.:Uno scambio equo:.
Il cielo era
una lapide plumbea. Le
luci dei lampioni bruciavano come fiammiferi. [...] Le strade erano
percorse da
rivoli d'acqua, simili a vene che si dissanguavano. [...] Il crepuscolo
era un
sipario di marmo grigiastro all'orizzonte.
(Carlo Ruiz Zafon - Marina)
La
lama,
costellata in tutto il suo orlo da una miriade di punte aguzze,
scattò con la
rapidità di un frangente. Individuò la posizione
dell’avversario nel buio, ma non fu nemmeno in grado di
sfiorarlo.
Una
perfetta e sfuggente capovolta evitò per un soffio il
secondo letale affondo,
esibendo un’eleganza pari a quella di un agile felino.
Nelle
vesti di un sensuale maggiordomo, dalle origini più oscure
del nero che li
circondava, il demone, che portava il nome di Sebastian, si muoveva
simulando i
passi di una danza il cui andamento sfidava la smaniosa avanzata della
morte.
Una delle
due sagome allargò un ambiguo, divertito sorriso, mostrando
una fila di denti
affilati e bianchissimi, taglienti quanto le punte che abitavano la
motosega di
cui disponeva.
Lo
shinigami amante del rosso non si scoraggiò alla vista dei
suoi attacchi
falliti, anzi, sembrò ancor più stuzzicato di
quanto già non fosse in principio
al desiderio impetuoso di veder scorrere la scarlatta linfa vitale di
Sebastian.
Nonostante
l’oscurità circostante, il sadismo del suo sguardo
penetrò nella mente di colui
che lo stava affrontando, il quale però non cedette
minimamente alla tensione
del momento.
Il rumore
minaccioso della sega a motore era l’unico a riempire i
quattro muri della
piccola stanza in cui si trovavano, facendo sembrare eterno anche un
istante.
-Sei a un
passo da me, ma non riesco a colpirti!- Si lamentò il
padrone dell’arma, in
preda ad una frenetica eccitazione, prossima a mutare in pazzia. -Mio
Sebas-chan!
Mostrati e degnami della vista del tuo prezioso…!-
Una risata
sguaiata seguì le sue parole, accompagnate da un movimento
assai più rapido dei
precedenti, che andò a colpire dritto al petto del povero
maggiordomo,
disegnandovi un profondo taglio.
Il demone
sbarrò gli occhi di un intenso rosso e schiuse la bocca,
dalle cui labbra
fuoriuscì un rivolo scarlatto.
-Vuoi il sangue, shinigami?-
Domandò, ripresosi
dall’attimo di spiazzamento. -Te ne
darò…-
Ma prima
che potesse compiere un gesto, gli fu trafitto il braccio sinistro, il
quale si
conficcò al muro assieme al resto del corpo. Il volto,
pallido come l’astro
notturno, si stirò in una smorfia di dolore, mentre il
liquido cremisi usciva
copioso dalle ferite, imbrattando il biancore della camicia e
l’impeccabilità
degli altri abiti. Respirò sommessamente, inchiodato alla
parete,
impossibilitato di sottrarsi dalla tortura alla quale stava per essere
sottoposto.
Fremette della
rabbia scaturita dal profondo senso d’impotenza di fronte a
quell’essere
sovrannaturale tanto ridicolo quanto stupido. Come poteva, lui, farsi atterrare da un simile pazzo
maniaco?
-La mia
motosega è unica, ma i miei pugnali anti-demoni non possono
sbagliare un colpo.-
Sogghignò il malefico dio della morte, facendo
l’occhiolino al suo avversario.
-Sono progettati per individuare i vermi come voi. A essere sinceri,
non avrei
mai creduto di doverli usare!-
Rapido, si
portò una mano al torso ed estrasse dal cappotto un altro
coltello, che lanciò
con sicurezza dietro la sua testa. Concentrò quindi le iridi
smeraldine sul
braccio libero del maggiordomo. La lama, scontrandosi con le leggi
della
fisica, deviò la sua principia direzione, tornando indietro
per poi piantarsi
dove gli occhi di Greil avevano comandato.
-ARGH! Mi
ha tagliato un ciuffo di capelli!- Piagnucolò il lanciatore
di coltelli,
stringendo nelle mani inguantate nere la lunghissima capigliatura
rossa, simile
a una fluida cascata di sangue.
-Male…detto-
Imprecò il malcapitato, sforzandosi di celare la sofferenza
provocatagli dalle
armi. -Li hai rubati, non è vero? Oggetti come questi sono
tenuti fuori dalla
portata dei bambini…- Sibilò sprezzante, velenoso
come una serpe.
-Così mi
offendi! Però non mi dispiacerebbe l’idea di
essere il tuo bambino… cattivo!
Puniscimi come merito, caro paparino!- Gnaulò, dandogli le
spalle per volgergli
il fondoschiena, facendo oscillare provocatoriamente i fianchi.
Sebastian
inarcò sbigottito un sopracciglio e un ciuffo di capelli
neri gli oscurò la
vista, come a volergli risparmiare la pateticità della scena.
-Arrenditi!
Sei consapevole anche tu di non poter far nulla!- Riprese lo shinigami,
pulendosi gli occhiali sulla giacca di cachemire del demone.
A tale
affronto, quest’ultimo rispose con un energico calcio che lo
spedì dritto
contro il muro di fronte, sfondandolo.
Curvò le
labbra in un appena accennato sorriso.
-Ora… ti
distruggo, maledetto!- Asserì infuriato Greil, facendo per
gettarsi nuovamente
contro l’inaspettato aggressore.
-FERMATI!-
Proruppe una voce, facendosi largo fra le fredde pareti di pietra.
Il demone sobbalzò.
Conosceva fin troppo bene l’individuo che aveva parlato. Un
flebile, tremante
lume di candela precedette la sua entrata
in scena: si fece largo tra le macerie e sollevò il
candelabro che reggeva la
solitaria fiamma così da illuminare le sagome dei due
combattenti.
Un brivido
gli percorse la schiena alla vista delle misere condizioni del suo
maggiordomo,
agonizzante sulla parete sporca del sangue che non voleva saperne di
frenare la
sua uscita.
Cercò di
mantenersi rigido e autoritario come la sua personalità lo
aveva designato, ma
quando ordinò a Sebastian di uccidere lo shinigami, dal suo
tono trapelò
l’insicurezza.
-AHAHAHAH!
Cosa credi di fare, ragazzino?- Domandò sarcastico il dio
della morte. -Si dà
il caso che il tuo caro servitore sia completamente succube delle mie
doti
divine. Non ti conviene sforzarlo troppo, o morirà
prima…-
Ciel si
morse un labbro. Con l’unico occhio scoperto,
lanciò uno sguardo di sfida al
suo interlocutore, suscitando in quest’ultimo
l’ennesima risata.
-Cosa
vuoi, Greil?- Chiese infine, aggrottando le sopracciglia.
-Uh?-
Rispose ingenuamente l’altro. -Perché me lo
domandi?-
Strinse il
collo del candelabro, irritato.
-Voglio
che tu lo liberi.-
-Se ho
deciso che voglio ucciderlo, voglio ucciderlo!-
-Cosa te
ne verrebbe in tasca?-
-…in
effetti nulla… ma niente è più
soddisfacente della vista del sangue…
il sangue che scorre portando
con sé lo straziante dolore di coloro che ne sono privati
per sempre, assieme
alla vita!-
Nei suoi
occhi pulsò una vena di follia, che riaccese il
mefistofelico sorriso.
Ciel non
si scompose. Chinò il capo e chiuse gli occhi, il viso
dipinto da un pelo di
enigmatica malizia.
-Ti
propongo qualcosa di meglio, shinigami.- Proferì.
-Ossia?-
Domandò cauto, facendo scorrere le iridi dal primo al
secondo individuo, pronto
a contrastare eventuali attacchi a sorpresa; da quei due era meglio
aspettarsi
di tutto.
-Ricordi
quel bacio promesso che non ti fu mai dato?-
-Eccome!
Era mia intenzione far scempio delle sue labbra per prima cosa!-
Esclamò
vendicativo, ghignando verso Sebastian.
-Ti
propongo di meglio. Se lo lasci andare, avrai molto più che
un bacio…-
Sentenziò, lasciando un velo di suspense
nell’atmosfera che permise
all’immaginazione di fare il suo corso.
-Io posso
fare in modo che accada.- Riprese. -E sai meglio di me quanto lui sia
devoto ai
miei ordini. Prima che tu lo lasci andare, gli comanderò di
concedersi ai tuoi
voleri per un’intera notte, e non potrà
sciogliersi dall’impegno.-
-Umpf, non
prendermi in giro, marmocchio! Anche se fosse, puoi rigirare la
situazione a
tuo favore in qualunque momento, chiedendogli semplicemente di
annullare la
promessa. Come hai fatto l’altra volta!- Pronunciò
l’ultima frase ringhiando.
Sfoderò rapidamente un altro coltello e lo puntò
vicinissimo alla gola del
ragazzino che inghiottì un singulto. Nonostante il precario
equilibrio della
situazione, Ciel continuò: -Per questo mi
concederò anche io.-
I denti
aguzzi di Greil sparirono sotto le labbra e il proprietario assunse
un’espressione decisamente stupita, che fu seguita da
un’esclamazione di
sorpresa da parte di Sebastian.
Subito
l’attimo di smarrimento lasciò posto a un silenzio
tombale, carico di sguardi
che lasciavano intendere quanto le sue parole gravassero sulle
circostanze.
-S-signorino…-
Sussurrò il demone, sforzandosi di divincolare gli arti
bloccati.
-Non
muoverti!- Esclamarono all’unisono i due contrattanti.
-Non
dovete farlo…-
-Taci,
Sebastian.- Disse laconico il suo padrone.
-Dove vuoi
arrivare? Cosa implicherebbe il fatto che tu ti conceda?- Chiese Greil
leggermente interessato, abbassando l’arma.
-Come hai
ben detto, c’è il rischio che io possa frantumare
con poche parole ciò che ti è
stato garantito. Per questo, appena lo avrai liberato,
m’impedirai il movimento
di mani e bocca, cosicché io non possa parlare né
fare nulla per toccare il mio
occhio stregato e lanciare ordini. L’unico motivo per cui mi
concedo è
solamente una precauzione. Se qualcosa dovesse andare storto o dovessi
venire a
meno della mia promessa, mi avrai a portata di mano e potrai anche
uccidermi.-
Greil
scoprì l’immensa dentatura bianca e con la lama
cominciò a stuzzicare i bottoni
della camicia del piccolo lord, il quale non si mosse, sapendo che un
solo
passo falso gli sarebbe costato la vita. Greil era attratto dal sesso
quanto
dal sangue e in quel momento era difficile intuire quale dei due
peccaminosi
vizi prevalesse.
La
conferma della sua proposta gli fu data quando tutti i bottoni gli
furono
strappati con un rapido passaggio del pugnale sulla camicia.
Il freddo
cominciò punzecchiargli il petto e presto gli avvolse la
schiena, ma non per
questo diede segni di tensione o d’impazienza, nonostante i
palpiti del cuore
crescessero a ogni lamento del fidato maggiordomo.
-E sia.-
Assentì lo shinigami. Si fece pericolosamente vicino al suo
orecchio e quando
si fermò, Ciel poté avvertire i suoi canini
sfiorargli il lobo sinistro,
inumidito dal fiato caldo e già intriso di desiderio.
-Ti
umilierò, piccolo bastardo- Sussurrò, leccandogli
con la punta della lingua la
morbida pelle. -La tua proposta mi alletta, ma voglio anche una piccola
vendetta per tutte le volte che hai ostacolato i miei intenti e
soprattutto mi
vendico perché lui ti
appartiene.-
Il
ragazzino lo fissò con indifferenza e senza attendere oltre
si portò l’indice e
il medio sull’occhio bendato, esplicando autoritario gli
ordini stabiliti.
-Hai
sentito, Sebastian? Fai come ti ho detto: concediti a Greil per essere
libero e
non tentare di sottrarre me e te da ciò che è
stato deciso.-
Sentì il
simbolo del contratto brillare sotto la stoffa nera, segno che
l’ordine era
stato ricevuto e assimilato.
In
contemporanea, il dio dai capelli rossi stese un braccio e
richiamò nel suo
palmo i due coltelli che imprigionavano la sua adorata vittima. Cadde
con un
leggero tonfo ma fu in grado di reggersi in poco tempo sulle proprie
gambe. Si
avvolse le spalle coi guanti imbrattati di rosso e avanzò
con fatica verso i
due contraenti, sbuffando dalle labbra morbide nuvole di fumo.
-Senti freddo,
mio caro?- Domandò sarcastico il perverso del gruppo. -Non
temere, perché
facessero l’effetto inizialmente desiderato, saresti dovuto
rimanere appeso
come un salame per almeno un’altra mezzora.-
Spiegò, mentre con le mani
bloccava braccia e bocca di Ciel, che non oppose resistenza come
d’accordo.
Tenendolo premuto contro il suo corpo, estrasse dalla tasca un
pettinino che si
passò con cura tra la folta cascata di capelli. Al suo
timido passaggio, la
ciocca ravviata si trasformò in una lunga corda nera, la
quale si staccò e
scivolò a terra come un sinuoso serpente
nell’attesa di stringere tra le sue
spire la preda.
-Demone,
raccoglila e legalo. Lo farei io, ma la posta in gioco è
tropo alta perché io
mi permetta anche solo una distrazione.- Asserì Greil,
indicando col capo il
lungo legaccio ai suoi piedi.
Sebastian
lo guardò col viso sormontato da un profondo cipiglio,
desistendo
all’imposizione. Dentro di lui ribolliva un calderone
spumante di rabbia, ma la
sincerità con cui era stato espresso il comando gli imponeva
anche di non
manifestare i suoi sentimenti.
“È un
ordine del signorino. Sapeva a cosa andava incontro ed io non posso
oppormi…”
Ubbidiente,
si apprestò a stringergli saldamente i polsi dietro la
schiena e la cosa gli
provocò un senso di disgusto. Era soltanto un ragazzino,
aveva superato da poco
i quindici anni... cosa lo aveva spinto ad inserirsi in una situazione
maledettamente più grande di lui? Certo, non era la prima
volta, il
temperamento di quel piccolo lord lo aveva spesso indotto a pensare che
dentro
di sé fosse già un uomo, ma le esperienze provate
fino a quel momento non
superavano la grandezza di ciò che questa gli avrebbe
impresso per sempre, nel
corpo come nella mente.
Se aveva
agito con superficialità come pensava Sebastian, allora il
Ciel che conosceva
sarebbe cambiato per sempre, e non di certo in bene; non poteva
permetterselo.
Ne valeva della sua promessa di adempire al dovere stipulato nel
contratto:
servirlo e fare in modo che i suoi desideri lo soddisfacessero senza
rimpianti.
Da abile
maggiordomo tuttofare che era, si promise di utilizzare le miglior doti
di
amante che possedesse, in modo da contrastare la vena di umiliazione e
di
violenza che Greil avrebbe sicuramente impiegato pur di fargli
assaggiare la
vergogna.
In Ciel,
il demone avrebbe trasmesso la bellezza di un rapporto amoroso,
evitandogli
così il ricordo di un’esperienza mortificante.
Sì, doveva farlo, ce l’avrebbe
fatta!
Incoraggiato
da quest’idea, aspettò che lo shinigami avvolgesse
sulla bocca di Ciel il
nastro di velluto nero che
il
signorino teneva attorno al collo, ancora legato nel perfetto fiocco
stretto
dalle sue mani quella stessa mattina.
-Il tocco
finale e poi si comincia…- Sussurrò malizioso il
dio vestito di rosso,
schioccando le dita e inumidendosi le labbra con la serpeggiante
lingua.