Meet
the little pharaoh
"Accidenti, e adesso dove siamo
finiti?" si lamentò Marik, osservando davanti a sé un giardino di piante
esotiche e fiori colorati, dietro al quale si ergeva imponente un grande
edificio dalle pareti affrescate ad immagini di simboli dal recondito
significato, simili al tatuaggio che aveva sulla schiena e che, quindi, non gli
evocavano ricordi positivi.
"Mah…" fu il commento di Bakura,
che si stava lavando le mani ancora sporche di sangue e placenta nello stagno
del giardino, cercando anche di rendere meno visibile la macchia rossa che aveva
sulla maglietta. "Sembra che abbia ucciso qualcuno… L’unica volta che non
è così!"
Solo in quel momento Marik si rese
veramente conto di quello che avevano fatto. "No, non ci posso credere… E se
adesso avessimo sconvolto tutto? Se quel bambino e sua madre dovevano morire?"
"Oh, sarà tutta colpa tua" alzò le
spalle Bakura. "Dai, al massimo li uccidiamo noi" Dopo l’occhiata di fuoco
che l’egiziano gli scoccò, si dovette correggere. "Stavo solo
scherzando…" Sembrava veramente molto suscettibile per quanto riguardava i
problemi di parto.
"Non siete proprio cresciuti da quando
ci siamo visti, e dire che sono passati ben sei anni" disse una voce alle loro
spalle. "Siete proprio degli spiriti…"
Si voltarono, e rividero davanti a loro
la stessa donna incontrata qualche momento prima, riconoscibile nonostante il
tempo che aveva agito su di lei, rendendole i seni molli e cadenti per
l’allattamento e scavandogli alcune rughe leggere ai lati degli occhi e della
bocca.
"Spero che le mie offerte vi siano
arrivate" proseguì, stropicciandosi le mani. "Grazie ancora"
Solo allora Bakura si rese conto di una
cosa, e si maledisse per non essersene accorto prima. Visto che l’avevano
incontrata in un luogo sperduto, e senza scorta, si era persuaso che si
trattasse di una poveraccia, di una vagabonda, e non aveva nemmeno notato che
indossava, al contrario, dei vestiti di seta pregiata, e che non aveva la pelle
rovinata dai lavori nei campi o nelle botteghe. Solo che se ne era appunto
accorto in quel momento, vedendola ingioiellata e con un diadema d’oro sulla
testa, che risaltava tra la chioma nera.
"Voi comparite sempre quando ho bisogno
di voi" disse lei. "Mi spiace dovervi chiedere ancora un favore, ma non so
proprio a chi affidare i bambini. Il loro maestro è occupato in una missione
importante… Dopotutto è uno dei sei custodi… E non posso sempre chiedere
aiuto a Shimon, lui è il gran visir! Non ha tempo di badare a dei bambini"
"Come se noi lo avessimo" sbottò
Bakura a sentire il nome di Shimon, che ricordava essere il custode della chiave
millenaria.
La donna li abbracciò. "Grazie!"
"Ma non ti abbiamo ancora detto di
si…" cercò di spiegare Marik, mentre soffocava sotto la sua presa.
Lei li lasciò, quindi scomparve per un
attimo dietro alle piante del giardino e ritornò accompagnata da un gruppo di
sei bambini, tre maschi e tre femmine. Si rivolse ad uno di loro, lo prese per
mano e lo condusse davanti ai due ragazzi che stavano pensando a come poter
sfuggire a quella situazione. "Questo è il bambino che avete fatto nascere"
disse loro. "Su, Ramses, salutali"
"Ramses?" pensò Bakura e,
incuriosito, abbassò lo sguardo sul bambino.
Anche Marik fece la stessa cosa, quindi
toccò leggermente la spalla dell’amico e gli sussurrò: "Ma non ti ricorda
qualcuno?"
"Tao…" fece il piccolo Ramses con
una vocetta infantile, osservandoli incuriosito.
Bakura passò lo sguardo sui suoi occhi
viola, sulla frangetta bionda e sui capelli neri che stavano crescendo
leggermente a punta, diventando viola alle estremità. "No, non dirmelo…"
commentò all’indirizzo di Marik. "Non dirmi che abbiamo fatto nascere…
quel Faraone!"
"Abbiamo fatto di peggio" negò
l’amico, non meno sconvolto. "Gli abbiamo anche dato il suo nome segreto, la
chiave di tutto il suo potere"
"Allora, grazie" sorrise la donna,
dando ai due ragazzi due leggere pacche sulle spalle. Questi, in realtà, non
erano rimasti in silenzio perché avevano accettato l’incarico affidatogli, ma
perché troppo sconvolti da quello che avevano fatto.
"Fate i bravi" Lei ammonì i bambini
senza troppa severità, quindi fece per andarsene, ma Ramses le afferrò il
lembo della gonna, cercando di trattenerla.
"Quindi questa è Baketamon…"
rifletté Bakura, che non aveva realizzato ancora la situazione. "La moglie di
Horemheb Akunakamon…"
Baketamon staccò dolcemente le mani del
figlio dalla sua gonna e lo accarezzò leggermente sulla fronte. "Non posso
restare, lo sai" Quindi, senza indugiare oltre, si allontanò, stando ben
attenta a non farsi seguire.
Ramses rimase ad osservarla finché non
fu scomparsa dall’orizzonte, poi grossi lacrimoni iniziarono ad uscire dai
suoi grandi occhi. Si sedette a terra e iniziò a strofinarseli. "Uue…" Il
singhiozzo si trasformò in un pianto dirotto.
Bakura si appoggiò le mani sulle
orecchie, sentendo i timpani doloranti. "Ti prego, fallo smettere!"
"Si, e come?" Marik si massaggiò le
tempie, sentendo che stava per arrivare un forte mal di testa. Fortunatamente,
si ricordò di una cosa che Rishid gli aveva raccontato sulla sua infanzia e
sperò che potesse funzionare anche con altri bambini. Si mise a terra gattoni
davanti a Ramses. "Vuoi fare cavallino?"
Il bambino smise di urlare, ed osservò
incuriosito il nuovo arrivato, che lo invitava a salire sulla sua schiena. Si
asciugò le lacrime dagli occhi, che gli appannavano la vista, e, con titubanza,
si arrampicò sulla schiena di Marik. Bakura tirò un sospiro di sollievo per il
silenzio ristabilito.
Ramses, scoperto quanto fosse divertente
girare per il giardino trasportato in quel modo, iniziò ad urlare: "Veloce,
veloce!", aggrappandosi alla testa di Marik per non cadere.
"Non tirarmi i capelli!" esclamò il
povero ragazzo. Immediatamente, altre lacrime si addossarono sulle ciglia dl
bambino, così che Marik dovette correggersi immediatamente e aumentare
l’andatura pur di evitare gli strilli.
Gli altri bambini, a parte uno,
incuriositi da quel nuovo gioco, ebbero la straordinaria idea di montare in
groppa a Marik tutti insieme, incitati anche dallo stesso Ramses, senza
preoccuparsi minimamente del proprio peso. Inevitabilmente, le braccia del
ragazzo non ressero a tutto quel carico, e, alla fine, Marik si accasciò a
terra, facendoli precipitare tutti in malo modo.
"La mia povera schiena…" mormorò,
senza riuscire ad alzarsi.
"Ma perché ti sei fatto
coinvolgere?!" si lamentò Bakura, che si era appena ripreso dal mal di testa.
Ramses ed un’altra bambina che sembrava
ancora più piccola di lui stavano per rimettersi a piangere, ma furono
interrotti dall’unico dei loro compagni rimasto a terra. "E voi sareste
davvero degli spiriti mandati dagli dei?" domandò questi, osservandoli
scettico con i suoi profondi occhi blu seminascosti dalla frangetta castana.
"A me sembrate solo due sempliciotti che non hanno pazienza e non sono in
grado di controllare la propria rabbia"
Prima che Marik e Bakura potessero
ribattere, lamentandosi del fatto che un bambino, certo, magari anche di dieci
anni, ma pur sempre un bambino, potesse parlare in quel modo, intervenne
un’altra bambina, della sua stessa età, dai lunghi capelli color cioccolata.
"Sethi! Non sei gentile!" E lo rimproverò fissandolo con i suoi occhi
verdi.
"E sta’ un po’ zitta, Tuya"
ribattè lui.
"Sethi?" ripetè Marik.
"Allora questo è Kaiba…" dedusse
Bakura, quindi entrambi aggiunsero: "era antipatico fin da piccolino!"
"Tu che ne pensi, Mahado?" domandò
Sethi al bambino più grande, probabilmente sui dodici anni, che aveva la
carnagione leggermente più chiara rispetto alla loro, e i lineamenti un poco più
dolci.
Quello alzò le spalle. "Se l’ha
detto la Grande Sposa Reale…"
"…dev’essere così" terminò la
frase l’altra bambina di nove anni, l’unica ad avere i capelli neri come gli
egiziani purosangue.
"Anche tu, Isis…" sbuffò Sethi,
quindi incrociò le braccia e rivolse lo sguardo altrove, offeso per essere in
minoranza.
Marik, finalmente, si riprese dalla botta
subita e si alzò, ripulendosi i pantaloni beige. "Che si fa?"
Bakura riflettè per un attimo. "Ho
un’idea" disse infine. "Bambini, ascoltatemi, ora faremo un gioco…"
"Meno male che ero io quello che si
faceva coinvolgere…" commentò ironico Marik, incrociando le braccia.
Il ladro lo ignorò. "Adesso io conto
fino a sessantuno, nel frattempo voi vi nascondete, poi io vengo a cercarvi. Se
riesco a trovarvi ho vinto io, altrimenti avete vinto voi. Tutto chiaro?"
I bambini, avvicinatisi per ascoltare le
regole, annuirono, curiosi di provare un gioco straniero. Tutti tranne Sethi,
ovviamente. "Io non gioco" affermò, e si sedette sotto l’albero di
sicomoro più vicino con uno sguardo di sfida.
Bakura si trattenne dallo strozzarlo
seduta stante. "Pronti?" Si nascose il volto con le mani. "Via… Uno,
due…"
"Tu non guardare" Tuya ammonì Marik,
il quale fu costretto a coprirsi gli occhi pur i mandarli via. Il gruppetto si
disperse quindi per tutto il guardino. "E ora?" chiese il ragazzo, non
appena Bakura ebbe terminato di contare, per altro troppo in fretta per credere
che fosse veramente arrivato fino a sessantuno. "Non vorrai andarli a cercare sul
serio"
"Certo che no" sbuffò l’albino.
"Adesso ce la filiamo mentre sono nascosti"
Prima che potessero allontanarsi, una
voce li fermò. "Quetto gioco è butto" Ramses era uscito dal suo
nascondiglio: evidentemente si annoiava a stare fermo in un unico posto per
troppo tempo.
Bakura contò mentalmente fino a dieci.
"E’ bellissimo, invece. Fila a nasconderti!" Gli occhi di Ramses si
riempirono di lacrime.
"Va bene, va bene" intervenne Marik,
prima che al suo amico venisse un infarto per la rabbia. "Facciamo
qualcos’altro…" Tutti i bambini, tranne Sethi, che non si era minimamente
mosso, si radunarono di nuovo davanti a loro. Il ragazzo prese il primo rametto
che trovò e disegnò una chiocciola sul terreno fangoso, poi la divise in
quadrati. "Bisogna arrivare saltellando su un piede solo fino al centro e poi
tornare indietro. Chi ce la fa vince una casella su cui gli altri, al turno
successivo, non possono passare"
"Bello…" commentò la più
piccolina, che aveva grandi occhi verdi brillanti e disordinati capelli castano
scuro. "Io, io!"
"Dai, Mana, prova" la incoraggiò
Mahado, che si era evidentemente autonominato suo fratello maggiore.
I bambini furono subito presi da questo
nuovo gioco, e si disinteressarono totalmente dei loro baby-sitter.
"Che roba è?" domandò Bakura
divertito, che si era seduto sotto un altro albero, quando Marik lo raggiunse.
"La versione taroccata di campana?"
"L’importante è che li tenga
occupati e non li faccia piangere" ribattè lui, seccato. "Ed è meglio di
quanto abbia fatto tu…" E qui sorrise ironico, avendo come risposta solo uno
sbuffo seccato.
Per qualche minuto la situazione rimase
tranquilla, finchè non toccò a Ramses provare a terminare il percorso. Finora,
c’era riuscito solo Mahado, che aveva conquistato la prima casella. Nel
tentativo di saltarla, come da regolamento, Ramses incespicò, per aver le gambe
corte di un bambino di sei anni, e cadde lungo e disteso per terra.
Bakura maledì mentalmente tutte le cose
che gli vennero in mente. "Adesso si mette a frignare, lo sento…"
La sua predizione si avverò nemmeno un
istante dopo, poiché il principino scoppiò in un pianto dirotto. "Voio
vincere io!" gridava.
Marik, che si era alzato ed era andato a
controllare la situazione, non potè resistere dal ridere di questa
affermazione. "Non si può vincere sempre, mio caro Re dei Giochi" E si sentì
quasi sollevato nello scoprire che anche il Faraone, in fondo, era una persona
normale, o quasi.
"No, la colpa è mia" intervenne
Mahado. "Non avrei dovuto vincere"
Bakura, che aveva chiuso gli occhi
cercando di concentrarsi su qualcos’altro pur di non sentire le urla, li riaprì
immediatamente.
Voglio
vedere il mondo che vuoi creare per noi…
Io
diventerò il tuo servitore per sempre, faraone…
Per
sempre…
Si alzò e si avvicinò al gruppo. "Non
è proprio colpa tua. Non è affatto colpa tua" gli disse. Afferrò Ramses per
la collottola, se lo mise a dorso in giù sulle ginocchia e iniziò a
sculacciarlo, fregandosene altamente dei suoi urli.
Scherzavano? Quando era piccolino, e già
costretto a rubare pur di sopravvivere, aveva sempre pensato al Faraone come ad
un essere capriccioso, che faceva il bello e il cattivo tempo, senza pensare a
nessun altro che non fosse sé stesso. Poi, aveva incontrato il "Faraone Yami"
e lo aveva visto sacrificarsi per salvare il suo popolo: anche se non
l’avrebbe mai ammesso, nemmeno a sé stesso, un poco l’aveva ammirato, e
aveva pensato che forse non tutti i sovrani fossero indisponenti. Invece, adesso
scopriva che anche lui era come se lo era immaginato e, probabilmente, anche il
suo stesso sacrificio era stato un caso.
Mahado, lui si che si era sacrificato,
solo per aiutare qualcuno che non lo meritava affatto. Quando lo aveva visto
diventare il Mago Nero, si era stupito di un simile gesto, ma, riflettendoci,
era comprensibile, visto che si trattava di salvare un paese, oltre che di
proteggere il Faraone. Ma sentirsi in colpa per aver battuto un bambino in un
gioco infantile… Era ora che qualcuno insegnasse l’educazione a quel
principe capriccioso.
"Ci stai prendendo gusto?" chiese
alla fine Marik, vedendo che non smetteva più di sculacciarlo.
"Si, devo ammetterlo"
Mahado era rimasto sconvolto da quella
scena, poiché probabilmente nessuno, nemmeno suo padre, aveva mai osato alzare
le mani su Ramses. "Smettila subito!" gridò. "Non toccare il principe!"
Il Mago delle Illusioni, il suo ka, sebbene in una versione rimpicciolita più
debole, comparve sopra di lui.
Bakura lasciò cadere Ramses e si gettò
a terra giusto in tempo per evitare che una sfera di energia magica lo colpisse
in pieno. "Come diavolo fa ad essere già capace di evocare il suo spirito?"
commentò mentre si rialzava, con la bocca impastata di erba.
"Mahado è il principe di Mitanni"
gli spiegò Sethi, che si era alzato dal suo posto per tutto quel trambusto.
"Quindi il suo è un ka reale, più potente del normale. Anche se, qui a
Menfi, è solo un ostaggio…"
"Ah, si…?" A sapere quelle notizie,
il suo sacrificio durante la loro battaglia sembrava sempre più assurdo.
"Cosa sta succedendo qui?" Un anziano
signore era appena arrivato dal fondo del giardino, facendosi riconoscere come
il visir Shimon a causa della veste che indossava. Due guardie lo scortavano.
"E
questo sarebbe gli occhi e le orecchie del Faraone?" commentò bonariamente
Marik all’indirizzo della sua età avanzata. "Secondo me è orbo e sordo…
E poi, somiglia al nonno di Yuugi…" Questo probabilmente era l’insulto
peggiore che gli fosse venuto in mente.
"E
purtroppo rompe pure quanto quel vecchio" gli fece eco Bakura.
Ramses
si gettò tra le sue braccia, piangendo e strofinando il visino cicciotto contro
la sua veste immacolata. "Micino, che cosa ti è successo…"
"Oh,
gli farà male il culetto…" mormorò Bakura sottovoce, imitando il tono
melenso del visir, tanto che Marik si dovette premere due dita sulle labbra per
non scoppiare a ridere davanti ad un personaggio così importante, almeno a quei
tempi.
"Loro…"
Mahado puntò il dito contro i due ragazzi, prontamente imitato dagli altri
bambini, Sethi a parte, che si limitò semplicemente a sbadigliare, "…hanno
osato picchiare il principe Ramses"
"COSA?!"
esclamò Shimon teatralmente. "Guardie, arrestateli immediatamente!" I due
soldati che lo accompagnavano sfoderarono immediatamente le spade.
"Ma
che, scherziamo?!" Marik indietreggiò di alcuni passi.
"Okay,
ve la siete cercata…" L’anello millenario iniziò a brillare
pericolosamente sotto la maglia di Bakura.
"Ma
smettiamola, per favore!" Sethi si frappose fra i due e le guardie. "Ramses,
mi fai proprio pena. Devi sempre andare a rifugiarti tra le gonne della mammina…"
Immediatamente,
il bambino si staccò da Shimon e si asciugò le lacrime con il dorso della
mano. "Non è vero!" E battè un piede per terra.
Il
visir guardò i due ragazzi, poi sorrise mestamente. "E va bene…" sospirò
infine. "Ma d’ora in poi, evitate simili comportamenti nei confronti della
famiglia reale…" Le guardie rinfoderarono le spade al suo cenno. Marik e
Bakura risposero con un si molto poco convinto, e aspettarono che Shimon se ne
andasse prima di sfogarsi imprecando contro chiunque, specialmente contro Mahado
che aveva fatto la spia e con Sethi che, a detta loro, non avrebbe dovuto
permettersi di aiutarli.
"Si,
si…" replicò il ragazzino, del tutto indifferente alle loro critiche.
"Adesso, che gioco avete intenzione di proporci?"
I
due si guardarono. "Mi è venuta una bella idea…" commentò infine Marik.
"Vieni, aiutami"
"E’
una delle intuizioni geniali come quelle che scovavi per uccidere il Faraone?"
replicò sorridendo ironico Bakura, ma infine si decise ad aiutarlo. In poco
tempo riuscirono a disegnare nel terriccio qualcosa di molto simile ad un
piccolo campo da calcetto, con tanto di porte fatte con sottili rametti di
papiro.
"Gioco
anche io" disse Sethi, una volta che furono spiegate le regole. La cosa lasciò
stupefatta anche i suoi stessi amici, i quali evidentemente non erano abituati a
vederlo così socievole. Tuttavia, per non sembralo troppo, pretese di essere
lui a decidere le squadre. Si mise quindi in squadra con le due ragazze,
lasciando Mahado con i due piccolini, Mana e Ramses, in modo da essere
abbastanza equilibrati.
Marik
e Bakura si sedettero al confine del campo, in vece di arbitri, anche se poi
finirono per farsi prendere dal gioco, visto che i bambini si impegnavano
sicuramente di più dei giocatori normali, senza prendere miliardi.
Poi,
Sethi dribblò abilmente Mahado, facendo passare la palla sotto le sue gambe, e
tirò nella porta difesa da Ramses, il quale, per prenderla, finì per farsi
colpire in viso. Il contraccolpo lo fece cadere rovinosamente a terra e, quando
riuscì lentamente a rialzarsi, un sottile rivolo rosso iniziò a scendergli dal
naso, attraversando la bocca e colando per il mento. Le labbra iniziarono
lentamente a tremare.
Bakura
alzò gli occhi al cielo, già preparato a ricevere un’altra scarica di urli.
"Ra, abbi pietà!"
"Gol"
commentò semplicemente Sethi, tornando nella sua metà del campo. "Forse
questo gioco è troppo duro per il piccolo principe…"
Ramses
si strofinò il naso con il dorso della mano, quindi recuperò la palla e la
passò a Mahado. Nessuna lacrima uscì dai suoi occhi. "Stai bene attento,
perché dalla mia porta non passerà più niente" Sethi si limitò ad un
sorriso tra l’ironico e il soddisfatto, mentre osservava le labbra infantili
del principe farsi sottili per la determinazione e le sopracciglia piegarsi
leggermente per la concentrazione.
Marik
e Bakura osservarono la scena senza parlare. "Erano rivali fin da
bambini…" commentò alla fine il primo, una volta che il gioco fu ripreso.
"Rivali…"
ripetè il secondo. Non ne era affatto convinto, non del tutto, almeno. Tutto ciò
che Sethi diceva o faceva gli sembrava finalizzato solamente a suscitare
l’orgoglio di Ramses, per renderlo meno frignone e mammone. Era come se lo
stesse allenando a diventare un buon Faraone. Questa era l’impressione che
aveva avuto guardando i due bambini.
"No"
si corresse da solo Marik, come rispondendo ai suoi pensieri. "Erano compagni
fin da bambini…"
Bakura
annuì. "Ma, evidentemente, è destino che Kaiba perda contro il faraone"
aggiunse, osservando con quale incredibile abilità nascosta Ramses riuscisse a
parare tutti i tiri di Sethi.
Nella prossima puntata…
Mi domando proprio che diavolo stiano combinando
tutti! Sono già passate cinque ore, e io non ho notizie da nessuno, né nel
presente né nel passato. Ma dopotutto, cosa posso aspettarmi da un branco
d’idioti come quelli? Lo sento, faranno solo casini, e altereranno ancora di
più la storia… Scommetto quello che volete che porteranno qualcuno da un
tempo all’altro!
Prossima puntata: "Colto in flagrante" Non
perdetela!
Hola!
Chiedo scusa per il titolo del capitolo in inglese,
ma in italiano mi stonava proprio, non mi piaceva. Comunque penso che abbiate
capito tutti che la traduzione era "incontra il piccolo faraone". Sono anche
contento che abbiano già trasmesso la puntata della morte di Mahado, così si
capisce meglio a cosa si riferisce Bakura quando si arrabbia (a parte che si
arrabbia continuamente…)
Come al solito,
grazie a tutti per aver letto la storia, soprattutto a Ishizu (grazie dei
complimenti), Death Angel (si, effettivamente le parti di Bakura e Marik sono
quelle venute meglio, perché sono molto meno serie delle altre… Spero quindi
che ti sia piaciuto tutto questo capitolo dedicato a loro ^^), Eli (ecco a te i
nostri due "eroi" alle prese con il faraone… Come ti sembrano?
^_-), Evee
(Mi fa piacere che non ti abbia deluso, ma ovviamente non si può pretendere
molto da nessuno di loro… Non so cosa combinerà Seto, ma da quello che ho
visto penso riuscirà a fare più di tutti anche rimanendo in ufficio ^_-), Ayu
chan (ah, non credo di essere così bravo da riuscire a farti cambiare idea su un
personaggio, anche se mi piacerebbe ^^),
bnr (o Kim? Come ti devo chiamare? Bè,
di solito le cose più importanti alla fine sono le più ovvie ^^’’ Spero
che Atemu abbia fatto il suo dovere in questo capitolo ^_- Precisamente, perché
la scena del parto ti ha colpito? L’hai trovata strana?) e
Ita rb (mi fa piacere che ti sia piaciuto, ma potresti allungare di meno le
parole? Deformano un casino la pagina ^^'' Capisco lo stesso cosa mi vuoi dire,e
sei gentilissima) per le loro
recensioni.
Continuate a seguire la mia storia ^_^ Alla prossima,
spero, presto.
Hui Xie