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Autore: Joey Potter    05/04/2011    9 recensioni
"Si strofinò gli occhi con i pugni, soffocando uno sbadiglio sul cuscino.
Odiava quello strano processo di osmosi che lo rendeva, giorno dopo giorno, sempre più simile alla persona con la quale condivideva il letto. E la stanza. E l’appartamento. E -ah, giusto- la vita."

Le parole :"Future!Furt" vi bastano?
E se ci aggiungo anche "delirio e prova di qualcosa di vagamente lime e allo stesso tempo serio" ?
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Finn Hudson, Kurt Hummel | Coppie: Finn/Kurt
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3:  Scivolare
 

“I'm not trying to make you feel uncomfortable
I'm not trying to make you anything at all
But this feeling doesn't come along everyday
And you shouldn't blow the chance
When you've got the chance to say”
(“I honestly love you”; Olivia Newton Jones)

 


Al fastidioso suono della sveglia, Kurt era scivolato fuori dal letto con una voglia di vivere paragonabile a quella d’un ornitorinco verde, incinto e anche piuttosto affamato.
Finn, invece, si era avvolto ancòra di più nelle coperte tra borbottii indecifrabili, soffocati dal cuscino giallo sul quale capeggiava la gigantografia di Zac Efron, fino a formare un gigantesco salsicciotto di un metro e novantatre, bianco a pois verde spinaci.
“Ehi, devi andare a lavoro.” Gli disse Kurt tentando di accarezzargli i capelli sotto tutta quell’imbottitura di lenzuola.

“No lavoro. Finn sonno. Finn dormire ancòra.” Rispose Finn sollevando il viso e tendendo le lunghe braccia per avvicinare Kurt a sé.
“Finn dovrebbe dormire alle cinque del mattino, invece di spararsi seghe filosofiche osservando due passerotti obesi.” Replicò Kurt, sfuggendo alla sua presa e facendolo imbronciare.

Finn si stancò presto di quella strana lotta contro l’aria e si rigirò a pancia in giù, soffocando nuovamente nel cuscino e rimproverandolo per la mancanza d’amore e disponibilità dimostrata; Kurt ne approfittò per trotterellare a zigazag nella cabina armadio e saccheggiarla degli abiti migliori – ovviamente esclusivamente i suoi –.

“Dovremmo costruire una casetta per Arthur ed Eames.” La voce di Finn gli arrivò assonnata ma chiara, quando rimise piede nella camera; aveva calciato le coperte fuori dal letto, e se ne stava disteso sul fianco destro, completamente nudo e rivolto verso Kurt.
“Noi non costruiremo nessuna casetta per Boq e Fiyero.” Commentò Kurt con un sospiro, correggendo con leggera stizza i nomi dei passerotti ed evitando di soffermarsi con lo sguardo sul corpo del compagno. “Non voglio altri uccelli intorno, dopo Pavarotti.” Ed il suo cuore pianse una piccola lacrima, al ricordo del suo dolce canarino.

“A me sembra che avere uccelli intorno non ti dispiaccia così tanto. Soprattutto un certo uccello.” Replicò Finn sogghignando e, chiedendosi quando diavolo avesse imparato a sogghignare – cosa che tra l’altro riusciva a fare senza perdere quella sua aria da adorabile tonto –, Kurt lo colpì con un paio di jeans firmati, mentre le guance gli si imporporavano d’un famigliare rosa.
“Come riesci ad essere così sfacciato e perverso alle sette di venerdì mattina?” domandò meravigliato. “E poi credevo avessi ancòra sonno.”
“Uhm, forse è proprio per questo. E tu non aiuti, andandotene in giro con quelle guanciotte che gridano ‘scopami, scopami’”.
“Oh.” Soffiò Kurt commosso, infilandosi la maglia.
“Non vedo perché dovresti farlo.” Affermò Finn, afferrandolo per la cintura.
“Fare cosa?” chiese l’altro.
“Vestirti.”
Kurt sorrise, lieto di quelle attenzioni, ma il senso del dovere lo costrinse ad allontanare la mano di Finn, che era scattata a sbottonargli i pantaloni.
“Devo andare a prendere Carole e Burt all’aeroporto, Finn. Mio padre e tua madre.” Sottolineò con l’intento di spegnere ogni eccitazione mattutina – soprattutto la propria –. “E tu devi andare a lavoro.”

“Uhm, sì. Ma, vedi, io voglio fare l’amore con te, quindi rimane del tutto inutile che tu ti vesti.”
“Che tu ti vesta.” Lo corresse Kurt.
“Io non mi vesto. Sono nudo e nudo intendo rimanere.”
“Finn!” prego Kurt, cercando di fermare le dita del compagno che gli solleticavano il petto, sotto la maglietta.

Ma Finn già non lo ascoltava e lo tirò addosso a sé per poi invertire velocemente le posizioni e sederi a cavalcioni sopra di lui; Kurt smise in fretta di lamentarsi, più o meno quando la lingua Finn andò a solleticargli quel particolare punto sul collo.

“Mmh, Kurtie, Kurtie, Kurtie” sussurrò Finn nel suo orecchio, e il giovane calciò in fretta i boxer che ancòra indossava e che erano diventati improvvisamente troppo stretti.
“Devo ancòra andare a lavoro?” chiese Finn con le labbra sul suo ombelico.
“Oh, sta zitto. Farai tardi.”
Una risata divertita gli arrivò dall’altezza dell’inguine, dove Finn aveva appena affondato il volto, solleticandogli i peli del pube con il naso.
Quando avvertì le labbra dell’ex quarterback intorno al proprio pene, Kurt inarcò la schiena con un gridolino che lo fece arrossire.

Gli sarebbe mancato, tutto quel perfetto sesso.
Con Carole e Burt per casa, un risveglio simile sarebbe stato tassativamente vietato, soprattutto dal momento che Finn non aveva intenzione di rendere nota la loro relazione.
Non che Kurt morisse dalla voglia di rivelarglielo: temeva la reazione del padre – e non aveva dimenticato che Burt fosse debole di cuore – e soprattutto quella di Carole – aveva ancòra una certa soggezione verso quell’adorabile madre acquisita –, ma fingere di avere un normale rapporto da fratellastri acquisiti con Finn era per Kurt…una sconfitta: odiava dover nascondere i propri sentimenti, odiava mentire alle persone care, e soprattutto odiava doversi vergognare di qualcosa che per lui era naturale come respirare.

Aveva lottato, nel suo piccolo, per non essere costretto a farlo; si era preso i pugni da parte di qualche omofobo represso e le granite gelide di qualche altro stupido passivo, e ora – trovarsi in quella situazione – era talmente denigrante ed assurdo da farlo ridere.
E infatti scoppio a ridere.
Finn non sembrò gradire, e interruppe immediatamente la propria occupazione, con un visibile disappunto da parte di Kurt.

“Cosa succede?” esclamarono insieme.
“Oh, dimmelo tu.” Ringhiò Finn. “Non è gentile, ridere mentre il proprio ragazzo cerca… cerca… di darti sollievo, ecco.”
“È buffo come improvvisamente tu sia diventato pudico, quando fino a pochi minuti fa blateravi di strapparmi i vestiti di dosso e di guance inneggianti al sesso estremo.” Commentò Kurt acidamente.
L’altro scivolò giù dal letto, afferrando una felpa riversa a terra.
“Finn…” tentò, ma tutto ciò che ricevette come risposta fu lo sbattere violento della porta del bagno.
 



* * *

 
 
 
“Stavi pensando a questi giorni, vero? A come sarà e a… beh, lo sai.” gli chiese Finn mordicchiandosi il labbro, mezz’ora più tardi, quando lo raggiunse in cucina.
Kurt stava preparando la colazione per entrambi, alternando insulti per sé stesso a momenti di ‘ma in fondo non ho fatto niente di male, è-stato-lui-ad-offendersi-per-niente’.
Annuì cercando di non prestare attenzione al senso di nausea che gli si era creato all’altezza dello  stomaco all’idea delle bugie.

“Io… oh, Kurt, mi dispiace. Odio doverti chiedere di nasconderti, so quello che significhi per te, cioè sono spesso molto tardivo però non così tanto. Ma non è… non è il momento giusto.”
Kurt si chiese se mai sarebbe arrivato, il momento giusto.
“V-va bene, Finn.” Balbettò. “È… è okay. Solo… non chiedermi di esserne felice.”
Le braccia enormi del ragazzo lo circondarono, stringendolo forte al proprio petto e impedendogli di respirare per qualche secondo.
“Finn, così mi uccidi!”
“Scusa, Dude!” sorrise baciandogli la nuca. Poi sembrò tornare serio “Mi chiedo solo perché mai quella reazione.”
“Crisi di panico mitigata dalla mia follia.”asserì Kurt.
“Non dovevi accettare quel ruolo nel nuovo musical di April. In realtà non dovresti proprio parlare con April.”
Kurt ridacchiò, accoccolandosi maggiormente sul largo petto di Finn.

“Faremo tardi. Le frittelle sembrano ottime.” Disse quest’ultimo, scostandolo con delicatezza.
Si sedettero al piccolo tavolo di legno italiano che Kurt aveva comprato la settimana prima, passeggiando per i negozietti d’antiquariato di Little Italy alla ricerca di qualche mobile per la loro casa.

Finn addentò quattro frittelle in un solo boccone, e Kurt sorrise della sua goffaggine e dello sciroppo d’acero che gli sporcava il mento.
Forse poteva resistere per qualche giorno; sì, doveva piantarla di fare la star della casa e di piagnucolare in una strana imitazione di una Rachel Berry drogata e dalla voce migliore.
Mentire per amore non gli sembrava un crimine così insopportabile, non quando aveva il suo piccolo Frankestein personale, che lo guardava felice nella sua espressione un po’ tonta, distratta e vagamente innamorata.
 
Il suo amore per quel cataclisma completamente privo di coordinazione era sempre stato sereno e naturale, pulito e sincero e no, Kurt non voleva che si macchiasse proprio ora di inutili psicodrammi. Se Finn non si sentiva pronto a rivelare la loro relazione, beh… per quanto gli facesse male doveva solo rispettarlo e aspettarlo.
In fondo l’aveva già fatto: l’aveva atteso in disparte, osservandolo con dolore mentre passava confuso da Rachel a Quinn e poi di nuovo a Rachel e poi di nuovo a Quinn, e poi Quinn e Rachel ancòra; si era rassegnato a quello strano ruolo di fratello acquisito, costringendosi ad andare avanti con la propria vita ma senza smettere di sperare che magari, un giorno, forse, chissà, avrebbero potuto… essere.
 
E adesso Finn era con lui ed era reale.
 














L'angolino dell'autrice
A me ciò fa più schifo del solito, giudicate voi.
La prima parte è stata semplice, ma ho avuto numerosi problemi nel seguito e spero di essere riuscita a spiegare le motivazioni di Kurt, perché... beh, perché sono motivazioni serie ed importanti, ecco perché.
Sono pienamente consapevole che entrambi sembrino affetti da disturbi della personalità. Amo il bipolarismo, probabilmente. Che è una scusa più fantasiosa del "mi perdo nell'IC dei miei stessi personaggi", non trovate?



Tante piccole note sparse:

April è "ubriacona-April". Nella mia mente contorta, adesso fa la regista. E pagherei, per vedere un suo spettacolo!
L'associazione Frankestein-Finn è così ovvia che anche nel telefilm l’hanno fatta.
Gli ornitorinchi verdi ed incinti sono per il mio amore Solly. Quando dico che sei la mia parte di cervello mancante non scherzo, sai?
Ancòra Zefron, sì. Devo smetterla con quel musical. Darren Criss sta prendendo possesso di me, e la cosa non per niente bella e/o eccitante.
Passeggiare per i negozi d'antiquariato di Little Italy è il MIO sogno, sigh.
Il velato accenno al mio odio per Berry è così evidente?! ^^
In fondo la adoro, però la odio.
   
 
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