Capitolo 14: Ritorno al passato
Grazie mille per
le recensioni e scusate se vi ho lasciato
aspettare così tanto.
cjjosh_fan: grazie
mille e sono contenta che anche se il
capitolo non ti sia piaciuto più di tanto tu abbia deciso lo
stesso di
recensire.
newdanger93: Dio
scusami per l’aver chiamato Blake James.
Mi dispiace un sacco, è solo che sto scrivendo tipo 3 storie
in contemporanea,
2 delle quali sono originali e un tizio si chiama James...comunque
Kessi
forever davvero!!!
Evelyn Wright: sono
contenta che a qualcuno Blake non
dispiaccia. Io personalmente l’adoro, solo che povero bisogna
anche capirlo.
Non è colpa sua se si è innamorato di Jessi...e
non voglio che soffra, però mi
sa che sarà davvero inevitabile. Grazie mille per aver
recensito.
Jude16: concordo
pienamente con te. Anche se Blake è un
bravo ragazzo, Kyle è..è tutto! Grazie, grazie
grazie per aver recensito.
scar12: aww,
anch’io ne sono molto felice.
gen: mi faccio pena
da sola. Ci metto troppo a scrivere
questa storia. Non perché non mi piaccia, sia ovvio,
è solo che devo smettere
di scrivere un sacco di storie contemporaneamente. Finisce sempre che
una venga
trascurata. Grazie per la recensione.
Kyle’s POV
Misi
giù il telefono e già sapevo dov’era.
Era con Blake,
probabilmente a casa sua. Nonostante le avessi detto che volevo solo la
sua
felicità la consapevolezza che lei si trovasse tra le sue
braccia faceva più
male di quanto io avessi mai pensato. Avrei mantenuto la mia promessa.
Non mi
sarei messo più in mezzo tra lei e Blake, li avrei lasciati
vivere la loro vita
insieme, ma non sarebbe stato semplice. Al pensiero che avessero
passato la
notte insieme, il mio cuore prendeva a battere velocemente, una morsa
indescrivibile mi prendeva lo stomaco e mi piegava in due dal dolore.
Cercai di
regolarizzare la mia respirazione e il mio battito cardiaco.
“Papà,
tutto bene?” chiese Adam guardandomi preoccupato
“Sì,
sì, non preoccuparti.” Cercai di rassicurarlo
rivolgendogli un sorriso forzato.
Mi
guardò ancora più sospettoso
“Dov’è la mamma?”
“Credo
che sia con il suo...con..tu sai chi.” Non riuscivo
neanche a pronunciare il suo nome ad alta voce
“Oh..”
disse. Finalmente tutto gli era chiaro.
“Cosa
vuoi fare, ora? Guardare la televisione? Fare i
compiti?”
“I
compiti li ho già finiti. Però se vuoi potremmo
guardare
un film, oppure giocare a qualcosa...”
“Hai
fame?” domandai
dirigendomi verso la cucina
“Sì!”
rispose entusiasta “Che cucini?”
“Quello
che vuoi tu?” lo informai.
“Allora
fai gli
spaghetti allo scoglio.” Sorrise felice.
Ricambiai il suo
sorriso “Se ci sono gli ingredienti,
volentieri.” Lo presi in braccio e lo portai in cucina con me
“Vuoi darmi una
mano?”
“Certo.”
Cominciò a ridacchiare, senza alcun motivo
apparente.
Mi piaceva
vederlo comportarsi da bambino. A volte era
troppo serio, e mi chiedevo se non fosse cresciuto un po’
troppo per la sua
età. Era di una maturità sconvolgente, e questo
mi spaventava. Volevo che
vivesse la sua infanzia normalmente. Non volevo che questa gli venisse
rubata
come era successo a me.
Più
tardi, una volta pronto il pranzo ci ritrovammo a
mangiare quando sentii la porta d’ingresso aprirsi. Adam
lasciò cadere la
forchetta nel piatto, scese dalla sua sedia senza difficoltà
e corse verso sua
madre.
“Mamma!
Sai che mi sei mancata?”
Mi alzai da dove
ero seduto e li raggiunsi all’entrata
dell’appartamento.
“Amore,
anche tu mi sei mancato.” Lo prese in braccio e lo
strinse a se. Gli posò un bacio sulla fronte.
“Ciao, Kyle.” Mi sorrise timida.
“Ciao,
Jessi.” Risposi “Stavamo mangiando. Se hai fame ce
n’è un po’ anche per te.”
“Sì,
certo. Sto morendo di fame.”
Ritornammo in
cucina. Adam ricominciò a mangiare, mentre io
servii un piatto a Jessi prima di sedermi al mio posto.
“Allora,
mamma..dov’eri?” chiese Adam curioso dopo aver
mandato giù un boccone.
Jessi
cominciò a tossire. Le versai un bicchiere d’acqua
che lei trangugiò in fretta e furia.”Ero con...ero
con Blake, tesoro.”
Adam fece una
smorfia.
“Perché
quella faccia, tesoro? Pensavo ti piacesse Blake..”
Fece il muso e
mise le braccia conserte “Adesso non mi
piace più!” disse chiaramente arrabbiato.
“Ma
perché?” lei lo guardò confusa, e
preoccupata.
“Blake
non è fatto per te, mamma. E poi..e poi...”
“E poi
cosa, Adam?”
“Ti
porterà via da me.” Si lamentò. I suoi
occhi si
riempirono di lacrime “Papà mi dai una mano a
scendere dalla sedia?” m’implorò.
Stava per scoppiare a piangere.
Mi alzai dalla
sedia e lo presi in braccio. Appena gli feci
toccare terra corse via e se ne andò nella sua stanza.
Jessi
sospirò “Cosa gli ha preso?” mi
domandò.
Alzai le spalle
“Non lo so. Tu mangia, io vado a parlargli.”
La rassicurai.
“Grazie,
Kyle.” Mi sorrise dolcemente.
Mi ammaliai ad
osservare i suoi lineamenti, ad osservare le
sue morbidi labbra che voleva assaporare, a guardare i suoi occhi
fissarmi
preoccupati, confusi ma anche pieni di quel sentimento che credevo non
provasse
più nei miei confronti.
“Kyle,
tutto bene?” mi chiese seriamente preoccupata.
“Huh?”
ritornai in me “Sì, sì, sto
bene.” La rassicurai “Vado,
ora.” Mi voltai e raggiunsi la stanza di Adam. Bussai
“Non
voglio parlare con te, mamma.”
“Sono
io, Adam.” Dissi “Posso entrare?” chiese
cautamente.
Non rispose.
Aprii la porta e
lo vidi sdraiato sul suo letto, il volto
affondato nel suo cuscino. Si mise a sedere con difficoltà e
si asciugò il
viso.
“Non
è giusto!” si lamentò “Ci
facciamo in quattro per
farvi mettere di nuovo insieme, e lei preferisce Blake,
uffa.” Fece il broncio,
mentre le lacrime continuavano a scendere dai suoi occhi arrossati.
“Adam..”
mi sedetti accanto a lui sul letto “Non puoi
avercela con lei per questo motivo.” Lo feci sedere sulle mie
ginocchi “Tua
madre lo ama, ed è felice con lui. Non vuoi che la mamma sia
felice?”
“Certo
che lo voglio, ma...”
“Adam,
tutto ciò che conta è che lei sia felice. Poi
magari
lui a te sta antipatico, ma la ama, e non le farebbe mai del
male.” Tentai di
fargli comprendere.
“E tu?
Tu sarai felice, papà?”
“Lo
sarò, perché sapere lei felice è
l’unica cosa che
conta, Adam. Quando vuoi bene ad una persona anteponi la sua
felicità alla tua.
E tu e Jessi siete il mio mondo...” gli baciai la fronte e lo
strinsi a me “Ti
voglio bene.”
“Ti
voglio bene anch’io, papà.”
“Allora?”
chiese Jessi appena mi vide emergere dalla stanza
di nostro figlio.
La raggiunsi in
cucina “Sì, ha avuto un attimo di crisi, ma
gli passerà.”
“Grazie,
Kyle.” Disse cominciando a rassettare la cucina. Le
diedi una mano.
“Ora
sta dormendo.” L’informai mettendo alcuni piatti
nella
lavastoviglie. “Fra poco devo andare, Jessi, quindi se Adam
non sarà sveglio
salutamelo e dagli un bacio da parte mia.”
“Oh.”
Sospirò “ Io a volte Adam non lo capisco. Puoi
dirmi
cos’è successo?”
“Jessi,
credo che non sia mio il compito—“
“Sei
suo padre, Kyle, e io in quanto madre ho il diritto di
sapere perché mio figlio ce l’ha con me,
così che da potergli chiedere scusa se
è un errore dalla mia parte.” Mi
guardò, i suoi occhi m’imploravano di dirle
quale fosse il problema.
“E’
arrabbiato perché credeva che noi saremmo tornati
insieme, e dato che questo non è successo e tu stai ancora
con Blake, lui ce l’ha
con te, perché hai distrutto il suo sogno di famiglia
felice.” Azionai la
lavastoviglie e mi asciugai le mani con uno strofinaccio.
“Ora devo andare,
Jessi. Ci sentiamo.” La lasciai in cucina a rimuginare su
quello che le avevo
appena detto. Raggiunsi l’ingresso di casa sua e chiusi la
porta dietro di me.
Feci un respiro
di sollievo e scesi le scale lentamente.
Raggiunsi la mia auto incapace di pensare lucidamente. Cosa mi stava
succedendo?
Jessi’s POV
Adam ce
l’aveva con me, e anche dopo essersi svegliato
decise di tenere il muso. Mi parlava solo se strettamente necessario, e
la
tensione in casa si faceva sempre più pesante.
I giorni
venivano ed andavano. Una settimana dopo decisi di
mettere fine a questo strazio. Era diventato impossibile parlare con
mio figlio
senza che lui rispondesse a monosillabi, o lanciandomi occhiatacce.
“Prof?”
sentii dire da una mia studentessa.
Mi voltai verso
colei che aveva osato parlare mentre
scrivevo sulla lavagna “Sì, signorina
Matthews?” domandai guardandola
sospettosa
“Volevo
sapere se era possibile correggere un esercizio di
quelli che ci aveva dato per compito...”
“Per
caso dormiva quando..” guardai l’orologio
“ 25 minuti
e 49 secondi fa ho domandato all’inizio della lezione se
c’era bisogno che
facessi gli esercizi alla lavagna dopo aver ritirato le vostre belle
copie dei
compiti?”
“Scusi,
prof.”
Sospirai
“Mi faccia finire di scrivere questa definizione e
poi correggerò l’esercizio richiesto.”
Terminai di scrivere la definizione.
“Ho
deciso che per oggi basta così con le spiegazioni. Il
resto di quest’ora e le prossime prima degli esami di
settimana prossima
saranno spese a ripassare e a fare esercizi. Ragazzi, ora quello che io
voglio
da voi è impegno, rispetto e serietà. Lo so che
gli esami possono essere
davvero pesanti, e che io non sia una delle prof più facili
da gestire, però
impegnatevi e date il massimo, non per me perché tanto io la
mia laurea l’ho
presa, ma per voi, perché in pratica sputate sangue sui
libri, non dormite, non
mangiate, respirate libri..non credo voi vogliate rimanere tanto tempo
con me
come vostra insegnante.”
Alcuni studenti
si misero a ridere, ma molti rimasero in
silenzio avendo paura delle conseguenze.
Qualcuno
bussò alla porta ed entrò “Professoressa..”
mi guardò preoccupata.
“Sì?”
Chiesi guardandola confusa
“Qualcuno
ha detto di consegnarle questo.” Mi porse una
lettera.
“Grazie
mille.” Le rivolsi un sorriso tirato. Chi poteva
avermi mandato una lettera? Solo toccandola potevo sentire che dentro
c’era
qualcosa di solido..di metallo.
Aprii la busta e
tirai fuori il foglio per primo. Il
biglietto diceva:
Verremo
a prenderlo,
C.
Il mio cuore
mancò un battito. Misi una mano davanti alla
bocca per nascondere la mia paura, il mio stupore. Il mio cuore prese a
battere
sempre più veloce. Dovevo calmarmi, la mia pressione
sanguigna stava salendo
troppo...rischiavo di uccidermi così. Presi
l’oggetto metallico all’interno
della busta. Era lui. L’anello dei Latnok.