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Autore: _Ayame_    10/04/2011    2 recensioni
Questa fanfic a capitoli nasce per colpa di un video con una canzone che amo. Si può considerare quasi come dei racconti in cornice: un filo comune che tiene unite le varie tematiche.
Passo alla trama: dopo un summit, le Nazioni accettano un pranzo dai fratteli Vargas. Dopo questo incontro, vari risvolti, comici, romantici e forse anche malinconici verrano.
Una song-fic, in cui ogni Nazione riflette sulla canzone - non interamente.
[Gli avvertimenti e i generi cambieranno da capitolo a capitolo]
Citazione(Capitolo 7): Rimasero ad osservare il cielo imbrunire lentamente: Sealand non si era mai gustato un tramonto così insieme a qualcuno; da solo sì, ma non gli avevano dato belle sensazioni, e con Inghilterra, sotto il periodo di guerra, scrutavano il cielo per assicurarsi che i nemici non si avvicinassero all’estuario del Tamigi.
Capitolo 1: Cina/Korea, "Ti prego non guardare~ C’è un Mondo da ignorare".
Capitolo 2: Giappone/Taiwan, "Voglio che tu sia la mia bambola di seta ♫~"
Capitolo 3: Us/Uk, "Non pensare a cosa è giusto e a cosa sta cambiando~"
Capitolo 4: SpaMano, "Non ho detto mai di essere perfetto~"
Capitolo 5: Russia/Bielorussia (vago threesome con Lituania), "Più freddo della neve~"
Capitolo 6: Turchia/Grecia (+ OC!Creta), "La sua dolcezza effimera la rende così bella"
Capitolo 7: Lettonia e Sealand, "il cielo toccheremo, più forti di Gozilla~"
Spero vi piaccia ^^
Good luck, ladies and gentlemen! ♥
_Ayame_
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, Axis Powers/Potenze dell'Asse, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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aph accettami così serenade cap7 Autore: _Ayame_
Titolo: ~Accettami così serenade~
Titolo capitolo: il cielo toccheremo, più forti di Gozilla~
Personaggi principali: Lettonia/Raivis Galante, Sealand/Peter Kirkland [secondari: Inghilterra/Arthur Kirkland] più piccola sorpresa~
Genere: song-fic, fluff, sentimentale, amicizia

Avvertimenti: //
Parole: 1432 - titolo escluso

Raiting: Verde

Scusate per la lentezza, ma volevo assicurare che fosse un capitolo decente, cosa non credo che mi sia riuscita, quindi lascio tutto ai vostri giudizi! *si siede a bere tea*
Inghilterra: Sarebbe meglio della camomilla!

Buona lettura!



Capitolo 7:
il cielo toccheremo, più forti di Gozilla~

 

Peter saltellava allegro, come sempre.
Raivis stava rannicchiato su un lembo di costa isolata, piangendo e tremando, come sempre.
Sealand stava canticchiando una canzone a mezza bocca, quando vide il suo amico depresso.
Smise subito di cantare e gli si avvicinò; gli girò attorno, la sua curiosità non aveva limite, e l’amico ben lo sapeva; ormai non riusciva più neanche ad arrabbiarsi con lui perciò lo lasciò fare, fino a quando, sentendosi troppo osservato, nascose il volto rosso tra le ginocchia, guardando senza davvero vederlo il terreno sotto di lui.
Peter, vista la reticenza di Lettonia a parlare, si sedette accanto a lui, imbronciato.
Si mise a fissarlo tanto intensamente che i ciglioni arrivarono a coprirgli gli occhi; alla fine, stanco che le sue attenzioni non fossero ricambiate, circondò con le braccia le ginocchia e poggiò il mento su di esse, guardando l’orizzonte blu.
Iniziò a torcersi le mani, nervosamente.
«Bello il cielo, eh?», chiese per spezzare il ghiaccio, ma Raivis parve ignorarlo anche se alzò la testa verso le nubi.
Il silenzio tornò, ma non era più tanto sgradevole, doveva ammetterlo: in fondo, con Arthur, Peter era in qualche modo abituato al silenzio.
Lentamente si avvicinò all’amico, guardandolo sottecchi, cioè, dal folto delle sue ciglia, fino a quando Lettonia si voltò.
Sealand tornò un po’indietro, vergognandosi di essere stato scoperto.
«R-Raivis?», chiamò.
«Sì?», rispose per una volta il ragazzo con voce atona.
«Niente», tentennò: ora che gli rispondeva non sapeva che dirgli? Che razza ci faceva lui, il grandioso  Principato di Sealand!
Rimasero ad osservare il cielo imbrunire lentamente: Sealand non si era mai gustato un tramonto così insieme a qualcuno; da solo sì, ma non gli avevano dato belle sensazioni, e con Inghilterra, sotto il periodo di guerra, scrutavano il cielo per assicurarsi che i nemici non si avvicinassero all’estuario del Tamigi.
Li ricordava così bene …!
Si chiese se anche Lettonia avesse mai guardato il tramonto con i suoi fratelli … o forse da solo.
«Raivis, perché sei così giù?», finalmente trovò il coraggio.
Lettonia si voltò verso di lui, gli occhi divennero ancora più umidi; aveva pensato che il Sole l’infastidisse, ma capì che forse il suo amico stava molto più giù di quanto pensasse.
«Russia …»
«Aaah! L’annetterò al mio Principato!!», Sealand agitò un pugno, rabbioso, e a Raivis scappò una risata.
«Dicevi?», tornò serio – o quasi – Peter
«Dicevo che … Russia è venuto a casa mia! Mi ha rimproverato per qualche cosa del passato che avevo sbagliato … una carta, non ricordo … Ha afferrato il rubinetto e …», tremò, gli occhi viola stretti stretti, come per non vedere di nuovo quella scena terrificante.
«E …?», Sealand ora era preoccupato seriamente.
«Per fortuna è passata Natalia, la mano ancora in fasciata, e ha trascinato via Ivan.»
«Quella donna è una forza della natura!», esplose Peter
«E dei coltelli!», aggiunse Lettonia, un piccolo sorriso a rischiarire quella faccia triste.
«Ma per sopportare uno come Russia …! Cioè, io sono Sealand e non lo temo affatto, ma Ivan non sembra …», gesticolava, cercando di far capire che lui era evidentemente più forte.
A questo, Raivis nascose un altro sorriso: «Già, ma a quanto pare da quando Bielo si è fatta male, lui è … più attaccato, mh, più gentile verso di lei! Vedessi come si è lasciato trascinare!», Natalia era perfino più spaventosa di Ivan, e tremò al pensiero di quella ragazza dall’apparenza fragile.
«O my God! That girl … is fabulous!»
«Ehm, sì!», concordò Lettonia, girandosi per un quarto verso il ragazzino affianco a lui.
Finirono ancora una volta nel silenzio, ognuno a squadrare le interessantissime punte delle proprie scarpe.
«Senti, non stare giù! Dai!», disse Peter, dopo aver guardato Lettonia rattristarsi e tremare di nuovo.
«Mh …», l’altro provò a sorridere, con scarsissimi risultati.
Sealand gattonò fino a lui e gli piegò gli angoli della bocca forzatamente, ma come risultato ottenne delle lacrime sul volto del ragazzo lettone.
«P-per favore, smettila, Peter!»
«NO!», Peter gridò, si alzò quasi slittando sulla sabbia ghiaiosa, aprì le braccia verso l’esterno, «Su, non puoi combinarti così! Sei una Nazione, e prima di questo, tu sei libero da Russia! Come io ora sono una Nazione e Arthur mi rispetta»
Lettonia sorrise della convinzione dell’amico, e anche per quella che nutriva nei suoi confronti: Russia ancora lo intimoriva, ricordava bene i tempi in cui era a casa sua … e rabbrividì.
«Mh, no, con quell’espressine, non ci siamo!»
«Scusa»
«Non devi scusarti! Noi faremo come in quella canzone, ricordi?», il lettone scosse la testa, ritraendosi dal raggio d’azione dell’amico, spaventato dai suoi movimenti frenetici; una cosa era essere attivi, ma … così non lo era!
«Noi toccheremo il cielo, diventeremo altissimi!», e alzò le mani verso il cielo rossastro.
«Saremo più forti di Godzilla! L’hai visto il film, vero, vero? Eh?»
Raivis annuì freneticamente alle sue continue domande, e Peter sentì che poteva continuare: «E faremo una crociera su una nave gialla, come gli scones d’Inghilterra, that jerk!», agitò un pugno, rivoltoso.
«Hai capito quale song?», concluse.
Lettonia annuì, convinto, e Peter quasi non capiva il suo sguardo quando, stringendo ancora di più le ginocchia al petto, con gli occhi brillanti e le guance un po’ rosse, Raivis gli chiese: «Me la sapresti cantare?»
«Ehm …», fu Sealand stavolta ad arretrare: lui? CANTARE? Ma scherziamo? Lui si vergognava!
Arrossì, e disse: «Devo proprio?»
Lettonia, si allontanò, la bocca nascosta dalle ginocchia: «Se proprio non vuoi …»
Cosa facciamo? Rigiriamo le frasi? Si chiese Peter.
«Ahem …», guardò i suoi occhi speranzosi e si ricomposero.
Chiuse gli occhi e cercò di sedare il suo cuore:
«A-accettami e vedrai,
i-i-insieme cresceremo
qualche metro in più
e il cielo tocchere-mo
più alti d-d-ei giganti
più forti di Go-Gozilla
faremo una croci-era
su una, una n-nave tu-tu-tutta gia-gialla
», disse stonato, i pugni stretti e il rossore che aumentava ad ogni errore.

Eppure da solo era udibile, anzi, onorava il suo grandioso Paese.
«G-grazie!», balbettò Raivis, alzandosi e avvicinandosi all’amico.
Peter si sentì quasi ripagato: sentiva qualche strano sentimento che lo faceva stare bene alla bocca dello stomaco.
Lo abbracciò, con tanta allegria e trasporto, tanto da farli cadere sulla spiaggia.
«Ahia!», il povero Lettonia aveva fatto da cuscinetto alla caduta, e si rialzò toccando la sua povera testa.
Sealand rise, felice.
Erano di nuovo seduti, come prima, ma l’umore due era completamente diverso: Lettonia, le braccia intorno alle ginocchia, girato verso l’amico, sorrideva sereno, il tremore pareva momentaneamente placato, e Sealand era seduto scomposto, la testa reclinata a fissare il cielo, quando gli venne in mente un’idea: «Perché non vieni a casa mia?».
Raivis si trovò impreparato, e iniziò a torcere quelle povere dita che si ritrovava.
«Dai!», lo supplicò il ragazzino, «Inghilterra non vuole che io stia fuori fino a tardi!», si lamentò.
Lettonia rise: quella grande Nazione … era così legata al suo tutore.
«E va bene!», acconsentì: tanto che avrebbe potuto dirgli Russia? O una dei suoi fratelli?
«Yay!», Peter lo prese per una mano e senza una parola in più, lo trascinò via, da seduto che era il povero Raivis.
 
«Yay! Sei venuto a casa mia!! Che sono forte!»
«Mh, già», disse il lettone poco convinto guardandosi intorno.
«Che te ne pare di casa mia?»
«Mh, carina»
«Già, un posto ricco di storia, la mia terra! Ammira questa grandiosa piattaforma!»
Ad un certo punto, si sentì un urlo in lontananza, ma abbastanza potente da giungere forte fino a loro: «What the hell, Sealand?! How many times I must tell you not be noisy! I can’t relax! And that boy … isn’t he Latvia?», Arthur era perplesso.
«Yeah! Now go to sleep, old jerk!», calcò quelle ultime parole e Arthur si arrabbiò ancora di più: «How many times I told you “don’t bring friends with you”!», agitò un pugno, mentre Peter ripeteva sottovoce quello che diceva il suo vecchio, tra gli sguardi sconcertati di Raivis.
«Raivis! Take a look on him, please!», e detto questo Inghilterra si ritirò.
Lettonia iniziò a ridere, mentre Peter si arrabbiava e imprecava quasi contro l’amico. Passarono la notte così, litigando e divertendosi, mentre il sonno di un povero inglese era stato giustiziato sul posto.
 
«W-what the hell …!», sentiva già le occhiaie.
Guardò i ragazzi dalle trame dell’avvolgibile, quando una chiamata: «Arthùr, tu m’aimes? Oui?»
Non fece in tempo a rispondere che arrivò un’altra chiamata; mise in attesa Francis e rispose – all’ennesimo imbecille: «It’s the hero speaking… Is this the old  bro’s house?»
«W-WHAT THE HELL!!!», l’urlo risuonò, e I due bambini si voltarono verso la sua direzione, per poi iniziare a ridere a più non posso.



Piccole NOTE post-capitolo:
Mh, non lo so, Peter che si vergogna a cantar è taaanto puccioso *//_//* Però alla fine, pur di far contento Latvia deve superare la sua paura *_*
Anche se io faccio come Sealand e mi vergogno, povero *patta*
Well, non ho altro da dire, se non complimenti e grazie per essere arrivato fino a qui, grazie a chi recensisce/recensirà e a tutti le altre persone che mi seguono :D
See you ♥
_Ayame_


   
 
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