scherzo di mia madre." borbottai, arrossendo lievemente. Era una bugia, lo avevano capito persino i muri. La cornice me l'aveva regalata Natasha, una ragazza che era diventata mia amica in Australia. La foto...beh, la foto ce l'avevo messa io. Mi piaceva come risultava l'insieme...e poi, in fondo, mi mancavano persino gli M+M. La mia migliore amica scoppiò a ridere. "Sbrigati, dai. Rimarrai stupita da quanto sia cambiato qui senza di te." mi disse. Mi chiusi in bagno e mi lavai velocemente, per poi uscire infagottata in un asciugamano. Kenny stava seduta sul mio letto e parlava al cellulare, con chi non lo so. Infilai l'intimo e mi addentrai negli oscuri misteri delle valige ancora da disfare. Alla fine optai per dei jeans chiari e sfilacciati, una maglietta bianca mono spalla e un fermaglio per i capelli bianco a forma di fiore con qualche piuma. Indossai le ballerine, anche esse bianche, poi un il mio orologio d'oro bianco. "Pronta!" esclamai. La mia amica sorrise e mi prese per un braccio. Seduta sulla poltroncina si trovava Amy. Indossava un grazioso vestitino giallo a fiori e un fermaglio arancione tra i capelli castani. Si alzò non appena ci vide. La presi per mano ed uscimmo. Chiusi casa a chiave e ci incamminammo. "Dove ci porti?" domandai alla mia amica sportiva, che guardò l'ora. "Al liceo artistico. E' qui vicino e a quest'ora i ragazzi stanno per uscire." rispose con un sorriso misterioso. "Cosa mi nascondi?" chiesi con un lieve sorriso, ma ricevetti un'alzata di spalle. Parlando del più e del meno arrivammo finalmente ai cancelli del liceo. Avevo preso in braccio mia sorella nel frattempo, la quale non sopportava l'idea di camminare tanto. "Ehi Kenny!" sentii un ragazzo chiamare la mia amica, che sorrise e fece cenno di avvicinarsi. Io davo le spalle e non potevo vedere. Alzai un sopracciglio, curiosa. Mi voltai appena ebbi il ragazzo al mio fianco. "Frankie! Kenny mi aveva detto che avremmo avuto ospiti oggi." disse sorridendo amichevolmente. "Marco?" chiesi, stupita. Lui annuì senza abbandonare il sorriso. Mia sorella nel frattempo si era schiacciata maggiormente contro a me e guardava il ragazzo con un misto di spavento e curiosità. "Amy, non devi avere paura. Lui è Marco, un mio vecchio amico." spiegai con un sorriso divertito. Ed ecco l'ennesima stranezza del giorno! Chi l'avrebbe mai pensato che avrei chiamato un ex M+M amico? "Marco, lei è mia sorella Amelia, ma la chiamiamo tutti Amy." dissi al ragazzo, che carezzò lievemente la testa della piccola, che si aprì in un sorriso. "Ora dove si va?" chiesi a Kenny, la quale mosse il dito in segno di negazione d'avanti ai miei occhi. "No, no cara Frankie. Dobbiamo aspettare un'altra persona." rispose sorridendo. Quasi subito dopo arrivò di corsa un ragazzo biondo, che frenò proprio al mio fianco. "Ehi Ken." disse sorridendo e battendo il cinque alla mia amica. "Ti ricordi di Ryan, vero? Ryan Scott." mi chiese. Come dimenticarmi di quel ragazzo che aveva fatto litigare le mie due amiche? Infatti feci una faccia contrariata. "Come dimenticarsene." soffiai. La mia amica sbuffò. "Dai Frankie, è cambiato. Prova a dargli una possibilità." provò a convincermi. Mi strinsi nelle spalle. "Non lo so. Certe persone non cambiano mai." rispose, facendo come se il ragazzo non fosse al mio fianco. "Non eri tu quella che una volta, per telefono, mi dicesti che in chiunque c'era del buono, persino in Matthew?" Ecco qui, signori e signori! La mia adorabile Kenny, campionessa nel mettere in mezzo situazioni imbarazzanti. "Lo ha detto?" chiesero Ryan e Marco contemporaneamente, stupiti. "L'ho detto?" chiesi confusa. Lei sospirò divertita. "Si, lo hai detto." rispose. "Non mi ricordo." mentii borbottando. "Vediamo se ricordi così: quella stessa volta dicesti che il tuo compagno di banco era un fico assurdo, ma che non superava il fascino di Matt.." si stava realmente divertendo. La bloccai, esclamando a gran voce: "Ora ricordo!" Scoppiò a ridere, seguita da uno shoccato Marco e uno stupito Ryan. Fortunatamente il cellulare mi salvò dall'imbarazzo. "Pronto?" chiesi. "Francesca Thomas, vieni immediatamente a casa. E' un emergenza." non mi diede nemmeno il tempo di ribattere che chiuse la chiamata. Sospirai e mi voltai verso i tre. "Scusate ragazzi, ma devo andare." affermai, stringendo mia sorella, che si accoccolò. Lì per lì non notai la scintilla negli occhi di Kenny, che avrebbe dovuto preoccuparmi. "Ti accompagniamo, vero?" disse lei, voltandosi verso i due che annuirono. Così ci incamminammo. Non sapevo cosa mi aspettava a casa, ma temevo il peggio.

Il piccolo angolo dell'autrice isterica.
Eccomi qui con il primo capitolo, che spero piaccia. Saluti, Pat.

  
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