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Autore: Hui Xie    24/01/2006    5 recensioni
Il puzzle e Yami sono scomparsi, Jounouchi è tornato un teppista, Gozaburo è ancora a capo della Kaiba Corporation, Marik non è più un custode delle tombe... E' un altro anime? No, è solo una semplicissima distorsione temporale... Capitolo nove modificato.
Genere: Avventura, Commedia, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Meet the little pharaoh

Meet the little pharaoh

"Accidenti, e adesso dove siamo finiti?" si lamentò Marik, osservando davanti a sé un giardino di piante esotiche e fiori colorati, dietro al quale si ergeva imponente un grande edificio dalle pareti affrescate ad immagini di simboli dal recondito significato, simili al tatuaggio che aveva sulla schiena e che, quindi, non gli evocavano ricordi positivi.

"Mah…" fu il commento di Bakura, che si stava lavando le mani ancora sporche di sangue e placenta nello stagno del giardino, cercando anche di rendere meno visibile la macchia rossa che aveva sulla maglietta. "Sembra che abbia ucciso qualcuno… L’unica volta che non è così!"

Solo in quel momento Marik si rese veramente conto di quello che avevano fatto. "No, non ci posso credere… E se adesso avessimo sconvolto tutto? Se quel bambino e sua madre dovevano morire?"

"Oh, sarà tutta colpa tua" alzò le spalle Bakura. "Dai, al massimo li uccidiamo noi" Dopo l’occhiata di fuoco che l’egiziano gli scoccò, si dovette correggere. "Stavo solo scherzando…" Sembrava veramente molto suscettibile per quanto riguardava i problemi di parto.

"Non siete proprio cresciuti da quando ci siamo visti, e dire che sono passati ben sei anni" disse una voce alle loro spalle. "Siete proprio degli spiriti…"

Si voltarono, e rividero davanti a loro la stessa donna incontrata qualche momento prima, riconoscibile nonostante il tempo che aveva agito su di lei, rendendole i seni molli e cadenti per l’allattamento e scavandogli alcune rughe leggere ai lati degli occhi e della bocca.

"Spero che le mie offerte vi siano arrivate" proseguì, stropicciandosi le mani. "Grazie ancora"

Solo allora Bakura si rese conto di una cosa, e si maledisse per non essersene accorto prima. Visto che l’avevano incontrata in un luogo sperduto, e senza scorta, si era persuaso che si trattasse di una poveraccia, di una vagabonda, e non aveva nemmeno notato che indossava, al contrario, dei vestiti di seta pregiata, e che non aveva la pelle rovinata dai lavori nei campi o nelle botteghe. Solo che se ne era appunto accorto in quel momento, vedendola ingioiellata e con un diadema d’oro sulla testa, che risaltava tra la chioma nera.

"Voi comparite sempre quando ho bisogno di voi" disse lei. "Mi spiace dovervi chiedere ancora un favore, ma non so proprio a chi affidare i bambini. Il loro maestro è occupato in una missione importante… Dopotutto è uno dei sei custodi… E non posso sempre chiedere aiuto a Shimon, lui è il gran visir! Non ha tempo di badare a dei bambini"

"Come se noi lo avessimo" sbottò Bakura a sentire il nome di Shimon, che ricordava essere il custode della chiave millenaria.

La donna li abbracciò. "Grazie!"

"Ma non ti abbiamo ancora detto di si…" cercò di spiegare Marik, mentre soffocava sotto la sua presa.

Lei li lasciò, quindi scomparve per un attimo dietro alle piante del giardino e ritornò accompagnata da un gruppo di sei bambini, tre maschi e tre femmine. Si rivolse ad uno di loro, lo prese per mano e lo condusse davanti ai due ragazzi che stavano pensando a come poter sfuggire a quella situazione. "Questo è il bambino che avete fatto nascere" disse loro. "Su, Ramses, salutali"

"Ramses?" pensò Bakura e, incuriosito, abbassò lo sguardo sul bambino.

Anche Marik fece la stessa cosa, quindi toccò leggermente la spalla dell’amico e gli sussurrò: "Ma non ti ricorda qualcuno?"

"Tao…" fece il piccolo Ramses con una vocetta infantile, osservandoli incuriosito.

Bakura passò lo sguardo sui suoi occhi viola, sulla frangetta bionda e sui capelli neri che stavano crescendo leggermente a punta, diventando viola alle estremità. "No, non dirmelo…" commentò all’indirizzo di Marik. "Non dirmi che abbiamo fatto nascere… quel Faraone!"

"Abbiamo fatto di peggio" negò l’amico, non meno sconvolto. "Gli abbiamo anche dato il suo nome segreto, la chiave di tutto il suo potere"

"Allora, grazie" sorrise la donna, dando ai due ragazzi due leggere pacche sulle spalle. Questi, in realtà, non erano rimasti in silenzio perché avevano accettato l’incarico affidatogli, ma perché troppo sconvolti da quello che avevano fatto.

"Fate i bravi" Lei ammonì i bambini senza troppa severità, quindi fece per andarsene, ma Ramses le afferrò il lembo della gonna, cercando di trattenerla.

"Quindi questa è Baketamon…" rifletté Bakura, che non aveva realizzato ancora la situazione. "La moglie di Horemheb Akunakamon…"

Baketamon staccò dolcemente le mani del figlio dalla sua gonna e lo accarezzò leggermente sulla fronte. "Non posso restare, lo sai" Quindi, senza indugiare oltre, si allontanò, stando ben attenta a non farsi seguire.

Ramses rimase ad osservarla finché non fu scomparsa dall’orizzonte, poi grossi lacrimoni iniziarono ad uscire dai suoi grandi occhi. Si sedette a terra e iniziò a strofinarseli. "Uue…" Il singhiozzo si trasformò in un pianto dirotto.

Bakura si appoggiò le mani sulle orecchie, sentendo i timpani doloranti. "Ti prego, fallo smettere!"

"Si, e come?" Marik si massaggiò le tempie, sentendo che stava per arrivare un forte mal di testa. Fortunatamente, si ricordò di una cosa che Rishid gli aveva raccontato sulla sua infanzia e sperò che potesse funzionare anche con altri bambini. Si mise a terra gattoni davanti a Ramses. "Vuoi fare cavallino?"

Il bambino smise di urlare, ed osservò incuriosito il nuovo arrivato, che lo invitava a salire sulla sua schiena. Si asciugò le lacrime dagli occhi, che gli appannavano la vista, e, con titubanza, si arrampicò sulla schiena di Marik. Bakura tirò un sospiro di sollievo per il silenzio ristabilito.

Ramses, scoperto quanto fosse divertente girare per il giardino trasportato in quel modo, iniziò ad urlare: "Veloce, veloce!", aggrappandosi alla testa di Marik per non cadere.

"Non tirarmi i capelli!" esclamò il povero ragazzo. Immediatamente, altre lacrime si addossarono sulle ciglia dl bambino, così che Marik dovette correggersi immediatamente e aumentare l’andatura pur di evitare gli strilli.

Gli altri bambini, a parte uno, incuriositi da quel nuovo gioco, ebbero la straordinaria idea di montare in groppa a Marik tutti insieme, incitati anche dallo stesso Ramses, senza preoccuparsi minimamente del proprio peso. Inevitabilmente, le braccia del ragazzo non ressero a tutto quel carico, e, alla fine, Marik si accasciò a terra, facendoli precipitare tutti in malo modo.

"La mia povera schiena…" mormorò, senza riuscire ad alzarsi.

"Ma perché ti sei fatto coinvolgere?!" si lamentò Bakura, che si era appena ripreso dal mal di testa.

Ramses ed un’altra bambina che sembrava ancora più piccola di lui stavano per rimettersi a piangere, ma furono interrotti dall’unico dei loro compagni rimasto a terra. "E voi sareste davvero degli spiriti mandati dagli dei?" domandò questi, osservandoli scettico con i suoi profondi occhi blu seminascosti dalla frangetta castana. "A me sembrate solo due sempliciotti che non hanno pazienza e non sono in grado di controllare la propria rabbia"

Prima che Marik e Bakura potessero ribattere, lamentandosi del fatto che un bambino, certo, magari anche di dieci anni, ma pur sempre un bambino, potesse parlare in quel modo, intervenne un’altra bambina, della sua stessa età, dai lunghi capelli color cioccolata. "Sethi! Non sei gentile!" E lo rimproverò fissandolo con i suoi occhi verdi.

"E sta’ un po’ zitta, Tuya" ribattè lui.

"Sethi?" ripetè Marik.

"Allora questo è Kaiba…" dedusse Bakura, quindi entrambi aggiunsero: "era antipatico fin da piccolino!"

"Tu che ne pensi, Mahado?" domandò Sethi al bambino più grande, probabilmente sui dodici anni, che aveva la carnagione leggermente più chiara rispetto alla loro, e i lineamenti un poco più dolci.

Quello alzò le spalle. "Se l’ha detto la Grande Sposa Reale…"

"…dev’essere così" terminò la frase l’altra bambina di nove anni, l’unica ad avere i capelli neri come gli egiziani purosangue.

"Anche tu, Isis…" sbuffò Sethi, quindi incrociò le braccia e rivolse lo sguardo altrove, offeso per essere in minoranza.

Marik, finalmente, si riprese dalla botta subita e si alzò, ripulendosi i pantaloni beige. "Che si fa?"

Bakura riflettè per un attimo. "Ho un’idea" disse infine. "Bambini, ascoltatemi, ora faremo un gioco…"

"Meno male che ero io quello che si faceva coinvolgere…" commentò ironico Marik, incrociando le braccia.

Il ladro lo ignorò. "Adesso io conto fino a sessantuno, nel frattempo voi vi nascondete, poi io vengo a cercarvi. Se riesco a trovarvi ho vinto io, altrimenti avete vinto voi. Tutto chiaro?"

I bambini, avvicinatisi per ascoltare le regole, annuirono, curiosi di provare un gioco straniero. Tutti tranne Sethi, ovviamente. "Io non gioco" affermò, e si sedette sotto l’albero di sicomoro più vicino con uno sguardo di sfida.

Bakura si trattenne dallo strozzarlo seduta stante. "Pronti?" Si nascose il volto con le mani. "Via… Uno, due…"

"Tu non guardare" Tuya ammonì Marik, il quale fu costretto a coprirsi gli occhi pur i mandarli via. Il gruppetto si disperse quindi per tutto il guardino. "E ora?" chiese il ragazzo, non appena Bakura ebbe terminato di contare, per altro troppo in fretta per credere che fosse veramente arrivato fino a sessantuno. "Non vorrai andarli a cercare sul serio"

"Certo che no" sbuffò l’albino. "Adesso ce la filiamo mentre sono nascosti"

Prima che potessero allontanarsi, una voce li fermò. "Quetto gioco è butto" Ramses era uscito dal suo nascondiglio: evidentemente si annoiava a stare fermo in un unico posto per troppo tempo.

Bakura contò mentalmente fino a dieci. "E’ bellissimo, invece. Fila a nasconderti!" Gli occhi di Ramses si riempirono di lacrime.

"Va bene, va bene" intervenne Marik, prima che al suo amico venisse un infarto per la rabbia. "Facciamo qualcos’altro…" Tutti i bambini, tranne Sethi, che non si era minimamente mosso, si radunarono di nuovo davanti a loro. Il ragazzo prese il primo rametto che trovò e disegnò una chiocciola sul terreno fangoso, poi la divise in quadrati. "Bisogna arrivare saltellando su un piede solo fino al centro e poi tornare indietro. Chi ce la fa vince una casella su cui gli altri, al turno successivo, non possono passare"

"Bello…" commentò la più piccolina, che aveva grandi occhi verdi brillanti e disordinati capelli castano scuro. "Io, io!"

"Dai, Mana, prova" la incoraggiò Mahado, che si era evidentemente autonominato suo fratello maggiore.

I bambini furono subito presi da questo nuovo gioco, e si disinteressarono totalmente dei loro baby-sitter.

"Che roba è?" domandò Bakura divertito, che si era seduto sotto un altro albero, quando Marik lo raggiunse. "La versione taroccata di campana?"

"L’importante è che li tenga occupati e non li faccia piangere" ribattè lui, seccato. "Ed è meglio di quanto abbia fatto tu…" E qui sorrise ironico, avendo come risposta solo uno sbuffo seccato.

Per qualche minuto la situazione rimase tranquilla, finchè non toccò a Ramses provare a terminare il percorso. Finora, c’era riuscito solo Mahado, che aveva conquistato la prima casella. Nel tentativo di saltarla, come da regolamento, Ramses incespicò, per aver le gambe corte di un bambino di sei anni, e cadde lungo e disteso per terra.

Bakura maledì mentalmente tutte le cose che gli vennero in mente. "Adesso si mette a frignare, lo sento…"

La sua predizione si avverò nemmeno un istante dopo, poiché il principino scoppiò in un pianto dirotto. "Voio vincere io!" gridava.

Marik, che si era alzato ed era andato a controllare la situazione, non potè resistere dal ridere di questa affermazione. "Non si può vincere sempre, mio caro Re dei Giochi" E si sentì quasi sollevato nello scoprire che anche il Faraone, in fondo, era una persona normale, o quasi.

"No, la colpa è mia" intervenne Mahado. "Non avrei dovuto vincere"

Bakura, che aveva chiuso gli occhi cercando di concentrarsi su qualcos’altro pur di non sentire le urla, li riaprì immediatamente.

Voglio vedere il mondo che vuoi creare per noi…

Io diventerò il tuo servitore per sempre, faraone…

Per sempre…

Si alzò e si avvicinò al gruppo. "Non è proprio colpa tua. Non è affatto colpa tua" gli disse. Afferrò Ramses per la collottola, se lo mise a dorso in giù sulle ginocchia e iniziò a sculacciarlo, fregandosene altamente dei suoi urli.

Scherzavano? Quando era piccolino, e già costretto a rubare pur di sopravvivere, aveva sempre pensato al Faraone come ad un essere capriccioso, che faceva il bello e il cattivo tempo, senza pensare a nessun altro che non fosse sé stesso. Poi, aveva incontrato il "Faraone Yami" e lo aveva visto sacrificarsi per salvare il suo popolo: anche se non l’avrebbe mai ammesso, nemmeno a sé stesso, un poco l’aveva ammirato, e aveva pensato che forse non tutti i sovrani fossero indisponenti. Invece, adesso scopriva che anche lui era come se lo era immaginato e, probabilmente, anche il suo stesso sacrificio era stato un caso.

Mahado, lui si che si era sacrificato, solo per aiutare qualcuno che non lo meritava affatto. Quando lo aveva visto diventare il Mago Nero, si era stupito di un simile gesto, ma, riflettendoci, era comprensibile, visto che si trattava di salvare un paese, oltre che di proteggere il Faraone. Ma sentirsi in colpa per aver battuto un bambino in un gioco infantile… Era ora che qualcuno insegnasse l’educazione a quel principe capriccioso.

"Ci stai prendendo gusto?" chiese alla fine Marik, vedendo che non smetteva più di sculacciarlo.

"Si, devo ammetterlo"

Mahado era rimasto sconvolto da quella scena, poiché probabilmente nessuno, nemmeno suo padre, aveva mai osato alzare le mani su Ramses. "Smettila subito!" gridò. "Non toccare il principe!" Il Mago delle Illusioni, il suo ka, sebbene in una versione rimpicciolita più debole, comparve sopra di lui.

Bakura lasciò cadere Ramses e si gettò a terra giusto in tempo per evitare che una sfera di energia magica lo colpisse in pieno. "Come diavolo fa ad essere già capace di evocare il suo spirito?" commentò mentre si rialzava, con la bocca impastata di erba.

"Mahado è il principe di Mitanni" gli spiegò Sethi, che si era alzato dal suo posto per tutto quel trambusto. "Quindi il suo è un ka reale, più potente del normale. Anche se, qui a Menfi, è solo un ostaggio…"

"Ah, si…?" A sapere quelle notizie, il suo sacrificio durante la loro battaglia sembrava sempre più assurdo.

"Cosa sta succedendo qui?" Un anziano signore era appena arrivato dal fondo del giardino, facendosi riconoscere come il visir Shimon a causa della veste che indossava. Due guardie lo scortavano.

"E questo sarebbe gli occhi e le orecchie del Faraone?" commentò bonariamente Marik all’indirizzo della sua età avanzata. "Secondo me è orbo e sordo… E poi, somiglia al nonno di Yuugi…" Questo probabilmente era l’insulto peggiore che gli fosse venuto in mente.

"E purtroppo rompe pure quanto quel vecchio" gli fece eco Bakura.

Ramses si gettò tra le sue braccia, piangendo e strofinando il visino cicciotto contro la sua veste immacolata. "Micino, che cosa ti è successo…"

"Oh, gli farà male il culetto…" mormorò Bakura sottovoce, imitando il tono melenso del visir, tanto che Marik si dovette premere due dita sulle labbra per non scoppiare a ridere davanti ad un personaggio così importante, almeno a quei tempi.

"Loro…" Mahado puntò il dito contro i due ragazzi, prontamente imitato dagli altri bambini, Sethi a parte, che si limitò semplicemente a sbadigliare, "…hanno osato picchiare il principe Ramses"

"COSA?!" esclamò Shimon teatralmente. "Guardie, arrestateli immediatamente!" I due soldati che lo accompagnavano sfoderarono immediatamente le spade.

"Ma che, scherziamo?!" Marik indietreggiò di alcuni passi.

"Okay, ve la siete cercata…" L’anello millenario iniziò a brillare pericolosamente sotto la maglia di Bakura.

"Ma smettiamola, per favore!" Sethi si frappose fra i due e le guardie. "Ramses, mi fai proprio pena. Devi sempre andare a rifugiarti tra le gonne della mammina…"

Immediatamente, il bambino si staccò da Shimon e si asciugò le lacrime con il dorso della mano. "Non è vero!" E battè un piede per terra.

Il visir guardò i due ragazzi, poi sorrise mestamente. "E va bene…" sospirò infine. "Ma d’ora in poi, evitate simili comportamenti nei confronti della famiglia reale…" Le guardie rinfoderarono le spade al suo cenno. Marik e Bakura risposero con un si molto poco convinto, e aspettarono che Shimon se ne andasse prima di sfogarsi imprecando contro chiunque, specialmente contro Mahado che aveva fatto la spia e con Sethi che, a detta loro, non avrebbe dovuto permettersi di aiutarli.

"Si, si…" replicò il ragazzino, del tutto indifferente alle loro critiche. "Adesso, che gioco avete intenzione di proporci?"

I due si guardarono. "Mi è venuta una bella idea…" commentò infine Marik. "Vieni, aiutami"

"E’ una delle intuizioni geniali come quelle che scovavi per uccidere il Faraone?" replicò sorridendo ironico Bakura, ma infine si decise ad aiutarlo. In poco tempo riuscirono a disegnare nel terriccio qualcosa di molto simile ad un piccolo campo da calcetto, con tanto di porte fatte con sottili rametti di papiro.

"Gioco anche io" disse Sethi, una volta che furono spiegate le regole. La cosa lasciò stupefatta anche i suoi stessi amici, i quali evidentemente non erano abituati a vederlo così socievole. Tuttavia, per non sembralo troppo, pretese di essere lui a decidere le squadre. Si mise quindi in squadra con le due ragazze, lasciando Mahado con i due piccolini, Mana e Ramses, in modo da essere abbastanza equilibrati.

Marik e Bakura si sedettero al confine del campo, in vece di arbitri, anche se poi finirono per farsi prendere dal gioco, visto che i bambini si impegnavano sicuramente di più dei giocatori normali, senza prendere miliardi.

Poi, Sethi dribblò abilmente Mahado, facendo passare la palla sotto le sue gambe, e tirò nella porta difesa da Ramses, il quale, per prenderla, finì per farsi colpire in viso. Il contraccolpo lo fece cadere rovinosamente a terra e, quando riuscì lentamente a rialzarsi, un sottile rivolo rosso iniziò a scendergli dal naso, attraversando la bocca e colando per il mento. Le labbra iniziarono lentamente a tremare.

Bakura alzò gli occhi al cielo, già preparato a ricevere un’altra scarica di urli. "Ra, abbi pietà!"

"Gol" commentò semplicemente Sethi, tornando nella sua metà del campo. "Forse questo gioco è troppo duro per il piccolo principe…"

Ramses si strofinò il naso con il dorso della mano, quindi recuperò la palla e la passò a Mahado. Nessuna lacrima uscì dai suoi occhi. "Stai bene attento, perché dalla mia porta non passerà più niente" Sethi si limitò ad un sorriso tra l’ironico e il soddisfatto, mentre osservava le labbra infantili del principe farsi sottili per la determinazione e le sopracciglia piegarsi leggermente per la concentrazione.

Marik e Bakura osservarono la scena senza parlare. "Erano rivali fin da bambini…" commentò alla fine il primo, una volta che il gioco fu ripreso.

"Rivali…" ripetè il secondo. Non ne era affatto convinto, non del tutto, almeno. Tutto ciò che Sethi diceva o faceva gli sembrava finalizzato solamente a suscitare l’orgoglio di Ramses, per renderlo meno frignone e mammone. Era come se lo stesse allenando a diventare un buon Faraone. Questa era l’impressione che aveva avuto guardando i due bambini.

"No" si corresse da solo Marik, come rispondendo ai suoi pensieri. "Erano compagni fin da bambini…"

Bakura annuì. "Ma, evidentemente, è destino che Kaiba perda contro il faraone" aggiunse, osservando con quale incredibile abilità nascosta Ramses riuscisse a parare tutti i tiri di Sethi.

Nella prossima puntata…
Mi domando proprio che diavolo stiano combinando tutti! Sono già passate cinque ore, e io non ho notizie da nessuno, né nel presente né nel passato. Ma dopotutto, cosa posso aspettarmi da un branco d’idioti come quelli? Lo sento, faranno solo casini, e altereranno ancora di più la storia… Scommetto quello che volete che porteranno qualcuno da un tempo all’altro!
Prossima puntata: "Colto in flagrante" Non perdetela!

Hola!
Chiedo scusa per il titolo del capitolo in inglese, ma in italiano mi stonava proprio, non mi piaceva. Comunque penso che abbiate capito tutti che la traduzione era "incontra il piccolo faraone". Sono anche contento che abbiano già trasmesso la puntata della morte di Mahado, così si capisce meglio a cosa si riferisce Bakura quando si arrabbia (a parte che si arrabbia continuamente…)
Come al solito, grazie a tutti per aver letto la storia, soprattutto a Ishizu (grazie dei complimenti), Death Angel (si, effettivamente le parti di Bakura e Marik sono quelle venute meglio, perché sono molto meno serie delle altre… Spero quindi che ti sia piaciuto tutto questo capitolo dedicato a loro ^^), Eli (ecco a te i nostri due "eroi" alle prese con il faraone… Come ti sembrano?
^_-), Evee (Mi fa piacere che non ti abbia deluso, ma ovviamente non si può pretendere molto da nessuno di loro… Non so cosa combinerà Seto, ma da quello che ho visto penso riuscirà a fare più di tutti anche rimanendo in ufficio ^_-), Ayu chan (ah, non credo di essere così bravo da riuscire a farti cambiare idea su un personaggio, anche se mi piacerebbe ^^), bnr (o Kim? Come ti devo chiamare? Bè, di solito le cose più importanti alla fine sono le più ovvie ^^’’ Spero che Atemu abbia fatto il suo dovere in questo capitolo ^_- Precisamente, perché la scena del parto ti ha colpito? L’hai trovata strana?) e Ita rb (mi fa piacere che ti sia piaciuto, ma potresti allungare di meno le parole? Deformano un casino la pagina ^^'' Capisco lo stesso cosa mi vuoi dire,e sei gentilissima) per le loro recensioni.
Continuate a seguire la mia storia ^_^ Alla prossima, spero, presto.
Hui Xie

  
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