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Autore: kribja    09/04/2011    1 recensioni
Questa è la prima Fan-fiction che pubblico. La storia è ambientata poco tempo dopo l'ultima puntata della seconda serie di Dark Angel, in cui a Terminal City si stanno radunando tutti i transgenici per combattere per la propria libertà!
In quest'ambito difficile si introduce una nuova mutante X5 che sconvolgerà la vita di uno dei personaggi del telefilm: Alec. Annie, una ventenne realizzata in laboratorio da Manticore, con la voglia di vivere, essere libera e pari al resto del mondo.
Le sfide da affrontare per raggiungere la meritata liberta, però, sono tante e difficili, ci vorrà un gruppo unito per sconfiggere i Familiari ed Ames White riuscendo a far cambiare l'opinione pubblica della popolazione che vede nei transgenici una minaccia.
Questa è la storia di un'amore in un mondo arduo da affrontare.
Spero vi piaccia... Bye!!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alec, Altro Personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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I want to break free

I want to break Free

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They designed her to be the perfect soldier...
a human weapon... then she escaped.
In a future not far from now... in a broken world...
she is haunted by her past.
She cannot run, she must fight... to discover her destiny.

10. The fight

 

“Se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee,
o le sue idee non valono nulla,

o non vale nulla lui.

Erza Pound



Alec mi sta letteralmente trascinando tra i corridoi dell’edificio di Terminal City alla ricerca di una sala libera dove poter combattere per esercitarci, dopo aver lasciato Krit con la bocca spalancata nel quartier generale. La sua falcata è lunga e fiera ma non devo fare troppi sforzi per stargli dietro mentre la sua stretta alla mia mano non diminuisce.

-Stai tranquillo Alec, non ti prenderò troppo in giro dopo averti battuto.- Lo prendo un po’ in giro cercando di convincerlo a combattermi seriamente. Lo vedo ghignare e si gira per mostrarmi i suoi occhi luminosi.

-Sei davvero magnanima pulce ma non credo che ce ne sarà bisogno.- Quel ghigno strafottente sul suo volto comincia a piacermi più del lecito, lo fa apparire cosi sicuro e determinato e non è cosi che lo devo vedere.

-Se lo dici tu.- Non posso trattenermi dallo sghignazzare. Dopo aver cercato un po’ troviamo una stanza ampia ma sudicia, poco illuminata dalla luce artificiale ma dotata di corrente elettrica, non ci sono colonne portante tranne due speculari nel pezzo, la puzza di umido e di chiuso mi invade subito le narici sostituendosi al buon profumo di Alec. Meglio cosi almeno riuscirò a concentrarmi.

Ci allontaniamo l’uno dall’altro in direzioni opposta per poter pregustare quei minuti prima della lotta ma quando ci voltiamo siamo perfettamente pronti. Rientro nello stato mentale che ho acquisito a Manticore e tutti gli insegnamenti mi ritornano a galla prepotenti, sono un soldato adesso.

Posizione di difesa la mia. 

Posizione d’attacco quella di Alec che ha il volto estremamente serio, sicuro e indubbiamente affascinante. 

Il primo a muoversi è lui.

Con velocità tale che l’occhio non modificato non percepirebbe, mi è di fronte scaricandomi una serie di colpi forti e precisi. Pugno destro alto, pugno sinistro laterale. Paro le raffiche con poca difficoltà e a mia volta rispondo in ugual modo cercando di colpirlo, un pugno gli giunge al petto e Alec indietreggia ma nel farlo mi da un calcio che mi fa dolere appena la gamba destra.

Indietreggiamo entrambi cominciando a girarci intorno con la guardia alta fissandoci per studiarci. Non siamo Annie e Alec adesso, ma due soldati che si affrontano e non nessuno dei due ha intenzione di perdere.

Fulminea allungo la gamba per tendergli un calcio altezza cosca ma vengo parata e devo stare attenta ad un pugno ben piazzato sotto l’occhio, mi abbasso e scatto di lato per fare un salto laterale dandogli un altro calcio senza risultati.

L’adrenalina mi scorre in circolo potente, mi sento in grado di poter scalare una montagna a mani nude in pochi minuti ma sono costretta a schivare un altro pugno di Alec seguito da un calcio che riesce, però, ad andare a segno. Le membra tese accusano la botta.

Due pugni sferrati con forza e bloccati alle sue braccia mi portano a pochi centimetri dal suo volto, riesco a colpirlo con la mano meno fissata in faccia con violenza, Alec fa un mezza giravolta dal suo lato sinistro per attutire la botta. Quando riposa gli occhi sui miei sono ancora più serie e determinati di prima mentre si sfiora con il dorso dell’arto la parte offesa come per voler allontanare il dolore e sferrarmi due calci a diversa altezza che paro con il ginocchio sinistro.

Un altro calcio, alto questa volta, mi basta abbassarmi ed è costretto a finire la mezza giravolta, lasciandomi il tempo e il modo di piantargli un bel calcio nel suo bel sedere come era parecchio che volevo darglielo. Questa volta il suo sguardo è davvero furioso e lo rende incredibilmente bello in posizione d’attacco, i pugno sollevati a proteggere il petto che si alza e si abbassa più frequentemente, il corpo teso posto di sguincio, i capelli morbidi che cadono scomposti sugli occhi furenti.

Alec si lancia addosso tirandomi un’altra scarica di potenti e veloci pugni in ogni direzione , sono costretta a cercare di pararli e indietreggiare contemporaneamente lasciando, però, che un pungo mi colpisca sullo zigomo che brucia ma non posso pensarci perché devio all’ultimo minuti la sua mano sinistra con entrambi le mani lasciando scoperta la mia difesa. Mi agguanta violentemente il collo, con la mano sinistra premo sul braccio per far allentare la stretta ma già si sta allontanando dal collo come se si fosse reso conto solo in quel momento che, con quella mossa, avrebbe potuto farmi male. Errato. A Manticore ci hanno insegnato a fruttare qualsiasi momento di debolezza.

Para il pugno che parte dal mio braccio destro e non vede l’altro che va a segno ma al successivo si abbassa e mi tira un potente calcio in pieno stomaco, mi sento sollevare da terra e il mio corpo, già offeso, finisce contro una colonna in calcestruzzo dietro la nostra area di combattimento. Non mi dà il tempo di reagire che ritorna all’attacco con altri pugni, non mi resta che evitarli fuggendo a sinistra e mettendo spazio tra noi.

Siamo di nuovo al punto di partenza, uno di fronte l’altro a studiare la prossima mossa. Ad avanzare, questa volta sono io con dei calci tirati mentre spicco un salto verso di lui che è costretto a fermarmi con l’ausilio degli arti superiori e cerca di andare a segno con una gomitata al mio atterraggio. Riesco a schivarla abbassandomi ma Alec mi passa oltre saltandomi sulla schiena e tirando un calcio che, per fortuna, mi manca di pochi centimetri; afferro il suo braccio e con un forza lo faccio volare sopra la mia testa e finire di schiena per terra ai miei piedi. Per bloccare il suo colpo indolenzito dalla caduta mi siedo sulle sue anche osservandolo respirare un po’ affannosamente sorridendo e pregustando la vittoria.

Altro errore. 

Mai dare per scontato che l’avversario sia stato sconfitto. Ricordo ancora Lydecker camminare per i banchi a cui eravamo destinati e ripetere le sue regole di guerra. Un tormento psicologico.

-Sei molto carina in questa posizione- Alec straiato sul pavimento sotto le mie gambe ammicca spudoratamente, guardandomi maliziosamente. Ha abbandonato la dura faccia da soldato, non meno intrigante di quella del solito sbruffone.

-E tu sei morto in questa posizione.-Replico accennando un sorrisetto che non mi riesce assolutamente difficile senza spostarmi minimamente dalla mia posizione. Ci servono pochi secondi per recuperare le forze spese.

-Sicura?- Leggo la sfida negli occhi verde brillanti che lo allettano e mi metto in allerta aspettandomi la sua mossa che non tarda ad arrivare, muove le gambe verso l’alto per spingermi oltre di lui ma, con velocità, mi alzo dal suo corpo per vederlo alzarsi con un semplice colpo di reni e, sorridente, tornare in posizione d’attacco.

Si abbassa e allunga la gamba destra sferrandomi un calcio, lo salto facilmente ma a lasciarmi schiena a terra è il secondo che mi colpisce sotto il ginocchio quando atterro dopo l’elevazione. La botta non mi fa male quando il sorrisetto da spaccone che gli leggo sul volto. Maledetto, vuole dimostrarmi che può fare benissimo quello che io ho fatto a lui. Bene, allora.

Con un colpo di reni sono in nuovo di fronte la sua figura. Mi avvicino velocemente cercando di colpirlo più volte con il pugno destro senza andare a segno, ma lo schiaffo dal braccio sinistro dall’alto verso il basso non se lo aspettava e accusa il colpo. Toccherebbe a me sorridere questa volta ma non ne ho il tempo. Alec salta unendo i piedi e unendoli in aria all’altezza della mia testa, indietreggio osservandolo ritoccare terra per dover far i colti di un mio calcio girato che riesce a parare. Un altro pungo e salto oltre di lui per poi correre verso il muro, Alec mi insegue e quando, con un salto all’indietro grazie all’ausilio del muro, gli sferro un altro calcio in aria non riesce a fermarmi. Ha un evidente segno rosso sotto l’occhio sinistro che si potrebbe gonfiare se non ci mettiamo subito del ghiaccio ma, nessuno dei due è disposto ad abbandonare il combattimento. Anche questo ci è stato insegnato a Manticore.

Ritorna alla carica con diversi calci sempre più potenti e un altro pugno mi sfiora, bruciandomi appena la pelle, mentre mi sposto trovandomi più vicina al suo corpo, continuiamo con i pugni finché Alec non mi afferra un polso e cerca, tenendomi ferma, di darmi un calcio nel fianco destro, lo schivo e finisco alle sue spalle, un calcio nei legamenti del ginocchio lo fa cedere e cadere in terra mentre a mano, che ancora aveva stretta nella sua, con tutto il braccio non lo stringe al collo immobilizzandolo.

Adesso la partita e chiusa, in meno di due secondi potrei ucciderlo spezzandogli il collo e neppure se ne accorgerebbe, si divincola un po’ mugugnando qualcosa per poi abbandonare e decretare la mia vittoria.

-Ok pulce.- Respira affannosamente e non sento del risentimento nella sua voce. Immaginavo che, come minimo, si sarebbe sentito offeso perché vinto da una donna, seppur transgenica oppure risentito nell’orgoglio, ma invece no. Non posso non accennare un lieve sorrisetto, allentando la presa dal suo collo e togliendo il ginocchio puntato di traverso per tener ferme le sue gambe, allontanandomi dalla schiena del transgenico per fare una piccola piroetta e ritrovarmi di fronte il suo viso, anche io a mezz’altezza.

Non è affatto deluso o amareggiato, ha ancora l’espressione seria e affascinante di prima ma il suo sguardo è diverso, so che non mi ha fatto vincere ma quasi mi dispiace non poter continuare a misurarmi con lui e riprendere a mettere in contatto stretto i nostri corpi in quella maniera inusuale. Mi aspetto una battuta, una frecciatina ma non esce alcun lamento dalle sue labbra rosee, continua solo a guardarmi intensamente e poi, come se nulla fosse, sorride e le cose tornano normali. Avevo temuto che fosse deluso o indignato per la mia performance o la sua. Eppure le cose non sono tornate completamente normali, di solito non c’è tutta questa carica elettrica tra di noi o almeno non è cosi palese, se volessi, potrei respirare l’aria d’attrazione che c’è nei pochi centimetri che ci separano.

Alec ha un livido appena accennato sotto il rossore causato dal mio pugno ma, non credo sia per questo che i suoi occhi sono cosi intensi e brillanti, la pelle così liscia e distesa, i suoi capelli cosi scomposti e invitanti. Faccio l’errore di respirare profondamente e tutto il suo odore, reso ancora più intenso dalla colluttazione, e misto all’essere di uomo mi stordiscono la testa; neppure mi accorgo che sto sorridendo apertamente anche io quando gli poso lievemente una mano sulla guancia per accarezzargli la parte offesa senza procurargli dolore.

È un attimo, e un’altra promesse viene soddisfatta. 

Due nell’arco della stessa giornata. 

Due, una a poche ore di distanza e le labbra morbide e dolci di Alec sono posate sulle mie, intente a rimarcarne il contorno, che non aspettavano altro. Solo ora mi rendo conto di quando mi sia mancata la loro morbidezza e gentilezza mentre tentano di schiudere le mie che, come richiamate ad un troppo lieto dovere, si aprono immediatamente permettendo alle nostre lingue di ritrovarsi festose. Mi sento elettrizzata e nello stesso tempo in sue balia, il cuore sembra fare gli straordinari cosi come non li ha dovuti fare durante il combattimento e il corpo sembra non volere più rispondere agli stimoli che non siamo incentrati su di lui.

Con esigenza porto le mani tra i suoi capelli per poter finalmente immergerci sentendo le sue mani calde e forti posarsi sui fianchi per accarezzarli possessivi, mandandomi in estasi alla percezione delle sue dita sulla pelle nuda lasciata libera dalla maglietta rialzata appena.

Un potente calore sento crescere nella parte inferiore dello stomaco e non riesco a fermare un brivido e un fremito quando la sua lingua, ancora più possessiva, si fa più invadente imponendo la sua presenza ed il magnifico sapore alla ricerca sempre maggiore del mio. Questo ragazzo non l’hanno creato per fare il soldato ma per baciare. Non può essere semplicemente umano il modo in cui lo fa. A Manticore ci hanno insegnato a trattenere il respiro sott’acqua per molti minuti, ed è l’unica cosa giusta che ci hanno insegnato, perché ci permette di baciarci molto più a lungo e molto più profondamente senza dover ricercare l’ossigeno.

Quando le sue labbra si allontanano dalle mie per dedicarsi a mordicchiare languido il mio labbro inferiore non riesco a trattenere un lieve gemito che mi sembra lo faccia sorridere appena e tornare a capofitto sulla pienezza della mia bocca. Le sue mani si muovono lente sotto la mia maglietta accarezzando dolcemente la parte bassa della schiena senza troppo osare e lasciando tracce incandescenti lungo la pelle morbida. Le sue spalle sono tremendamente salde e forti ma rilassate e magnifiche da percorrere con le dita.

Quando si allontana sento subito il gelo poggiarsi sul calore lasciato dalle sue labbra e realizzo che abbiamo passato svariati minuti per terra, in ginocchio, uno di fronte all’altra a baciarci, nel bel mezzo di una stanza vuota e puzzolente, nel cuore di Terminal City, con svariate entità di esseri umani in giro. Ma non me ne preoccupo. A dire il vero, adesso non mi preoccupo proprio di nulla, troppo assuefatta da questa goduria per pensarci.

Non so cosa possa leggere nel mio volto ma continua a fare quel suo magnifico sorrisetto e gli occhi sono limpidi di pensieri o conseguenze. Ed è straordinariamente bello, anche con un rosso violaceo accennato rigonfiamento sotto l’occhio.

-Sei stata davvero brava pulce.- Anche il suo tono di voce mi condiziona adesso, è cosi sincero e puro. Gli sorrido ancora, tornando a sfiorargli la guancia.

-Anche tu non sei stato male, mi aspettavo di peggio da un transgenico malridotto.- La sua risata è pura musica per le mie orecchie ma il livido lo porta ad accennare una smorfia di dolore che non mi sfugge.

-Dovresti metterci del ghiaccio li sopra se non vuoi trovarti una pallina da tennis sotto l’occhio.- Anche lui ci passa una mano, in maniera più rude per testare l’entità del danno.

-Non ci sei andata leggera, eh?!- Ritorna a prendermi in giro in quel modo infantile che contraddistingue il nostro rapporto eppure non inadatto a tutta l’atmosfera che si è creata.

-Era quello che volevi, anche tu non ti sei contenuto.- Il fianco appena sotto la sua calda mano ancora appoggiata a me duole appena, ma non so se è per la botta o per la mancata carezza che mi potrebbe elargire. Eppure quando mi ha stretta al collo, prima che gli forzassi la mano, aveva già cominciato ad allentare la presa. –Almeno, non sempre.- Cerco di fargli uno sguardo intimidatorio per ricordargli il gesto ma non mi riesce molto bene. Sarà per quelle belle fossette che, solo adesso ho notato, gli si fanno ai lati delle guancie quando sorride.

Il trillo di un cerca persone ci distrae dalla nostra piccola ampolla protetta dal mondo, Alec si alza e va a controllare l’aggeggio lasciato vicino la giacca nei pressi nell’aria di combattimento, anche io mi alzo ma non lo seguo, osservo da lontano i suoi gesti. Ci siamo baciati ancora, per la terza volta, e questa volta non ci sono ormoni felini che hanno agito. Ci siamo baciati e subito dopo non si è allontanato dalla stanza lasciandomi solo il suo sapore e impregnate odore addosso. Questa volta ci siamo baciati e potuti specchiare l’uno negli occhi dell’altro e parlare semplicemente, come Annie e Alec, come le solite persone che siamo. 

Siamo semplicemente noi e non ci sono conseguenze alcune.

Alec mi distrae dai miei pensieri annunciandomi che Max ci cerca, o almeno cerca lui, per cui dobbiamo ritornare al quartier generale e sentire le nuove dritte del capo. Alec ritorna vicino a me con la giacca indosso e il cerca persone in mano pronto a tornare indietro, non mi resta che prendere il mio giubbino e seguirlo.

-Ah peste, con questo siamo a quota due birre.- Mi indica il livido sotto l’occhio facendomi scoppiare a ridergli in faccia.

-Facciamo cosi Alec, ti va una sfida?- Ed ecco la sua lampadina accendersi nel cervello, la vedo chiaramente dalla luce che emanano i suoi occhi. Ah gli uomini, non saprebbero mai dire di no a una competizione. Eppure con tutte le botte che si è beccato adesso dovrebbe aver imparato.

-Certamente pulce.- Ovviamente no, non ha imparato. Come non imparerà mai a chiamarmi in un modo più appropriato, magari con il mio nome.

-Sono pronta a scommettere che perderesti anche in una sfida di bevute.- Siamo stati progettati in modo tale da poter reggere molto meglio di un normale umano l’alcool, ma in una sfida tra transgenici è una gara alla pari. E penso di poter vincere anche questa. Gli allungo la mano per suggellare la scommessa. Non tituba neppure un secondo ad avvolgere e stringere la mia.

-Non prenderci l’abitudine piccola peste.- E subito mi rendo conto di aver peccato di superbia, questa sfida sarà più ardua di come la prospetto.


-Uuh Alec chi è stato il genio a combinarti in questo stato?- L’entusiasmo di Max nel vedere il sotto dell’occhio del transgenico ha un che di divertente, non trattengo un accenno di sorriso mentre il soggetto principale della domanda mi fulmina con gli occhi riservando, poi, un sorrisetto falso all’amica.

-Voi donne transgeniche siete tremende.- Max e Original Cindy mi guardano fiere, anche se l’ultima un po’ sorpresa, mentre Logan sorride e Joshua smette di dipingere per osservare il livido della questione.

-Almeno lei non ha colpito sotto la cintura.- Alec non perderebbe la sua vena sarcastica neppure se fosse in fin di vita, ne sono certa. Anche Krit, Syl, Damon, Mole e altri mutanti si uniscono all’interesse per vedere l’occhio nero del transgenico.

-Andava fatto! Tu sei talmente avaro che non volevi smettere di lottare e qualcuno doveva fermarti per il bene comune.- Max sorride lanciando qualche sguardo d’intesa a Logan –Per non parlare del tuo ego smisurato dopo aver sconfitto delle nullità.- E questa volta mi riserva un occhiolino. Mentre loro continuando a chiacchierare del nulla mi avvicino a Tobi, il transgenico dalla pelle bianca creato per le missioni nell’antartico che è piazzato davanti il solito congelatore aperto per trovare refrigerio, lui è un gran bel tipo, decisamente molto socievole.

-Ehi Tob, riesco a rubarti un po’ di ghiaccio?-

-Solo se mi dici che sei stata tu a ridurre cosi quel povero Alec.- Anche lui è divertito dalla situazione e a quanto pare non è il solo. Alzo le spalle sorridendo prendendomi il merito del loro divertimento. Il transgenico prende una bustina e lo carica con dell’acqua congelata per passarmelo.

-Te lo sei meritata ragazza.- Mi sorride concedendomi una pacca sulla spalla, è ancora legato alle usanze di Manticore o forse solo alle usanze maschili ma gliene sono grata, la sua pelle è freddissima e il solo contatto mi fa venire dei leggeri brividi.

Porto il sacchetto ad Alec piazzandoglielo sotto l’occhio e sgonfiare l’accennato grumo che si potrebbe formare mentre Max ci informa sul perché ci ha richiamati.

-Luke ha intercetto gli uomini di White.-

-Oh bene è tornata in campo la confraternita. La loro festicciola serpentesca sarà finita.- Krit cerca di fare del sarcasmo facendoci ridere ma sappiamo tutti che la situazione è tornata a farsi bollente per noi. Con White e i suoi uomini in giro, la vita per noi transgenici torna ad essere pericolosa. Difatti...

-Forse hanno catturato uno dei nostri e stanotte lo trasferiranno da qualche parte dove sarà impossibile rintracciarlo ancora, per cui dobbiamo agire. Ci serve la solita squadra di recupero.- Il tono da capo di Max non accetta repliche. Questo vuol dire che stanotte andranno a riprendere un altro fratello sfuggendo alle mani di quella setta di pazzi. La situazione non mi piace ma è quello che occorre fare e nessuno si tirerà indietro. Come hanno salvato me da una banda di cacciatori, salveranno qualcun altro, magari uno della mia squadra.

-Bene.-

I transgenici si spargono preparandosi a fare il loro dovere o magari controllare le moto per l’azione notturna, io mi avvicino a Cindy e Max che hanno ripreso i loro discorsi.

-Max che ne dici se mi aggiungo alla squadra di soccorso?- Schietta e diretta, con lei sono inutili i giochi di parola e poi è quello che mi preme di più in questo momento. Voglio sentirmi utile veramente, non che non lo sia ma l’azione è quello che mi aiuterebbe di più.

Lei mi osserva con quei suoi giganti occhi marroni scuri per poi sospirare. –Mi dispiace Annie, capisco la tua voglia di intervenire ma più siamo, più ci sono probabilità di farci scoprire.- Il suo tono è dispiaciuto e sono certa che lo fa per il bene di Terminal City ma la sua risposta un po’ mi brucia dentro.

-Ok tranquilla.- Sono rassegnata ma non perdo le speranze e loro lo devono intuire.
-Certo che se la per la prossima volta ti trovassi una moto e ne avresti ancora voglia, si potrebbe fare qualcosa.- Speranza che continua ad accrescersi. Le sorrido, la prossima volta ci sarò anche io nel gruppo.

-Bel lavoro pupetta con il transgenico.- Original Cindy cerca di cambiare discorso indicando con gli occhi il povero Alec con il ghiaccio ancora premuto sotto l’occhio. L’amica se la ride ancora osservandolo e neppure io mi trattengo troppo.

-Era arrivato il momento di darglielo davvero due bei calci nel sedere.-

-E quanta soddisfazione dà!- Max sembra proprio parlare per esperienza.

 













--- Autrice ---

Saluti.

Volevo scusarmi per il ritardo con cui aggiorno questa storia...

ma per una volta, non è stata colpa mia. Il pc ha deciso di rompersi irreparabilmente ed io, imballata con gli esami e quant'altro, non sono riuscita a trovare un computer da cui aggiornare.

Questo capitolo e il prossimo sono stati scritti parecchio tempo fà, per questo, spero di poterne inserire uno nuovo già lunedi cosi da sfruttare ancora un pò questa postazione interent.

Successivamente non so come fare, ma spero di trovare un modo, o magri un nuovo pc finalmente!!

Bene, con questa piccola anticipazione vi lascio.

Spero sinceramente che il capitolo vi sia piaciuto. 

Aspetto con ansia i vostri più sinceri commenti. 

Ringrazio profondamente ogniuna di voi che commenta, o leggere solamente, la storia.

A presto...

Bye^^

Cartina di Seattle -> qui


   
 
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