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Autore: Channy    02/05/2011    2 recensioni
Kyle ha fatto la sua scelta: Jessi. I due passano dei mesi indimenticabili, in cui scoprono anche l'amore intimo, fin quando Kyle tradisce la fiducia di Jessi e lei è costretta a mollarlo. Pochi mesi dopo lei decide di lasciare casa Trager. Anni dopo i due si incontrano inaspettatamente dove avevano passato quei momenti felici, e Jessi porta con sè un segreto troppo grande da nascondere, un segreto che si chiama Adam... Spero di aver attirato la vostra attenzione. Questa è la mia prima fanfic e spero veramente che vi piaccia. E' ambientata dopo la fine della terza serie ed è ovviamente una Kessi.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Jessi XX, Kyle XY
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 14: Ritorno al passato

Grazie mille per le recensioni e scusate se vi ho lasciato aspettare così tanto.

cjjosh_fan: grazie mille e sono contenta che anche se il capitolo non ti sia piaciuto più di tanto tu abbia deciso lo stesso di recensire.

newdanger93: Dio scusami per l’aver chiamato Blake James. Mi dispiace un sacco, è solo che sto scrivendo tipo 3 storie in contemporanea, 2 delle quali sono originali e un tizio si chiama James...comunque Kessi forever davvero!!!

Evelyn Wright: sono contenta che a qualcuno Blake non dispiaccia. Io personalmente l’adoro, solo che povero bisogna anche capirlo. Non è colpa sua se si è innamorato di Jessi...e non voglio che soffra, però mi sa che sarà davvero inevitabile. Grazie mille per aver recensito.

Jude16: concordo pienamente con te. Anche se Blake è un bravo ragazzo, Kyle è..è tutto! Grazie, grazie grazie per aver recensito.

scar12: aww, anch’io ne sono molto felice.

gen: mi faccio pena da sola. Ci metto troppo a scrivere questa storia. Non perché non mi piaccia, sia ovvio, è solo che devo smettere di scrivere un sacco di storie contemporaneamente. Finisce sempre che una venga trascurata. Grazie per la recensione.

Kyle’s POV

Misi giù il telefono e già sapevo dov’era. Era con Blake, probabilmente a casa sua. Nonostante le avessi detto che volevo solo la sua felicità la consapevolezza che lei si trovasse tra le sue braccia faceva più male di quanto io avessi mai pensato. Avrei mantenuto la mia promessa. Non mi sarei messo più in mezzo tra lei e Blake, li avrei lasciati vivere la loro vita insieme, ma non sarebbe stato semplice. Al pensiero che avessero passato la notte insieme, il mio cuore prendeva a battere velocemente, una morsa indescrivibile mi prendeva lo stomaco e mi piegava in due dal dolore. Cercai di regolarizzare la mia respirazione e il mio battito cardiaco.

“Papà, tutto bene?” chiese Adam guardandomi preoccupato

“Sì, sì, non preoccuparti.” Cercai di rassicurarlo rivolgendogli un sorriso forzato.

Mi guardò ancora più sospettoso “Dov’è la mamma?”

“Credo che sia con il suo...con..tu sai chi.” Non riuscivo neanche a pronunciare il suo nome ad alta voce

“Oh..” disse. Finalmente tutto gli era chiaro.

“Cosa vuoi fare, ora? Guardare la televisione? Fare i compiti?”

“I compiti li ho già finiti. Però se vuoi potremmo guardare un film, oppure giocare a qualcosa...”

“Hai fame?”  domandai dirigendomi verso la cucina

“Sì!” rispose entusiasta “Che cucini?”

“Quello che vuoi tu?” lo informai.

“Allora fai gli  spaghetti allo scoglio.” Sorrise felice.

Ricambiai il suo sorriso “Se ci sono gli ingredienti, volentieri.” Lo presi in braccio e lo portai in cucina con me “Vuoi darmi una mano?”

“Certo.” Cominciò a ridacchiare, senza alcun motivo apparente.

Mi piaceva vederlo comportarsi da bambino. A volte era troppo serio, e mi chiedevo se non fosse cresciuto un po’ troppo per la sua età. Era di una maturità sconvolgente, e questo mi spaventava. Volevo che vivesse la sua infanzia normalmente. Non volevo che questa gli venisse rubata come era successo a me.

Più tardi, una volta pronto il pranzo ci ritrovammo a mangiare quando sentii la porta d’ingresso aprirsi. Adam lasciò cadere la forchetta nel piatto, scese dalla sua sedia senza difficoltà e corse verso sua madre.

“Mamma! Sai che mi sei mancata?”

Mi alzai da dove ero seduto e li raggiunsi all’entrata dell’appartamento.

“Amore, anche tu mi sei mancato.” Lo prese in braccio e lo strinse a se. Gli posò un bacio sulla fronte. “Ciao, Kyle.” Mi sorrise timida.

“Ciao, Jessi.” Risposi “Stavamo mangiando. Se hai fame ce n’è un po’ anche per te.”

“Sì, certo. Sto morendo di fame.”

Ritornammo in cucina. Adam ricominciò a mangiare, mentre io servii un piatto a Jessi prima di sedermi al mio posto.

“Allora, mamma..dov’eri?” chiese Adam curioso dopo aver mandato giù un boccone.

Jessi cominciò a tossire. Le versai un bicchiere d’acqua che lei trangugiò in fretta e furia.”Ero con...ero con Blake, tesoro.”

Adam fece una smorfia.

“Perché quella faccia, tesoro? Pensavo ti piacesse Blake..”

Fece il muso e mise le braccia conserte “Adesso non mi piace più!” disse chiaramente arrabbiato.

“Ma perché?” lei lo guardò confusa, e preoccupata.

“Blake non è fatto per te, mamma. E poi..e poi...”

“E poi cosa, Adam?”

“Ti porterà via da me.” Si lamentò. I suoi occhi si riempirono di lacrime “Papà mi dai una mano a scendere dalla sedia?” m’implorò. Stava per scoppiare a piangere.

Mi alzai dalla sedia e lo presi in braccio. Appena gli feci toccare terra corse via e se ne andò nella sua stanza.

Jessi sospirò “Cosa gli ha preso?” mi domandò.

Alzai le spalle “Non lo so. Tu mangia, io vado a parlargli.” La rassicurai.

“Grazie, Kyle.” Mi sorrise dolcemente.

Mi ammaliai ad osservare i suoi lineamenti, ad osservare le sue morbidi labbra che voleva assaporare, a guardare i suoi occhi fissarmi preoccupati, confusi ma anche pieni di quel sentimento che credevo non provasse più nei miei confronti.

“Kyle, tutto bene?” mi chiese seriamente preoccupata.

“Huh?” ritornai in me “Sì, sì, sto bene.” La rassicurai “Vado, ora.” Mi voltai e raggiunsi la stanza di Adam. Bussai

“Non voglio parlare con te, mamma.”

“Sono io, Adam.” Dissi “Posso entrare?” chiese cautamente. Non rispose.

Aprii la porta e lo vidi sdraiato sul suo letto, il volto affondato nel suo cuscino. Si mise a sedere con difficoltà e si asciugò il viso.

“Non è giusto!” si lamentò “Ci facciamo in quattro per farvi mettere di nuovo insieme, e lei preferisce Blake, uffa.” Fece il broncio, mentre le lacrime continuavano a scendere dai suoi occhi arrossati.

“Adam..” mi sedetti accanto a lui sul letto “Non puoi avercela con lei per questo motivo.” Lo feci sedere sulle mie ginocchi “Tua madre lo ama, ed è felice con lui. Non vuoi che la mamma sia felice?”

“Certo che lo voglio, ma...”

“Adam, tutto ciò che conta è che lei sia felice. Poi magari lui a te sta antipatico, ma la ama, e non le farebbe mai del male.” Tentai di fargli comprendere.

“E tu? Tu sarai felice, papà?”

“Lo sarò, perché sapere lei felice è l’unica cosa che conta, Adam. Quando vuoi bene ad una persona anteponi la sua felicità alla tua. E tu e Jessi siete il mio mondo...” gli baciai la fronte e lo strinsi a me “Ti voglio bene.”

“Ti voglio bene anch’io, papà.”

 

“Allora?” chiese Jessi appena mi vide emergere dalla stanza di nostro figlio.

La raggiunsi in cucina “Sì, ha avuto un attimo di crisi, ma gli passerà.”

“Grazie, Kyle.” Disse cominciando a rassettare la cucina. Le diedi una mano.

“Ora sta dormendo.” L’informai mettendo alcuni piatti nella lavastoviglie. “Fra poco devo andare, Jessi, quindi se Adam non sarà sveglio salutamelo e dagli un bacio da parte mia.”

“Oh.” Sospirò “ Io a volte Adam non lo capisco. Puoi dirmi cos’è successo?”

“Jessi, credo che non sia mio il compito—“

“Sei suo padre, Kyle, e io in quanto madre ho il diritto di sapere perché mio figlio ce l’ha con me, così che da potergli chiedere scusa se è un errore dalla mia parte.” Mi guardò, i suoi occhi m’imploravano di dirle quale fosse il problema.

“E’ arrabbiato perché credeva che noi saremmo tornati insieme, e dato che questo non è successo e tu stai ancora con Blake, lui ce l’ha con te, perché hai distrutto il suo sogno di famiglia felice.” Azionai la lavastoviglie e mi asciugai le mani con uno strofinaccio. “Ora devo andare, Jessi. Ci sentiamo.” La lasciai in cucina a rimuginare su quello che le avevo appena detto. Raggiunsi l’ingresso di casa sua e chiusi la porta dietro di me.

Feci un respiro di sollievo e scesi le scale lentamente. Raggiunsi la mia auto incapace di pensare lucidamente. Cosa mi stava succedendo?

 

Jessi’s POV

Adam ce l’aveva con me, e anche dopo essersi svegliato decise di tenere il muso. Mi parlava solo se strettamente necessario, e la tensione in casa si faceva sempre più pesante.

I giorni venivano ed andavano. Una settimana dopo decisi di mettere fine a questo strazio. Era diventato impossibile parlare con mio figlio senza che lui rispondesse a monosillabi, o lanciandomi occhiatacce.

“Prof?” sentii dire da una mia studentessa.

Mi voltai verso colei che aveva osato parlare mentre scrivevo sulla lavagna “Sì, signorina Matthews?” domandai guardandola sospettosa

“Volevo sapere se era possibile correggere un esercizio di quelli che ci aveva dato per compito...”

“Per caso dormiva quando..” guardai l’orologio “ 25 minuti e 49 secondi fa ho domandato all’inizio della lezione se c’era bisogno che facessi gli esercizi alla lavagna dopo aver ritirato le vostre belle copie dei compiti?”

“Scusi, prof.”

Sospirai “Mi faccia finire di scrivere questa definizione e poi correggerò l’esercizio richiesto.” Terminai di scrivere la definizione.

“Ho deciso che per oggi basta così con le spiegazioni. Il resto di quest’ora e le prossime prima degli esami di settimana prossima saranno spese a ripassare e a fare esercizi. Ragazzi, ora quello che io voglio da voi è impegno, rispetto e serietà. Lo so che gli esami possono essere davvero pesanti, e che io non sia una delle prof più facili da gestire, però impegnatevi e date il massimo, non per me perché tanto io la mia laurea l’ho presa, ma per voi, perché in pratica sputate sangue sui libri, non dormite, non mangiate, respirate libri..non credo voi vogliate rimanere tanto tempo con me come vostra insegnante.”

Alcuni studenti si misero a ridere, ma molti rimasero in silenzio avendo paura delle conseguenze.

Qualcuno bussò alla porta ed entrò  “Professoressa..” mi guardò preoccupata.

“Sì?” Chiesi guardandola confusa

“Qualcuno ha detto di consegnarle questo.” Mi porse una lettera.

“Grazie mille.” Le rivolsi un sorriso tirato. Chi poteva avermi mandato una lettera? Solo toccandola potevo sentire che dentro c’era qualcosa di solido..di metallo.

Aprii la busta e tirai fuori il foglio per primo. Il biglietto diceva:

Verremo a prenderlo,

C.

Il mio cuore mancò un battito. Misi una mano davanti alla bocca per nascondere la mia paura, il mio stupore. Il mio cuore prese a battere sempre più veloce. Dovevo calmarmi, la mia pressione sanguigna stava salendo troppo...rischiavo di uccidermi così. Presi l’oggetto metallico all’interno della busta. Era lui. L’anello dei Latnok.

  
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