Luci su New York
E infatti, la donna, dopo aver notato quel bagliore, abbassò
lo sguardo su Rick con aria interrogativa. Senza lasciar tempo a Rick di dire o
fare qualsiasi cosa, la donna si precipitò verso il punto della stanza da dove
era provenuto il tintinnio.
-Kate, non…
Ma l’uomo non terminò la frase perché Kate rispuntò da terra
tenendo in mano un meraviglioso anello. Con uno sguardo ancora più perplesso ma
nello stesso tempo emozionato, Kate si rivolse allo scrittore:
-Rick, e questo cosa significa?
Lo scrittore prese
fiato.
Aveva progettato più
volte di dare a Kate quell’anello ed aveva immaginato mille diversi discorsi
che avrebbero accompagnato quel gesto. Ma ora, ora che la donna stringeva tra
le sue dita quel gioiello sembrava aver perso completamente l’uso della parola…e, in definitiva, anche del cervello!
Cercò di pensare
razionalmente a cosa dire nel poco tempo che aveva a disposizione prima che
Kate tornasse ad incalzarlo con la medesima domanda. Perché nonostante il
panico che lo aveva per un attimo colto, Rick aveva compreso perfettamente che
Kate non se ne sarebbe andata da quella stanza senza avere una risposta più che
esauriente alla sua domanda.
-Rick?- lo richiamò la donna esattamente
come previsto da Castle.
-Ok…anche se non era così che l’avevo
immaginato! Ma almeno sarà una cosa intima, come volevi tu!- e mentre parlava
Rick, che era ancora seduto in mezzo al letto, si rinfilò la camicia e i
pantaloni per poi raggiungere Kate, in piedi a pochi centimetri dal letto.
La vicinanza della
donna non lo aiutava di certo ad iniziare quel discorso così complicato: i suoi
occhi vagavano dalle labbra di Kate alla camicia ancora aperta che la donna
indossava con una tale innocenza da renderla ancora più sexy. E il profumo di
ciliegie che emanava non conciliava affatto la sua concentrazione! Possibile
che il grande scrittore Richard Castle, i cui libri
sono best sellers in tutto il mondo, elogiato dal New
York Times per la profondità dei suoi personaggi
femminili, non riuscisse a trovare le parole adatte per chiedere alla donna in
piedi di fronte a lui di sposarlo?
-Ti ricordi il caso Mitchell, qualche settimana fa?
Rick aveva alla fine
optato per un discorso più ampio…forse troppo ampio!
Cominciare una proposta di matrimonio con la narrazione di un omicidio e
relative indagini non era probabilmente il modo più intelligente per affrontare
l’argomento! E lo sguardo perplesso di Kate confermò quella conclusione. Ma
ormai aveva intrapreso quella strada e tanto valeva continuare!
-Ti riferisci
all’omicidio di quell’uomo d’affari di Portland avvenuto nell’Upper West Side?
-Già, quello…durante le indagini abbiamo dovuto interrogare un
certo Fuller, testimone oculare del fatto…- lo scrittore parlava come se stesse raccontando la
trama di uno dei suoi romanzi, cosa che, invece, stava facendo innervosire
Kate.
-Può anche essere,
Rick! Non penserai che io possa ricordare tutte le persone che incontro per
lavoro!- l’istinto diceva a Kate di fulminare con lo sguardo Castle per “spronarlo” ad accelerare il discorso. Ma
l’anello che ancora teneva tra le dita la rendeva stranamente più disponibile e
tollerante.
Lo scrittore decise
che non era il caso di tirare ulteriormente la corda e velocizzò il racconto
per arrivare al punto.
-Fuller era…no, è
ancora oggi, in effetti…insomma, Fuller
è il proprietario di una gioielleria e mentre stavamo aspettando che si
liberasse di un cliente per parlare con noi tu…tu hai…tu hai visto…insomma, c’era
un anello che ti piaceva…mi sembrava che ti piacesse!
La voce di Rick si era
abbassata man mano che andava avanti a parlare. In compenso gli occhi di Kate
sembravano diventati improvvisamente svegli e vispi: aveva ricordato non solo
il fantomatico sig. Fuller, ma soprattutto l’anello.
Chinò gli occhi verso
il gioiello che stringeva sempre più saldamente tra le dita, come fosse
un’ancora cui aggrapparsi in mezzo ad un mare in tempesta, e lo riconobbe.
Istintivamente Kate arrossì: non aveva solo riconosciuto l’anello, ma aveva
anche ricordato quello che aveva pensato nel vederlo esposto in vetrina. Lo
aveva immaginato infilato al suo dito dopo che Rick le aveva chiesto di
sposarlo. E ora, quella che era iniziata come una fantasia sembrava diventare
reale ogni secondo di più. E contro ogni logica, Kate, invece, che agitarsi
improvvisamente si tranquillizzò, come se sposare Rick e formare una famiglia
con lui fosse la cosa più giusta e naturale dell’universo.
-L’ho comprato la sera
stessa…e volevo dartelo a cena, questa sera…- continuò Rick accorgendosi del rossore improvviso
della donna.
-Per questo c’erano
tutti questa sera…per questo hai fatto arrivare fin qui
mio padre da Los Angeles! Non era solo per festeggiare il mio compleanno!- Kate
si portò istintivamente una mano sulla bocca quasi a voler nascondere la
sorpresa e l’emozione nascoste nella sua voce.
-Già. Beh, tu volevi
che fosse una cosa intima…
Kate avrebbe voluto
obiettare che una proposta di matrimonio davanti ad una decina di persone non
rispondeva propriamente alla sua concezione di intimità, ma si trattenne.
Infondo, era un onesto compromesso tra gli eccessi faraonici di Castle ed il suo desiderio di riservatezza.
Anche se in tutto
questo Kate non capiva ancora un dettaglio della vicenda, uno di quei dettagli
che sulla sua lavagna al distretto sarebbero stati cerchiati con il pennarello
rosso per la loro importanza e complessità. Perché organizzare tutto quello se
poi l’anello era rimasto ben nascosto nella tasca dei pantaloni di Rick? Forse
l’uomo aveva cambiato idea all’ultimo minuto…forse
qualcosa in lei lo aveva spaventato! Il solo pensiero che Rick potesse essersi
già pentito della sua relazione con Kate, le fece mancare la terra sotto i
piedi.
Ma solo per qualche
istante, perché questo disorientamento venne presto sostituito da una certa
dose di rabbia: per quelle oche di Meredith e Gina si era sentito pronto al
grande passo e per lei no? Che diamine avevano quelle due snob che lei non
aveva? Ok, forse erano due donne molto affascinanti e sensuali e di certo
condividevano con Rick un intero mondo in cui Kate si sentiva a disagio!
Improvvisamente la
detective si sentì inadeguata: cosa aveva creduto di ottenere mettendosi con
Rick? Erano così diversi! E Rick se ne era accorto appena in tempo prima di
compiere l’ennesimo errore matrimoniale!
-Kate, tutto bene?
La donna alzò lo
sguardo fino ad incrociare gli occhi azzurri dello scrittore: quegli occhi
avevano lo strano potere di tranquillizzarla e di frenare i voli pindarici
della sua mente. Anche in quella occasione quell’azzurro profondo la riportò
con i piedi per terra e Kate fece la sola cosa razionale possibile in quel
momento:
-Rick, hai detto che volevi darmi l’anello
a cena. Perché non l’hai fatto?- Kate era consapevole di avere utilizzato il
suo solito tono da “interrogatorio”, benché nelle sue intenzioni volesse
sembrare il più naturale possibile.
-La verità? Ho avuto
paura- e prima che la detective potesse dire qualsiasi cosa Rick le poggiò la
mano destra sulla bocca per impedirle di parlare. -Ah! So cosa stai pensando:
ecco di nuovo il dodicenne che non sa prendersi un impegno e che se la dà a
gambe quando le cose si fanno serie!
L’espressione di Kate
confermò quello che Rick aveva appena detto. Era davvero così facile leggerle
dentro?
-Sbaglio forse?-
continuò l’uomo. La detective dovette arrendersi e quasi con aria sconfitta
scosse la testa. No, non si sbagliava: Rick aveva dato voce esattamente ai suoi
pensieri.
-E di cosa avresti
avuto paura?- chiese la donna cercando di eliminare qualsiasi nota di timore
dalla sua voce, non riuscendoci.
Castle si prese una pausa prima di dare una
risposta a Kate.
-Ho avuto paura che ti
potessi sentirti sotto pressione, che tu potessi non sentirti ancora pronta!
Abbiamo fatto così tanta fatica anche solo per arrivare fino a qui…ammettere i nostri sentimenti è già stato un passo
grande per noi! Ho pensato che forse il matrimonio fosse troppo…
che avresti preferito un po’ più di tempo per abituarti a me, a noi! Io sono un
uomo che agisce di impulso, Kate, lo sai! Ma tu no. Tu razionalizzi tutto, tu
rifletti su ogni più piccolo gesto o pensiero che fai!
Rick si fermò per
prendere fiato: solo in quel momento si rese conto che aveva smesso di
respirare. Il suo sguardo era insolitamente fermo e sicuro ed ogni muscolo del
suo corpo era teso. Voleva dimostrare a Kate che sapeva comportarsi come un
adulto e invece era sul punto di svenirle davanti.
-Quello che sto
cercando, confusamente lo ammetto, di dirti è che…io
ti amo, Kate! E sarei pronto a sposarti qui ed ora..se solo fossimo in Nevada e
fosse a disposizione un prete con un ciuffo alla Elvis…
Kate sorrise: aveva
notato che lo scrittore era diventato terribilmente serio e in un certo senso
questo la inquietava. Era abituata alla vena ironica di Castle
anche nelle situazioni più impensabili…invece, in
quegli ultimi minuti, Rick sembrava più una statua di marmo che il solito
scrittore da strapazzo! Così, quando l’uomo nominò Elvis, Kate seppe che il
solito Rick era tornato! La donna tornò a concentrarsi sulle parole di Castle che sembrava aver ritrovato oltre al suo senso dell’humor anche la sua solita parlatina.
-…ma voglio che tu capisca che tutto
questo per me non è uno scherzo! Io ci sono, Kate! Ci sono davvero! Non me ne
vado! Tu hai bisogno di una persona affidabile al tuo fianco e io posso essere
quella persona! Ok…lo ammetto, a volte non sembro
essere l’uomo più maturo del mondo, gioco ancora con le spade laser e mi vesto
da cowboy spaziale…ma puoi fidarti di me! Puoi
credere in me..in noi! Io ci credo, come non ho mai creduto a niente prima
d’ora! so che tu invece non credi nella magia, nel doppio arcobaleno, nel destino…ma io sì! E posso crederci per entrambi se
necessario!
Possibile che Rick
avesse trovato esattamente le parole giuste da dire in quel preciso momento? Kate
si ripeteva dentro di sé quanto fosse stata fortunata a trovare un uomo come
Rick che la amava in modo incondizionato, che ricordava ogni singola parola che
si erano scambiati in quegli anni… Quando lo aveva
incontrato per la prima volta, avrebbe giurato che era uno dei tanti ricchi
snob newyorkesi che trascorrevano la loro vita passando da una festa mondana
all’altra! E forse all’inizio era davvero così…ma ora
era cambiato. Ed era cambiato per lei. Solo per lei! Quante donne potevano
dirsi altrettanto fortunate?
-Kate?- Rick non sapeva se essere
preoccupato o sorpreso: Kate non sembrava dare segni di vita dopo il suo
discorso. Era ammirata o scioccata?
Ma lo scrittore non
ebbe tempo di cercare una risposta a questo suo dubbio perché Kate gettò le
braccia al collo di Rick con una foga tale da fargli quasi perdere
l’equilibrio. Dopo un primo istante di smarrimento, l’uomo rispose all’abbraccio
cingendo la vita della donna con un braccio e passando l’altra mano tra i suoi
lunghi capelli castani.
Restarono così per
diversi minuti. Kate aveva bisogno di sentirlo vicino, ma soprattutto di
dimostrargli che anche lei c’era. Non era mai stata brava con le parole,
lasciava che fossero i gesti a parlare per lei. Erano complementari anche in
questo.
Quando Kate si sentì
pronta, allentò la presa al collo di Rick e tornò a fissarlo in volto.
-Allora?- chiese
l’uomo visibilmente impaziente. -Cosa rispondi?
Castle vide dipingersi sul volto della
donna un sorriso malizioso, mentre continuava a mordersi il labbro inferiore.
-Rispondere? Non mi
sembra che tu mi abbia fatto alcuna domanda…
Rick annuì divertito.
In effetti la detective aveva ragione.
-Capito…vuoi una proposta in piena regola,
insomma! Vuoi fare le cose come si deve…
-Mmhh…no! Ma mi diverte l’idea di vederti in
ginocchio ai miei piedi…- rispose la donna mentre
rigirandosi l’anello tra le dita se lo stava per infilare all’anulare. Ma Rick
la fermò e questa volta il sorriso malizioso era comparso sul suo volto.
Rubò rapidamente dalla
mano di Kate l’anello e si allontanò da lei dirigendosi verso la sua enorme
cabina armadio in cui si infilò sparendo dalla vista della donna.
-Ehi! Stavo
scherzando! Va bene anche se non ti metti in ginocchio- disse la detective
alzando la voce in modo che l’uomo la sentisse.
Castle ricomparve dopo pochi istanti
tenendo le mani incrociate dietro la schiena. Quando fu di nuovo davanti alla
donna la guardò negli occhi per qualche secondo così intensamente da
costringere Kate a tornare improvvisamente seria. Fu solo in quel momento che
Rick si inginocchiò davanti alla donna e mostrò quello che teneva nascosto
dietro la schiena: una piccola scatolina di velluto nero. Castle
la aprì con un gesto rapido della mano sotto gli occhi velati di lacrime di
Kate.
-Kathrine Beckett, vuoi diventare mia moglie?
La donna non avrebbe
mai pensato di poter provare una simile emozione. Eppure nello stesso istante
in cui Rick pronunciò quella frase, sentì il suo cuore perdere un battito. Non
le sembrava vero. Senza più cercare di trattenere quelle lacrime che oramai
premevano per trovare una via d’uscita, Kate accompagnò con una mano una ciocca
ribelle dietro l’orecchio.
-Sì- disse, ma era poco
più di un sussurro, troppo emozionata perché la voce potesse uscire dalla sua
gola e la sua risposta essere sentita dall’uomo in ginocchio di fronte a lei.
-Sì- ripeté questa volta con più forza.
Il volto di Rick si
aprì in un sorriso. Si alzò rapidamente da terra togliendo contemporaneamente
l’anello dall’astuccio di velluto che lanciò sul letto senza distogliere gli
occhi da quelli di Kate. Prese la mano della donna accarezzandone il dorso con
il pollice e inspirando profondamente per l’emozione infilò l’anello al dito di
Kate.
La donna sorrise
lasciando che le lacrime continuassero a scorrere calde sul suo viso; afferrò
il volto di Rick con entrambe le mani e lo attirò a sé per un bacio da togliere
il fiato ad entrambi. Quando si separarono Rick appoggiò la propria fronte a
quella della donna.
Restarono così per
alcuni minuti, fino a quando Rick non schioccò improvvisamente le dita:
-Dobbiamo festeggiare!
Vado in cucina a prendere lo champagne…sempre che mia
madre non lo abbia usato come tisana per la buona notte!
L’uomo mosse due passi
verso la porta della stanza, ma si fermò trattenuto da Kate.
-Rick! Sono le quattro passate del
mattino! Sveglieremo tutti!
-Hai ragione!- esclamò
l’uomo con disappunto e cercando velocemente una soluzione. -Trovato! Usciamo! Vestiti…io vado a prendere bottiglia e bicchieri!
Kate aprì la bocca per
replicare, ma Rick era stato più veloce. Quale parte della frase “sono le
quattro passate del mattino” non era chiara a Castle?
Eppure, nonostante tutto, la donna obbedì e si vestì velocemente raggiungendo
dopo pochi minuti lo scrittore in cucina.
-Si può sapere cosa
hai in mente? Persino New York è deserta a quest’ora!- disse in un sussurro la
donna.
-Meglio, no? La città
è tutta nostra, Nikki!- in effetti quella era una battuta che sarebbe stata
degna di Rook. Kate scosse il capo: quando lo
scrittore si metteva in testa qualcosa era impossibile fermarlo.
-Ok, però io domattina
dovrei andare a lavorare…
-Sì, sì…con una buona dose del tuo caffè preferito sarai
brillante anche dopo una notte insonne!
E senza aggiungere
altro Castle la prese per mano e la condusse fino
alla porta facendo attenzione ad uscire dall’appartamento nel modo più
silenzioso possibile.
-Castle! Mi dici cosa ci facciamo alle
quattro e mezzo del mattino sotto l’Empire State Building?
-Ci saliamo, che
domande!- rispose con naturalezza Rick mentre estraeva dalla tasca interna
della giacca il suo cellulare.
Kate gli rivolse
un’occhiataccia.
-Beh, a meno che t non
abbia a disposizione un paio di ali, Castle, non
credo riusciremo ad arrivare fino alla cima! E non metterti in testa di usare
le mie credenziali da poliziotto per farci entrare!
-Detective, Beckett!
Non vorrei ferire il tuo amor proprio, ma le tue credenziali qui non ci
porterebbero a nulla. Ma le mie ci faranno entrare!
La donna lo guardò
perplessa, ma le ci volle poco per capire a cosa si stesse riferendo lo
scrittore! Giusto il tempo di una telefonata.
-Bob! Non dirmi che
stavi dormendo! Sarebbe molto deludente da parte tue!- disse sornione al
telefono Rick.
La detective spalancò
gli occhi sentendo quel nome…non poteva crederci.
Rick aveva appena svegliato nel cuore della notte il sindaco di New York?
-Avrei bisogno di un
favore ,Bob! Sono sotto l’Empire State Building ed è fastidiosamente chiuso! Tu
lo sapevi che la notte chiudono l’accesso al pubblico? Che ne dici di fare una telefonatina al custode notturno per farmi entrare?
Kate scosse il capo
incredula. Rick aveva chiamato il sindaco per farsi aprire l’Empire State Building…solo per lui! Per loro! Non sapeva se era più
scioccata od emozionata. In ogni caso quello che era più sconvolgente era che a
quanto pare “Bob” non solo non era scocciato dalla telefonata di Rick nel cuore
ella notte ma addirittura aveva acconsentito!
-Grazie, Bob! Ti devo
un favore!- e Castle chiuse la telefonata.
Pochi istanti dopo
Kate vide il custode dirigersi verso il bancone all’ingresso del grattacielo e
rispondere al telefono. Annuiva e guardava verso l’entrata. Rick lo salutò con
la mano in un modo infantile sventolando la bottiglia di champagne che aveva in
mano. Qualche minuto dopo, Freddy, il custode, aveva
aperto una delle porte di ingresso lasciando entrare Rick e Kate, che teneva lo
sguardo basso in chiaro segno di imbarazzo per quel privilegio.
La coppia si diresse
vero uno dei 73 ascensori della struttura, premendo il pulsante che indicava il
piano dove era situato l’osservatorio; per i primi piani Kate rimase in
silenzio, sicura che Rick stava sorridendo soddisfatta.
-Hai davvero chiamato
il sindaco? Alle 4:30 del mattino? E solo per aprire l’Empire State Building?
-Sì…sì…e ancora sì- ammise lo scrittore
rispondendo ad ogni singola domanda che gli aveva posto Kate.
-Fidati, ti piacerà!-
il volto dell’uomo era il ritratto della dolcezza. Rimasero nuovamente in
silenzio per tutto il resto del viaggio, ognuno immerso nei suoi pensieri.
Kate, sfiorando con il pollice sinistro l’anello che Rick le aveva appena
regalato, rifletteva sul fatto che quella pazzia era la normalità per Castle: era la sua indole faraonica che stava prendendo momentaneamente
il sopravvento. Ma doveva pur concederglielo: lui aveva dimostrato di
rispettare l’esigenza di riservatezza di Kate chiedendole di sposarlo nel modo
più intimo che conosceva. Ora toccava a lei essere comprensiva nei suoi
confronti.
Il campanello dell’ascensore
segnalava che erano arrivati all’ultimo piano; poco prima che le porte si aprissero
Rick si voltò verso Kate.
-Chiudi gli occhi!
La donna obbedì; sentì
lo scrittore prendere le mani evidentemente per guidarla verso il terrazzo. Ancora
pochi passi, dopo i quali Rick le fece appoggiare le mani ad una ringhiera.
-Ok…adesso puoi aprire gli occhi.
Kate spalancò gli
occhi e rimase senza fiato: sotto di lei c’era tutta la Grande Mela illuminata,
come un elegante abito da sera adornato di brillanti e in tutti quel bagliore
un “serpentone” nero che doveva essere l’Hudson.
-Allora, ho fatto bene
a svegliare il sindaco alle 4:30 di notte?- chiese Rick orgoglioso non solo per
l’idea che aveva avuto, ma anche per la reazione della donna.
-E’ da togliere il
respiro!- ammise Kate voltandosi verso lo scrittore che la fissava teneramente.
-Non hai mai visto New
York da questa prospettiva di notte, vero?
La donna scosse il
capo troppo estasiata per parlare.
-E’ magica- continuò
Rick -sembra di essere in un altro mondo quassù…Ehi! Ma
noi siamo qui per festeggiare, giusto?
Lo scrittore alzò
bicchieri e champagne che teneva ancora in mano; aprì la bottiglia con un botto
e versò parte del contenuto nei due flut.
-Dovremmo brindare a
qualcosa, non trovi?- disse Kate.
-Giusto…potremmo brindare a Bob e Freddy,
senza i quali non saremmo qui!- suggerì Castle con
evidente ironia.
-Molto romantico, Rick!
-Ah, vuoi qualcosa di
romantico, detective?- disse l’uomo avvicinandosi di qualche passo alla donna. -Ok,
allora brindo a noi, perché nonostante tutte le difficoltà siamo giunti fino a
qui, insieme. E a te, che hai saputo farmi crescere senza cambiare chi sono!
Per la seconda volta
in poche ore Kate si trovò in difficoltà davanti a Rick e alle sue parole
perfette
-Richard Castle,
devi smetterla di uscirtene con queste frasi ad
effetto! Qualsiasi cosa io possa dire dopo sembra terribilmente stupida e
banale!
Rick sorrise con aria
trionfante: -Uso solo le armi a mia disposizione!
Kate alzò gli occhi al
cielo ma era felice come mai prima. Terminò lo champagne che ancora era nel
bicchiere e lo appoggiò vicino alla bottiglia. Poi tornò ad appoggiarsi alla
ringhiera incrociando le braccia sopra di essa e lasciando che il peso del suo corpo
fosse sorretto da quelle sbarre di metallo. Fissava la città sotto di lei. Rick
aveva ragione: sembrava un mondo lontano, infinitamente lontano!
Rick si avvicinò alla
donna facendo aderire il suo petto alla schiena di Kate e avvolgendo il corpo
della donna con le sue braccia. L’uomo appoggiò il mento sulla spalla destra di
Kate e rimase in silenzio condividendo con lei lo spettacolo che avevano
davanti agli occhi.
-Grazie per avermi
portata qui, Rick!- disse Kate dopo qualche minuto. -Anzi, grazie per tutta
questa giornata!
Kate voltò il suo viso
a destra verso quello di Castle incrociandone lo
sguardo. Lui le stava sorridendo. Come altre migliaia di volte in quella
giornata e come avrebbe fatto altre milioni di volte negli anni futuri.
I loro visi si
avvicinavano sempre di più; entrambi chiusero gli occhi quando le loro labbra
erano a pochi millimetri di distanza.
-Ti amo, Rick- sussurrò la donna.
-Ti amo anche io,
futura signora Castle.
L’uomo sentì la
detective sorridere.
-Suona bene…
-Già…
-Ma non ti azzardare
mai più a chiamarmi signora Castle. Io resto la
detective Beckett. Sia chiaro.
-Agli ordini,
detective Beckett!
E per mettere fine
alla discussione, la donna liberò il braccio destro alzandolo e portandolo
dietro la nuca di Rick costringendolo ad unire finalmente le sue labbra a
quelle di Kate. Un bacio dolce ma intenso, che durò diversi minuti. Non avevano
né fretta né voglia di separarsi. Quella era la loro notte.
E anche se ora
sapevano che avrebbero avuto tutta la vita davanti a loro per stare insieme,
non volevano più sprecare nemmeno un istante per essere felici. Per stare
insieme.
Per essere Kate e
Rick.
Eccomi qui con il capitolo conclusivo.
È stato molto difficile scriverlo, perché non volevo
diventare troppo sdolcinata! E non so ancora se ci sono riuscita….
Ed è anche molto lungo, ma non aveva senso spezzare l’ultima
parte! Per inciso, non ho idea di come sia l’osservatorio dell’Empire State Building,
me lo sono immaginata con una sorta terrazza panoramica! E se non è così…beh, licenza poetica!
Spero che vi sia piaciuto e soprattutto che vi sia piaciuto
questo primo tentativo di long-fic! Aspetto di sapere
cosa ne pensate!
Alla prossima storia…
Laura