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Autore: Wendigo    21/04/2011    6 recensioni
Era notte. Tutti dormivano, eccetto una persona che, non riuscendo a prendere sonno, si alzò dal letto e si diresse verso la cucina. Durante il tragitto, notò però una debole luce provenire dallo studio: pensò che suo padre avesse nuovamente lasciato acceso il camino, ma, aperta la porta, notò un uomo seduto sulla poltrona. Che non era poi suo padre.
"Entra pure, non essere timido". Incoraggiò l'uomo seduto sulla poltrona. Teneva in mano un piccolo libro che, da come era stato posto il segnalibro, aveva appena iniziato a leggere. "Che ne dici se ti racconto una bella storia?".
La persona si guardò attorno, sospettoso. Si domandava chi fosse quell'individuo ma, dato l'aspetto innocuo, decise di assecondarlo e in pochi secondi era già seduto di fronte a lui. "Chi sei?". Domandò comunque alla fine...
"Chi sono? Se proprio ci tieni te lo dirò dopo averti raccontato qualcosa", si fermò un secondo, "Ti piacciono le storie dell'orrore?".
La persona si chiese perché fosse così ossessionato a raccontarle delle storie ma, non vedendoci niente di male, accennò un "sì" con la testa. L'uomo aprì allora il libro, da cui iniziarono ad uscire fumi neri e voci. "Bene iniziamo".
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati più di dieci anni dalla scomparsa dei signori Fenice. È vero che nessuno li avesse più visti dall’ora, ma molti con il passare del tempo cominciarono comunque a mettere in dubbio le storie che si dicevano al riguardo. Tanto che alla fine la casa venne nuovamente messa in vendita e, come accadde quella volta, una coppia la comprò subito.
Sebbene lì non ci avesse più abitato nessuno, la casa era sempre in perfette condizioni, avente solo uno strato di polvere da per tutto ma per quello bastava semplicemente rimboccarsi le maniche con le pulizie. Inoltre, a differenza dei vecchi scomparsi padroni, gli acquirenti avevano già un figlio di nome Nicola, un bambino autistico di soli sette anni.
- è praticamente perfetta, tesoro! - disse Alessandra, la quale venne risposta con un accenno di testa dal marito, anch’egli contento per l’acquisto fatto. loro figlio correva già al piano di sopra verso la sua nuova grande camera da letto. Alla fine i genitori finirono le ultime formalità per potersi in seguito godere la loro nuova casa.
La cucina era molto grande, a tal punto da poter ospitare un intero squadrone di chef al lavoro. Era inoltre molto fornita per qualsiasi cibo potesse mai venirle in mente con attrezzi di cui alcuni neppure fosse a conoscenza.
Il salone anch’esso era gigantesco, nonostante ci fossero già due divani, una televisione, tre piante e vari mobili aventi piatti di porcellana e altre diavolerie. Aveva inoltre il parquet come pavimento, seppur anch’esso ricoperto con uno strato di polvere alto un metro.
Fatto il tour al piano di sotto, decisero i due che era giunto il momento di salire su a vedere le camere da letto: come avevano detto i parenti dei Fenice, nella loro stanza vi trovarono uno specchio enorme, per cui, secondo le storie, scomparirono misteriosamente i due ex proprietari. Ma non avevano mai detto qualcosa riguardo uno specchio presente anche nella stanza del figlio, uguale a quell’altro.
Per esortazione del marito Luigi proposero di liberarsene la giornata seguente, dopo aver pulito un po’.
Come programmato chiamarono delle persone affinché togliessero quei due specchi tanto temuti da tutti. Peccato che come Alessandra ne parlò, questi chiusero subito la cornetta, quasi terrorizzati e sorpresi di un secondo nella camera di suo figlio. Preferì non rimuginarsi troppo: si sarebbe fatta aiutare dal marito e, insieme, li avrebbero tolti entrambi. Semplice.
Stava per andare in cucina per preparare qualcosa di buono, quando vide Nicola disegnare delle figure su un foglio: c’erano due bambini che giocavano insieme, uno con i capelli biondi e l’altro bruni. Non ci volle un genio per capire che quest’ultimo fosse proprio suo figlio, ma chi era il suo compagno?
- Bel disegno, amore mio. Ma chi sarebbe quel bambino affianco a te? - chiese la madre, nascondendo quella curiosità pressante in lei.
- è il mio nuovo amico. Si chiama Luca -.
- Luca, eh? -. La madre, credendo che quello fosse solo un nuovo amico immaginario di suo figlio, uscì senza perdere neppure un secondo. Così facendo non poté, però, né sentire Nicola dire - L’ho incontrato ieri nello specchio -, né vedere appunto un ragazzo, verso gli undici anni, apparire proprio lì, sorridendo e accolto dal suo nuovo amico di giochi.
Durante la cena, i tre parlarono fra loro su ciò che avrebbero fatto il giorno dopo: per lo più pulire ancora la casa, e fare un giro per la città e per la scuola dove sarebbe andato il figlioletto. Dopo di che andarono tutti a dormire.
Messasi nel letto, Alessandra si ricordò di alcune storie sentite in città e decise di verificarle: la luce della lampadina sopra il comodino era accesa e lo stesso valeva per l’immagine nello specchio. “L’avevamo detto noi che le storie raccontate qui erano tutte fandonie”. La spense e si addormentò, senza accorgersi però che quella riflessa era rimasta comunque accesa.
La giornata seguente fecero tutto ciò che avevano programmato prima e, una volta fatte, ritornarono a casa. Il bambino, come vi entrò, corse subito in camere sua, chiudendo la porta: i genitori non ci badarono più di tanto, essendo impegnati con le loro faccende.
Chiusa la porta, il bambino guardò verso lo specchio della sua camera dove apparì di nuovo quel ragazzo biondo conosciuto ieri. - Pensavo che non saresti ritornato - disse Nicola.
Il ragazzo sorrise: sembrava adorare quella ingenuità. Prese un pennarello nero cominciando a scrivere: infatti ieri aveva quest’ultimo provato inutilmente a parlare con il settenne ma non era come muto; di conseguenza scrivere era stato l’unico modo per poter comunicare.
Il bambino fece un po’ di fatica a capire ma era sicuro che ci fosse scritto qualcosa come “Vorresti venire a giocare con me questa volta?”. Nicola sembrava restio a dire di sì: sua madre gli aveva insegnato a stare sempre attento con gli sconosciuti, seppur ragazzi o bambini come lui.
Stava per dire - Aspetta. Chiedo prima a mia madre - quando il biondo cominciò di nuovo a scrivere qualcosa tipo “Verranno anche i tuoi dopo”. Il bambino fu convinto e fece un sì con la testa.
Il biondo gli fece il gesto di mettersi davanti allo specchio. Fu subito fatto. Dietro al ragazzo cominciò a comparire un’ombra che si avvicinò sempre di più. Nicola provò paura, prima di venir rassicurato dal suo amico.
Erano passate cinque ore da quando Nicola si era chiuso in camera sua; la madre, insospettita, salì le scale e bussò alla porta: nessuna risposta. Lo chiamò quindi per nome: nulla. Lo intimò ad aprirle: di nuovo nulla.
Spaventata, urlò subito al marito di venire da lei e, una volta arrivato, questo non perse tempo a buttare la porta a terra, non trovandovi dentro però nessuno. Guardarono meglio, pensando giustamente che non era possibile che loro figlio scomparisse così, senza lasciare una minima traccia. La madre ebbe come un colpo, quando osservando lo specchio, lo vide assieme a quel ragazzo del disegno. A contrario Nicola li salutò felice, prima di indicare a loro dietro dove difatti era ricomparsa l’ombra di prima.
Da allora nessuno vide più quella famiglia: il terrore di quella maledizione accrebbe per la città, a tal punto che si decise questa volta di demolirla una volta per tutte. La richiesta arrivò al sindaco che, sebbene non ci credesse, accordò la faccenda, essendo in tempo di elezioni.
E così, il giorno dopo, fu fatto ciò, mandando in frantumi quegli specchi da dove era possibile vedere le due famiglie vivere insieme con i loro due figlioli.
   
 
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