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Autore: Bishoujo Tensai Madoushi    08/04/2011    7 recensioni
Lina, Gourry, Amelia e Zel si stanno dirigendo verso Saillune... ma sarà un cammino molto, molto lungo! Ex fidanzate, vendette, eventi passati e futuri... di tutto e di più affliggerà i nostri protagonisti ma soprattutto... si chiariranno i sentimenti di una certa maga verso lo spadaccino che si è autoproclamato sua guardia del corpo? Leggete e scoprite...
Genere: Commedia, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gourry Gabriev, Lina Inverse, Personaggio originale, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Tu vieni via con me…”

“Tu vieni via con me…”

 

 

 

Un momento prima eravamo a quella che con il mio solito spirito arguto (? Qualche commento?) avevo ribattezzato “Villa Follia” (un nome calzante come pochi!) mentre quello dopo io e Xelloss fluttuavamo a diverse decine di metri dal suolo.

 

 

 

Sempre tenendomi stretta tra le braccia, il mazoku tacque, sorridendo nel suo solito modo enigmatico che tanto spesso trovavo irritante (e talvolta anche inquietante), come aspettando una mossa da parte mia. Visto che ormai mi conosceva bene doveva sapere che avrei tentato di strangolarlo, per quanto si possa strangolare un mazoku. Datemi atto che, anche se inutile, procurava una qualche soddisfazione un po’ come strapazzare Gourry… era un gesto antistress.

E una bellissima maga-genio come me ha bisogno di una valvola di sfogo, ogni tanto!

 

 

 

Quando Xelloss mi era apparso alle spalle, Amelia aveva urlato il mio nome e anche sul viso di Gourry era apparsa un’espressione terrorizzata. Come dar loro torto? Dopotutto il finto prete aveva già serenamente ammesso che se fosse stato necessario mi avrebbe uccisa e questo non faceva proprio di lui un compagno ideale. Tantomeno se appariva di soppiatto alle spalle della gente e la rapiva. La sua dichiarazione era avvenuta durante la nostra avventura con Valgaav e compagnia bella (e quando mai abbiamo buona compagnia? Figurarsi!)e io non avevo mai, neanche per una piccolissima volta, dubitato della veridicità di quelle parole. Non avevo però paura di lui, non in generale e neanche adesso…. Non fino a che gli servivo. Sapevo bene, però, che il giorno in cui avesse ricevuto l’ordine di uccidermi, solo uno di noi due sarebbe uscito vivo dalla battaglia che avrebbe avuto luogo. E… non era detto che fossi io, anche se questo non lo avrei mai ammesso davanti agli altri. Di base sono sempre positiva, anche nella situazione più drammatica, ciò non significa che sottovaluti le circostanze e le persone o che non mi renda conto che uno come Xelloss potenzialmente potrebbe spezzarmi come un grissino… senza neanche stropicciarsi il mantello. Potenzialmente, eh? Non ho mai detto che accetterei passivamente la cosa. Vendo cara la pelle, io. 

 

 

 

In ogni modo in quel preciso momento non mi sentivo in pericolo. Ero solo un  po' seccata… per due motivi. Il più futile era per il modo in cui mi teneva in braccio che mal tolleravo fatto da Gourry, figurarsi da Xelloss. Il più serio era invece il fatto che gli dovessi un favore, e grosso, senza averglielo minimamente chiesto. Non mi sarei certo fatta pugnalare da Marie senza tentare almeno di reagire ma il suo ‘provvidenziale’ intervento mi aveva tolta da una situazione critica e quindi ero… in debito. Non era la prima volta che il mazoku mi salvava la vita, anche se non amavo ricordarlo. (E comunque mi aveva anche tradita e colpita, a voler essere precisi.)

 

 

 

E a proposito, la ragione che aveva permesso a Marie di materializzarsi alle mie spalle (ricordate? Io e Amelia eravamo praticamente spalmate contro il muro) iniziava pian piano a farsi strada nella mia mente. Al momento non avevo formulato congetture a causa dell’assurdità della situazione mentre adesso, per associazione di idee, la parola mazoku continuava ripetersi nella mia mente…Però… però, no. C’era qualcosa di sbagliato. Marie mi aveva dato l’idea di essere attratta da Aleksander e un demone non poteva provare simili sentimenti. O meglio, poteva essere attirato da un essere umano ma non amarlo, non nella vera accezione del termine ‘amore’, in quello che coinvolgeva il cuore e i sentimenti. Certo, un mazoku poteva però fingere. Fingere amicizia, fingere amore… perché no? Eppure… qualcosa stonava. E visto che aveva tentato di pugnalarmi per Aleksander, era giusto che mi ponessi qualche domanda… e ottenessi qualche risposta.

 

 

 

Lina-san,Xelloss interruppe i miei pensieri e io lo fissai, stringendo gli occhi, “hai addosso uno strano odore…” Eh? Il mazoku arricciò il naso e fece teatralmente il gesto di chi sente una puzza terribile. “Davvero pestilenziale…” aggiunse, sventolando la mano.

 

 

 

Grrrrrrr… Ho subito la vendetta di un’elfa pazza, sono stata raggirata da sua nipote, maltrattata da Gourry drogato, umiliata da Amelia ubriaca, pugnalata dal cugino di Gourry, rimasta mezza paralizzata, minacciata Marie con un pugnale… e adesso Xelloss mi ‘salva’ solo per il gusto di insultarmi???

 

 

 

Lina, stai calma. Stai-calma.

 

 

 

Cal-ma.

 

 

 

Niente gesti avventati, Lina. Se inizi a picchiarlo, cadrete entrambi ma solo tu potresti finire con lo schiantarti a terra. Dei due sarai tu a farti male.

(Sì, potevo levitare ma vista la mia fortuna, non sarei riuscita a castare l'incantesimo. Se fossi riuscita sarei con buona probabilità atterrata su una famiglia di cactus.)

 

 

 

Gli lanciai un’occhiata di fuoco.

 

 

 

“Innanzitutto mi piacerebbe sapere perché diavolo ce ne stiamo ancora qui per aria,” sibilai, “e poi…” presi fiato, “CHE DIAVOLO VUOL DIRE CHE HO UNO STRANO ODORE?”

 

 

 

Xelloss (e anche io, visto che ero ancora tra le sue braccia) sobbalzò e un gocciolone gli scese sulla fronte.

 

 

 

Lina-san, non sai davvero cosa sia la riconoscenza.”

 

 

 

Uh, adesso usava anche un tono rammaricato. Ma chi pensava di prendere in giro?

In più ero davvero curiosa di sapere per quale oscura ragione fosse intervenuto a salvare le mie preziose chiappette. Di certo non per beneficenza. Con Xelloss non si poteva mai sapere cosa ci fosse in ballo. E spesso non erano cose di mio gradimento.

 

 

 

Xelloss… le tue sceneggiate sono un insulto alla mia intelligenza.” Usai il tono più acido del mio repertorio. D’accordo sfruttarci a vicenda ma sinceramente… NESSUNO si deve permettere di offendere Lina Inverse, neanche come preludio ad altri discorsi. Perché, dai, sinceramente… non poteva avermi portata via dalla lama di un pugnale solo per disquisire dei miei... presunti odori.

 

 

 

“Mi rammarico di ciò, Lina-san. Non ti prenderei mai in giro.” Il mazoku per un attimo socchiuse gli occhi lasciandomi scorgere il colore cangiante delle sue iridi.

 

 

 

“Perché sei qui, Xelloss?”

 

 

 

Tanto valeva arrivare al punto. E che non dicesse che era un segreto…

 

 

 

Lina-san, Lina-san…” scosse l’indice, tipico segno che sarebbe arrivata quella frase.

 

 

 

Xelloss,” lo ammonii mentre tra le mie mani prendeva forma una piccola palla di fuoco. D’accordo, non gli avrebbe fatto chissà che male… ma neppure questo gran bene, soprattutto se lanciata ad una distanza tanto ravvicinata. “Non stai per dirmi che è un segreto, vero?” Gli rivolsi un ghigno malefico.

 

 

 

Xelloss ricambiò stiracchiando le labbra in un sorrisetto storto, poi tornò a vestire la solita aria affabile.

 

 

 

“Diciamo che ho delle informazioni che potrebbero essere di tuo interesse.” Uh?

 

 

 

Prestare orecchio a Xelloss aveva sempre delle conseguenze. Conseguenze che potevano spaziare dal dover affrontare demoni incazzati neri oppure draghi altrettanto di cattivo umore.

Nessuna delle due alternative mi sorrideva particolarmente, avendole oltretutto sperimentate entrambe. Nonostante le premesse, se Xelloss si prendeva il disturbo di ‘salvarmi’, doveva esserci davvero qualcosa. Qualcosa di interessante. E pericoloso.

Si trattava di qualcosa che mi doveva proprio far sapere. Magari senza testimoni? In ogni modo…

 

 

 

“Potremmo anche scendere a terra, ti pare?”

 

 

 

Lo so, sembra stupido ma mettetevi nei miei panni. Non volevo stare tra le braccia di Xelloss un secondo di più… e lui sembrava in qualche oscuro modo ‘godere’ nel prolungare il momento a lungo. Che si stesse gustando il fastidio che provavo? Che si nutrisse del fatto che mi trovassi a disagio? Era davvero così affamato da accontentarsi di quello? Ero quasi tentata di chiederglielo ma decisi di soprassedere. Non ero interessata poi così tanto a scoprirlo.

 

 

 

“Allora?” il mio tono era comunque scocciato. Non potevo certo dargli la soddisfazione di avermi intrigata con le sue parole sibilline.

 

 

 

Il demone allargò il sorriso. “Non ancora, Lina-san. Quando tornerò a terra dovrò sistemare un lavoretto… e a quel punto TU sarai già lontano!” Ok, adesso invece mi stavo preoccupando. E voi sapete che la preoccupazione si manifesta generalmente nel tratto predominante del mio carattere…

 

 

 

Xel-lo-ss!” Ruggii afferrandolo per il collo del dolcevita e strattonandolo ripetutamente. La testa del demone ballonzolò a destra e a sinistra per qualche minuto mentre Xelloss piagnucolava, fintissimo come  sempre. Mi decisi a lasciarlo andare. Mi doveva ancora delle spiegazioni, giusto?

 

 

 

Lina-san, lascia che ti spieghi prima una piccola cosa. L’odore che ti sento addosso…” Oh, Ceiphied, ricomincia… “è quello di una magia elfica di un qualche tipo.”

 

 

 

Sollevai il sopracciglio. Magia elfica. Elfica. Quanti elfi avevo incontrato recentemente? E soprattutto che diavolo di incantesimo avevo addosso???

 

 

 

Eloise. ELOISE. Dei, salvatela dalla mia collera… quella piccola vipera mi aveva lanciato una maledizione. Non Meliloon, si sarebbe vantata di averlo fatto, non sarebbe riuscita a tenere chiusa la ciabatta quella vecchia pazza! Era stata certamente quella… quella… aaaaaaaargh! Per la mente mi passarono diverse immagini della mia piccola avventura a contatto della mezza elfa, rendendomi conto che poteva avermi lanciato il suo incantesimo in una mezza dozzina di volte e

No. Un momento. Non poteva essere stata Eloise! Eloise era solo una mezza elfa e notoriamente gli elfi nonpuri’ erano in gran parte inermi magicamente!C'era solo una categoria che poteva usare veramente la magia, anche se mezzosangue... non solo forme 'positive'... Allora… era stata Meliloon? PeròEloise non era completamente priva di magia. Aveva castato un incantesimo per alleviarmi il mal di testa, uno per addormentare Amelia e aveva usato i poteri della mente per poter condividere con me i suoi ricordi. Certo, questi erano esempi di magia che poteva corrispondere a bianca o sciamanica, cose che un elfo puro poteva richiamare… e forse anche un mezzo-elfo con quale capacità magica… ma… una maledizione, anche se minore? Se Xelloss mi sentiva addosso l’odore della magia elfica, se Xelloss veniva a dirmelo, non si doveva trattare di magia ‘positiva’. Su questo non si discuteva.

 

 

 

Girai il viso in modo fulmineo verso Xelloss e lo fissai con sguardo truce, incrociando la braccia.

 

 

 

“Perché, Xelloss, mi stai dicendo tutto questo?”

 

 

 

“Ma per aiutarti, Lina-san!” rispose con sguardo da agnellino innocente. Ma ceeeeerto! “Dopotutto deve essere davvero seccante non riuscire più a camminare, vero?”

 

 

 

Eh?

 

 

 

Era stato il pugnale di Aleksander a ridurmi in quella maniera… era forse avvelenato ma non stregato. Cosa centrava la magia elf… oh. Già. Una bella maledizione che convogliava la sfortuna, forse? Se esistevano per gli esseri umani di certo ce n’erano anche nella magia di quel popolo. Era questo che il demone percepiva? Una sorta di magia elfica… oscura? Era possibile? Sospirai e una gocciolona mi scese sulla testa. Dopotutto nel lasso di tempo in cui ero rimasta svenuta dopo aver preso la botta in testa, Meliloon avrebbe davvero potuto farmi di tutto! E se la maledizione avesse avuto effetti dapprima leggeri e poi via via sempre più pesanti, non me ne sarei accorta subito. Appunto. Si fosse trattato di magia nera, magia umana insomma, magari avrei potuto capire prima ma così…

Oh, ma nel momento in cui avessi messo le mani su quella vecchia sclerotica…

Calma Lina, non vorrai far eccitare troppo Xelloss!

 

 

 

Decisi di mettere un secondo da parte i miei propositi di vendetta e ritornai a fronteggiare Xelloss, il cui viso era un muro impenetrabile di finta simpatia. Quanto mi sarebbe piaciuto potergli tirare per davvero il collo… quasi quasi mi mancava la mazza chiodata di Filia…e Filia. Cosa poteva esserci di meglio, per irritare Xelloss di Filia che lo chiamava ‘namagomi’? Il mazoku aveva un certo amor proprio e non amava essere definito ‘spazzatura’… non gradiva che lo facessi io ma detto dalla nostra amica sacerdotessa gli dava ancora più fastidio… quanto mi sarei divertita con Filia ancora tra di noi! , o forse no… ma non divaghiamo!

 

 

 

Xelloss mi stava aiutando, era ‘gentile’ e ‘carino’ ma per Ceiphied, era un demone e voleva qualcosa da me. Ero certa che le informazioni di mio interesse, come le aveva chiamate lui, non si limitassero a rivelarmi che fossi vittima di un sortilegio. Se si scomodava il suo capo, e me lo spediva in braccio (o viceversa, vista la situazione), c’era dietro ben altro. Non ero sicura fosse stato saggio ma… stavamo giocando, no? La prossima mossa toccava a me.

 

 

 

“Va bene… e la parte delle informazioni a cui accennavi prima?”

 

 

 

“Oh, già!” Oh, già! E poi dicono che mi arrabbio troppo in fretta… non ne ho forse tutte le ragioni?

 

 

 

Il mazoku piegò la testa di lato abbagliandomi con un sorriso a trentadue denti. “La Spada di Luce.”

 

 

 

La spa… la Spada di Luce?

 

 

 

Lina-san… volevo informarti che la Spada di Luce è tornata nel nostro mondo. Ho immaginato gradissi saperlo.” E trovarla, completai mentalmente la frase. Perché Xelloss e chi c’è dietro di lui desidera che sia di nuovo nelle nostre mani? Ma soprattutto perché era di nuovo qui?

 

 

 

Xelloss non mentiva, questo era risaputo. Magari non diceva tutte le cose ma quello che ti faceva sapere era di base la verità… ed ecco l’inghippo: se mi diceva che la spada di Gourry era sulla Terra, la spada di Gourry era effettivamente sulla Terra. Il fatto che me lo venisse a raccontare però significava che se fossimo andati a cercarla e l’avessimo trovata, questo avrebbe in qualche modo che ancora ignoravo fatto comodo ai mazoku. Non andava bene. Inutile però sondare il terreno con Xelloss… qualsiasi scopo ci fosse dietro, non me lo avrebbe detto.

 

 

 

Incuriosito dal mio lungo e riflessivo silenzio, Xelloss tornò a parlarmi.

“Notizia fantastica, vero Lina-san? Mi risulta che Gourry-san sia al momento sprovvisto di una spada decente.

 

 

 

“Già,” controbattei subito, “davvero un pensiero gentile il tuo. Comunque esistono un sacco di spade interessanti… basta solo cercarle.” Tiè. Non mi piaceva che le mie azioni venissero guidate. Dai demoni in particolar modo.

 

 

 

“Oh, certo, Lina-san. Su questo non ci sono dubbi.” Maledetto bastardo. Sapeva che l’idea della spada di Gourry era una tentazione decisamente forte. Quell’arma era davvero fantastica, oltre che leggendaria e dal valore sul mercato di un sacco di monete d’oro… ok, non divaghiamo… Gourry la avrebbe rivoluta? Si sarebbe imbracato in un’avventura per poterla di nuovo utilizzare? Un momento, però

 

 

 

“Come mai è di nuovo sulla Terra?”

 

 

 

Xelloss ghignò, permettendo per un attimo alla sua maschera di cadere. Un brivido mi attraversò la spina dorsale. “C’è stato un piccolo incidente, in quel piano.”

 

 

 

“Di… che tipo?” Che cos’altro poteva essere successo?

 

 

 

“Un viaggiatore l’ha sottratta.” Eh?

 

 

 

“Che cosa intendi?” La storia si faceva interessante… forse troppo visto che mi rispose in quella maniera.

 

 

 

“Al momento… questo è un segreto, Lina-san!” Sapevo che lo avrebbe dettoooooooo!

Improvvisamente l’aria iniziò a tremolare, come se si stesse surriscaldando. Cosa? Spalancai gli occhi e guardai Xelloss.

 

 

 

“E ora…” aggiunse con la sua maledetta aria sorniona, “è ora di partire! A presto, Lina-san!” Non stava per farlo davvero… vero???

 

 

 

E fu così che mi ‘lanciò’ nel piano Astrale… come una dannata boccia, preciso anche nel gesto.

 

 

 

Lanciai uno strillo, più che altro per dimostrare la mia dignità offesa e… volai.

 

 

 

Qualcosa come un secondo dopo mi materializzai in un luogo sconosciuto, atterrando a peso morto contro un oggetto molto duro, sfondandolo di schianto. La botta mi lasciò senza fiato e decisamente stordita, come se un gigante mi avesse spiaccicata al suolo con la sua manona ma quando riuscii di nuovo a respirare e a pensare… , fu a Xelloss che pensai. E non furono immagini gentili, quelle che mi danzarono nella mente. La prossima volta che mi appari davanti ti faccio esorcizzare da Amelia!

 

 

 

Mi sollevai utilizzando la forza delle braccia e, facendo attenzione a non infilzarmi con quello che una volta doveva essere stato un tavolo, notai con un certo rammarico che la mia tunica presentava un nuovo sbrego… grazie a quello stupido mazoku avevo rischiato di trasformarmi in un dannato puntaspilli e come ciliegina sulla torta avrei dovuto accelerare il processo riguardante il mio cambio di vestiario. Non sia mai che la grande maga-genio Lina Inverse debba andare in giro come una stracciona.

 

 

 

Sollevai lo sguardo dalla mia tunica e mi guardai in giro, cercando di capire dove lo stupido Xelloss mi avesse spedita. Di certo si trattava di casa disabitata, o almeno, lo era in quel momento. Nel senso, se ti materializzi all’improvviso in un qualsiasi luogo che non sia abbandonato, qualcuno prima o poi urla. E’ normale, no?

 

 

 

Ero finita in una cucina, i cui muri intonacati di bianco erano decorati da pentole in rame appese in ordine sparso. C’era un camino acceso, dove bruciavano erbe aromatiche. Deglutii. Per un pelo non c’ero finita dritta dentro. Maledetto Xellosssssss! A parte il tavolo spezzato, dove ancora sedevo (non potendo alzarmi) e un paio di sedie con la seduta di paglia, la cucina era decisamente spoglia.

 

 

 

Però… il tavolo rotto sul quale ero appoggiata aveva una strana inclinazione… e… oh! Un piede nudo sbucava da un lato.

 

 

 

 

 

 

Ok. Bene. Avevo appena ammazzato qualcuno.

 

 

 

Levitation.” Sussurrai. Magari l’avevo solo stordito… un bel Recovery e amici come prima? Mi avvicinai lentamente al piede quando un flebile lamento venne dal resto della persona sepolta dal tavolo. Fiuuuu… mi detersi la fronte con il dorso della mano guantata.

 

 

 

Sollevai lentamente il tavolo e

 

 

 

Oh, no. No, no, no! NO!

 

 

 

Un viso leggermente tumefatto, con lunghi capelli aggrovigliati emerse dalle macerie.

La spallina dell’invisibile sottoveste scivolò sulla sua spalla, mentre nulla veniva lasciato alla fantasia.

Un gemito. E non solo di dolore.

 

 

 

Era… era…

 

 

 

EMMA!!!

 

 

 

Per la sorpresa (sgradita) rilasciai il Levitation e mi accasciai sul pavimento.

 

 

 

La maniaca mi guardò sbattendo le ciglia, leggermente imbambolata e poi, con una prontezza davvero impensabile per una appena rimasta schiacciata da un tavolo in legno massiccio… mi si gettò addosso. In un secondo netto mi trovai sotto ad Emma, soffocata e ammutolita dal suo enorme… enorme seno mentre lei… lei… mi si strusciava addosso!

 

 

 

BomMmmmmmpf! Bomb…. Mmmmmpf!!!

 

 

 

Mi divincolai furiosamente in un primo momento, con sempre minor forza poi mentre iniziavo a vedere vistosi puntini neri e gialli. Avete già capito, vero? Che fine ingloriosa per la maga che sconfisse Shabranigdu! Soffocata a morte dalle enormi tette di una maniaca!

 

 

 

Quando tutto sembrava perduto (non commentate, grazie) riuscii ad estrarre un braccio e piazzai una mano sotto al mento di Emma. Dopo un paio di tentativi riuscii ad alzarle il viso e gridai, con tutto il fiato (pochissimo, ve lo assicuro) che avevo in corpo…

 

 

 

Bomb de Wind!”

 

 

 

Emma volò fuori dalla stanza attraverso il muro come se fosse stata scaraventata dalla mano di un gigante. Sì, lo stesso che aveva gettato me contro il tavolo. E se commentate la mia scarsa attitudine alle similitudini verrete puniti.

 

 

 

La sagoma di Emma creava adesso una nuova alternativa porta sul muro. Sono o non sono un’artista? A questo punto poco mi importava se si fosse spaccata la testa, sinceramente. Anzi, quasi mi avrebbe fatto piacere. No, non ho grande simpatia per lei, soffocamento a parte. Fosse per me la cospargerei di miele e la butterei in un formicaio. Che c’è? Non hanno forse anche le formichine diritto a vivere???

 

 

 

In quel preciso momento, mentre rimiravo la mia ‘arte’, alle mie spalle si aprì una porta (una porta vera, non come la Emma-porta) e una figura fece il suo ingresso nella cucina. Vidi solo la sua sagoma perché la luce abbagliante dell’esterno mi accecò momentaneamente.

 

 

 

“Che… che succede?!

 

 

 

Sentii il tonfo della porta che si chiudeva e, mentre i miei occhi tornavano a vedere, passando da una tonalità verdina ai colori originali, una magra ragazzina bionda si inginocchiava di fronte a me spostando lo sguardo alternativamente dal buco nel muro e alla sottoscritta e viceversa.

Per un momento credetti di aver riconosciuto Eloise ma no, non era la piccoletta. Questa era un’adolescente e anche abbastanza alta.

 

 

 

“Oh, sei tu.” Uh? Ci conosciamo?

 

 

 

La osservai con attenzione. Assomigliava davvero ad Eloise ma era impossibile che fosse lei, la crescita di elfi e mezzi elfi era lenta per definizione. Se una settimana prima Eloise sembrava una bambina di sei anni, adesso al massimo avrebbe potuto sembrare una di sei e mezzo, se proprio fosse cresciuta. Sarebbe stato troppo repentino, un cambiamento del genere. Non era naturale. Eppure…oh, sei tu.’ Non si dice ad uno sconosciuto e questa ragazza, altezza e forme a parte, mi ricordava moltissimo Eloise. Che potevo dire? Nel dubbio…

 

 

 

Eloise? Sei tu?”

 

 

 

La ragazza mi squadrò un attimo, stringendo le labbra, mentre un lampo di qualcosa che non riuscii ad identificare le passò sul viso.

 

 

 

“No, no, non sono io.” Mi rispose sventolando le mani per poi darmi le spalle. Si alzò di scatto e cercò di attraversare la cucina.

 

 

 

Mi lanciai in avanti e le afferrai la caviglia, stringendo con forza. La bionda si fermò, rigida. Mi lanciò un’occhiataccia da sopra alla spalla. “Che vuoi?”

 

 

 

“Tu sei Eloise.” Non era più una domanda.

 

 

 

“No, ti sbagli. Non sono io e non conosco neanche nessuna Eloise. Si spinse indietro la frangetta, come avevo visto fare spesso alla piccola mezza elfa.                         Sarai anche brava a recitare, carina, ma sei inequivocabilmente Eloise. Non so come, non so ancora perché, ma tu sei Eloise.

 

 

 

“Guarda che ti ho riconosciuta.” Sottolineai il verbo con una stretta alla caviglia.

 

 

 

La ragazza sbuffò, alzando gli occhi. “E va bene, sono Eloise. Contenta? Adesso mi lasci?” Col cavolo che ti lascio, stupida mezza elfa!!!

 

 

 

“No che non ti lascio! Per caso… solo per caso, dico, non è che tu o la tua nonnina mi avete lanciato una qualche maledizione elfica? Così, giusto per chiedere, eh?” Iniziavo a sentire caldo. Molto caldo. E non era un bene.

 

 

 

“Ah, sono successe tante cose, non credo di ricordare tutto con precisione.” Rispose in tono acido.

 

 

 

Saltarle al collo e strangolarla era buona idea ma prima mi doveva togliere la maledizione o quel cavolo che lei o sua nonna mi avevano buttato addosso. Adesso si spiegava perché nel giro di un paio di settimane me ne fossero capitate di tutti i colori… va bene attirare guai ma la sequela di eventi sfortunati sempre più gravi che mi avevano afflitto non erano casuali!

 

 

 

Nel frattempo Eloise si era accucciata a poca distanza da me. La distanza consentita dal mio braccio. Facendo girare un anello dalla pietra color giada che portava sull’indice destro, davvero notevole per altro, avvicinò il naso al mio. “Sai,” disse in tono sgradevole,  “quando hai fatto esplodere la casa della nonna mi è piombato in testa mezzo tetto. Non è stato molto piacevole.”

 

 

 

, tua nonna stava cercando di ammazzarmi e la tua amica di portarsi a letto Gourry. Il fine giustifica i mezzi.”

 

 

 

“Ah, sì? , penso la stessa cosa.” Mi rivolse un sorrisetto maligno. “Adesso, se permetti, vado a rimettere insieme Emma. Credo che il passaggio attraverso il muro non le abbia fatto tanto bene.

 

 

 

Mollando repentinamente la caviglia, le agguantai il braccio, facendola sbilanciare. “Non abbiamo ancora finito! Ho bisogno che mi fai levare la-dannata-maledizione!

 

“Sai che quando ti arrabbi sputacchi? Fossi in te ci starei attenta.” Mi rimbeccò in tono sarcastico.

 

 

 

Forse non si rendeva conto che nessuno usciva illeso dopo avermi insultata. E lei mi stava insultando. Calma, Lina. Se la uccidi la magia elfica non si dissiperà, non è come coi mazoku. O forse sì? No, meglio non cedere alla tentazione.

 

 

 

“Forse il tuo ragazzo si stuferà di essere inondato di bava e ti lascerà.” Adesso la ammazzo!!!

 

 

 

Respirando profondamente, lasciai defluire la rabbia, tenendola da parte per un secondo momento e le ripetei gentilmente la mia richiesta. Vi assicuro che stavo cercando di usare un tono più civile possibile e, datemene atto, ci voleva una forza di volontà ferrea.

 

 

 

“Devi aiutarmi! So per certo che ho addosso una maledizione elfica e…

 

 

 

Sollevò un sopracciglio. “Spiacente, non so di cosa parli.”

 

 

 

Ok, la mia pazienza era ufficialmente finita. “E-lo-i-sesibilai, “non mi costringere a passare alle maniere forti perché altrimenti…”

 

 

 

“Altrimenti cosa?” strillò lei, la voce resa acuta dalla rabbia, “cosa mi vuoi fare? E’ meglio che non mi provochi, altrimenti non sai cosa posso farti io!” ansimò volgendo la testa verso il muro, poi il suo sguardo tornò di nuovo a posarsi su di me.

 

 

“Io… ti ho aiutata alla fine, no? Sei tornata a casa sana e salva col tuo uomo, giusto? Che altro vuoi da me?”Si strappò la mia mano dal braccio, alzandosi frettolosamente. La riacchiappai al volo. Non se ne parlava che le permettessi di scappare.

 

 

“Me ne devo andare.” Disse più a stessa che a me ma io non ci stavo. Proprio per niente. Ognuno era libero di avere le paturnie che meglio preferiva ma se Xelloss diceva che la magia elfica c’entrava con tutto quello che mi era successo, allora era così. Al momento non mi importava se me lo avesse detto per potermi in qualche modo ‘sfruttare’ dopo… mi interessava solo liberarmene.

 

 

 

Ecco cosa sapevo: gli elfi possono annullare la magia e le maledizioni di altri elfi. Verso chiunque, esseri umani ed elfi, indistintamente. I mezzi elfi sono generalmente senza poteri ma in parecchi casi possono utilizzare delle forme incomplete o particolari di magia. Alcuni mezzi elfi, detti ‘dotati’ hanno la capacità di usare la magia a più livelli e con discreto successo. E’ comunque davvero singolare conoscere un mezzo elfo di quel genere. Quindi era probabile che Eloise fosse capace di usare alcuni semplici tipi di magia, come i corrispondenti del Recovery e dello Sleeping ma nella maniera più assoluta non creare una maledizione. Era davvero quasi incredibile incontrare un vero elfo dotato. Io non potevo essere stata così sfortunata. Doveva quindi trattarsi di Meliloon. Doveva! Dopotutto, quando mi avevano colpito alla testa, ero rimasta a lungo incosciente. In quei momenti poteva essere successo di tutto. Se fosse stata Meliloon a scagliare la maledizione poteva spezzarla lei o anche un qualsiasi altro elfo che fosse stato in grado di riconoscere il tipo di magia. Se per caso sfortunato fosse stata Eloise, , era qui. Poteva tranquillamente liberarmene lei. Anche se sembrava poco propensa, incredibilmente. Perché non aiutarmi? Tra noi non c’erano più rancori (ahem, va bene, qualche piccolo rancore ma niente di insormontabile, no?)

 

 

 

Mentre ero presa dalle mie riflessioni, Eloise diede uno strattone, cercando di liberarsi.

E basta!

 

 

 

Laphas Seed!”

 

 

 

Una corda luminosa avvolse il corpo della non-più-così-piccola mezza elfa e ad un mio movimento delle mani la strinse come un salame, facendola cadere a terra. Quando il suo corpo colpì il pavimento la mezza elfa emise un suono soffocato, poi mi lanciò un’occhiata torva dalla sua posizione e io la ricambiai.

 

 

 

D’accordo, il mio Burst Rondo forse non doveva esserle piaciuto, visto che alla fine mi aveva aiutata e mi aveva donato dei ricordi molto… dolci… ecco, quindi… però era stata davvero una reazione istintiva alla situazione. E poi avevo dato una mano per portarle (sì, anche Meliloon) fuori dalle macerie… e avevo castato un Recovery su tutte e tre. Insomma, non avevo fatto esplodere la casa ed ero fuggita. Non aveva motivo di avercela con me. Ma non vedete i miei occhi da agnellino? Come poteva LEI avercela con me?

 

 

 

“Perché non mi aiuti a togliere la fattura? Eloise? Toglimela e io me ne vado. Non mi rivedrai più. Se non sei stata tu, aiutami a liberarmene.

 

 

 

Strizzò gli occhi e scosse la testa. “Non so di cosa parli.”

Ahhhhhhhgh! Ancora?

 

 

 

Volevo davvero, davvero picchiarla.

 

 

 

E allora, altro giro, altra corsa, signori e signori

Eloise, so per certo che una maledizione elfica mi affligge. E le uniche rappresentanti di quel popolo che ho incontrato sulla mia strada siete state tu e tua nonna.

 

 

 

Eloise sollevò le sopracciglia. “Ma davvero? No, dico, ma sei sicura?” Mi rivolse un sorrisetto storto. “Se non sbaglio non avevi capito che IO fossi una mezza elfa. Se non ricordo male pensavi fossi la figlia del tuo amichetto. Se non ricordo male ad un certo punto eri decisamente ubriaca.”

 

 

 

Quella piccola…

Va bene, avrei cambiato strategia. Dovevo. Altrimenti la ammazzavo.

 

 

 

Eloise?” mi giocavo la carta della pietà. Sì, me la giocavo. Tanto non c’era nessuno che avrebbe potuto farmi sentire in imbarazzo tranne forse il ricordo… e questo lo avrei messo a tacere.

 

 

 

“A causa di quello che mi hai fatto non posso più camminare.” Non sapevo se fosse vero… ma era probabile che fosse vero in maniera indiretta. Se non mi fosse stata scagliata contro la maledizione, il pugnale non mi avrebbe centrata oppure non avremmo neanche incontrato Aleksander

 

 

 

La mezza elfa battè le palpebre. “Non ti credo.”

 

 

 

“Mi hai mai vista alzarmi?”

 

 

 

Eloise strinse la bocca. “Non ti ho inseguita quando cercavi di scappare… ho usato da magia rimanendo seduta qui dove mi hai trovata.”

 

 

 

La mezza elfa chiuse gli occhi e tacque. I secondi passavano in modo molto lento. Strinsi le mani a pugno per evitare di tamburellarmi le dita sulle cosce e innervosirmi ancora di più.

 

 

 

“I mezzi elfi non hanno poteri, non possono usare la magia. Solo cosette semplici. Devi chiedere a mia nonna.” Mi rispose con un filo di voce, fissandomi gli stivali.

 

 

 

La risposta era plausibile. Eppure mentiva. Mentiva. Si era rifiutata di guardarmi mentre rispondeva, solo i bugiardi evitano lo sguardo. Perché Eloise, una abituata a recitare, metteva in scena una recita così penosa? Voleva farmi capire che mentiva senza doverlo dire? Qualcuno la stava controllando? Stavo diventando paranoica come Zel?

 

 

 

“I mezzi elfi spesso non possono. Quasi sempre. Ma tu puoi. Tu puoi, vero? E’ così?” Strinsi la mascella fino a sentire male ai denti. Ero mezza paralizzata. Ero mezza paralizzata a causa della sua maledizione e ancora non voleva togliermela. Non mi stava bene. “Guardami in faccia, Eloise! Guardami negli occhi e dimmi che non sei stata tu! 

 

 

 

Avevo preso con filosofia il mio piccolo problema, confidando che come sempre sarei riuscita a risolverlo. Magia, forza di volontà, entrambe le cose. Invece eccola qui, la causa delle mie sofferenze. Odiavo non riuscire a camminare. Non poter correre. Dover svolazzare come un’idiota e consumare un sacco di energia raywingandomi in giro. Stare a letto. Essere oggetto di preoccupazione. Perché quella… stronza, ecco, lo avevo detto, perché quella maledetta Eloise faceva tanto la difficile? Sentivo di avere le guance in fiamme e la mia voglia di stringerle le mani al collo era tanto intensa da farmi provare fisicamente la sensazione della sua trachea compressa dai miei pollici. Ceiphied, sarebbe stata solo classificabile come autodifesa. La mia sanità mentale contro la sua vita.

 

 

 

Chiusi gli occhi e ripresi a respirare lentamente. Molto lentamente. Mooooooolto lentamente.

 

 

 

Eloise emise un lungo sospiro. “Smettila…” Scosse la testa una volta –sentii il fruscio dei suoi lunghi capelli-  poi una seconda. “Senti… facciamo così… recupera Emma e curala, vuoi? Poi… poi parliamo.”

 

 

 

La guardai e la sua espressione era triste, talmente triste che avrei potuto essere mossa da pietà e liberarla. Certo, come no. Come se Lina Inverse fosse nata ieri. E non fossi stata sul punto di accopparla appena dieci secondi prima. Una cosa era certa, grazie alla magia che era in grado di utilizzare, se ne avesse avuto l’opportunità si sarebbe liberata. I casi erano due, o mi sbagliavo completamente e lei la magia non era in grado utilizzarla, oppure ne era capace e non poteva. Non c’erano altre ragioni plausibili per cui rimanere legata come un salame.

 

 

 

Castai un Levitation e mi misi in posizione eretta. Fluttuai attraverso il buco nel muro fino ad Emma che giaceva semi accasciata, reggendosi la testa e mugolando di dolore e le lanciai il Recovery. Dopo poco smise di lamentarsi e il suo sguardo, da annebbiato, tornò limpido. Per sicurezza ripetei il Recovery indirizzandolo qui e lì sul resto del corpo e quando ebbi finito notai con un certo disgusto che Emma mi stava lanciando occhiate lascive. Ma avevo promesso ad Eloise che avrei portato la sua amica in camera… me la caricai quindi in braccio e grazie al Raywing raggiunsi la sua stanza.

 

 

 

“Ecco qui,” affermai poggiandola sul letto, “adesso riposat…”

 

 

 

Gwaaaaaaah!

 

 

 

In meno di un secondo mi trovai anche io sul letto, stretta nell’abbraccio di Emma che, mentre con una mano mi strizzava un seno, mi sussurrava nell’orecchio: “Mi hai sempre ispirato più del biondino, sai?”

 

 

 

“Sleeping!” gridai ed Emma si afflosciò immediatamente, iniziando a russare.

 

 

 

Mi si erano letteralmente rizzati i capelli dallo spavento. No, dico, provate ad immaginare la scena… volai giù per le scale con ancora il cuore in gola e un’estesa pelle d’oca sulle braccia.

 

 

 

Al mio arrivo trovai Eloise nella stessa posizione in cui l’avevo lasciata. Le misi una mano sulla spalla e la girai verso di me, poi rilasciai il mio incantesimo e mi trovai ancora una volta sul pavimento.

 

 

 

“Perché?”

 

 

 

Eloise battè gli occhi. “Una domanda un po’ generica,” rispose con ritrovata verve, “però ti risponderò lo stesso.” Mi rivolse un debole sorriso. “Non posso aiutarti perché se lo facessi perderei tutto.”

 

 

 

Tutto… addirittura? Inarcai le sopracciglia con fare interrogativo.

 

 

 

Annuì. “Tutto questo.” Fece cenno al suo corpo con il mento.

 

 

 

“Perderesti il tuo aspetto?” La incalzai.

 

 

 

“In un certo senso.” Piegò leggermente le labbra.“La mia crescita non è stata naturale. Ci sarebbero voluti ancora molti anni per diventare così come sono senza aiuti. Mi rivolse uno sguardo intenso. “Troppi.” Emise una risatina gracchiante.

 

 

 

Non commentai. Che la sua crescita non fosse stata ‘giusta’ era stato ovvio fin dall’inizio. Certo, non avevo collegato la sua nuova forma al fatto che non potesse aiutarmi nel sciogliere la maledizione che mi affliggeva. Come avrei potuto? D’altra parte… ero stata ingenua a non collegarlo. Era sospetto che Eloise fosse cresciuta in quella maniera e che mi rifiutasse un aiuto che in circostanze normali non le sarebbe costato niente.

 

 

 

“Parti dall’inizio… magari da quando mi hai lanciato la fattura. Perché me l’hai lanciata tu, sì?”

 

 

 

Eloise si soffiò il ciuffo via dagli occhi. Mi venne la tentazione di liberarla ma tutto sommato forse era meglio che rimanesse legata. Per precauzione.

 

 

 

“Sì, sono stata io. E’ raro che un mezzo elfo abbia poteri come i miei ma io sono l’eccezione che conferma la regola. E ti pareva… “Mio padre era un elfo, mia madre una maga piuttosto dotata ed ecco spiegata la mia capacità di usare la magia.” Mi fissò con sguardo penetrante. “I mezzi elfi sono disprezzati dagli elfi. Soprattutto se poi osano addirittura essere ‘dotati’. E anche dagli umani. Mia madre non mi ha voluta o forse sì, non lo saprò mai perché non ho idea di chi sia e non c’è nessuno più che me lo possa o me lo voglia dire. Mio padre non mi ha mai davvero accettata e insomma, l’unica a tenere a me, nel suo modo un po’ contorto è stata mia nonna. A lei devo molte cose. Anche troppe.”

 

 

 

Se il tono che aveva usato, quando l’avevo incontrata, per parlare di Meliloon era pieno d’affetto, adesso sembrava amaro. Il tono di chi ha fatto una brutta scoperta. Di chi… si è sentito tradito?

 

 

 

Cosa intendi?” Non ero sicura di aver afferrato il nesso tra la maledizione e il suo racconto ma di certo c’era lo zampino di Meliloon. Ed ero quasi sicura che neanche a me sarebbe piaciuto quello che Eloise avrebbe raccontato.

 

 

 

“Diciamo che la nonna ha scoperto qualcosa. E io e lei abbiamo fatto un piccolo patto. Peccato che le clausole del contratto fossero scritte in piccolo e io non le abbia lette.” Emise una risatina che mi fece rabbrividire.

 

 

 

 Eloise, se tu spezzassi l’incantesimo che mi hai lanciato, cosa ti  succederebbe esattamente?”

 

 

 

“Se usassi la magia elfica… morirei.”

 

 

 

“Cosa???” Le rivolsi uno sguardo esterrefatto. Questa volta non mentiva. Non mentiva proprio.

 

 

 

 

 

L’ex  piccola mezza elfa mi fissò con sguardo serio. “Quando avevo deciso di aiutare mia nonna, lei mi aveva chiesto di lanciarti una maledizione attira-sfortuna. Non è difficile, sai?” Storse le labbra e io non potei fare a meno di ricambiare la smorfia. “Comunque, con tutto il macello che è successo poi… mi sono dimenticata. Mi sono davvero dimenticata di averlo fatto.

 

 

 

Alzai la mano. “Come hai fatto a lanciarmela senza che me ne accorgessi?”

E dai, sono Lina Inverse, non sono una poppante. Non è così facile, no?

Nel momento in cui aprì bocca capii esattamente quando me l’aveva scagliata.

 

 

 

, diciamo che non eri molto in te… credo che in quel momento nelle tue vene circolasse più alcool che sangue, cara la mia maga-genio.” Ridacchiò per un momento, poi tornò il suo sguardo tornò a perdersi in lontananza, nel ricordo. “Quando te ne sei andata… mi è venuto in mente. Ho iniziato a preparare uno zainetto per seguirti quando la nonna si è accorta di quello che stavo facendo e mi ha chiesto se per caso non stessi tentando di venire da te.

 

 

 

“Si è accorta che non me lo avevi tolto.”

 

 

 

Eloise annuì. “Non è difficile per un elfo riconoscere il marchio di un altro… per mia nonna non è stato difficile vedere il mio. Sono cresciuta con lei, mi conosce come le sue tasche… e poi sapeva che ti avevo lanciato quell’incantesimo, no?

 

 

 

Sospirai. Davvero, solo io posso avere a che fare con gente del genere. “Già.”

 

 

 

“La nonna mi ha proposto un patto… infondo la magia attira-sfortuna in genere non è granchè brutta, non è simpatica ma non ha gravi conseguenze. O almeno, così pensavo. Non l’avevo mai usata,ottimo! Avevo fatto da cavia ad Eloise, “in realtà volevo togliertela ma la nonna mi ha sventolato sotto il naso la possibilità di crescere… ed io non resistito. Ho anche pensato che avrei comunque potuto aiutarti in un secondo momento. 

 

 

 

Emise una risatina stridula che mi fece rabbrividire. A quel punto mi venne freddo, un freddo inspiegabile e paralizzante che mi gelò fino alle ossa. Mi sfregai le braccia prima lentamente poi con più vigore man mano che la pelle d’oca aumentava. Non avevo idea del perché stessi avendo una reazione simile. Eloise continuò a raccontare e allora capii la ragione dei miei brividi.

 

 

 

“L’anello che indosso e che veicola il mio cambiamento è stato attivato tramite un rituale con il mio sangue… mi ha permesso di crescere, sigillando la mia magia. Ma non in modo definitivo. Volendo posso usare incantesimi… Ti spiego: quando ho indossato questo gioiello, il mio corpo ha iniziato a tirare ed allungarsi. E’ stato molto doloroso e ancora adesso alcuni movimenti mi risultano piuttosto penosi. Se io usassi la magia, spezzerei l’anello e il sigillo e…” deglutì in modo evidente, “non tornerei alla mia forma di prima. O meglio, il mio corpo cercherebbe ma… per farlo le mie ossa si spezzerebbero e lacererebbero la pelle, che invece tornerebbe alla sua forma di prima. Capisci? Il mio corpo esternamente si restringerebbe ma internamente no… Peccato che la nonna non me lo abbia esattamente detto prima di attivare il tutto. Insomma, è mia nonna, no? Forse è pazza ma io mi fidavo di lei. Non credevo sarebbe arrivata a far del male a me per arrivare a te…

 

 

 

Deglutii. Sembrava una maledizione. Un’orribile e macabra maledizione. E con sulle spalle una cosa simile, Eloise non avrebbe potuto aiutarmi.

Era molto, molto peggio di quello che avevo pensato.

 

 

 

“Il rituale è stato fatto con il tuo sangue e tua nonna ha pronunciato l’incantesimo? La sua magia elfica combinata al tuo sangue di mezzo elfo dotato ha prodotto… anello e sigillo?” Non sapevo che pensare. Meliloon ragazzina era un mucchietto di ossa inerme. Per fare quello che aveva fatto… aveva stretto un qualche patto con un Mazoku? Altrimenti i conti non mi tornavano…

 

 

 

“Sembra ingenuo, eh? Ma ero convinta che l’aver il sigillo sulla magia fosse un prezzo adeguato alla mia crescita. Credevo… credevo che le conseguenze, se mai avessi usato la magia, sarebbero state più… lievi…” Sospirò. “Che scema, eh?” Aveva gli occhi lucidi.

 

 

 

“Quindi,” iniziai, “per liberarmi dalla fattura dovresti usare la magia ma se la usassi… , ti succederebbe quello che mi hai raccontato. E… non c’è modo di spezzare l’anello e liberarti da questa maledizione?

 

 

 

Eloise fece il gesto di stringersi nelle spalle. “Potrei chiedere a mia nonna. Se solo sapessi dove si trova. Non sono poi in molti a sapere come funzionano le cose con i mezzi elfi… dotati. Per la razza elfica quelli come me non esistono neanche… Credo che mia nonna abbia avuto tempo e modo di studiarsela bene, questa cosa.

 

 

 

Ero disgustata. Meliloon era la nonna di questa ragazza, era l’unico affetto che avesse avuto durante la crescita… e quella elfa le faceva una cosa del genere? Lo aveva fatto solo per punire me, alla fine. Non era certo per aiutare Eloise che le aveva dato l’anello. Non con quelle leggerissime controindicazioni. Aveva sfruttato la sua giovane età e i suoi sentimenti per metterla in una soluzione senza via d’uscita e poi… se l’era battuta.

 

 

 

“L’unico modo di spezzare l’incantesimo di un mezzo elfo è che sia lo stesso mezzo elfo che ha lanciato la magia a spezzarla… nessuno può farlo al posto suo, neanche un altro mezzo elfo. E’ come se nella magia prodotta da chi ha questo sangue misto fosse presente una specie di ‘sigillo’ diverso per forma e dimensioni e che per rimuoverlo ci volesse solo la mano del suo creatore. Quello o la morte del mezzo elfo. Non è necessario che sia chi ha contratto la maledizione a ucciderlo… basta che il mezzo elfo schiatti. Vecchiaia, malattia, suicidio, assassinio. Va bene tutto. Quindi… o te la tolgo io… o mi uccidi.” Tirò su con il naso. “Per gli elfi è diverso… sono come i maghi. Qualsiasi mago, qualsiasi elfo, se ha la conoscenza e il potere giusto può disfare quello che ha fatto un altro… noi mezzi elfi che abbiamo la capacità di usare la magia… siamo un caso a parte.”

 

 

 

Rilasciai l’incantesimo ed Eloise si mise a sedere lentamente, strofinandosi le braccia. Teneva lo sguardo basso. Rimanemmo in silenzio per un tempo indefinito. Se volevo spezzare l’incantesimo c’era una sola maniera, recarmi in una gilda abbastanza grande da avere dei testi sulla magia elfica, innanzitutto. Inutile cercare Meliloon, non mi avrebbe aiutata di certo… e poteva davvero esserci di mezzo un mazoku. Nessun mago, nessun elfo poteva produrre un sigillo che contenente una maledizione tale a quella che la vecchia elfa aveva così gentilmente creato per sua nipote.

 

 

 

Ero sicura che ci fossero volumi specializzati, non esattamente ufficiali, che avrebbero potuto darmi delle indicazioni su come togliere la maledizione a Eloise, senza per forza arrivare ad ucciderla.

 

 

 

Doveva esserci una soluzione. Doveva per forza.

 

 

 

A quel punto avevo anche io fretta di recarmi a Saillune. Capitale della Magia Bianca, non aveva di sicuro molto a che spartire con maledizioni e magia oscura ma qualcosa si poteva rimediare lo stesso… e se non lì, altrove. Non avrei lasciato che la magia attira-sfortuna mi lasciasse paralizzata o peggio. Non avrei lasciato che quella pazza di Meliloon facesse il bello e il cattivo tempo con me e con sua nipote. Ok, lo ammetto, mi sentivo confusa. Troppe cose, in una volta sola, troppe incognite. Dovevamo cercare di procedere con in modo logico e con ordine...

 

 

 

Emisi uno sbuffo molto rumoroso, aprendo e chiudendo i pugni. Dovevamo iniziare con Saillune, che era originariamente la nostra tappa principale. “Eloise, voglio che tu venga con me a Saillune.” Visto e considerato tutto volevo averla sott’occhio sempre, non doverla rincorrere qua e là come un’idiota.

 

 

 

Stranamente Eloise acconsentì senza lamentarsi troppo a patto che portassimo con noi Emma. Immaginate la mia felicità… Quando la mezza elfa ebbe portato al piano terra la sua amica e trasportato me e lei all’esterno, partimmo. No, non svegliai Emma. Preferivo portarla modello sacco di patate che sentire ancora quella voce miagolante, per non parlare del resto.

 

 

 

Levitation!”

 

 

 

Presi per mano Eloise da una parte mentre dall’altra tenevo l’ancora addormentata e afflosciata Emma. Mi sollevai in aria e tirai su anche le due ragazze.

 

 

 

Il cielo, che nel frattempo si era riempito di nubi, non mi permise di scrutare in lontananza… comunque Mahen non sembrava lontana. Da quella prospettiva. In realtà sapevo che Mahen non era poi così vicina… Sospirai mentalmente. Il Raywing porta via molte energie a viaggiare da soli, figurarsi con due persone che non potevano contribuire al volo. Due zavorre, insomma, una delle quali avrei volentieri lasciato cadere nel bosco, in pasto ai lupi e quanto all’altra… , dovevo risparmiarla. Per il mio buon cuore ovviamente (zit-ti!) e perché maledizione… mi aiutasse a liberarmi della maledizione!

 

 

 

Raywing!”

 

 

 

Schizzai in avanti all’improvviso, facendo lanciare un urletto ad Eloise. Mi beai per circa mezzo secondo della sua paura. Una piccola, miserrima soddisfazione, davvero, una cosa talmente sciocca e infantile che mi sarei vergognata, in altre occasioni ma in questa… , una piccola vendetta è meglio di nessuna vendetta, no? Alla fine non potevo neanche più prendermela con lei. Seriamente, che razza di mostro sarei stata a puntare il dito su Eloise? Comunque… potevamo arrivare in tempi brevi a Mahen per raggiungere gli altri solo volando.

Che si godesse il viaggio, quindi.

 

 

 

Mentre sfrecciavamo sopra alla foresta e ci avvicinavamo alla nostra destinazione iniziai a vedere delle cose che non mi piacevano. All’inizio furono dei piccoli bagliori che punteggiavano in modo sporadico il cielo. Poi aumentarono di intensità e di frequenza. Sembravano fulmini ma non lo erano, quello che stava succedendo non si poteva imputare alle condizioni atmosferiche.

Alla fine apparvero dei fili di fumo nero, prima sottili e poi sempre più grossi…

 

 

 

Mahen era in fiamme.

 

 

 

Aumentai la velocità, stringendo i denti contro la stanchezza immane che incominciava a mordermi le ossa. La magia che avevo attiva mi stava prosciugando e io avevo percorso una grossa distanza con due persone a carico. Era il caso di scendere. Non potevo trasportarle oltre.

 

 

 

Atterrai malamente, facendo ruzzolare a terra Eloise e perdendo la presa su Emma. Battei con violenza il fianco e la spalla destri sul terreno sassoso e avvertii distintamente la pelle della coscia lacerarsi… maledetta maledizione! Diedi un’occhiata alla gamba e vidi il calzone strappato mentre grosse perle di sangue affioravano dalla ferita che mi ero procurata. Intorno a noi, un principio di incendio.

 

 

 

Strinsi le labbra e, asciugandomi il sudore della fronte col polso, recitai:

 

 

 

Ext Ball!”

 

 

 

Ah, se ci fossero stati almeno Amelia e Zel al mio fianco… il fuoco si spense, per poi riaccendersi qualche metro più il là, le sterpaglie probabilmente attizzate da qualche scintilla. Decisi che avrei pensato dopo a quello, dovevo prima curarmi la gamba. La ferita non era grave ma sanguinava con impressionante costanza. Morire dissanguata non faceva parte dei miei programmi per la serata.

No, non sto facendo la tragica. La magia attira-sfortuna aveva dato sfoggio della sua potenza già una volta… non volevo ripetere l’esperienza.

 

 

 

Rec…” un fischio fortissimo lacerò l’aria. Lasciai perdere l’incantesimo: se la cosa che aveva prodotto quel rumore mi avesse centrata avrei avuto di peggio da pensare che una sbucciatura sulla coscia. Mi spalmai a terra, sperando che le mie compagne d’avventura avessero avuto il medesimo pensiero. Diedi un’occhiata al cielo sopra alla mia testa e un secondo dopo apparvero Xelloss e Marie, intrecciati in una danza mortale, che se le suonavano per poi sparire nell’aria, null’altro che le mie orecchie doloranti a testimoniare il loro passaggio.

 

 

 

Rimasi sdraiata fino a quando il mio campo visivo venne occupato da Eloise, che boccheggiava, sventolandomi l’indice sotto al naso. No, non boccheggiava davvero. Stava parlando? Ero sorda? Ero sorda.

Fantastico. Paralitica e pure sorda.

Alla faccia dell’incantesimo-che-tanto-non-è-granchè, eh, Eloise?

 

 

 

No, non vi preoccupate. Ero solo momentaneamente stata assordata dal rumore prodotto da Xelloss e Marie che lottavano a due millimetri dalle mie orecchie… iniziavo già a recuperare l’uso dell’udito. Lasciate che vi dica che sarebbe stato meglio essere rimasta sorda ancora un pochino perché potei festeggiare il ritrovato uso dell’udito con queste tenere parole:

 

 

 

“…razza di demente! Volevi farmi ammazzare? Così finalmente saresti riuscita a risolvere i tuoi problemi!

 

 

 

Ecco. Vedete? Vedete perché poi mi viene affibbiata la fama di una dal brutto carattere? Ora, ditemi sinceramente perché non dovrei tirarle il collo. Se mi date una buona ragione le risparmierò la vita per i prossimi cinque minuti.

 

 

 

“SMETTILA! COSA DOVEVO FARE? CI SONO DEGLI INCENDI, NON SO SE VEDI… LASCIO BRUCIARE TUTTO? LASCIO CHE TUTTI VADANO ARROSTO E BUONA NOTTE? GUARDA CHE NON SONO MICA IL TUO MEZZO DI TRASPORTO PERSONALE, EH?” Razza di piccola vipera.

 

 

 

Eloise strinse gli occhi, mettendo le mani sui fianchi.

 

 

 

“E non gridarmi addosso!”

 

 

 

“NON STO GRIDANDO!”

 

 

 

“Invece sì!”

 

 

 

“INVECE NO!”

 

 

 

Oh, , forse gridavo davvero. E allora? E’ così che fanno le persone sorde. Gridano!

 

 

 

Linaaa!”

 

 

 

Ancora mezza sorda non riuscii immediatamente a riconoscere la voce che mi stava chiamando. Quando, con una smorfia, mi misi girai verso la voce, davanti a me c’era Gourry, un po’ bruciacchiato ma incolume. Si inginocchiò e avvolse tra le sue braccia e per un attimo, un attimo solo, mi abbandonai a lui, ricambiando la stretta. Affondai il viso nel suo petto e respirai il suo odore, un misto di sudore maschile e dell'olio che solitamente usava per lucidare la spada. C’era anche un che di bruciato, sulla sua maglietta, dovuto al fumo degli incendi che ci circondavano qua e là. Avrei voluto rimanere lì, stretta a lui, per sempre. Il mio punto fermo, la mia luce, Gourry.

 

 

 

Fu Gourry a scostarsi da me, afferrandomi le braccia con una certa urgenza. Iniziò a parlarmi velocemente ma il mio udito era ancora debole e le sue parole, pronunciate con normale tono di voce, mi giungevano ovattate. In mia assenza non dovevano essersela passata bene, a Mahen.

Sotto lo sguardo ansioso di Gourry mi presi la testa tra le mani e, appoggiandole sulle orecchie, recitai la formula del Recovery. Quando l’incantesimo ebbe fatto effetto, il mondo tornò ai suoi meravigliosi suoni. Lo spadaccino mi mise una mano sul braccio. Le sue dita erano fredde, nonostante  l’aria surriscaldata. 

 

 

 

“Lina, tutto bene?” Il suo viso era segnato dalla stanchezza e dalla preoccupazione.

 

 

 

“Tutto bene, davvero.” Non volevo che Gourry si angosciasse per nulla. Qualche piccolo inconveniente era all’ordine del giorno nella vita di una maga errante. Lo sapevo io e lo sapeva anche lui. Immaginavo però che tutto quello che ci era capitato negli ultimi giorni lo avesse in un certo senso segnato.

 

 

 

Lo spadaccino mi fissò intensamente, come avere la conferma che fossi tutta intera, poi spostò lo sguardo su Eloise e il suo ‘carico’. Le rivolse un’occhiata pensosa alla quale lei rispose con una specie di cenno di saluto, alzando la mano destra. Strano ma vero era stata zitta durante il piccolo ‘momento’ tra e me e Gourry. Si era resa del tutto invisibile nonostante fino ad un secondo prima ci stessimo quasi scannando.

 

 

 

“Lina…” sussultai, a sentire il mio nome. Lo spadaccino scosse la testa, come per riordinare i pensieri.

 

 

 

 Lina-san, è successo un disastro.” Non era stato però Gourry a parlare, era sopraggiunta Amelia. La principessa fu colta da un brutto attacco di tosse, causato dal fumo denso che doveva aver respirato. Una volta ripreso fiato, strabuzzò gli occhi. “Ma… ma….”

 

 

 

Volsi la testa per vedere che, nel frattempo Eloise con sulla schiena Emma stesa a pelle di leone, si era avvicinata ed era alle mie spalle.

 

 

 

“Dobbiamo allontanarci,Gourry mi sollevò e iniziò a correre. Lo lasciai fare senza protestare, se avessi castato anche un solo incantesimo sarei morta. Ero stanca.

 

 

 

Mi girai lentamente per vedere Amelia che, seguita da Eloise, trottava dietro di noi. Mi chiesi dove fossero Zel, Aleksander e Doliev. Quanto a Xelloss e Marie iniziavo ad avere una certa idea. Il primo indizio era il fuoco. Il secondo era stata l’immagine di Xelloss che combatteva contro Gaav. Che Xelloss avesse preso l’occasione di parlarmi per attaccare Marie? Oppure il contrario?

 

 

 

Gourry… dove sono gli altri?”

 

 

 

Amelia, che doveva avermi sentito, accelerò il passo e rispose ancora una volta per lo spadaccino. Era buffo vedere come, in mia assenza, funzionavano all’unisono, perfettamente coordinati ed affiatati.“Lina-san,” tossì ancora, “non sapevamo che fine avessi fatto! Appena Xelloss-san è riapparso, senza di te, è scoppiato l’inferno!

 

 

 

Ci fermammo in una piccola radura, non lontana dall’albergo dove avevo passato la convalescenza. Lì era ancora tutto abbastanza tranquillo… quantomeno non stava andando a fuoco. Xelloss e Marie riapparvero in lontananza, seguiti da un nuovo scoppio.

 

 

 

Eloise alzò la mano, in segno di saluto, verso Amelia che la ricambiò perplessa. Gourry fissava la sempre dormiente Emma, che stava sbavando copiosamente.

 

 

 

Lina-san,” riprese Amelia, “vorrei davvero sapere se queste persone sono quelle che penso e la ragione per la quale sono qui ma… non c’è tempo…”

 

 

 

Cosa è successo, Amelia?” la incalzai.

 

 

 

La principessa annuì. “Quando Xelloss-san è ritornato nella sala di Aleksander-san senza di te, non abbiamo neanche fatto in tempo a chiedergli dov’eri che si è avventato su Marie-san… e la sala è esplosa.”

 

 

 

Mi girai verso Gourry. “Tuo cugino?”

 

 

 

Lo spadaccino scosse la testa. “Io mi sono ritrovato a volare insieme a detriti vari e sono atterrato sul prato. Un secondo dopo mi è piombato in braccio Zel…” Nel dirlo si massaggiò lo stomaco… impattare contro Zelgadiss non era mai un’esperienza piacevole, “ e quando ci siamo rialzati ci ha raggiunti Amelia… ma di Sasha e il suo protettore nessun segno.”

 

 

 

Osservai bene Gourry e Amelia per vedere se erano feriti ma, qualsiasi cosa fosse successa, la principessa e Zel dovevano aver usato il Recovery. Non doveva essere stata un’esplosione molto forte, a giudicare dal loro stato. Sembravano abbastanza in forma.

 

 

 

Zel dov’è?”

 

 

 

La principessa si torse le mani. “Non lo so. Siamo andati via insieme da là ma una volta giunti vicini al centro… hanno iniziato a svilupparsi diversi incendi. Io e Zelgadiss-san ci siamo prodigati a spegnerli ma ad un certo punto, tra il fumo e tutto ci siamo separati…” Si guardò brevemente alle spalle, come se sperasse di veder arrivare lo sciamano da un momento all’altro. “In pratica è Marie-san a crearli… ogni volta che tenta di colpire Xelloss-san appicca un nuovo incendio… o almeno, questo è quello che sono riuscita a capire vedendo le loro fugaci apparizioni…”

 

 

 

“Ricorda la lotta tra Xelloss e ValVal-qualcosa.” Intervenne Gourry.

 

 

 

, non potevo che dargli ragione. E poi… loro non sapevano ancora la storia della Spada di Luce. Dovevo dirglielo? Dovevo dire a Gourry quel che sapevo? E poi… chi era Marie? Aveva a che fare qualcosa con noi? E con la Spada? Perché viveva nella città dei campioni di spade e stava appiccicata ad Aleksander, che apparteneva alla famiglia dei possessori della Spada di Luce? Era un caso? E quando mai una cosa del genere era un caso?

 

 

 

“Attente!” Non mi resi neanche conto di quello che stava succedendo. Un secondo primo ero seduta a riflettere, quello dopo il corpo di Gourry mi schiacciava al suolo mentre un boato tremendo faceva tremare il suolo. Povere le mie orecchie!

 

 

 

Quando Gourry si sollevò da me, scrutandomi in volto, preoccupato, mi resi conto che il botto era stato prodotto dall’esplosione del palazzo adiacente alla locanda dove c’era la mia camera/camera di Kira, che iniziava ad essere avvolto dalle fiamme. Questo fece scattare tutti i campanelli d’allarme… perché in quella camera… c’era il mio libro degli incantesimi! Lo portavo sempre con me, scrivevo appunti sulla magia che utilizzavo o vedevo utilizzare… se fosse bruciato sarebbero andati persi anni di lavoro. Anche se tutto era immagazzinato nella mia memoria… non potevo permetterlo!

 

 

 

Mi innalzai di scatto, con la magia, scostando in modo involontariamente brusco Gourry.

 

 

 

“State qui!”

 

 

 

“Dove… Lina, no!” Mentre Gourry cercava di fermarmi, la principessa con un balzo felino mi afferrò il mantello, rischiando seriamente di strangolarmi. Sapevo che non era un’ottima idea infilarmi in un palazzo in fiamme ma sapevo anche che ero in grado di badare a me stessa. Se le cose si fossero messe davvero molto male, avrei lasciato perdere. Ci tenevo abbastanza alla pellaccia per non fare sciocchezze.

 

 

 

“Amelia!Ragazzi!” Al suono della voce di Zel, Amelia allentò un poco la presa. E bravo Zel, che tempismo! Gli avrei schioccato un bel bacio in fronte per quell’entrata perfettamente sincronizzata! Approfittai della distrazione della principessa per partire alla volta della mia camera, che nel frattempo era ancora più vicina alle fiamme. Se mi avessero lasciata andare subito non sarebbe stato così!

 

 

 

Mentre schizzavo verso l’ingresso udii vagamente delle voci chiamarmi… e le ignorai. Mezzo secondo dopo avevo Gourry alle calcagna.

 

 

 

Gourry, torna indietro! Ci metto un secondo!”

 

 

 

“Lina,” ansimò lui mentre mi inseguiva, “con la fortuna che hai ultimamente se non ti vengo dietro mi finisci arrosto!”

, non che avesse tutti i torti…

 

 

 

Entrammo nella locanda e salimmo le scale. L’incendio non si era ancora propagato completamente anche se la camera di Kira iniziava ad essere decisamente troppo calda. Rivoletti di sudore iniziarono a colarmi negli occhi e sulla schiena. Si bolliva. “Lina…” Il tono di Gourry conteneva una certa e ben giustificata urgenza. Mi avventai sulla scrivania ed estrassi il libro. Fu in quel momento che un’orribile pensiero mi colpì. Kira trafficava con ingredienti e pozioni e lo faceva in camera. Molte pozioni erano innocue a temperatura ambiente ma portate ad ebollizione…

 

 

 

Ebbi appena il tempo di pensarlo.

 

 

 

Lo scoppio mi proiettò all’indietro contro il muro. Questo è quanto ricordo di quel primo momento. Il resto sono una serie di immagini e suoni slegati…un discreto bruciore alla schiena e al braccio destro, seguiti da un orrendo puzzo di pollo bruciato. Fiamme arancioni. Una voce di cui afferrai solo: “…..naaaaaaa!” Probabilmente Gourry che urlava il mio nome. E poi…

 

 

 

Sipario.

 

 

 

Quando riaprii gli occhi stavo tossendo. Tossendo ma non respirando mentre le lacrime mi inondavano le guance. Vicino al mio viso uno stivale di Gourry. E la gamba di Gourry. E la voce di Gourry. “… farmi morire di crepacuore, Lina! Sinceramente…”

 

Quello che per me era un secondo dopo, venivo portata sulla schiena da Gourry mentre la mia, di schiena, sembrava andare a fuoco. E poi…

 

 

Sipario parte due.

 

 

 

Quando potei finalmente dire di essere sveglia e cosciente mi trovavo in una foresta ed era notte. Sentivo il frinire dei grilli ed ero girata su un fianco. Alle mie spalle avvertivo la fresca mano del Recovery che mi accarezzava nuca e schiena mentre davanti a me c’era Eloise a gambe incrociate.

 

 

 

“Ciao, bella addormentata.” Mi apostrofò. “Come stai?”

 

 

 

Volevo risponderle ma avevo la gola irritata. Dovevo aver respirato troppo fumo. E comunque era colpa della sua maledizione se la camera di Kira era esplosa quando c’ero appena entrata. Allungai il braccio destro, la cui pelle tirava decisamente, per castarmi un Recovery alla gola.

 

 

 

“Ferma, Lina.” La voce di Zel. “Certo che hai scelto il momento migliore per svegliarti, eh?” Il suo tono era vagamente irritato e… sollevato.

 

 

 

Lina-san!” l’intensità del Recovery crebbe. “Grazie al cielo…”

 

 

 

Tossicchiai cercando di schiarirmi la gola. Eloise abbassò lo sguardo fino a me. “Certo che sei una bella idiota…” Che… cosa???

 

 

 

Eloise-san, lascia stare Lina-san… credo che il suo atto incosciente sia stato punito a sufficienza.” Riuscivo a percepire che la principessa stava annuendo. Ci sarebbe stato da precisare che io ero stata punita dalla maledizione, più che da qualsiasi altra cosa… e poi qualche bruciatura e una brutta botta in testa si potevano curare semplicemente con un Rec… ehi! Improvvisamente fui conscia di una cosa. I capelli. I miei capelli! Perché… perché pendevano in corte ciocche sulla mia guancia???

 

 

 

“Lina!”

Lina-san!”

 

 

 

Mi ero alzata di scatto, incurante del Recovery e del dolore/sollievo alla schiena. Spostai la mano sinistra sulla mia testa… e accarezzai dei capelli corti. Molto corti. Molto, molto corti.

 

 

 

In un attimo Amelia mi si mise davanti, in ginocchio. “Lina-san,non avevo mai avuto i capelli alla paggetto, “si sono bruciati… non abbiamo potuto fare altro,” mi arrivavano appena sotto alle orecchie! “Ho provato a salvarli, davvero ma… guarda! Guarda Lina-san! Il tuo libro è salvo! Lina-san?”

 

 

 

Il resto del discorso di Amelia non lo registrai. Ero scioccata. E va bene, erano solo capelli… ma… ci avevo messo una vita a farli crescere! E poi i capelli corti non mi stavano bene… In quel momento mi sovvenne che non avevo ancora visto Gourry.

 

 

 

“…Gourry?” gracchiai con la mia nuova voce roca.

 

 

 

Amelia smise di giustificarsi e indicò col capo la foresta. “E’ andato a lavarsi… ma non si è fatto niente! Ti sei fatta male solo tu!” aggiunse, vedendo il mio sguardo farsi allarmato.

 

 

 

“Per adesso abbiamo finito... cerca di non agitarti troppo, eh?” aggiunse Zel in quel momento, dandomi una piccola pacca sulla spalla. “Forza, Amelia. Vai tu al fiumiciattolo… sto qui io di guardia.

 

 

 

Amelia annuì e si allontanò, lanciandomi occhiate ansiose. Anche Eloise si mise in piedi, con un movimento fluido davvero notevole. “Amelia, aspettami!”

 

 

 

Al campo eravamo rimasti solo io e Zel (ed Emma che a giudicare dalla posizione a fagotto era ancora immersa nello Sleeping, sia ringraziato Ceiphied). Dopo aver acceso un piccolo fuoco, lo sciamano era ora seduto su un albero sradicato e beveva una tazza di tè aromatico. La sua gradevole fragranza arrivava fino a me, invitandomi a gustarne una tazza. Non avevo però alcuna sete, piuttosto mi sentivo stanca. La sola idea di quello ci aspettava mi rendeva ancora più stanca, credetemi.

Gourry era via da un pezzo e anche le ragazze non erano ancora tornate. Non avevo voglia di fare conversazione e anche Zel taceva ma il silenzio tra noi non era sgradevole.

Fu lo sciamano a romperlo per primo, dopo aver sorbito a fondo la sua bevanda.Lina…” mi rivolse un’occhiata penetrante, “cosa è successo con Xelloss?”

 

 

Zel, vorrei che ci foste tutti per parlarne. A voi ha detto qualcosa?” Amelia mi aveva riferito che appena comparso, il mazoku e Marie avevano iniziato ad affrontarsi ma potevano essersi detti qualcosa che alle sue orecchie di chimera non era sfuggito. Almeno, lo speravo.

 

 

“Hai ragione… immagino si tratti di qualcosa di grosso… vero, Lina? Quando c’è di mezzo quel maledetto le cose non sono mai facili.” Lo sciamano strinse con forza il manico della tazza. “A noi non ha detto niente. E’ apparso e si è avventato sulla ragazza. O lei su di lui. La dinamica non mi è chiara perché la sala è letteralmente saltata in aria. Zelgadiss scosse la testa al ricordo, poi tornò a guardarmi.

“La ragazzina verrà con noi a Saillune, dice. Non mi fido completamente di lei, è stata piuttosto vaga e Amelia mi ha raccontato un po' della vostra avventura... ho il sospetto che ci farà cacciare in altri guai.

 

 

 

Alzando le spalle annuii. “Verrà con noi... Era la piccola mezza elfa di Ehltarien… ma tu non hai avuto modo di conoscerla, vero?

 

 

 

Al solo nominare quella città, lo sciamano si era irrigidito in modo visibile. Non persi tempo e iniziai a punzecchiarlo… dopotutto quel giorno era riapparso sconvolto e con gli abiti stracciati e non aveva voluto raccontarci nulla della sua avventura… sentii le mie labbra aprirsi in un ghigno.

 

 

 

“Che è successo ad Ehltarien, Zel?”

 

 

 

Lo sciamano sussultò arrossendo. Arrossendo? Ah-ha, Zelly… che cosa hai combinato?

 

 

 

In quel momento Zel si alzò. “E’ tornato Gourry e io… vado a lavarmi. Ciao.” Sollevai il sopracciglio mentre lo sciamano afferrava in tutta fretta le sue cose e spariva nel folto degli alberi, in direzione opposta a quella in cui avevo visto andare le ragazze. Un secondo dopo tornò indietro, borbottando e infilando la direzione giusta.

 

 

 

Una mano calda sulla mia spalla. Una mano grande e callosa. Rassicurante. “Come stai… Lina?”

 

 

 

Chiusi gli occhi, respirando l’odore pulito del sapone. La sua mano salì sulla cima della mia testa e poi scese ad accarezzarmi i capelli corti. “Ti stanno bene.” La sua voce un basso sussurro.

 

 

 

Lo sentii muoversi e posizionarsi davanti a me. Eravamo soli. Aprii gli occhi e

 

 

 

Gwaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!

 

 

 

Gourry! I tuoi… i tuoi capelli!”

 

 

 

I capelli di Gourry erano corti quanto i miei. “Si sono… si sono bruciati?” Non sembrava essersi ustionato come me ma i suoi capelli erano stati tagliati…

 

 

 

Lo spadaccino mi sorrise, mettendosi una mano dietro alla testa. “Ecco… no… li ho tagliati io.”

 

 

 

“Li… hai…?”

 

 

 

Gourry annuì. “So quanto ci tenevi ai tuoi capelli e hanno dovuto tagliarteli perché erano tutti bruciati… così… ho pensato di tagliare anche i miei. Cresceranno insieme, i miei e i tuoi…”

 

 

 

Non lo lasciai finire, mi gettai contro di lui. “Stupido… stupido…”  gli sussurrano con voce soffocata, il volto premuto contro il suo petto. Avevo gli occhi umidi ero… commossa. Qualcosa di caldo si agitava nel mio cuore pensando al suo gesto, così dolce, nei miei confronti. Aveva tagliato i suoi lunghissimi capelli per me..

 

 

 

Per me.

 

 

 

Le sue braccia mi avvolsero e presero ad accarezzarmi delicatamente la schiena. Quando mi sentii pronta a guardarlo ancora negli occhi, quando fui sicura di non mettermi a frignare, mi staccai da lui.

 

 

 

La sua mano fu sulla mia guancia. "Piangi, Lina?" Non-stavo-piangendo. Avevo solo gli occhi umidi. Molto umidi. Era stata una giornataccia, una ragazza non aveva il diritto di sentirsi un po' sconvolta dopo una lunga serie di sfortunati eventi??? Lo spadaccino vestiva un’espressione dolcissima che non mi sembrava di avergli mai visto eppure al contempo mi pareva di ricordare. "Il fumo mi ha irritato gli occhi." risposi con voce nasale. Mi sorrise e io ricambiai, poi avvicinai il viso al suo e per la prima volta… ci baciammo. Quella notte fu l'inizio di qualcosa di nuovo tra me e Gourry, un passo avanti nel rapporto sempre più stretto che ci legava. Quella notte, per la prima volta, espressi in modo diretto tutto quello che tenevo nascosto nel cuore.

 

  
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