“Gilbert?!” domandò pallida la
rossa fissando il giovane con occhi sgranati, come se avesse visto un fantasma.
“Ciao Gilbert sei tornato ad
Avonlea…” cercò di dire Diana stupita quanto la sua amica, nel riconoscere
l’amico che da cinque anni mancava dal loro villaggio.
“Già mi è mancata parecchio… Ora
sono tornato per restare…” assicurò lui, distogliendo a malincuore lo sguardo
dalla rossa per posarlo sulla ragazza dai
capelli corvini.
“Arrivi giusto in tempo per la
festa annuale a White Sands…” gli ricordò Diana tranquilla, avendo superato lo
choc iniziale.
“Me ne ero dimenticato ci verrò
sicuramente posso magari sperare di poter accompagnare una di voi?” suggerì lui
di trattenendosi a fatica dallo sbirciare Anna.
“Gilbert!” rispose Diana senza
nascondere il suo compiacimento “Io ho già il mio cavaliere, ma Anna… ” disse
l’amica.
“Ho anch’io il mio cavaliere…”
sbottò lei anticipando l’amica.
Aveva capito dove Diana voleva
andare a parare e non l’avrebbe permesso. Non avrebbe sofferto una seconda
volta per Gilbert Blythe!
“Ah pazienza…” disse lui stupito
dal tono della ragazza.
“Lo vuoi il passaggio?” chiese
Diana, evitando lo sguardo che sapeva puntato su di sé, immaginando il severo
ammonimento per aver rinnovato la proposta.
“Se non disturbo…” domandò lui
ritroso, accorgendosi della tensione tra le due ragazze.
“Non te l’avremo proposto
altrimenti…” ribattè Anna evitando lo sguardo di lui.
Dopo che il giovane ebbe presto
posto sul calessino, partirono alla volta di Avonlea.
“Come va con Fred?” chiese Gilbert,
rompendo il silenzio che da quando erano partiti era sceso tra loro.
“Tutto bene, non potrebbe andare
meglio…” disse sognante la ragazza.
“E tu Anna?” domandò lui, con una
noncuranza che in realtà non provava.
“Con Fred non va proprio:
continua a considerarmi solo un’amica…” ribattè lei, eludendo il senso della
domanda.
“Anna!” protestò Diana scuotendo
la testa e non riuscendo a non arrossire, mentre cercava di trattenere un
risolino divertito a quella battuta.
“Io intendevo con il tuo
cavaliere…” specificò il giovane, per nulla sorpreso dalla risposta della
ragazza.
Se l’era aspettato. Dopo cinque
anni di lontananza Anna non intendeva dimenticare quello che lei considerava
un’offesa ed era decisa a comportarsi come già aveva fatto in passato: ignorare
l’artefice della sua sofferenza.
La battaglia tra loro era appena
iniziata. Ma stavolta, lui, aveva una nuova priorità, ed avrebbe vinto,
superando la sua diffidenza e tornando a riallacciare quell’amicizia così
speciale, trasformandola magari in qualcosa di più.
“Il cavaliere è solo per la
festa…” chiarì lei, escludendo qualsiasi possibile legame affettivo.
Non gli avrebbe dato alcun tipo
di soddisfazione.
Era decisa a vendicarsi: lui
l’aveva abbandonata e lei aveva sofferto come una sciocca per lui, lui che in tutto quel tempo era sparito senza farle
sapere alcunché.
Lei sapeva dove si trovasse,
gliel’aveva detto quando si erano detti addio… ma per una questione di
principio e d’orgoglio non l’aveva mai cercato, aspettando un cenno da lui;
dopotutto era stato lui a lasciare Avonlea, si era ripetuta ogni giorno per
superare il dolore che soprattutto la notte attanagliava il suo giovane cuore.
In fatto d’orgoglio e di
cocciutaggine nessuno poteva sperare di competere con Anna Shirley.
Gilbert ricordò con piacevole
nostalgia i suoi primi tentativi di riappacificarsi quand’erano a scuola.
Inutili… solo quattro anni dopo avevano fatto pace. Una pace che Gilbert aveva
fatto di tutto per consolidare giorno dopo giorno, riuscendo a diventare il suo
miglior amico al pari di Diana.
Ma cinque anni prima aveva
commesso un errore, almeno dal punto di vista di Anna, ed ora le ostilità erano
riprese. Ma in Gilbert ora c’era una nuova consapevolezza. La consapevolezza
che in cinque anni Anna non fosse cambiata, di questo era certo soprattutto
grazie alle informazioni che gli erano state date.
Già perché se Gilbert non aveva
mantenuto i contatti con la rossa, ci aveva pensato qualcun altro a tenerlo
costantemente informato sulla ragazza.
“Io mi fermo qui…” dichiarò Anna
non appena il calessino superò il ponticello che conduceva al Tetto Verde.
“Sicura? Non mi costa nulla
accompagnarti fino alla porta…” propose Diana.
“Un po’ di moto non può che farmi
bene. Ci vediamo domani Diana?” propose Anna scendendo.
“Certo, così iniziamo a cucire il
vestito” suggerì Diana felice.
“Benissimo, a domani!” disse lei
afferrando la stoffa e pronta a dirigersi verso casa.
“Ciao Anna ci si vede” disse
fiducioso Gilbert.
“Ciao Gilbert” rispose lei,
mentre il suo sguardo faceva chiaramente capire al ragazzo che, se fosse dipeso
da lei, non si sarebbero mai incrociati.
Anna si avviò risoluta al Tetto
Verde, mentre il calesse s’avviava verso casa Blythe.
“Sono a casa!” disse Anna appena
entrata in casa.
“Hai trovato la stoffa che
cercavi?” le domandò Marilla entrando in cucina.
“Sì e domani io e Diana iniziamo
a i tagliare i vestiti e poi vedremo di cucirli: tra due settimane saranno
prontissimi!” assicurò lei sorridente.
“Mi è sembrato di vedere il
giovane Blythe sul calessino di Diana…” insinuò Rachel
Lynde entrando nella stanza.
“E’ tornato?” domandò sorpresa
Marilla fissando con stupore Anna che aveva taciuto un simile dettaglio.
“Già e sembrerebbe deciso a
restare stavolta…” disse la ragazza con voce atona.
“Meglio così… Si era sentita
parecchio la sua mancanza” ribattè Rachel sbirciando attenta Anna.
“Non mi pare” rispose
quest’ultima alzando lievemente le spalle.
“Vado a portare in camera la
stoffa e a preparare la lezione per domani” disse lei dirigendosi verso la sua
camera.
L’arrivo di Gilbert a casa Blythe
fu un tripudio di baci ed abbracci. Il giovane non si sorprese e rispose ad
ogni abbraccio con lo stesso calore. L’indomani sarebbe andato a parlare con il
suo collega ed avrebbe iniziato il suo nuovo lavoro.
Quel giorno voleva dedicarlo alle
persone che avevano creduto in lui, infondendogli spesso la forza necessaria
per andare avanti e permettendogli così di realizzare il suo sogno.
Avrebbe desiderato avere Anna al
suo fianco, ma sapeva e soprattutto sperava che in un futuro non molto lontano
avrebbe potuto festeggiare i suoi successi con lei.
Anna si svegliò con la certezza
di non aver dormito molto.
Sapeva che il motivo della sua
insonnia aveva un nome ed un cognome: Gilbert Blythe!
Si vestì lentamente, rivolgendo
improperi mentali al primogenito di casa Blythe.
Scese al pian terreno e Marilla e
la signora Lynde poterono constatare che la loro
pupilla era di umore nero.
Decisero entrambe di attendere la
sua mossa, non volendo irritarla ancor di più.
“Buongiorno…” fece laconica Anna
sedendosi e sbocconcellando un pezzo di torta di mele.
“Buongiorno…” la salutarono le
due matrone, fingendo d’ignorare il suo strano comportamento.
“Meglio che vada, altrimenti
faccio tardi a scuola…” disse lei dopo qualche minuto sbirciando la pendola ed
afferrando i libri di testo.
“Buona giornata cara…” disse
Rachel sorridendo maliziosa, mentre Marilla guardava la torta lasciata a metà.
“Ci vediamo questo pomeriggio”
rispose lei senza guardarle, uscendo frettolosamente dalla porta.
“Quella ragazza mi preoccupa.
S’ammalerà sicuramente se inizia a saltare la colazione! Lo sa che è il pasto
fondamentale!” sbottò Marilla.
“Marilla, non si ammalerà, puoi
starne certa…” disse Rachel con aria saputa, iniziando a riordinare la tavola.
La mattinata si trascinava
insolitamente lenta e monotona: cosa alquanto insolita per Anna, che non
riusciva a spiegarsene il motivo.
Fissò i suoi alunni senza
apparentemente vederli.
Aveva modificato l’ordine dei
posti in base alle classi. Non era stato facile far accettare il cambiamento,
soprattutto ai genitori, ma con il tempo i fatti le avevano dato ragione.
Ora le classi, in ordine
crescente da destra a sinistra, erano più unite.
La scuola non era cambiata di
molto dacché lei aveva smesso di frequentarla: i muri bianchi erano stati abbelliti
da vari disegni a tema, che davano un’aria familiare, evitando che l’enorme
stanza spaventasse i più piccoli.
Le finestre alla sua sinistra le
permettevano di veder luccicare il lago dalle acque splendenti, mentre le
finestre a destra facevano scorgere lo splendido faggeto che si estendeva
dietro alla scuola.
Dopo aver dato un’ultima occhiata
ai suoi allievi, sbirciò fuori lasciando correre i suoi pensieri verso posti
fatati, nei quali non c’era nulla che potesse turbare le driadi o gli elfi che
liberamente giocavano tra loro senza paura.
Passi affrettati fecero voltare i
bambini e distolsero Anna da quei piacevoli pensieri, facendola tornare
velocemente alla realtà.
La porta si aprì improvvisamente,
rivelando così l’identità del visitatore.
“Diana? Cosa ci fai qui?” domandò
sorpresa la ragazza alzandosi in piedi ed avvicinandosi lentamente all’amica.
“Anna… Marilla… dottore…” cercò
di dire la ragazza dai capelli corvini con il fiato corto.
“Resta qui!” urlò Anna, uscendo
di corsa dalla scuola e dirigendosi a passo spedito al Tetto Verde ripetendosi
mentalmente d’andare più veloce.
Arrivò poco dopo con la fronte
madida di sudore: respirò profondamente cercando di calmare i battiti
affrettati del cuore e si sistemò la gonna sgualcita dalla foga della corsa.
Entrò in casa e vide Marilla
seduta sulla sedia con il piede fasciato e Gilbert intento a sorseggiare un
the.
“Cosa ci fai tu qui!?” sbottò lei
seccata.
Non era stata una mattinata
facile e vedere Gilbert tranquillo e sorridente era stata l’ultima goccia che
aveva fatto inevitabilmente traboccare un vaso già fin troppo colmo.
“Anna! Che modi sono questi?”
tuonò Marilla.
“Sono il nuovo medico di
Avonlea…” le rispose il ragazzo, mentre Rachel Lynde entrava nella stanza con
aria sorniona.
Ciao a tutti! Ecco qua il nuovo capitolo. Un
ringraziamento speciale va a Nisi Corvonero che mi ha fatto da Beta reader.
Ringrazio tutti coloro che mi hanno lasciato il loro commento ed anche quelli
che leggono, ma non commentano.
Al prossimo
capitolo…
Kirby alias Luana80