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Autore: division will unite    02/04/2011    2 recensioni
L'ispirazione per questa storia mi è venuta da un sogno, la parte centrale diciamo :P
Non conosco di certo Skandar Keynes e non sono mai stata nemmeno a Londra o a Narni (ahimè). Questa è la prima FF che scrivo/pubblico perciò siate clementi xD
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alessandra's P.O.V.
Il sole caldo filtrava attraverso le tende chiuse inondando il letto disfatto. Mi trovavo in una sorta di dormiveglia, dove ogni cosa sembrafa sfuocata. Ogni pensiero mi rimbombava in testa. Pensavo e ripensavo a quello che era successo la notte appena trascorsa e non riuscivo a capire se fosse accaduto davvero o fosse stato solo un bel sogno. Probabilmente, aprendo gli occhi, mi sarei trovata nel mio letto, a casa mia. Quindi le sue mani sul mio corpo, la sua voce bassa nell'orecchio che mi diceva come muovermi avrebbero potuto essere solo un'illusione. Prendendo coraggio decisi di prendere contatto col mondo oltre le mie palpebre e con grande gioia mi accorsi che era successo davvero. Aprendo gli occhi non lo vidi immediatamente, poichè ero voltata dalla parte opposta, ma mi accorsi di trovarmi in una camera familiare...
Mi bastò voltarmi per vederlo, stava ancora dormendo. Sorrisi leggermente e gli cinsi il petto con un braccio, poggiando la testa sulla sua spalla.
Il raggiungimento del Nirvana fu interrotto dallo squillo di un cellulare. Mi sembra fosse quello di Skandar. -Argh...Non è una cosa umana farsi svegliare in questo modo- disse aprendo gli occhi di malavoglia e alzandosi per raggiungere il telefono, in una tasca dei jeans abbandonati sul pavimento.
Skandar's P.O.V.
-Pronto?- dissi trattenendo uno sbadiglio.
-S...Skandar?- disse una voce familiare dall'altro capo del telefono.
-Sono io. Giulia...sei tu?-
-Si, sono io. Mi dispiace molto disturbarvi. Ma dovete tornare immediatamente a Roma.-
-Cosa? Come? Perchè?! E' successo qualcosa? o.ò-
Ale cominciava a fissarmi con gli occhi sbarrati.
-Ci sono cascati anche gli altri. Loro..loro...ehm in discoteca, l'altra sera. Hanno trovato qualcuno..qualcuno che gli ha dato delle pasticche. Non sapevo di cosa si trattasse. Avevo notato che erano strani. Brian era terribilmente pallido, tremava. I ragazzi sembravano ubriachi, anche se non erano andati oltre le due birre. Loro lo sapevano. Sapevano quello che era successo! Perchè...!!!-
-Giulia, devi calmarti. Altrimenti non capisco nulla! Mi stai dicendo che quando siete andati in discoteca i ragazzi hanno preso della droga da qualcuno?- Silenzio -Giulia..!-
-Si, hanno preso della droga- sembrava un'automa.
-E adesso come stanno?-
-Sono in ospedale-
Alessandra aveva cominciato a vestirsi.
-Si ma, come stanno?-
-Gli altri stanno bene. Solo una lavanda gastrica per loro. Brian è in coma.-
-...ma...co...- adesso ero io a non riuscire a star calmo. Ale si voltò verso di me e si avvicinò. Prese il telefono e disse: -Giulia, non preoccuparti. Stiamo arrivando. Ma tu stai bene, tesoro?-
-...si io sto bene. Vi prego sbrigatevi- e scoppiò in lacrime. La comunicazione s'interruppe.
Lei si sedette sul letto accanto a me, con gli occhi lucidi e semi vestita.
-Skandar, dobbiamo sbrigarci. Vestiti e partiamo immediatamente.- mi disse asciugando una lacrima che mi rigava il volto.
Non potevo pensarci. Non poteva succedere di nuovo. Eravamo già passati attraverso quella situazione. Brian era stato malissimo, e adesso era in coma. Ma a tutti gli altri, sapendo quello che aveva passato, come era saltato in mente di provare quelle dannate pasticche?! Anche lo stesso Brian! Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Un giorno o l'altro ci sarebbe rimasto secco.
Facemmo tutto con estrema velocità. Riuscimmo a trovare il pullman che ci portasse alla stazione e da lì prendemmo il primo treno per Roma Termini.
Non avevamo tempo da perdere, quindi prendemmo un taxi per arrivare in ospedale. In quei momenti nessuno dei due se la sentiva di dire niente. Eravamo troppo provati dalla situazione. L'unica cosa che disse Alessandra fu:- Pensa a come si sentirà Giulia. Lei è la seconda volta che vive questa situazione. Si sente in colpa per non averli fermati, per non essersene nemmeno accorta-
Non trovai le parole per risponderle.
Con qualche difficoltà riuscimmo a trovare la stanza dov'erano ricoverati i ragazzi. Per fortuna erano riusciti a trovargli una stanza da 6 interamente vuota. 
Alessandra's P.O.V.
Tutti i ragazzi erano lì. Erano sdraiati in quelle lenzuola bianche con gli indumenti che si erano messi per uscire, quella sera. Invece Giulia, era seduta su una sedia di plastica e guardava fuori dalla finestra. Apppena la vidi andai ad abbracciarla. Scoppiò nuovamente in lacrime, e io la capivo bene. Mi unii a lei e piangemmo silenziosamente l'una sulla spalla dell'altra. Pian piano anche gli altri si alzarono e ci vennero a salutare. Erano pallidi e debolissimi. Li avrei presi a pugni in pancia, uno per uno. Respingendo questo mio moto violento dissi:-Ma...Brian dov'è?-
-Lui è in terapia intensiva, deve essere costantemente monitorato.- rispose Andrea.
-Ma almeno i medici vi hanno detto qualcosa? E' fuori pericolo?- chiese Skandar.
-Non ci hanno ancora detto nulla. Ci hanno solo comunicato che avrebbero dovuto valutare i danni agli organi interni in base a come avrebbe passato la notte e i giorni a seguire- gli rispose Darry
-Bè...ma possiamo andare da lui, no? Possiamo chiedere ai dottori se ci sono degli sviluppi?- 
-Si, credo di si. Ma noi non possiamo andare di reparto in reparto. Siamo ancora deboli.-
-Io vengo con voi- annunciò Giulia.
-Sei sicura? Tu non hai preso nulla, giusto?- le chiesi
-No, io sono pulita. Forza, che aspettiamo?-
Giulia si diresse verso la Terapia Intensiva. Probabilmente era andata a trovare Brian parecchie volte mentre gli altri si riprendevano.
Non potevamo entrare direttamente in camera. Ma dalla porta socchiusa riuscimmo a vedere la luce soffusa della camera e il ronzio dei macchinari.
Giulia ci accompagnò anche verso il medico che seguiva il caso di Brian. Lasciarono parlare me:
-Salve, sono un'amica di Brian Rowen. Vorrei sapere se ci sono stati sviluppi nelle sue condizioni di salute.-
-Mi dispiace, ma non posso fornire informazioni a persone al di fuori della sua famiglia-
-Certo, ma deve comprendere che al momento la sua famiglia non si trova in Italia e che io dovrò avvisarli. Quindi, per favore mi dica come sta. Faccia in modo che possa almeno rassicurare la sua famiglia.-
-Eh va bene, signorina. Sarò franco con lei, come lei lo è stata con me. Il povero ragazzo non se la cava bene purtroppo. Ha ingerito quantità considerevoli di acidi in pasticche e adesso sono compromessi diversi organi interni. Tra cui il fegato e i reni. La sua amica mi aveva detto che aveva già avuto un'overdose che gli aveva procurato un edema polmonare. Per il momento i polmoni reggono, ma non so per quanto ancora.-
-E rischia la vita?-
-Al momento non ne siamo certi. E' ancora tutto da vedere.-
-Ma può essere trasportato? Lui è inglese. I suoi genitori sono lì e...-
-Signorina, vedrò cosa posso fare.-
Spiegai anche a Skandar quello che aveva detto il dottore e disse che avrebbe dovuto chiamare i genitori di Brian.
Lo fece quando ritornammo in camera. Non saprei dire quale fosse stata la reazione del padre di Brian quando lo venne a sapere. Però quando Skandar chiuse il telefono aveva gli occhi pieni di lacrime.
  
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