I want to break Free
They designed her to be the perfect soldier...
a human weapon... then she escaped.
In a future not far from now... in a broken world...
she is haunted by her past.
She cannot run, she must fight... to discover her destiny.
10.
The fight
“Se un uomo non è disposto a
lottare per le sue idee,
o le sue idee non valono nulla,
o non vale nulla lui.”
Alec mi sta letteralmente trascinando tra i corridoi dell’edificio di Terminal City alla ricerca di una sala libera dove poter combattere per esercitarci, dopo aver lasciato Krit con la bocca spalancata nel quartier generale. La sua falcata è lunga e fiera ma non devo fare troppi sforzi per stargli dietro mentre la sua stretta alla mia mano non diminuisce.
-Stai tranquillo Alec, non ti
prenderò troppo in giro dopo averti battuto.- Lo prendo un
po’ in giro cercando di convincerlo a combattermi seriamente.
Lo vedo ghignare e si gira per mostrarmi i suoi occhi luminosi.
-Sei davvero magnanima pulce
ma non credo che ce ne sarà bisogno.- Quel ghigno
strafottente sul suo volto comincia a piacermi più del
lecito, lo fa apparire cosi sicuro e determinato e non è
cosi che lo devo vedere.
-Se lo dici tu.- Non posso
trattenermi dallo sghignazzare. Dopo aver cercato un po’
troviamo una stanza ampia ma sudicia, poco illuminata dalla luce
artificiale ma dotata di corrente elettrica, non ci sono colonne
portante tranne due speculari nel pezzo, la puzza di umido e di chiuso
mi invade subito le narici sostituendosi al buon profumo di Alec.
Meglio cosi almeno riuscirò a concentrarmi.
Ci allontaniamo
l’uno dall’altro in direzioni opposta per poter
pregustare quei minuti prima della lotta ma quando ci voltiamo siamo
perfettamente pronti. Rientro nello stato mentale che ho acquisito a
Manticore e tutti gli insegnamenti mi ritornano a galla prepotenti,
sono un soldato adesso.
Posizione di difesa la mia.
Posizione d’attacco quella di Alec che ha il volto estremamente serio, sicuro e indubbiamente affascinante.
Il primo a muoversi
è lui.
Con velocità tale
che l’occhio non modificato non percepirebbe, mi è
di fronte scaricandomi una serie di colpi forti e precisi. Pugno destro
alto, pugno sinistro laterale. Paro le raffiche con poca
difficoltà e a mia volta rispondo in ugual modo cercando di
colpirlo, un pugno gli giunge al petto e Alec indietreggia ma nel farlo
mi da un calcio che mi fa dolere appena la gamba destra.
Indietreggiamo entrambi
cominciando a girarci intorno con la guardia alta fissandoci per
studiarci. Non siamo Annie e Alec adesso, ma due soldati che si
affrontano e non nessuno dei due ha intenzione di perdere.
Fulminea allungo la gamba per
tendergli un calcio altezza cosca ma vengo parata e devo stare attenta
ad un pugno ben piazzato sotto l’occhio, mi abbasso e scatto
di lato per fare un salto laterale dandogli un altro calcio senza
risultati.
L’adrenalina mi
scorre in circolo potente, mi sento in grado di poter scalare una
montagna a mani nude in pochi minuti ma sono costretta a schivare un
altro pugno di Alec seguito da un calcio che riesce, però,
ad andare a segno. Le membra tese accusano la botta.
Due pugni sferrati con forza e
bloccati alle sue braccia mi portano a pochi centimetri dal suo volto,
riesco a colpirlo con la mano meno fissata in faccia con violenza, Alec
fa un mezza giravolta dal suo lato sinistro per attutire la botta.
Quando riposa gli occhi sui miei sono ancora più serie e
determinati di prima mentre si sfiora con il dorso dell’arto
la parte offesa come per voler allontanare il dolore e sferrarmi due
calci a diversa altezza che paro con il ginocchio sinistro.
Un altro calcio, alto questa
volta, mi basta abbassarmi ed è costretto a finire la mezza
giravolta, lasciandomi il tempo e il modo di piantargli un bel calcio
nel suo bel sedere come era parecchio che volevo darglielo. Questa
volta il suo sguardo è davvero furioso e lo rende
incredibilmente bello in posizione d’attacco, i pugno
sollevati a proteggere il petto che si alza e si abbassa più
frequentemente, il corpo teso posto di sguincio, i capelli morbidi che
cadono scomposti sugli occhi furenti.
Alec si lancia addosso
tirandomi un’altra scarica di potenti e veloci pugni in ogni
direzione , sono costretta a cercare di pararli e indietreggiare
contemporaneamente lasciando, però, che un pungo mi colpisca
sullo zigomo che brucia ma non posso pensarci perché devio
all’ultimo minuti la sua mano sinistra con entrambi le mani
lasciando scoperta la mia difesa. Mi agguanta violentemente il collo,
con la mano sinistra premo sul braccio per far allentare la stretta ma
già si sta allontanando dal collo come se si fosse reso
conto solo in quel momento che, con quella mossa, avrebbe potuto farmi
male. Errato. A Manticore ci hanno insegnato a fruttare qualsiasi
momento di debolezza.
Para il pugno che parte dal
mio braccio destro e non vede l’altro che va a segno ma al
successivo si abbassa e mi tira un potente calcio in pieno stomaco, mi
sento sollevare da terra e il mio corpo, già offeso, finisce
contro una colonna in calcestruzzo dietro la nostra area di
combattimento. Non mi dà il tempo di reagire che ritorna
all’attacco con altri pugni, non mi resta che evitarli
fuggendo a sinistra e mettendo spazio tra noi.
Siamo di nuovo al punto di
partenza, uno di fronte l’altro a studiare la prossima mossa.
Ad avanzare, questa volta sono io con dei calci tirati mentre spicco un
salto verso di lui che è costretto a fermarmi con
l’ausilio degli arti superiori e cerca di andare a segno con
una gomitata al mio atterraggio. Riesco a schivarla abbassandomi ma
Alec mi passa oltre saltandomi sulla schiena e tirando un calcio che,
per fortuna, mi manca di pochi centimetri; afferro il suo braccio e con
un forza lo faccio volare sopra la mia testa e finire di schiena per
terra ai miei piedi. Per bloccare il suo colpo indolenzito dalla caduta
mi siedo sulle sue anche osservandolo respirare un po’
affannosamente sorridendo e pregustando la vittoria.
Altro errore.
Mai dare per scontato che
l’avversario sia stato sconfitto. Ricordo ancora Lydecker
camminare per i banchi a cui eravamo destinati e ripetere le sue regole
di guerra. Un tormento psicologico.
-Sei molto carina in questa
posizione- Alec straiato sul pavimento sotto le mie gambe ammicca
spudoratamente, guardandomi maliziosamente. Ha abbandonato la dura
faccia da soldato, non meno intrigante di quella del solito sbruffone.
-E tu sei morto in questa
posizione.-Replico accennando un sorrisetto che non mi riesce
assolutamente difficile senza spostarmi minimamente dalla mia
posizione. Ci servono pochi secondi per recuperare le forze spese.
-Sicura?- Leggo la sfida negli
occhi verde brillanti che lo allettano e mi metto in allerta
aspettandomi la sua mossa che non tarda ad arrivare, muove le gambe
verso l’alto per spingermi oltre di lui ma, con
velocità, mi alzo dal suo corpo per vederlo alzarsi con un
semplice colpo di reni e, sorridente, tornare in posizione
d’attacco.
Si abbassa e allunga la gamba
destra sferrandomi un calcio, lo salto facilmente ma a lasciarmi
schiena a terra è il secondo che mi colpisce sotto il
ginocchio quando atterro dopo l’elevazione. La botta non mi
fa male quando il sorrisetto da spaccone che gli leggo sul volto.
Maledetto, vuole dimostrarmi che può fare benissimo quello
che io ho fatto a lui. Bene, allora.
Con un colpo di reni sono in
nuovo di fronte la sua figura. Mi avvicino velocemente cercando di
colpirlo più volte con il pugno destro senza andare a segno,
ma lo schiaffo dal braccio sinistro dall’alto verso il basso
non se lo aspettava e accusa il colpo. Toccherebbe a me sorridere
questa volta ma non ne ho il tempo. Alec salta unendo i piedi e
unendoli in aria all’altezza della mia testa, indietreggio
osservandolo ritoccare terra per dover far i colti di un mio calcio
girato che riesce a parare. Un altro pungo e salto oltre di lui per poi
correre verso il muro, Alec mi insegue e quando, con un salto
all’indietro grazie all’ausilio del muro, gli
sferro un altro calcio in aria non riesce a fermarmi. Ha un evidente
segno rosso sotto l’occhio sinistro che si potrebbe gonfiare
se non ci mettiamo subito del ghiaccio ma, nessuno dei due è
disposto ad abbandonare il combattimento. Anche questo ci è
stato insegnato a Manticore.
Ritorna alla carica con
diversi calci sempre più potenti e un altro pugno mi sfiora,
bruciandomi appena la pelle, mentre mi sposto trovandomi più
vicina al suo corpo, continuiamo con i pugni finché Alec non
mi afferra un polso e cerca, tenendomi ferma, di darmi un calcio nel
fianco destro, lo schivo e finisco alle sue spalle, un calcio nei
legamenti del ginocchio lo fa cedere e cadere in terra mentre a mano,
che ancora aveva stretta nella sua, con tutto il braccio non lo stringe
al collo immobilizzandolo.
Adesso la partita e chiusa, in
meno di due secondi potrei ucciderlo spezzandogli il collo e neppure se
ne accorgerebbe, si divincola un po’ mugugnando qualcosa per
poi abbandonare e decretare la mia vittoria.
-Ok pulce.- Respira
affannosamente e non sento del risentimento nella sua voce. Immaginavo
che, come minimo, si sarebbe sentito offeso perché vinto da
una donna, seppur transgenica oppure risentito nell’orgoglio,
ma invece no. Non posso non accennare un lieve sorrisetto, allentando
la presa dal suo collo e togliendo il ginocchio puntato di traverso per
tener ferme le sue gambe, allontanandomi dalla schiena del transgenico
per fare una piccola piroetta e ritrovarmi di fronte il suo viso, anche
io a mezz’altezza.
Non è affatto
deluso o amareggiato, ha ancora l’espressione seria e
affascinante di prima ma il suo sguardo è diverso, so che
non mi ha fatto vincere ma quasi mi dispiace non poter continuare a
misurarmi con lui e riprendere a mettere in contatto stretto i nostri
corpi in quella maniera inusuale. Mi aspetto una battuta, una
frecciatina ma non esce alcun lamento dalle sue labbra rosee, continua
solo a guardarmi intensamente e poi, come se nulla fosse, sorride e le
cose tornano normali. Avevo temuto che fosse deluso o indignato per la
mia performance o la sua. Eppure le cose non sono tornate completamente
normali, di solito non c’è tutta questa carica
elettrica tra di noi o almeno non è cosi palese, se volessi,
potrei respirare l’aria d’attrazione che
c’è nei pochi centimetri che ci separano.
Alec ha un livido appena
accennato sotto il rossore causato dal mio pugno ma, non credo sia per
questo che i suoi occhi sono cosi intensi e brillanti, la pelle
così liscia e distesa, i suoi capelli cosi scomposti e
invitanti. Faccio l’errore di respirare profondamente e tutto
il suo odore, reso ancora più intenso dalla colluttazione, e
misto all’essere di uomo mi stordiscono la testa; neppure mi
accorgo che sto sorridendo apertamente anche io quando gli poso
lievemente una mano sulla guancia per accarezzargli la parte offesa
senza procurargli dolore.
È un attimo, e un’altra promesse viene soddisfatta.
Due nell’arco della stessa giornata.
Due, una a poche ore di
distanza e le labbra morbide e dolci di Alec sono posate sulle mie,
intente a rimarcarne il contorno, che non aspettavano altro. Solo ora
mi rendo conto di quando mi sia mancata la loro morbidezza e gentilezza
mentre tentano di schiudere le mie che, come richiamate ad un troppo
lieto dovere, si aprono immediatamente permettendo alle nostre lingue
di ritrovarsi festose. Mi sento elettrizzata e nello stesso tempo in
sue balia, il cuore sembra fare gli straordinari cosi come non li ha
dovuti fare durante il combattimento e il corpo sembra non volere
più rispondere agli stimoli che non siamo incentrati su di
lui.
Con esigenza porto le mani tra
i suoi capelli per poter finalmente immergerci sentendo le sue mani
calde e forti posarsi sui fianchi per accarezzarli possessivi,
mandandomi in estasi alla percezione delle sue dita sulla pelle nuda
lasciata libera dalla maglietta rialzata appena.
Un potente calore sento
crescere nella parte inferiore dello stomaco e non riesco a fermare un
brivido e un fremito quando la sua lingua, ancora più
possessiva, si fa più invadente imponendo la sua presenza ed
il magnifico sapore alla ricerca sempre maggiore del mio. Questo
ragazzo non l’hanno creato per fare il soldato ma per
baciare. Non può essere semplicemente umano il modo in cui
lo fa. A Manticore ci hanno insegnato a trattenere il respiro
sott’acqua per molti minuti, ed è
l’unica cosa giusta che ci hanno insegnato, perché
ci permette di baciarci molto più a lungo e molto
più profondamente senza dover ricercare l’ossigeno.
Quando le sue labbra si
allontanano dalle mie per dedicarsi a mordicchiare languido il mio
labbro inferiore non riesco a trattenere un lieve gemito che mi sembra
lo faccia sorridere appena e tornare a capofitto sulla pienezza della
mia bocca. Le sue mani si muovono lente sotto la mia maglietta
accarezzando dolcemente la parte bassa della schiena senza troppo osare
e lasciando tracce incandescenti lungo la pelle morbida. Le sue spalle
sono tremendamente salde e forti ma rilassate e magnifiche da
percorrere con le dita.
Quando si allontana sento
subito il gelo poggiarsi sul calore lasciato dalle sue labbra e
realizzo che abbiamo passato svariati minuti per terra, in ginocchio,
uno di fronte all’altra a baciarci, nel bel mezzo di una
stanza vuota e puzzolente, nel cuore di Terminal City, con svariate
entità di esseri umani in giro. Ma non me ne preoccupo. A
dire il vero, adesso non mi preoccupo proprio di nulla, troppo
assuefatta da questa goduria per pensarci.
Non so cosa possa leggere nel
mio volto ma continua a fare quel suo magnifico sorrisetto e gli occhi
sono limpidi di pensieri o conseguenze. Ed è
straordinariamente bello, anche con un rosso violaceo accennato
rigonfiamento sotto l’occhio.
-Sei stata davvero brava
pulce.- Anche il suo tono di voce mi condiziona adesso, è
cosi sincero e puro. Gli sorrido ancora, tornando a sfiorargli la
guancia.
-Anche tu non sei stato male,
mi aspettavo di peggio da un transgenico malridotto.- La sua risata
è pura musica per le mie orecchie ma il livido lo porta ad
accennare una smorfia di dolore che non mi sfugge.
-Dovresti metterci del
ghiaccio li sopra se non vuoi trovarti una pallina da tennis sotto
l’occhio.- Anche lui ci passa una mano, in maniera
più rude per testare l’entità del danno.
-Non ci sei andata leggera,
eh?!- Ritorna a prendermi in giro in quel modo infantile che
contraddistingue il nostro rapporto eppure non inadatto a tutta
l’atmosfera che si è creata.
-Era quello che volevi, anche
tu non ti sei contenuto.- Il fianco appena sotto la sua calda mano
ancora appoggiata a me duole appena, ma non so se è per la
botta o per la mancata carezza che mi potrebbe elargire. Eppure quando
mi ha stretta al collo, prima che gli forzassi la mano, aveva
già cominciato ad allentare la presa. –Almeno, non
sempre.- Cerco di fargli uno sguardo intimidatorio per ricordargli il
gesto ma non mi riesce molto bene. Sarà per quelle belle
fossette che, solo adesso ho notato, gli si fanno ai lati delle guancie
quando sorride.
Il trillo di un cerca persone ci distrae dalla nostra piccola ampolla protetta dal mondo, Alec si alza e va a controllare l’aggeggio lasciato vicino la giacca nei pressi nell’aria di combattimento, anche io mi alzo ma non lo seguo, osservo da lontano i suoi gesti. Ci siamo baciati ancora, per la terza volta, e questa volta non ci sono ormoni felini che hanno agito. Ci siamo baciati e subito dopo non si è allontanato dalla stanza lasciandomi solo il suo sapore e impregnate odore addosso. Questa volta ci siamo baciati e potuti specchiare l’uno negli occhi dell’altro e parlare semplicemente, come Annie e Alec, come le solite persone che siamo.
Siamo semplicemente noi e non
ci sono conseguenze alcune.
Alec mi distrae dai miei
pensieri annunciandomi che Max ci cerca, o almeno cerca lui, per cui
dobbiamo ritornare al quartier generale e sentire le nuove dritte del
capo. Alec ritorna vicino a me con la giacca indosso e il cerca persone
in mano pronto a tornare indietro, non mi resta che prendere il mio
giubbino e seguirlo.
-Ah peste, con questo siamo a
quota due birre.- Mi indica il livido sotto l’occhio
facendomi scoppiare a ridergli in faccia.
-Facciamo cosi Alec, ti va una
sfida?- Ed ecco la sua lampadina accendersi nel cervello, la vedo
chiaramente dalla luce che emanano i suoi occhi. Ah gli uomini, non
saprebbero mai dire di no a una competizione. Eppure con tutte le botte
che si è beccato adesso dovrebbe aver imparato.
-Certamente pulce.- Ovviamente
no, non ha imparato. Come non imparerà mai a chiamarmi in un
modo più appropriato, magari con il mio nome.
-Sono pronta a scommettere che perderesti anche in una sfida di bevute.- Siamo stati progettati in modo tale da poter reggere molto meglio di un normale umano l’alcool, ma in una sfida tra transgenici è una gara alla pari. E penso di poter vincere anche questa. Gli allungo la mano per suggellare la scommessa. Non tituba neppure un secondo ad avvolgere e stringere la mia.
-Non prenderci l’abitudine piccola peste.- E subito mi rendo conto di aver peccato di superbia, questa sfida sarà più ardua di come la prospetto.
…
-Uuh Alec chi è
stato il genio a combinarti in questo stato?- L’entusiasmo di
Max nel vedere il sotto dell’occhio del transgenico ha un che
di divertente, non trattengo un accenno di sorriso mentre il soggetto
principale della domanda mi fulmina con gli occhi riservando, poi, un
sorrisetto falso all’amica.
-Voi donne transgeniche siete
tremende.- Max e Original Cindy mi guardano fiere, anche se
l’ultima un po’ sorpresa, mentre Logan sorride e
Joshua smette di dipingere per osservare il livido della questione.
-Almeno lei non ha colpito
sotto la cintura.- Alec non perderebbe la sua vena sarcastica neppure
se fosse in fin di vita, ne sono certa. Anche Krit, Syl, Damon, Mole e
altri mutanti si uniscono all’interesse per vedere
l’occhio nero del transgenico.
-Andava fatto! Tu sei talmente
avaro che non volevi smettere di lottare e qualcuno doveva fermarti per
il bene comune.- Max sorride lanciando qualche sguardo
d’intesa a Logan –Per non parlare del tuo ego
smisurato dopo aver sconfitto delle nullità.- E questa volta
mi riserva un occhiolino. Mentre loro continuando a chiacchierare del
nulla mi avvicino a Tobi, il transgenico dalla pelle bianca creato per
le missioni nell’antartico che è piazzato davanti
il solito congelatore aperto per trovare refrigerio, lui è
un gran bel tipo, decisamente molto socievole.
-Ehi Tob, riesco a rubarti un
po’ di ghiaccio?-
-Solo se mi dici che sei stata
tu a ridurre cosi quel povero Alec.- Anche lui è divertito
dalla situazione e a quanto pare non è il solo. Alzo le
spalle sorridendo prendendomi il merito del loro divertimento. Il
transgenico prende una bustina e lo carica con dell’acqua
congelata per passarmelo.
-Te lo sei meritata ragazza.-
Mi sorride concedendomi una pacca sulla spalla, è ancora
legato alle usanze di Manticore o forse solo alle usanze maschili ma
gliene sono grata, la sua pelle è freddissima e il solo
contatto mi fa venire dei leggeri brividi.
Porto il sacchetto ad Alec
piazzandoglielo sotto l’occhio e sgonfiare
l’accennato grumo che si potrebbe formare mentre Max ci
informa sul perché ci ha richiamati.
-Luke ha intercetto gli uomini
di White.-
-Oh bene è tornata
in campo la confraternita. La loro festicciola serpentesca
sarà finita.- Krit cerca di fare del sarcasmo facendoci
ridere ma sappiamo tutti che la situazione è tornata a farsi
bollente per noi. Con White e i suoi uomini in giro, la vita per noi
transgenici torna ad essere pericolosa. Difatti...
-Forse hanno catturato uno dei
nostri e stanotte lo trasferiranno da qualche parte dove
sarà impossibile rintracciarlo ancora, per cui dobbiamo
agire. Ci serve la solita squadra di recupero.- Il tono da capo di Max
non accetta repliche. Questo vuol dire che stanotte andranno a
riprendere un altro fratello sfuggendo alle mani di quella setta di
pazzi. La situazione non mi piace ma è quello che occorre
fare e nessuno si tirerà indietro. Come hanno salvato me da
una banda di cacciatori, salveranno qualcun altro, magari uno della mia
squadra.
-Bene.-
I transgenici si spargono
preparandosi a fare il loro dovere o magari controllare le moto per
l’azione notturna, io mi avvicino a Cindy e Max che hanno
ripreso i loro discorsi.
-Max che ne dici se mi
aggiungo alla squadra di soccorso?- Schietta e diretta, con lei sono
inutili i giochi di parola e poi è quello che mi preme di
più in questo momento. Voglio sentirmi utile veramente, non
che non lo sia ma l’azione è quello che mi
aiuterebbe di più.
Lei mi osserva con quei suoi
giganti occhi marroni scuri per poi sospirare. –Mi dispiace
Annie, capisco la tua voglia di intervenire ma più siamo,
più ci sono probabilità di farci scoprire.- Il
suo tono è dispiaciuto e sono certa che lo fa per il bene di
Terminal City ma la sua risposta un po’ mi brucia dentro.
-Ok tranquilla.- Sono
rassegnata ma non perdo le speranze e loro lo devono intuire.
-Certo che se la per la prossima volta ti trovassi una moto e ne
avresti ancora voglia, si potrebbe fare qualcosa.- Speranza che
continua ad accrescersi. Le sorrido, la prossima volta ci
sarò anche io nel gruppo.
-Bel lavoro pupetta con il
transgenico.- Original Cindy cerca di cambiare discorso indicando con
gli occhi il povero Alec con il ghiaccio ancora premuto sotto
l’occhio. L’amica se la ride ancora osservandolo e
neppure io mi trattengo troppo.
-Era arrivato il momento di
darglielo davvero due bei calci nel sedere.-
-E quanta soddisfazione
dà!- Max sembra proprio parlare per esperienza.
--- Autrice ---
Saluti.
Volevo scusarmi per il ritardo con cui aggiorno questa storia...
ma per una volta, non è stata colpa mia. Il pc ha deciso di rompersi irreparabilmente ed io, imballata con gli esami e quant'altro, non sono riuscita a trovare un computer da cui aggiornare.
Questo capitolo e il prossimo sono stati scritti parecchio tempo fà, per questo, spero di poterne inserire uno nuovo già lunedi cosi da sfruttare ancora un pò questa postazione interent.
Successivamente non so come fare, ma spero di trovare un modo, o magri un nuovo pc finalmente!!
Bene, con questa piccola anticipazione vi lascio.
Spero sinceramente che il capitolo vi sia piaciuto.
Aspetto con ansia i vostri più sinceri commenti.
Ringrazio profondamente ogniuna di voi che commenta, o leggere solamente, la storia.
A presto...
Bye^^
Cartina di Seattle -> qui.