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Autore: Iyah May    11/04/2011    2 recensioni
ATTENZIONE: Questa storia è collegata a 'LULLABIES'. Non sono una il sequel dell'altra ma sono la stessa storia raccontata dal punto di vista di due diversi personaggi. 'Remembering Sunday' è raccontata da Iyah, sorella di Jack degli All Time Low.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DON’T LEAVE ME [CHAPTER 21]

Perché? Perché stava succedendo tutto questo? Perché la gente si divertiva a vedermi soffrire? Perché?
Tom se n’era andato ridendo, lasciandomi da sola in quella strada buia. Le sue ultime parole continuavano a tormentarmi, ad incasinarmi la testa.
«Piccola, non piangere. Si chiama ‘vendetta’. Chiedi al tuo Alexander quanto male fa vedere una persona che ami che soffre terribilmente»
Camminavo nella notte senza sapere dove andare, senza vedere dove stavo andando a causa degli occhi appannati dalle lacrime. Parole, parole, parole che mi facevano venire il mal di testa.
Vendetta. Alexander. Jasey. Persona che ami. Tom. Soffrire. Quando sarebbe finito tutto questo?
Circa un’ora dopo sbucai in una strada che, fortunatamente conoscevo. Ero vicino a casa di Zack, la mia non era troppo distante. Ero stanca. Troppo. E mi sentivo male. Volevo solamente andarmene a letto.
 
***
 
Attraversai il giardino di casa mia trascinando i piedi, non sapevo per quanto tempo ancora sarei riuscita a resistere. La luce della camera di Jack era ancora accesa, nonostante fossero quasi le 5 di mattina. Cercai di salire le scale il più silenziosamente possibile, non volevo che mio fratello mi vedesse in quelle condizioni. Strisciai in camera mia e mi buttai sul letto.
Jack però si era accorto di me ed entrò nella mia stanza.
«Iyah cazzo, dove sei stata? Oddio, sorellina. Che ti è successo? Dov’è Tom?»
Mio fratello si era inginocchiato affianco al mio letto e mi guardava negli occhi. A quanto pareva non dovevo essere un bello spettacolo. Cominciai a farfugliare qualcosa.
«Tom… Non c’è più… Se n’è andato… Jasey… Alex»
Jack era davvero preoccupato.
«Iyah, dimmi dove abita quel bastardo»
«Thames Street…»
«Aspettami qui, sorellina. Non muoverti. Torno subito»
Jack uscì dalla mia camera, socchiudendo la porta dietro di sè, ma non abbastanza per impedirmi di sentire quello che diceva al telefono.
«Alex, devo parlarti. È importante. Incontriamoci a Thames Street il prima possibile»
 
***
 
Poco più di mezz’ora dopo sentii rientrare Jack. Venne in camera mia, per vedere se dormivo. Lo guardai mentre si sporgeva su di me per baciarmi la fronte e in quel momento notai qualcosa che non mi piaceva per niente.
«Che hai fatto all’occhio?» sussurrai.
«Non è niente, tranquilla. Ora è tutto sistemato. Riposati, ne hai bisogno»
«Jack Bassam, quel livido enorme sotto l’occhio non riesco proprio a definirlo ‘Niente’. Che cazzo hai combinato?»
«Ti ho detto che non devi preoccuparti, Iyah. Dormi adesso»
Stavo per ribattere ancora ma Jack ormai era uscito da camera mia. Mi alzai dal letto per inseguirlo e obbligarlo a spiegarmi cos’era successo. Aprii la porta della mia stanza e mi trovai davanti mio fratello e Alex che bisbigliavano. Alex teneva in mano il cellulare di Tom e in quel momento notai un livido enorme sulle nocche della mano destra del ragazzo. Non mi aspettavo di trovarlo lì, né di vederlo in quello stato.
Ormai stavo dando di matto. Ero spaventata e non capivo. I due amici erano ancora lì fermi e mi guardavano, senza dire una parola.
«Insomma, mi volete spiegare che succede?»
Jack guardò Alex, poi gli disse: «Ci vediamo domani, fratello», poi se ne andò in camera sua.
Rimasi sola con il ragazzo che forse era la causa di tutto. E mi vergognavo a farmi vedere conciata in quel modo. Scoppiai a piangere.
Alex mi si avvicinò e mi abbracciò, facendomi appoggiare la testa sul suo petto. Poi sussurrò qualcosa.
«Mi dispiace, Iyah. È tutta colpa mia. Non ti meriti tutto questo»
Mi diede un bacio sulla fronte, mentre io continuavo a piangere e a stringere la sua camicia tra i pugni. Alex sciolse l’abbraccio, senza dire altro. A fatica mi staccai da lui. Il ragazzo si girò, dandomi le spalle, e cominciò a scendere le scale, dirigendosi verso la porta. Ci misi un po’ prima di decidere cosa fare ma alla fine corsi giù dalle scale, mentre lui stava già aprendo la porta per andarsene.
Mi bloccai dietro di lui.
«Ti prego, Alex… Non andartene…»
Alex si fermò qualche secondo. Poi si girò verso di me. Aveva gli occhi lucidi.
«Ma sei così stupida da non aver ancora capito che ti porto solo guai?»
Volevo dirgli di stare zitto, volevo dirgli che quando ero con lui la mia vita aveva un senso. Ma non trovavo le parole.
Mi avvicinai lentamente a lui, che aveva abbassato la testa per non farsi vedere mentre piangeva. Orgoglio maschile. Gli presi il viso tra le mani in modo che potesse guardarmi negli occhi.
Poi lo baciai.
   
 
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