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Autore: Tuccin    25/04/2011    7 recensioni
1 ♥ Charade: Chuck sentì un colpetto alla spalla. La sua fronte bruciava a contatto con la sua camicia a righe.”
2 ♥ School & Limo: Blair sbirciò verso di lui. Chuck si stava lisciando il farfallino sovrappensiero.
3 ♥ Hamptons:“Voglio giocare Bass”.Chuck le girò intorno. Avvicinò la bocca al suo orecchio sfiorandolo appena. Blair chiuse gli occhi.
4 ♥ Nightclothes: Blair non era sua. Solo poche ore prima l’aveva vista sussurrare all’orecchio di Nate con le labbra dischiuse e una luce negli occhi.
5 ♥ Serena has gone: Blair smise di respirare e avvampò. Non per Nate, si stupì, ma per Chuck.
6 ♥ Palace Hotel: Si voltò giusto in tempo per vedere Blair affondare il suo viso di bambola nel petto di Nate.
7 ♥ Gentleman: Carter, con solo qualche anno in più, vantava già una barbetta incolta che lo faceva sembrare un uomo.
8 ♥ Chuck Bass’s scarf: Chuck le stava porgendo la sua sciarpa patchwork con un sorrisetto obliquo.
9 ♥ Erickson Beamon: Chuck aveva avuto tutto di lei, prima di Nate. Come aveva potuto permettere che accadesse una cosa simile?
10 ♥ Burnout: La sua unica preoccupazione era sentire cosa stava sussurrando a quell’idiota del Conte tra tutti quei sospiri.
11 ♥ Papillon: Lo sguardo di Blair era perso in quella marea di farfallini colorati, con le dita li accarezzava tutti, pensierosa.
12 ♥ deFlower: Da quando le avevo detto che l’amavo, Blair era mia. L’avevo desiderata così tanto.
13 ♥ Prince Charming: Quello del suo album era solo un disegno. Il disegno di una bambina che raffigurava un principe moro con una cravatta rossa e non Nate.
14 ♥ Le sourire de Chuck Bass: Mi faccio avanti tra gli invitati ed è un attimo: lui non mi dà più le spalle e vedo il suo profilo perfetto, la sua mascella mascolina.
15 ♥ Black Box: Il tuo cuore cucito sulla mia sciarpa.
16 ♥ Red Balloon: Quel palloncino sono io: vuoto, come il mio stomaco, e rosso… come la vergogna. La vergogna per qualcosa che non ho fatto, ma che avrei fatto.
17 ♥ Chance: “Che cosa vuoi Bass?” Preferisco non pensare alla risposta, ma la mia mente si rifiuta di obbedirmi e affiorano solo pensieri inconfessabili.
18 ♥ Voir et revoir: Non mi era concesso vivere in un mondo dove Blair non esisteva.
19 ♥ I'm Chuck Bass: Blair era l’incarnazione di tutti i miei desideri.
20 ♥ Lo Spillo: Penso allo spillo e mi sento a disagio. La stoffa si arriccia sotto le sue mani.
21 ♥ Sleeplessness: Amavo quelle onde scure e profumate, mi conciliavano il sonno.
22 ♥ L'impasse: Aveva un’aria tutt’altro che amichevole: un cipiglio presuntuoso, lo sguardo scuro.
23 ♥ The Touch of Blair: Nel prendere in mano il palmare avevo fatto bene attenzione a non sfiorare la mano di Blair: non volevo toccarla.
24 ♥ Naked Ring finger: Blair stringe tra le mani un bicchiere di carta, il suo anulare sinistro nudo mi fa letteralmente impazzire.
25 ♥ Shine on you yellow diamond: Quando mi giro per guardarla, per prima cosa mi assicuro che le mani di quel viscido francese non me l'abbiano sciupata.
26 ♥ Bright Soirée : La mia mano sinistra è imprigionata in quella di Louis.
27 ♥ You can't kiss Him: Lanciai cauto uno sguardo a Dan, due basette appena regolate e un Hugo Boss non troppo pretenzioso... mi nauseavano
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass, Quasi tutti
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ep. 4x18, POV Chuck. OneShot.

You can't kiss Him

"Tu non puoi baciare lui" avevo ribattuto tradito e infantile, mentre i muscoli del viso mi si contraevano in una smorfia di puro disgusto. Mi sentivo un bambino capriccioso, uno di quelli che non vuole capire. La sua sicurezza mi spiazzava: vestita di scuro, con degli spruzzi rossi, mi stava davanti con un’espressione seria e amareggiata, senza un rimpianto, senza quel leggero imbarazzo che mi sarei aspettato di trovare sul suo viso. Sapevo cosa aveva fatto, si era fatta mettere le mani addosso dal ragazzo di Brooklyn, indegno di lei in modo assoluto, ma continuava lo stesso a guardarmi negli occhi, senza la minima esitazione o vergogna.

Mi aveva rincorso, barcollando su quelle scarpe scarlatte, e poi gridato contro, mentre Dan le stava alle calcagna. Quel rosso mi inquietava, perché tanto colore? Perché tanta spavalderia? Una volta ci avremmo riso sopra… C'era qualcosa che mi creava fastidio, che mi provocava uno strano dolore: era il rosso Parigi e del suo bugiardo “Non ti amo più”. Anche se non ero vestito di stracci, mi sentivo un miserabile e mi sembrava che Blair fosse lontana da me come quel giorno: parole semplici, che negavano il suo amore, continuavano a risuonarmi nella testa come una maledizione, mentre il tono della sua voce si alzava, diventando stridulo e spuntandomi in faccia l’esatto opposto: che lei - invece - voleva stare con me. Ero talmente destabilizzato che quasi non le credetti. Lanciai cauto uno sguardo a Dan: due basette appena regolate e un Hugo Boss non troppo pretenzioso... mi nauseavano, come la sua presenza fastidiosa e superflua. Era lì per spalleggiarla: qualsiasi cosa avesse detto Blair lui avrebbe annuito, riconoscevo quell'atteggiamento da fedele cagnolino.

Ne avevo abbastanza di lui.

Quella mattina mi ero presentato addirittura nel suo loft. Sapevo che Humphrey ne sarebbe rimasto sorpreso, infatti mi aprì la porta con un’orribile camicia a quadri di un colore indefinibile - che mi sembrava di aver già visto nell'armadio di Nathaniel - e un’espressione di disagio. Sull'uscio, impalato, era esageratamente in difficoltà, sembrava colto da un singolare nervosismo che lo faceva blaterare e respirare a sobbalzi. Tipico di Humphrey: la sua impacciataggine si palesava senza fatica. Mentre spiegavo lo scopo della mia visita, ero sospettoso, ma non volevo credere a quel tragico quadro che solo la mia patologica gelosia avrebbe potuto dipingermi nella mente. Subito dopo però arrivò la schiacciante conferma: dalla sua bocca uscì una versione edulcorata e illusoria di Blair, che mi tolse ogni dubbio.

Era lui.

Le banalità, che mi arrivarono all'orecchio, offendevano la complessità di Blair: che fosse intelligente e sensibile era una delle peggiori ovvietà che si potesse dire. E menomale che Dan voleva diventare uno scrittore… Ridicolo da parte sua insistere che non fosse attratta dai complotti e dalle cospirazioni, al contrario era la più esperta, incondizionatamente sedotta dal lato oscuro, dal mio lato oscuro. Siamo fatti per stare insieme, siamo entrambi malati e perversi. Così mi aveva detto al matrimonio di Dorota: una pugnalata che mi aveva ferito e fatto infuriare perché non era quello ciò che volevo per noi. Ora invece quelle parole mi erano quasi di consolazione: Blair non era quella ragazza che felicemente piangeva davanti ad un film sottotitolato, non era la Blair che conoscevo io.

Il fatto che potesse averla vista piangere mi mandava in bestia, chissà quante volte era successo... Probabilmente molte, visto con quanta sicurezza Dan ne parlava. Nella mia mente già si erano affollate terrificanti scene di lui che le accarezzava la testa o le sfiorava una mano.

Davanti a questo suo fare disinvolto, mi ero ammutolito, se non per una retorica domanda che mi era uscita indagatrice: “E tu come lo sai?”, mentre il mio cervello andava avanti velocissimo a piccole congetture. Non avevo bisogno di altre conferme. Mi prudevano le mani mentre mi ripetevo mentalmente di stare calmo e mi obbligavo ad avviarmi fuori dal loft: in uno scontro a mani nude ci avrei rimesso – alla meglio - il cappotto e di sicuro qualche bottone della camicia... e il pavimento non sembrava molto pulito. Dovevo invece elaborare un piano perché venisse umiliato, ma senza sporcarmi le mani.

Volevo che Blair fosse al mio fianco, in quella foto. Quale miglior pretesto? Lei era la mia famiglia, ricordo ancora quando me lo disse: io guardavo davanti a me, come se non volessi ascoltare nulla, spezzato dal dolore, mentre lei - con le labbra piegate, in un adorabile e triste broncio - pronunciava con voce rotta quelle confortanti parole. Io stavo troppo male per risponderle che sì, lei era la mia unica famiglia e il suo bacio, morbido sulla mia guancia, era bastato per sancire quel patto.

Da una parte ero sicuro che non sarebbe venuta meno a quell'impegno, io avrei dovuto solo assicurarmi che avesse un vestito da principessa. Ero andato a sceglierlo di persona, scuro, regale, gonfio e satinato, le sarebbe stato d’incanto! Mentre lo sfioravo con le dita, già pregustavo il momento in cui avrei visto quel liscio tessuto scivolarle addosso e contrastare con il biancore della sua pelle delicata... avrei potuto spiarla da dietro il separé... finché un ombra mi invase la mente, cancellando ogni mia rosea fantasia: incattivito pensai a Dan che aveva osato avvicinarsi a lei. Non sapevo con quale scusa l'avesse convinta, ma ci era riuscito: l'aveva baciata, aveva inalato il suo odore, quello dolciastro che punge le narici sempre mischiato a profumi costosi, solo suo e di nessun altra. Tante volte l'avevo ricercato nelle altre donne, senza mai darmi pace. Immaginai che Dan doveva averle assaggiato la saliva, magari toccatole i capelli o la spalla nuda. No, non potevo sopportare di condividere quelle sensazioni con Humphrey.

Sperai fino all'ultimo che Blair cambiasse idea, mentre i flash mi colpivano il viso. A testimoniare l’onore dei Bass rimase solo la mia espressione più dura, immortalata da quegli scatti, mentre le parole di Blair, severe e lapidarie, mi facevano stringere la mascella. Per lei non ero pronto e ci sarebbe voluto ancora molto tempo. Odiavo aspettare per averla, ero da sempre stato impaziente e avido, di tutto, ma soprattutto di lei. Avevo bisogno di averla con me, anche al costo di essere la parte triste della storia, di essere una macchia nera, l’ultima possibilità, una consolazione. Non sarei stato solo all’inferno… di questo ero convinto, saremo bruciati insieme, così.. come lei mi aveva promesso.

 

 

 

  
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