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Autore: Ixia    16/04/2011    6 recensioni
Qualsiasi giorno puo’ essere IL giorno. Quello in cui cambia tutto, quello in cui la vita prende e non torna mai piu’ la stessa. Il giorno in cui tocca partire, per conquistarsi il futuro.
Qui si parla di quel giorno, e di una ragazza; di un genio pigro dal cuore ormai arido; di un nemico assetato di vendetta e chissa’, forse di tanto altro. Di una Konhoa che firma lo sfondo come la discesa di una stella cadente che, chissa’ perche’, sale verso il cielo.
Questa e’ la nostra storia.
Genere: Avventura, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Shikamaru Nara, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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Sakura Haruno quella mattina si era svegliata con uno strano presentimento.
Un leggero malessere diffuso, una sensazione di ansia mista ad attesa che non aveva spiegazione.
Le sembrava quasi di aver dimenticato qualcosa di importante, qualcosa che quel giorno avrebbe assolutamente dovuto fare ma che non riusciva a ricordarsi.
Insomma, una di quelle giornate che vanno per il verso storto sin dal mattino.
Senti’ un fracasso provenire dal piano superiore, e sbuffo’ irritata.
-ITACHIIIIIIIIIII!- ruggi’, immaginando dal rumore di cocci quale fosse il prezioso cimelio di famiglia che quell’uragano di suo figlio aveva appena distrutto.
Si sentirono dei passi veloci correre sul legno, poi una porta che sbatteva.
Persino quella peste era piu’ irrequieto del solito quel giorno.
Sbuffo’ come una locomotiva, e si accinse a salire le scale, per andare a arginare i danni di quella sottospecie di Attila prima che suo marito decidesse di mettere fine alla sua vita.
Arrivo’ davanti al luogo del misfatto, e noto’ con suo grande dispiacere le schegge di vetro colorato che occupavano il pavimento.
Si mise in ginocchio, stando bene attenta a non pestarle, riconoscendo con una punta di rimpianto il vecchio vaso che diciotto anni prima Ino le aveva regalato tornando da una missione.
Mi raccomando fronte-spaziosa, e’ delicato… Stai attenta, altrimenti non durera’ nemmeno una settimana!, le aveva detto porgendole il pacco.
Altro che una settimana, quel vaso era durato diciannove anni.
Forse anche di piu’ rispetto alla loro amicizia, visto che la ragazza era sparita quando loro avevano venti anni e non si era fatta piu’ vedere.
Nemmeno una lettera, un messaggio…
Era sparita una sera di tanto tempo fa, lasciandola sola con un vecchio vaso.
Senza dirle nulla, senza spiegarle il perche’.
Scosse il capo, stupendosi di ritrovarsi a pensare alla sua vecchia amica dopo cosi’ tanti anni. Raccolse i cocci del vaso con inusitata delicatezza, d’improvviso immersa in qualche ricordo dimenticato nel fondo della sua mente.
Sarebbe stato inutile provare a rincollarlo, penso fra se’ e se’.
Mentre stava per scendere al piano inferiore, si giro’ un momento, perplessa.
Eppure era sicura che il vaso si trovasse nella mensola piu’ in alto.
Troppo in alto per un bambino di sette anni.
Riflette’ un secondo, poi scosse la testa, scacciando l’idea malsana che le si era presentata nella testa.
Quella giornata era proprio cominciata male.
 
 
Il villaggio della foglia era una metropoli in confronto a Taki.
Non aveva nulla a che fare con il piccolo paesino nascosto fra i boschi che Ise si era immaginata durante il suo viaggio.
Certo, sua madre le aveva detto che Konhoa fosse particolarmente popolata, ma le proporzioni che si trovo’ davanti quando finalmente giunse alla meta del suo viaggio erano fuori scala.
Non sarebbero bastati dieci villaggi della cascata per riempire tutte le case che aveva davanti. E non sarebbe bastato nemmeno tutto l’altipiano sopra a Taki per contenere quella gigantesca citta’.
Lo chiamavano “villaggio nascosto”, penso’ Ise. Ma sinceramente non riusciva a capire come qualcosa di cosi’ grande potesse passare inosservato.
L’unica cosa veramente notevole di quel paesaggio (infatti la ragazza continuava a mantenere una posizione scettica sulle scelte urbanistiche dei ninja di Konhoa), era il grande monte che dominava la citta’.
Su di esso vi stavano scolpiti sei visi, che la ragazza identifico’ con i sei grandi Hokage della storia della foglia.
Sorrise silenziosa, notando che l’ultimo Hokage, il sesto, era l’unico viso a sorridere davvero. Aveva un volto solare, persino nella roccia, e la ragazza ricordo con una punta di tristezza cio’ che sua madre le aveva raccontato.
Il sesto Hokage di Konhoa sarebbe capace di vendere il suo villaggio per una ciotola di ramen!, le aveva detto un giorno, quando era piccola.
Uzumaki Naruto.
L’uomo che aveva salvato la foglia.
Sorrise tristemente, persa nei ricordi.
E cosi mamma, questo era il tuo villaggio.
Osservo’ distratta il verde della foresta, ascoltando il cupo silenzio degli alberi intorno a lei. Nessun rombo d’acqua che correva, nessun riflesso del sole che scintillava… Improvvisamente senti’ nostalgia di casa.
Ma glielo aveva promesso, riflette’.
La solitudine la attacco’, come una bestia feroce. La assali’ in un istante, senza darle nemmeno il tempo di reagire. Le spezzo’ il respiro, mentre il petto comincio’ a tremare in un attacco di panico incontrollabile.
La ragazza si porto’ le mani alla gola, crollando in ginocchio con gli occhi pieni di lacrime.
Il dolore si acui’ fino a diventare insopportabile, e quando la ragazza penso’ di mollare tutto e svenire, si dissolse, veloce come era arrivato.
Succedeva sempre da quando sua madre era morta.
Ed ogni giorno diventava peggio.
La ragazza si sedette, posando lo zaino accanto a lei.
Si appoggio’ con la schiena ad un enorme albero, riprendendo a respirare in maniera normale. Ormai quelle crisi stavano diventando sempre piu’ frequenti.
Getto’ il capo all’indietro, appoggiando la nuca bionda contro la ruvida corteccia.
Poi, disperata, mollo’ tutto.
E le lacrime presero a scorrerle lungo gli occhi, rotolando giu’ per le guance, fino a schiantarsi per terra. Ise afferro’ ciuffi di erba, stringendo i pugni con forza.
Lei non poteva farcela.
Non cosi’ sola.
Continuava a chiedersi il perche’ di tutto quello, il perche’ a lei, il perche’ alla sua vita…
Ma non riusciva a trovare risposta.
Sapeva solamente di aver perso l’unica persona che avesse mai amato.
E di dover incontrare una donna sconosciuta, in paese sconosciuto, in una nazione sconosciuta dove viveva suo padre. Anche lui uno sconosciuto.
E tutto questo senza di lei.
Strinse ancora di piu’ i pugni, continuando a singhiozzare senza sosta.
Ando’ avanti cosi’ per alcuni minuti, fino a quando non si senti’ cosi’ vuota da aver anche dimenticato il motivo per cui avesse cominciato a piangere.
Respiro’ a fondo, mentre sentiva il cuore riprendere un battito normale.
Poi, quando finalmente tutto il suo corpo tacque, rilasso’ i palmi delle mani, e dolcemente scivolo in un sonno senza sogni.
 
 
Quando la ragazza si sveglio’, senti’ senza aver bisogno di aprire gli occhi di essere circondata.
Maledi’ se stessa e la propria debolezza, mentre senza muovere nemmeno un muscolo faceva il punto della situazione.
Aveva dieci shuriken legati alla gamba.
Ma se gli aggressori la stavano fissando, non avrebbe fatto in tempo a raggiungerli.
Aveva due kunai dietro la schiena.
Ancora peggio, l’avrebbero vista estrarre qualcosa da dietro e l’avrebbero uccisa senza nemmeno darle il tempo di aprire gli occhi.
Aveva le spalle al muro.
Beh, questa era ovviamente una situazione sfavorevole.
Pero’ forse, un piano c’era.
Se fosse riuscita a sbirciare la posizione degli avversari, magari avrebbe potuto bloccarli con la sua ombra. Apri’ impercettibilmente le palpebre, e si ritrovo’ davanti uno spettacolo inaspettato.
Era vero che era circondata, ma non erano esattamente ninja coloro che l’avevano presa in trappola.
Erano cervi.
Apri gli occhi con cautela, consapevole di non dover abbassare la guardia, e scruto’ con attenzione i cinque animali che le si trovavano di fronte.
Dopo un attento esame realizzo’, con suo grande stupore, che quelli erano veramente degli animali in carne ed ossa. Ed il dolore sordo che sentiva al petto era la prova di non trovarsi dentro un genjutsu.
Quindi si alzo’ lentamente, continuando a studiarli.
Molto probabilmente aveva invaso il loro territorio, si disse. Percio’ dovevano essere molto ma molto arrabbiati.
 -Ehmm..- comincio’, abbassandosi lentamente a prendere lo zaino. I cinque animali la guardarono con occhi indagatori, senza muoversi di un millimetro.
-Salve.- fece un sorrisetto imbarazzato. Uno dei cervi sbuffo’.
-Scusatemi per l’intrusione, ora me ne vado. Arrivederci.- si mise lo zaino in spalla e si incammino’ nello spazio da due cervi. Che ovviamente si strinsero, per non farla passare.
Cacchio, penso’. Ma guarda tu se mi tocca fare una strage di animali per arrivare a Konhoa. Poi magari sono pure di qualcuno che se la prendera’ con me.
La ragazza respiro’ profondamente, abbandonando l’idea di uscire da quella situazione facilmente.
Usa il cervello Ise, qui non puoi picchiare e basta. Torna in te.
-Allora, signori cervi…- comincio’, muovendo un passo avanti. L’assemblea sembro’ interessata.
Signori cervi? Ma cosa diamine sto dicendo?,commento’ in silenzio. Senti’ crescere dentro di se’ il primo stadio di una perfetta crisi isterica.
-Io devo andare a Konhoa. Capito? Konhoa.- si sbraccio’, indicandogli la direzione del villaggio. I cervi sembrarono capire. –Quindi o voi mi fate passare, oppure mi date una mano ad arrivarci. Decidete voi.-
Ma guarda quanto posso essere stupida. Sto parlando con dei cervi.
Aspetto’ che le sue parole facessero effetto, ma nessuno dei cinque animali mosse un passo. Esasperata, la ragazza si giro’ verso l’albero, cominciando a calcolare le possibilita’ di svignarsela senza che quei dannati animali la rincorressero.
Ovviamente erano al di sotto dello zero. Ma solo se avesse deciso di lasciarli vivi.
Stava per raggiungere un livello di istinti omicidi considerevoli, quando senti’ dietro di se’ qualcosa muoversi.
Si volto’, e vide uno dei cervi incastrare fra le sue corna lo spallaccio del suo zaino. Incredula, fece per fermarlo, quando qualcosa di umido la colpi’ leggermente all’altezza del gomito.
Si giro’, e vide davanti a se’ il cervo piu’ grosso. Quello, visto che Ise era rimasta imbambolata a guardarlo, fece un movimento con la testa di molto simile ad un cenno di incoraggiamento.
Sembrava proprio che volesse che lei gli salisse sulla groppa.
-Tu vuoi che…- mormoro’ la ragazza verso il cervo. L’animale annui’.
Lei sgrano’ gli occhi, esterrefatta, e con un gesto fluido sali’ in groppa al cervo.
Si tenne stretta al suo collo, mentre quello cominciava a correre fra gli alberi.
Ise non era mai stata in groppa ad un cervo, ma in quel momento le sembrava che fosse una delle cose piu’ naturali del mondo. 
Senza riuscire a smettere di pensare che quello fosse un genjutsu, la kunoichi della cascata osservava gli alberi scorrere veloci accanto a lei, mentre il suo strano destriero saltava agilmente fra le rocce.
Corsero ancora per alcuni minuti, poi l’animale si fermo’, lasciandola al limitare del bosco. Lei scese, prese il suo zaino, e imbarazzata si volse a ringraziare le sue guide.
-Ehm, grazie tante.- disse, con un leggero inchino.
Il cervo piu’ grosso piego’ in risposta il capo, con uno sbuffo leggero.
La ragazza ridacchio’ leggermente, mettendosi in spalla lo zaino.
Corse fuori dal bosco, trovandosi davanti le gigantesche porte principali di Konhoa.
Prese un respiro profondo, chiudendo le palpebre per un’istante.
E quando finalmente ebbe il coraggio di entrare, i cinque cervi abbandonarono il limitare del bosco, sparendo nel buio.
 
 
Sakura era in giardino.
Quella giornata le cose stavano prendendo una brutta piega, quindi per esasperazione la kunoichi aveva deciso di ritirarsi in giardino, lasciando quel disastro ambulante di suo figlio fra le mani di suo padre.
Lei aveva bisogno di tranquillizzarsi.
Si infilo’ i guanti da lavoro, mentre si accingeva travasare delle begonie.
Era un lavoro che si era sempre ripromessa di fare, ma non aveva mai trovato il tempo per finirlo. Si inginocchio’ fra i fiori, ed in silenzio comincio’ a mettere un po’ di terra nei vasi.
Amava fare questi lavori.
Le permettevano di liberare la mente, tenendo le mani occupate.
Canticchiava sommessamente, estraendo le piante dal terreno e infilandole con cura dentro il terriccio soffice.
Chissa’ perche’ quel giorno si sentiva cosi’, penso’.
Forse era a causa del vaso di Ino.
Intristita, scosse il capo con vigore.
Non vedeva la sua amica da diciasette anni, ed erano passati dieci anni da quando aveva perso ogni speranza di rivederla.
Ed ora non riusciva a capire perche’ un vaso l’avesse sconvolta cosi’ tanto.
Ino non tornera’, Sakura., disse una vocina cattiva dentro la sua testa.
-Si, lo so che non tornera’. – commento’ rassegnata ad alta voce.
Poso’ la prima begonia, e afferrando un altro vasetto di terracotta svuoto’ la mente. I fiori in quel momento venivano prima di tutto.
Stava finendo il secondo travaso, quando senti’ dei passi avvicinarsi lungo la strada.
In quel momento le cadde del terriccio sulla gonna, facendola imprecare mentalmente. Si alzo’, scrollandosi la terra di dosso, tenendo con nella mano sinistra il vasetto con il fiore.
-Mi scusi- gli fece una voce femminile dalla strada. Sakura alzo’ lo sguardo.
-E’ questa la casa di Haruno Sakura?-
CRASH!
Il secondo vaso della mattinata esplose in mille pezzi, cadendo dalle mani di una Sakura totalmente esterrefatta.
Gli occhi verdi dilatati fino all’inverosimile, e  la bocca disegnava un cerchio perfetto.
Il ritratto dell’incredulita’.
Ma la kunoichi della foglia aveva un buon motivo per essere cosi’ stupita.
Perche’ davanti ai suoi occhi, con uno zaino sulle spalle ed una cartina in mano, stava la copia della sua migliore amica quando aveva diciotto anni.
Quella ragazza era Ino.
Gli stessi identici occhi, gli stessi tratti, lo stesso corpo sinuoso e scattante.
Le stessa mani, le stesse orecchie, persino gli stessi orecchini…
Se non fosse stata per la frangia, scalata e  piu’ corta, e per gli abiti, che non erano viola, ma di un elegante blu mare, Sakura avrebbe pensato di essere tornata ad un pomeriggio di diciasette anni fa.
Perche’ quella, capelli differenti o no, era la sua migliore amica.
Ino Yamanaka.
-Signora, si sente bene?- chiese la ragazza allarmata, sporgendosi verso la donna.
Ma come aveva fatto a rimanere cosi’ giovane? Un jutsu forse?
Poi la osservo’ meglio.
C’era qualcosa, qualcosa nel viso di Ino che non andava.
Gli occhi, sembravano meno tondi, piu’ affilati.
Ed anche il naso, una volta dritto come un fuso, era leggermente inclinato verso l’alto.
Ma soprattutto, fu l’espressione a colpirla.
Non era da Ino… era da qualcun altro che conosceva bene.
Anche se in quell’istante non riusciva a ricordarselo.
-Signora?- fece la ragazza, passandole la mano davanti al viso.
-Ino?- mormoro’ l’Haruno in un soffio. Si avvicino’ di piu’ per guardarla meglio, per assicurarsi che non fosse una sua allucinazione.
La ragazza abbasso’ lo sguardo, nascondendo un’ombra scura negli occhi.
-No signora, non sono io. E’ lei Sakura Haruno?- chiese, senza guardarla.
La donna annui’, aprendole il cancello, ancora in preda allo stupore.
Come poteva non essere Ino?
-Chi sei?-
La ragazza alzo’ lo sguardo, improvvisamente seria e adulta.
-Sono sua figlia, Ise Yamanaka.-
Se Sakura avesse avuto un altro vaso per le mani, lo avrebbe personalmente sbattuto a terra.
 
 
Sakura la fece entrare, non riuscendo a staccarle gli occhi di dosso.
Era veramente piu’ forte di lei, non riusciva a credere che in quel mondo esistesse un essere cosi’ simile ad Ino.
Ed anche Ise, dal canto suo, scrutava Sakura con occhio analitico.
Era quindi questa la migliore amica di sua madre?
La Haruno la fece accomodare in cucina, poi, per nascondere l’imbarazzo, decise di preparare un te’ per tutte e due.
La ragazza stava seduta in silenzio, con gli occhi fissi sulla figura della padrona di casa.
Poi, quando Sakura non fu piu’ in grado di mascherare la tensione, le chiese:
-Dimmi Ise… Perche’ mi stavi cercando?- le sembrava la domanda migliore per cominciare, visto tutte quelle che le si stavano affollando nella mente.
-E’ stata mia madre a dirmi di venire qui. Diceva che a Taki non sarei stata piu’ al sicuro.- rispose la piccola Yamanaka, con voce incolore.
-Taki?- chiese Sakura aggrottando le sopracciglia.
Ise slaccio’ il nodo che teneva il suo coprifronte legato al braccio, e lo poso’ sul tavolo, in bella vista. –Si, Taki, il luogo dove sono nata. E’ anche chiamato il villaggio della cascata.-
Sakura prese fra le mani il coprifronte, osservando con stupore il segno inciso.
Il villaggio della cascata… Ecco dove ti eri nascosta, Ino-pig.
-E tua madre invece? E’ rimasta a Taki?- chiese, facendo la domanda che aveva desiderato di porre dall’inizio di quella conversazione.
Ma subito capi’ di aver fatto un terribile errore.
La ragazza si irrigidi’, indurendo la mascella.
Passarono alcuni secondi prima che riuscisse a parlare, con una calma che a Sakura ricordo’ molto suo marito. E aveva anche il suo stesso sguardo vuoto.
-Mia madre e’ morta una settimana fa, in battaglia.-
Sakura se lo era aspettato. Aveva immaginato questo momento per migliaia di volte, ma nonostante avesse avuto diciassette anni per prepararsi, dovette ammettere che faceva male lo stesso.
Dannazione se faceva male.
Crollo’ su una sedia, con il coprifronte di Taki ancora in mano.
Sakura alzo’ lo sguardo, leggermente lucido, e lo poso’ verso la figura di Ise, che continuava a guardare avanti, imperterrita.
Con il corpo cosi’ rigido da spezzarsi.
-Chi l’ha uccisa?- chiese in un soffio.
-Un ninja misterioso. Ma anche lui e’ morto, sono stata io ad ucciderlo-
Altro che Sasuke, sapeva perfettamente a chi somigliava quella ragazza.
Stesso portamento, stessa calma glaciale nel nascondere i sentimenti, stessa luce negli occhi nel perdere una persona cara.
Sakura comincio’ a vedere i pezzi del puzzle comporsi, restando stupefatta da quanto a lungo la sua amica fosse riuscita a tenere insieme l’inganno.
Diciasette lunghissimi anni.
-Ise, - chiese Sakura voltandosi verso la ragazza –Chi e’ tuo padre?-
La ragazza giro’ il capo, lasciando sfuggire dalla sua maschera di calma una punta di stupore. Quella domanda proprio non se la sarebbe aspettata.
Poi, abbasso’ lo sguardo, fissandosi i piedi con tensione crescente.
-Non lo so. Fino a due giorni fa non sapevo nemmeno che esistesse. Ora so che abita in questo villaggio, ma non ho la piu’ pallida idea di chi sia.-
Beh, Sakura lo sapeva perfettamente.
Stupida Ino-pig.
Poi la domande continuarono.
Ise le racconto’ della battaglia, del nemico, delle ultime volonta’ di sua madre. Le racconto’ della sua infanzia, della sua vita da ninja, di come sua madre l’avesse cresciuta con l’aiuto del villaggio.
Quando Sakura pero’ si accorse che la ragazza stava per superare il limite, la blocco’. Le sorrise, la invito’ a restare e la presento’ agli altri membri della casa.
Itachi fu contentissimo di avere una nuova compagna di giochi, mentre a Sasuke manco’ poco che gli venisse un’infarto.
E quella da dove spuntava?
Sakura gli fece cenno di tacere, e Sasuke rispose impercettibilmente all’educato inchino che la ragazza gli avevo porto in segno di saluto.
Mentre la Haruno stava per accompagnare la ragazza nella stanza degli ospiti, Ise le fece una strana richiesta.
Che Sakura, da donna e da amica, non si senti’ in grado di rifiutare.
Ino, ma cosa diavolo avevi combinato?
 
 
-Aspetta Ise, deve esserci per forza un’altra persona prima che tu lo faccia.- disse Sakura alla ragazza, che aveva gia’ estratto il piccolo contenitore da una tasca interna dello zaino.
Lei si arresto’, osservandola con uno sguardo confuso. –Chi?-
-Vedrai, sara’ qui a momenti. Mio marito e’ andato a chiamarlo.-
La ragazza annui’, e silenziosamente continuo’ a prepararsi.
Estrasse dallo zaino un involucro di stoffa nera ed un piccolo cofanetto di legno, e con estrema delicatezza li posiziono’ accanto al contenitore.
Poi, sotto lo sguardo attento di Sakura, si sciolse i capelli, per poi legarli nuovamente con un lungo nastro di stoffa nera.
La Haruno fu colpita da quanto la ragazza, anche in un gesto cosi’ abituale e quotidiano, assomigliasse alla madre. Quante volte aveva visto Ino legarsi i capelli in quel modo? Centinaia.
Ed ora la rivedeva in quella ragazzina appena diciassettenne, specchio della madre ma con il cuore a pezzi, perso nel vuoto.
Se solo avesse avuto un padre…
Non fece in tempo a finire il pensiero, che la porta di casa venne aperta.
Sasuke entro’ nel salotto, seguito da un altro uomo.
Che rischio’ quasi di cadere per terra quando poso’ lo sguardo sulla ragazzina.
-Ecco Ise, questo e’ Choji Akimichi, il migliore amico di tua madre- lo presento’ Sakura, mentre il ninja della foglia muoveva un passo avanti, incredulo.
-E lei Choji, e’ la figlia di Ino, Ise Yamanaka.- la ragazzina inclino’ educatamente il capo, senza fare commenti.
Sakura si affianco’ al nuovo arrivato, che stava ancora incassando il colpo della piccola sosia. Quando finalmente si fu abituato all’idea, mentre la piccola Ise prendeva i tre oggetti che aveva preparato, si volse verso l’Haruno, rassegnato.
Non ebbe bisogno di chiedere nulla, gli basto’ guardarla negli occhi.
Poi abbasso’ lo sguardo, e silenziosamente seguirono la piccola Yamanaka, che si avviava verso il giardino sul retro.
Cammino’ sicura fino al laghetto, seguita da quella strana processione di quarantenni che la osservavano senza proferir parola.
Ise giunse fino alla riva, poi, con incredibile delicatezza, si inginocchio’ a terra.
Apri’ il cofanetto di legno, ed estrasse una piccola ciotola di legno colorato.
Non era grandissima, un po’ piu’ di una scodella, ed intorno era decorata con motivi di foglie e fiori. Ise se la poso’ delicatamente in grembo.
Prese l’involucro di stoffa nera, e con la stessa cura, lo svolse.
Sakura e Choji dietro di lei trattennero un gemito, quando videro lo stesso oggetto che loro portavano con tanto orgoglio spuntare fra le pieghe della stoffa.
Il coprifronte della foglia.
L’Akimichi torno’ improvvisamente ad un giorno di tanti anni fa, quando un grande uomo e ninja gli aveva consegnato quei coprifronte, ordinando loro di difenderlo anche a costo della vita.
Si Ino, tu lo hai fatto…
La ragazza poso’ anche il coprifronte accanto alla ciotola, e si accinse a fare lo sforzo piu’ grande di tutti. Attese un momento, cercando dentro di se la forza necessaria.
Poi, con le mani tremanti, prese il contenitore, e ne svito’ il tappo.
Avrebbe potuto dire qualcosa, magari avrebbe anche voluto. Ma non disse niente.
Si limito’ a svuotare delicatamente quella sottile polvere scura all’interno della ciotola, stando bene attenta a non perdere nemmeno un granello.
Poi prese il coprifronte, e lo poggio’ dolcemente sopra le ceneri.
Avrebbe potuto dire qualcosa, fare un discorso in nome di sua madre.
Ma era consapevole che la sua voce non avrebbe retto.
Quindi si limito’ a poggiare con tutto l’amore del mondo la ciotola sul pelo dell’acqua, e lasciare che lentamente si allontanasse, lontano da lei.
E mentre vedeva la ciotola scivolare sulla superficie, Ise sentiva un pezzo della sua vita scorrere via, abbandonandola.
Era la seconda volta che diceva addio a sua madre in una settimana.
Ma quella volta sapeva perfettamente che sarebbe stata l’ultima.
Provo’ a tirarsi in piedi, ma scopri’ amaramente che il suo corpo non le rispondeva.
Stava quasi per abbandonarsi di nuovo alla disperazione, quando una mano gentile le si poso’ sulla spalla. Ise alzo’ gli occhi, totalmente vuoti, e li poso’ sul viso umido di Sakura.
La donna si inginocchio’ accanto a lei, passandole le braccia intorno alle spalle, tirandosela contro. La ragazza si lascio’ andare al contatto, e si aggrappo’ con tutte le sue forze alla veste di Sakura.
Poi scoppio’ a piangere a dirotto, come mai aveva fatto.
Stenti’ le braccia di Sakura sorreggerla, mentre con mano gentile le accarezzava i capelli.
Era la seconda volta che diceva addio a sua madre in una settimana.
Ma quella volta, almeno, non era sola.
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Ixia’s_________________________
Tremate, Ixia e’ tornata! xD
Allora, nuovo capitolo, nuovo inizio. La storia e’ finalmente cominciata.
Non vi preoccupate per tutti questi pezzi deprimenti, vi prometto che nel prossimo capitolo non ci saranno (Alegria!)… :D
Mi scuso per il lieve ritardo ma sono tornata oggi da uno stage corale che mi ha ridotto al pari di un travestito, e sto facendo uno sforzo tremendo per non accasciarmi sulla tastiera del computer per il sonno. Comunque, deliri a parte, il prossimo capitolo lo postero’ intorno a sabato, magari anche un po’ prima.
Fatemi sapere cosa ne pensate, le vostre recensioni sono essenziali per me…
Buonanotte a tutti,
 
Ixia

ps. Grazie a tutti quelli che hanno recensito, che seguono e che preferiscono. Ragazzi, siete grandi. :D

   
 
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