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Autore: Iyah May    18/04/2011    1 recensioni
ATTENZIONE: Questa storia è collegata a 'LULLABIES'. Non sono una il sequel dell'altra ma sono la stessa storia raccontata dal punto di vista di due diversi personaggi. 'Remembering Sunday' è raccontata da Iyah, sorella di Jack degli All Time Low.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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YOUR SONG [Chapter 24]
 
La mattina seguente mi svegliai nel letto di Jack. Lo capii prima ancora di aprire gli occhi. L’odore di mio fratello inondava il cuscino ed era piacevole. Era solo grazie alla sua presenza che reputavo quel posto ‘Casa mia’. Mi alzai lentamente, mettendomi a sedere, e improvvisamente sentii tutti gli effetti della sbornia della sera prima. Tenendomi una mano sulla fronte – come se potesse attutire il dolore – completai l’opera e mi misi davvero a sedere a bordo del letto. Mio fratello era seduto sul pavimento, la chitarra in mano, e mi dava le spalle. Era impegnato a guardare un foglio davanti a sé e ogni tanto suonava qualche accordo. Non gli parlai, semplicemente mi misi in piedi e andai verso la camera di mia madre. Volevo vedere come stava.
«Mamma?»
Lei non era a letto.
«Se n’è andata, Iyah» la voce di mio fratello veniva dalla sua stanza.
Cosa voleva dire che se n’era andata? Jack mi lesse nel pensiero.
«Ieri sera sono tornato a casa e non ho trovato nessuna di voi due. Tu eri da Zachary e mamma è scomparsa. Ha lasciato un biglietto dicendo che se ne andava»
«E dov’è andata?» ancora non riuscivo a crederci.
«Non lo so»
Ormai ero tornata in camera di Jack, la testa bassa. Mi sentivo in colpa, tutto qui. Mi sedetti affianco a mio fratello, che ancora non mi aveva guardata negli occhi. Avevo paura che anche lui ce l’avesse con me. Ero brava solo a combinare casini. Appoggiai la mia testa sulla sua spalla, sperando in un abbraccio. Ma lui non si mosse, rimase lì fermo a fissare il foglio davanti a lui, sembrava che io non fossi lì.
Non sapevo se stare zitta o provare a parlargli, avevo paura che qualsiasi cosa facessi potesse essere sbagliata. Poi mi buttai.
«Stai bene?»
«Si»
Rispondere a monosillabi: segnale che Jack non stava bene.
«Posso fare qualcosa per aiutarti?» ci riprovai.
«Non ho bisogno di niente» rispose lui, ancora senza guardarmi né fermarsi dal suo ripetere gli accordi scritti sul foglio. Me ne andai in camera mia, maledicendomi per quello che avevo fatto.
Ma fortunatamente Jack mi raggiunse dopo pochi minuti e senza dire una parola mi sorrise. Sapeva che soffrivo per quello che era successo e non ce la faceva a tenermi il broncio e ad essere arrabbiato con me.
«Sai sorellina, fare i musicisti non è semplice»
E questo che c’entrava?
«Alex mi ha chiesto di dargli una mano ma proprio non riesco a venirne a capo»
Mi passò un foglio scarabocchiato, con parole e accordi ovunque.
«Ha cominciato a scrivere questa canzone che tipo boh, parla di un ragazzo che non riesce ad esprimere i propri sentimenti; però è arrivato ad un punto in cui non sa come concludere. Io non sono bravo in queste cose, lo sai che sono più il tipo che fa l’idiota e non il poeta sentimentale. Pensavo che magari tu avresti potuto darci una letta e se ti viene in mente qualcosa fammi sapere»
Mi lasciò sul mio letto con quel foglio in mano e la chitarra appoggiata per terra mentre lui se ne tornò in camera sua.
Lessi il testo, più e più volte. Una lacrima corse velocemente giù per la mia guancia.
Cominciai a scrivere.
   
 
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