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Autore: Khalan    04/05/2011    0 recensioni
Evans Renley è un giovane mago fuggito in Italia dopo la grande rivoltà degli spiriti a Londra. Qui spera di starsene tranquillo, ma una ragazza che lo aveva notato quando ancora lavorava a Whitehall lo rintraccia e gli chiede aiuto: due oggetti sono stati rubati: l'Amuleto di Samarcanda e il Bastone di Gladstone. E apparentemente il prossimo obiettivo dei maghi è Venezia. Così Evans convoca lo spirito di cui si fida maggiormente: il jinn Revanos e i due si ritroveranno coinvolti in una situazione che mai si sarebbero aspettati.
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ero esattamente sicuro del perché la signorina Jones fosse così sicura che Revanos avrebbe collaborato: dopotutto anche quando gli chiesi di portarci fuori dal palazzo di Lovelace subito prima che quest’ultimo rivelasse il suo pentacolo nascosto sotto il pavimento, ha cercato prima di salvare se stesso! Egoista…ma credo sia nella loro natura: dopotutto se il loro padrone morisse, loro ritornerebbero nell’Altro Luogo immediatamente. Eppure mi sentivo dire quanto fossi fortunato ad avere un demone docile come Revanos. Credo che anche Mandrake stesso ne fosse rimasto impressionato anche se non mi rivolse mai la parola, ma lui non faceva testo: a sentire quel che si diceva in giro sembrava che si fosse voluto complicare la vita inutilmente, convocando uno spirito molto poco incline a farsi comandare e alla fine sembra abbia fatto il passo più lungo della gamba.

Pensavo di starmene tranquillo allontanandomi da Londra, ma evidentemente mi sbagliavo. Questa Jones…mi sembrava di averla già vista da qualche parte. Però ora avevamo del lavoro da fare e finché si trattava di fare ricerche andava anche bene: dopotutto ero sempre stato il migliore in questo campo.
Dopo che mi fui pettinato e cambiato, mettendo jeans blu, maglia bianca e impermeabile dello stesso colore, aprii la porta e invitai Revanos a fare strada. In fondo lui era stato schiavo del doge in passato quindi conosceva bene la città. Quando sia lui che la signorina Jones furono usciti, chiusi la porta e iniziai a camminare con aria indifferente accanto alla ragazza mentre Revanos ci precedeva. Ogni tanto mi guardavo intorno per assicurarmi che non ci seguisse nessuno, ma dopo un po’ smisi: le calli erano talmente strette e affollate che seguire qualcuno sarebbe stato molto difficile. Arrivammo dunque alla Biblioteca Nazionale Marciana dopo una mezz’oretta circa di cammino quando il giovane che ci precedeva si fermò di colpo davanti all’ingresso.

“Che hai?” chiesi leggermente irritato da quell’improvviso stop. Lui si limitò a indicare l’ingresso, o meglio le due statue di guerrieri armati che lo affiancavano e disse:

“Afrit. Non voglio averci niente a che fare. Perfino passarci accanto mi fa star male.”

Splendido! Di tutti i jinn che potevo convocare, proprio quello pauroso e paranoico dovevo beccarmi! Sospirai e iniziai a spingerlo in avanti.

“Ehi, ma che cacchio stai facendo?” disse sorpreso, al ché io gli risposi:

“Non mi avevi detto che ammiravi un jinn che aveva affrontato alcuni afrit e aveva vinto? Avanti! Sii uomo!” cercai di essere il più persuasivo possibile e ce la feci: Revanos passò tranquillo accanto alle due statue, le quali si limitarono ad abbassare leggermente la testa in saluto. Noi lo seguimmo e una volta dentro io e la signorina Jones prendemmo un taccuino e una penna e, dopo aver ricevuto dei guanti con cui maneggiare le opere antiche, ci dividemmo i compiti: io avrei cercato nella sezione di storia, Revanos in quella mitologica e la signorina Jones in quella archeologica.

Come prima cosa cercai dei registri degli artefatti magici e non fatti recapitare a Palazzo Ducale negli anni tra il ‘300 e l ‘800. Ci vollero due ore buone prima che trovassi qualcosa di utile: un medaglione templare dei tempi delle Crociate era giunto a Venezia nel 1450 e a quanto stava scritto proveniva da un ricco signore di Damasco. Andando avanti ne altri: una statuetta dorata del leone San Marco commissionata a un orafo locale nel 1578 e, più interessante, un modellino della Basilica di San Marco e Palazzo Ducale realizzato completamente in vetro di Murano. Ce ne furono altri, ma furono principalmente questi tre che attirarono la mia attenzione, il resto erano gingilli di poco conto, come vini o antiche anfore ripescate nel Mediterraneo. Guardando fuori da una grande finestra, vidi le sagome dei tetti della città stagliarsi contro la luce arancione del tramonto. Con cura rimisi i libri al loro posto e, restituiti i guanti, andai verso l’ingresso dove incontrai sia la signorina Jones che Revanos.
A quanto pare avevano finito anche loro, così tornammo a casa mia. Durante il tragitto calò la notte e le calli e i rii della città erano desolatamente vuoti, e l’unico rumore che si sentiva era il frusciare delle onde.
Eravamo ormai arrivati, quando sentii qualcosa saltarmi addosso e buttarmi a terra, anche se non vedevo niente.

“Ah! Vattene! Vattene!” urlai cercando di colpire un qualcosa che sentivo sul mio petto, ma che non riuscivo a vedere.
Non ebbi molto successo e continuavo ad agitarmi fino a quando non vidi una Deflagrazione colpire qualunque cosa fosse e scaraventarla contro un muro. Mi rialzai e vidi Revanos ancora con la mano protesa in avanti. Feci per parlare, ma lui disse.

“Mi ringrazierai più tardi. Per ora indossa le tue lenti: abbiamo compagnia!”

Velocemente estrassi dalla tasca le mie lenti da mago (sapevo mi sarebbero tornate utili) e le indossai, vedendo un gruppo di folletti che ci bloccava ogni via di scampo. Cautamente mi avvicinai chiesi.

“Ch…che volete?” la mia voce era tremante, ma cercai di non darlo a vedere: questo era il genere di situazioni che mi sarebbe piaciuto evitare…
Per tutta risposta uno di loro mi saltò addosso e io istintivamente mi parai con un braccio, prima di venire strattonato indietro e vedere un coltello d’argento piantato nel petto di quella creatura, prima che esplodesse in un nugolo di luci.

“Stupido! Non è chiaro? Ti vogliono morto!” disse la signorina Jones guardandomi dall’alto in basso come se avessi fatto la più grande scemenza della mia vita. Fu allora che uno di quei bavosi disgustosi parlò:

“Errore, mia cara. Noi non vogliamo ssolo lui morto, ma anche te e quello sstupido jinn lagg…” Non ebbe il tempo di finire la frase che un gigantesco lupo gli fu addosso e gli staccò la testa a morsi, ringhiando poi contro i suoi compagni e dicendo:

“Allora…CHI. SAREBBE. LO. STUPIDO?!”

La reazione di Revanos poteva essere stata giusto un tantino esagerata, ma ottenne l’effetto desiderato: costringere i folletti a una decisione, e dato che, come avevo origliato da Mandrake tempo prima, la loro intelligenza è pari a quella di una mattonella, si lanciarono contro il lupo, ma prima che alcuni lo potessero raggiungere, la signorina Jones estrasse una pistola e sparò due colpi che colpirono altri due folletti facendoli esplodere, mentre gli altri vennero sbranati in modo più o meno violento da Revanos, mentre io me ne stavo inginocchiato in un angolo con le mani sulle orecchie: non volevo questo! Non volevo nulla di questo!
Quando il trambusto terminò, Revanos tornò il giovane che era fino a qualche istante prima e si avvicinò a me aiutandomi ad alzarmi. Quindi ci affrettammo a percorrere il resto della strada e una volta dentro, chiusi a chiave la porta e tutte le finestre.
Entrammo dunque nella mia camera e chiusi la finestra anche lì, per appoggiare di qua e di là amuleti d’argento e altre cose metalliche.

“Evans…stai iniziando a spaventarmi: tutto questo argento è davvero necessario?” chiese Revanos con una nota di preoccupazione: essendo un jinn non si trovava a suo agio in mezzo a tutta quella sostanza potenzialmente letale per lui, ma volevo essere sicuro al 200% di non essere spiato. Chiamatemi paranoico, io preferisco definirmi cauto. Per completare il tutto chiesi a Revanos di estendere una cappa insonorizzante e iniziammo a confrontare i nostri ritrovamenti.
  
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