Prima scena
Worthington, esterno dormitorio
Musica: "Say goodnight not goodbye" di Beth Nielsen Chapman
Vediamo un taxi giallo fermarsi davanti ai dormitori della Worthington.
Affacciato al finestrino c’è un ragazzo biondo che guarda la
struttura dell’università chiedendosi se avesse fatto la cosa
giusta ad arrivare fin li. Pagò il taxista e scese col borsone in spalla
dirigendosi nel famoso dormitorio ormai da lui conosciuto in lungo e in largo.
Salì le scale sorridendo al solo pensiero di rivederla, lasciando
passare studenti troppo impegnati a ripassare per guardare dove mettevano i
piedi, svoltò l’angolo e si fermò nel corridoio di colpo.
Era come paralizzato e tutto l’entusiasmo che si portava dentro per
quella sorpresa era sparito a ciò che gli si presentò davanti.
Joey era appoggiata alla porta della sua stanza mentre baciava selvaggiamente
un tizio dai capelli castani poco più alto di lei che aveva inoltrato la
mano sotto la camicetta di lei. La sua Joey, a Dawson crollò il mondo
addosso. Nonostante avesse già assistito a scene del genere tra la sua
anima gemella e il suo migliore amico e avesse sofferto di più di
vederla tra le braccia di un altro, non riuscì a capacitarsene che la
sua Joey frequentasse un estraneo proprio mentre lui era tornato da lei. Non
poteva crederci, ogni volta che uno dei due era pronto per una storia
l’altro non lo era e questo si ripeteva sempre. Come nei suoi peggiori
incubi, Joey si fermò per un attimo senza fiato e lo guarda stupita con
un sorriso.
Joey: Buongiorno Dawson.
Lui non ci capiva più niente, voleva seguire il suo istinto e fuggire
via da li via da tutto ciò che lo stava facendo soffrire. Come se non
bastasse il ragazzo si voltò verso di lui, era Pacey che gli sorrideva
come ai vecchi tempi. Tornò a baciarle il collo per poi tornare a
guardare l’amico con occhiata interrogativa mentre continuava a
giocherellare con le dita con gli angoli stropicciati della camicetta di Joey.
Pacey: Dawson! (gli si avvicinano sempre continuando a sorridere)
Joey: E’ ora, tra poco deve partire.
Pacey: (scuote le spalle dell’amico) Si svegli signor Leery!
Dawson rimane frastornato mentre Pacey continuava a scuoterlo finché non
vide tutto nero e riuscì ad aprire gli occhi intontito. Girò il
volto stropicciandoli e accorgendosi felicemente che era ancora
all’aeroporto e che Kelly, l’hostess, era accanto a se per cercare
di svegliarlo.
Kelly: Signor Leery si svegli, le squilla il cellulare.
Dawson: Come? Oh (si tasta il taschino della camicia ed estrae fuori il
cellulare guardando con espressione interrogativa il display, mettendosi
sull’attenti rispose ansiosamente)…pronto? Cosa?
(l’espressione diventa preoccupata e si alza di scatto) Arrivo!
Kelly: Cos’è successo? (lo guarda stranita mentre Dawson prende il
borsone)
Dawson: (si volta di scatto verso la ragazza) A che ora parte la coincidenza
New York - Capeside?
Kelly: L’aereo per New York parte tra dieci minuti…se si sbriga
riesce ancora a prenderlo. (ma ormai stava parlando da sola visto che Dawson
era già sparito nel nulla correndo)
Sigla
Seconda scena
New York, casa Lindley
Musica: “Don’t speak” dei No Doubt
Jen entra in cucina sbadigliando e stropicciandosi gli occhi ancora assonnata.
Si blocca appena vede sua madre armeggiare tra i fornelli mentre preparava le
frittelle. Helen le sorrise continuando a dedicarsi al cibo mentre Jen si
avvicina alla credenza, prende un tazza riempiendola di caffè e si siede
al tavolo guardando la madre dietro alla tazza.
Jen: E tu cosa ci fai li? Dov’è Jack?
Helen: Preparo la tua colazione non si vede? Comunque Jack è uscito
presto stamattina ma non indossava la solita tuta per fare jogging…forse
aveva un appuntamento.
Jen: Non lo hai mai fatto in vita tua…(gesticola con la mano verso la
madre) intendo cucinare, perché iniziare proprio adesso?
Helen: Perché no? È compito di ogni madre sfamare i propri figli.
Jen: Non ho più cinque anni, sono cresciuta. (fa un mezzo sorriso e beve
un sorso di caffè)
Helen: Me ne sono accorta troppo tardi…ti va del pane tostato con del
bacon e un succo di frutta? Quel caffè non ti fa bene. (spegne il
fornello e mette le ultime frittelle nel piatto)
Jen: La nonna…(fa un sorriso al ricordo del primo periodo mentre abitava
con Grames) a me basta solo una tazza di caffè per tirarmi su, non
mangio molto a colazione e poi non eri tu quella che metteva a dieta tutti?
Helen: Un tempo, adesso le cose sono cambiate radicalmente e tuo padre non
c’è più. Se ti fossi stata più vicina queste cose le
avrei sapute invece ti ho spedita da tua nonna e sei cresciuta con lei, mia
madre sa tutto e questo m’infastidisce.
Jen: Ormai quello che è stato è stato, ora siamo di nuovo tu ed
io.
Helen: Forse è stato meglio così, se saresti rimasta a vivere con
noi non saresti mai diventata quella che sei e che tutti amano. E questo
è grazie ad un tuo madornale errore.
Jen: (le va di traverso il caffè e tossisce poi torna a fissarla quasi
con ira) Cosa? Non dare tutte le colpe a me se ero diventata una quindicenne
sballata…prima di giudicare fatti un esame di coscienza che anche per
colpa vostra sono dovuta entrare persino in terapia. (si alza di scatto facendo
cadere indietro la sedia, la rimette su sbuffando e va verso il lavandino a
buttare via il caffè, si accorge di alcune macchie schizzate sulla
maglietta e inizia ad inumidirla spazientita per cercare di toglierla)
Helen: Frequentavi persone sbagliate e ti sei fatta influenzare dai loro modi.
È ovvio che non…
Jen: Oh non dirlo! (scuote la testa e si gira di scatto verso la madre
continuando a far scorrere l’acqua) Non dire nemmeno per scherzo che non
dovevate nemmeno sorprendervi quando mi avete beccata a letto con Billy! Non ci
posso credere, sono passati quasi sette anni e tu mi stai ancora accusando di
essere stata una puttana drogata all’età di quindicenni? Cristo
santo cos’erano allora tutte quelle belle frasi che mi hai detto prima?
Fumo negli occhi?
Helen: Sto solo dicendo che non eri una ragazzina normale. Hai fatto soffrire
me e tuo padre in un modo assurdo…Theo continuava ancora a vederti a
letto con quello e ha dovuto prendersi una vacanza. (si toglie nervosamente il
grembiule e lo appende)
Jen: Sveglia mamma! Il tuo caro Theo si è preso quella vacanza non per
colpa mia….io gli ho offerto la scusa di andarsene su un vassoio
d’argento ma lui aveva già preparato i biglietti una settimana
prima. (Helen la guarda stupita) Si mamma, biglietti! Due per Majorca e stai
sicura che l’altro non era di certo per te!
Helen: Cosa stai insinuando Jennifer? Come ti permetti di dire una cosa del
genere su tuo padre? (la schiaffeggia per poi rimanerne scioccata e se ne
sentì in colpa)
Jen: (la guarda stupita e con occhi accusatori portandosi una mano alla guancia
violata) A lui sono sempre piaciute giovani e vitali, ci ha persino provato con
la mia amica Joey…l’ho visto con i miei occhi. Prima che succedesse
tutto quello, quando dovevamo andare dalla nonna a Capeside per le feste lui
è voluto rimanere a casa, io ho fatto tante di quelle storie
affinché tu mi facessi tornare a casa e tu acconsentisti solo perché
ti disturbavo…sono tornata a casa ma ho trovato papà a letto con
la figlia di quelli che abitavano sopra di noi, era la mia babysitter da
piccola e di certo troppo piccola per papà. Ma lui la voleva e ha
continuato a gironzolarle dietro finché non è riuscito a
portarsela a letto e io li ho beccati e so che lui quella notte mi ha visto. Il
tuo Theo non è quell’esemplare perfetto che tu credevi di aver
sposato…è solo un uomo con tutti i vizi possibili. Credevo che
fossi cambiata ma mi sbagliavo, mi porti ancora tutto quel rancore…quando
capirai che ormai è tutto passato? (esce dalla cucina infuriata
lasciando sola Helen che non riusciva a muoversi)
Terza scena
New York, panchina di un parco
Musica: “Rock your body” di Justin Timberlake
Cj: Questo è tutto. Stavamo bene insieme e adesso è tutto finito
come se niente fosse.
Jack: Adesso capisco meglio lo strano comportamento di Jen…me lo aveva
spiegato a grandi linee e non era entrata nei dettagli. Mi dispiace Cj.
Cj: Non puoi farle cambiare idea?
Jack: Stiamo parlando di Jen non di chissà chi…neppure io
riuscirei a farle cambiare idea e poi è sempre meglio non mettersi in
mezzo tra una coppia.
Cj: Parlale…
Jack: Mi piacevate come coppia, sul serio, ma è inutile insistere con
lei se ha preso una decisione come questa. Rassegnati e cerca un’altra
ragazza.
Cj: Come se fosse facile, sono ancora innamorato di lei.
Jack: Cj non devi essere arrabbiato con lei per questo. Conosco bene Jen e so
con certezza che vorrebbe che tu svoltassi pagina senza rancori contro di
lei…ti ha voluto molto bene ma non è facile per lei amare, ha
paura di farlo…ha paura di rapportarsi con le altre persone, per questo
ha scelto un gay come migliore amico. Non c’è nessuna
complicazione sessuale o altro tra noi.
Cj: Ha paura di cedere all’amore.
Jack: Già…guarda lo strano rapporto che ha con i genitori,
è la conferma di tutto quello che ti ho detto. La sua principale paura
deriva da loro, persino con sua nonna agli inizi ha avuto un rapporto
turbolento…è stato grazie a Grames che ha iniziato a cambiare e la
sua malattia l’ha messa a confronto con le sue paure
peggiori…perdere le persone che ami.
Cj: Lo so ma non può andare avanti così…se non cede o si
espone non potrà mai sapere se ne vale la pena…non potrà
essere felice se si nasconde dietro la scusa del cancro di Grames.
Jack: Se n’è accorta pure lei finalmente…dobbiamo
ringraziare mia sorella Andie per averla svegliata un po’. Speriamo solo
che Jen ce la metta tutta.
Cj: Su una cosa ha ragione…nonostante tutto lei non mi ha mai amato
veramente e forse neppure io. Credo sia così…allora perché
sento questo vuoto dentro di me?
Jack: Mi dispiace ma non si decide chi amare…succede e basta e magari
della persona che nemmeno immaginavi poter provare quel sentimento.
Cj: Mi dispiace Jack per come è finita con David.
Jack: Succede…
Cj: Ne ha sofferto molto…l’ultima volta che l’ho sentito
stava ancora a Boston per dare un esame, è molto impegnato.
Jack: Immagino ma dopotutto non è previsto nel contratto di
“separazione” che chi ha lasciato sia in obbligo di richiamare
l’altro. È meglio così.
Cj: E’ diventato testardo e per i primi tempi si rifiutava di
uscire…figurati che non si avvicinava all’Hells Kitchen per paura
che ci fossi tu.
Jack: Può tirare un sospiro di sollievo, rimarrò ancora per molto
a New York…forse per anni. Può andare dovunque lui voglia.
Cj: Pure a New York?
Jack: Cosa centra New York adesso? Lui è qui?
Cj: Forse…non sono la sua segretaria privata .
Jack: Cj!
Cj: Aveva detto che voleva venire a visitare un amico…non ha specificato
la data però, magari è già venuto e se n’è
andato nel giro di quattro ore senza nemmeno che lo sapessi dopotutto New York
è grande.
Jack: Grazie tante Cj e pensare che stavo provando pena per te. Che amico!
Cj: Io sono solo il messaggero, non ero nemmeno tenuto a dirtelo. Sapeva che
ero diretto qui, ma la sua presenza in fin dei conti non era un segreto per
nessuno…a parte te.
La scena sfuma con l’occhiataccia di Jack a Cj che si stringeva nelle
spalle non sapendo cosa dire
Quarta scena
Capeside, Bed and Breakfast Potter
Musica: “Love is all around” di Wet wet wet
Alex: Uffa mi sto annoiando! (mette i gomiti sul tavolo e appoggia la testa tra
le mani sbuffando)
Andie: Dovresti allargare le tue amicizie, a quest’ora non saresti qui
con me a giocare a scacchi. (muove un pedone soddisfatta della sua mossa)
Alex: Ti ho proposto di giocare a nascondino ma tu hai rifiutato.
Andie: Non ho più l’età per giocare a certi giochi e poi
sarebbe stato meglio che ci fossero più di due partecipanti. Non
continuare a seguire le orme dei solitari Potter.
Alex: Non è colpa mia se la maggior parte dei maschi della mia
età è stupida…tenti di iniziare un discorso e tutto va a
monte perché la conversazione si fa inutile e vuota.
Andie: (lo guarda quasi con diffidenza) Mi sembra di sentire tua zia Joey e la
cosa mi spaventa un po’ visto che hai ancora sette anni. Perché
non giochi con Lily?
Alex: Lei è ancora troppo piccola e mi sta attaccata come una ventosa,
non mi lascia stare in pace un secondo e poi è ossessionata dal cinema.
Andie: Ti credo suo fratello diventerà presto uno dei più famosi
registi in circolazione! Comunque dovresti essere un po’ più
gentile con Lily, lei ti vuole bene e state crescendo insieme.
Alex: Anch’io le voglio bene, è come se fosse la mia sorellina
minore ma è piccola e se me la porto dietro gli altri mi prenderanno in
giro a vita.
Andie: Sopportali e fai finta di niente, prima o poi si stancheranno e
prenderanno di mira qualcun altro. E poi è sempre meglio difendere Lily
che dar retta a quei mocciosi con il latte ancora alla bocca che non ti sono
nemmeno amici…altrimenti sarebbero qui con te. Scacco matto.
Alex: Uffa questo non vale! Mi hai distratto con tutti quei discorsi.
Andie: La prima regola per chiunque giochi a scacchi è non perdere mai
la concentrazione, nemmeno se l’avversario tenta di distrarti con parole
e, se sei astuto,cerca di fare lo stesso. Hai fatto i compiti?
Alex: Sembri mia madre! Si, li ho fatti appena tornato a casa. Adesso cosa
facciamo?
Andie: Che ne dici se ti porto alla sala giochi?
Alex: Non sopporto i videogames e tutti quei pupazzetti che puoi
vincere…è roba da bambini!
Andie: Già e tu non sei certo un bambino (sorride)…Cosa ti
piacerebbe fare?
Alex: Disegnare…da quando zia Joey è partita uso i suoi colori e
le sue tele bianche. È divertente disegnare come la zia. Quando torna la
mamma?
Andie: Tra un po’…ricordati che voleva qualche ora libera tutta per
se ed è per questo che mi ha chiesto di stare con te.
Alex: Non sono più un bambino!
Andie: Anche se non sembra sei stato molto tempo con Joey, ti ha
contagiato…sei la sua copia sputata, potrei definirti il suo piccolo
clone.
La porta della cucina si apre ed entrano Pacey e Bessie nascosti dai sacchetti
della spesa. Li appoggiano sul bancone mentre Pacey chiude la porta con un
leggero calcio e aiuta la donna a mettere a posto il cibo in frigorifero,
mentre Alex s’intrufola tra loro in ricerca dei suoi cereali preferiti.
Andie: Finalmente sei tornata, tuo figlio era diventato impaziente.
Bessie: Grazie di aver badato a lui, ti ha creato problemi?
Andie: No, assolutamente nessuno…era come parlare a Joey. E tu cosa ci
fai qui? Non sapevo che avevamo un appuntamento. (si volta verso Pacey con
sguardo interrogativo)
Pacey: Piacere di vederti McPhee come sempre. Ho incrociato Bessie al market e
ho deciso di fare l’ennesima follia oggi visto che oggi il Leery’s
Fresh Fish apre solo la sera.
Andie: Quale follia?
Pacey: Se vai a cambiarti e indossi qualcosa di più comodo molto presto
lo saprai.
Andie: Witter che intenzioni hai? L’ultima volta mi hai portata a New
York…oggi cosa farai?
Pacey: McPhee ti porterei persino sulla luna ma il mio stipendio non me lo
permetterebbe. Fidati e vatti a cambiare, non metterci troppo potrei anche non
esserci più se ci impieghi troppo.
Andie: Spiritoso Witter! (sale nella camera di Joey mentre Pacey continua a
guardarla salire con un sorriso in volto)
Quinta scena
Strada per Capeside, pullman
Musica: “Juliette” di Venessa Daou
Vediamo Dawson guardare preoccupato dal finestrino del pullman senza nemmeno
accorgersi del panorama che gli stava passando davanti. Improvvisamente prese
in mano il cellulare e compose un numero, aspettando nervosamente che qualcuno
venisse a rispondergli il prima possibile. Dopo i primi cinque squilli,
pensò che non ci fosse nessuno e stava per chiudere quando finalmente
una voce trafelata andò a rispondere.
Bessie: Bed and Breakfast Potter pronto?
Dawson: Ciao Bessie sono Dawson.
Bessie: Dawson finalmente! Dove sei?
Dawson: Tra un’ora sarò a Capeside. Cos’è successo di
preciso?
Bessie: Non volevo allarmarti, scusa per la chiamata ma tua madre non voleva
che tu sapessi niente e io continuavo a preoccuparmi.
Dawson: (fa un gesto di stizza contro il finestrino) Il dottore cos’ha
detto?
Bessie: Che è depressione e ha aggiunto che ha avuto un calo di
pressione per questo è svenuta. Negli ultimi tempi si mostrava serena
con tutti ma so che si nascondeva spesso piangendo nello stanzino delle
conserve…sembrava che parlasse da sola.
Dawson: Ho paura di sapere con chi stesse parlando.
Bessie: Tuo padre Dawson e questo mi sembrerebbe normale nei primi mesi ma
adesso sono passati quasi due anni. Si è tenuta tutto dentro per poi
scoppiare adesso, nel modo peggiore per la sua psiche.
Dawson: C’è qualcosa che si può fare?
Bessie: Hanno consigliato di mandarla in terapia ma lei si rifiutava e non
potevamo costringerla. Forse tu riuscirai a convincerla che è la cosa
migliore, bisogna pensare anche a Lily.
Dawson: Come sta la bambina?
Bessie: Si è accorta che qualcosa non andava, è sveglia. Non
voglio pensare al peggio ma Lily c’è di mezzo e più vostra
madre sta male pi la bambina ne risentirà.
Dawson: Resterò a Capeside, è ora che mi dedichi a loro. Sono
stato egoista per troppo tempo e non posso continuare ad esserlo quando la mia
famiglia ha più bisogno di me. Grazie di tutto Bessie, senza il tuo
aiuto sarei perso.
Bessie: Ci conosciamo da sempre Dawson, è il minimo che posso fare per
la vostra famiglia. Lei ha bisogno di aiuto e tu sei l’unico che in questo
momento può darglielo.
Dawson: Ok. Ci vediamo presto Bessie e non dirle nulla finché non sono
arrivato a Capeside.
Bessie: Come vuoi, qui ti aspettiamo tutti!
Dawson: Già…a dopo Bessie e salutami Bodie e Alex. Ciao.
Bessie: Ciao.
Dawson chiude la conversazione accorgendosi solo allora che una lacrima gli
bagnava il viso. Infastidito l’asciugò subito e sospirando
provò a richiamare Joey per l’ennesima volta in quelle ore ma il
cellulare dell’amica era ancora spento. rimise il cellulare nel taschino
e appoggiò la fronte contro il finestrino angosciato e chiuse gli occhi
dalla stanchezza mentre aveva una gran voglia di piangere. La scena sfuma.
Sesta scena
New York, tavoli esterni bar
Musica: “Sere nere” di Tiziano Ferro
Vediamo Jack intento a leggere le sue solite e-mail mattutine sul suo pc
portatile. Bevve un sorso di caffè e aprì la prima.
From: DawsonLeery@usc.edu.net
To: jackmcphee@bbcollege.edu.net
Object: Non ho un minuto libero nemmeno per respirare
Ciao Jack, scusa se ti rispondo adesso ma stanno succedendo molte cose e tutte
molto in fretta. Non sai quanto vorrei prendermi una lunga vacanza da tutto
quello che mi circonda. Allontanarmi da tutti e tutto come se niente fosse
infischiandomene delle responsabilità. Adesso devo proprio lasciarti, la
prossima volta ti spiegherò tutto se ne esco vivo questa settimana. Un
abbraccio a Jen e alla nonna da parte mia. A presto
Dawson
Sorrise alla solita frettolosa e-mail che l’amico gli mandava. Era sempre
così con lui, tutto di corsa perché il suo mondo correva
più di lui e Dawson doveva rincorrere quel sogno di una vita prima di
perderlo visto che adesso era in quell’ambiente. Bevve un altro sorso di
caffè e decise di rispondere più tardi all’amico per
concentrarsi sull’e-mail successiva di Joey.
From: joeypotter@worthington.edu.net
To: jackmcphee@bbcollege.edu.net
Object: Eddie è tornato
Arriverà il giorno in cui la gente mi lascerà in pace? Se lo sai
dimmelo che me lo segno sul calendario con un bel cerchio rosso! Audrey
è sempre più strana ma insostituibile, non so cosa farei senza di
lei qui a Boston. Hanno soppiantato Emma con uno mezzo spagnolo che è
pure impertinente e provocatore, ha sempre la risposta pronta appena fiato
soltanto…è seccante ma cerco di tenerlo a bada. Audrey dice che
è molto carino e che può anche essere il tuo tipo ma spiacente di
deluderti in anticipo: non è gay. Eddie…Eddie sbuca sempre dal
nulla quando meno te lo aspetti. Visto che sei più sveglio di me credo
tu possa immaginarne il motivo. Come al solito io cercavo di illudermi con la
storiella che mi ha propinato inizialmente. Mi chiedo che fine ha fatto la
vecchia Joey Potter, ormai non mi riconosco più. L’altro giorno ho
intravisto di sfuggita David che partiva…come stanno ora le cose tra voi
due? Visto che non mi hai più parlato di lui ne ho dedotto che avete
reciso completamente i contatti. Non fare errori di cui potrai pentirtene Jack,
dammi retta lo so per esperienza. Mi chiedo se a Jen hanno amputato le mani o
se è completamente presa dal ritorno di Cj per scrivermi. Hai saputo
niente di quello che la perseguita? E la nonna come sta? Ho sentito che adesso
Andie è a Capeside con Pacey…sono felice che sia tornata. Ora devo
scappare a lezione. Mi mancate tutti. Con affetto.
Joey
P.s. Audrey vi saluta e da un bacio particolare alla nonna…e dice a Jen
di fare tutto quello che lei farebbe con Cj…questa ragazza è matta
:P
Jack si mise a ridere leggendo il post scriptum dell’amica e finì
di bere il suo caffè ormai freddo. Il suo sguardo fu attratto da due
ragazzi che si erano fermati nella strada opposta di fronte al fioraio e uno di
loro lo stava fissando come se vedesse un fantasma. Jack non lo riconobbe
subito, ma il ragazzo attraversò la strada dirigendosi verso di lui e
man mano che la distanza diminuiva a Jack vennero quasi i brividi intuendo che
si trattava di David.
David: Ciao.
Jack: David!
David: Non sei sorpreso di vedermi.
Jack: Nemmeno tu. Cj non è sempre una tomba dopo le proprie delusioni
amorose.
David: Allora Jen lo ha rifiutato…sospettavo che andasse a finire
così ma non sono riuscito a fermarlo. Mi ha detto che vi siete
trasferiti entrambi a New York.
Jack: Infatti. Cosa ci fai tu qui?
David: Sono venuto a trovare un vecchio amico che abita da queste parti.
Jack: (guarda dietro di David e vede il ragazzo che, guardandolo con sospetto,
si stava avvicinando ovviamente a loro infastidito) Lui?
David: No, lui è Robert.
Robert: (è ormai dietro di David e gli si affianca sorridendo e
intimando sottilmente con lo sguardo a Jack di starsene da parte) Il suo
ragazzo, piacere. E tu?
Jack: Jack, un suo vecchio amico. (si stringono la mano quasi con astio
trattenuto ma sempre continuando a sorridere affabili l’uno verso
l’altro)
Robert: Strano, David non mi ha mai parlato di te ma dopotutto devo scoprire
ancora molte cose su di lui, sai siamo ancora nella fase del rapporto quando
ogni scusa è buona a nascondersi solo per fare sesso.
David: (arrossisce lievemente e fa un colpo di tosse quasi a voler soffocarsi
con la sua stessa saliva) Robert è meglio andare o faremo tardi.
Robert: Come vuoi caro, ciao Jack. (si allontana un po’ da loro quel
tanto che basta per sentirli scambiarsi gli ultimi saluti)
Jack: Robert. (gli fa un mezzo cenno con la testa volendo scomparire da
quell’assurda situazione)
David: Mi dispiace che la prima volta che ci incontriamo le nostre strade si
separino ancora, forse un giorno…
Jack: Non credo David, buona fortuna.
David: Anche a te. Ciao.
David e Robert sono ormai lontani mentre Jack sussurra addio e torna a guardare
l’e-mail di Joey. decise di risponderle subito per rivolgersi
all’amica sempre più demoralizzato mentre le sue dita scorrevano
velocemente sulla tastiera dando sfogo a quell’urlo che sentiva dentro.
Un urlo al quale non aveva dato mai voce negli ultimi mesi.
Settima scena
Boston, Hell’s Kitchen
Musica: “My immortal” degli Evanescence
Vediamo Joey con un vassoio in mano a servire delle birre ad un tavolo. Sorrise
ai clienti e andò a sparecchiare un tavolo poco distante e
controllò delusa la povera mancia che le avevano riservato. Sospirando
dalla stanchezza, mise i soldi in tasca e finì di sparecchiare.
Improvvisamente qualcuno la prese di spalle chiudendole gli occhi, riconobbe
subito chi era e sorrise felice scuotendo la testa quel poco che riuscì.
Audrey: Indovina chi è?
Joey: La mia coinquilina che a quest’ora dovrebbe essere a una di quelle
costose lezione?
Audrey: Non sei divertente! (le toglie le mani dagli occhi e Joey si volta
verso l’amica che le mette davanti un pacchetto incartato) Questo
è per te! Buon compleanno coniglietto. (l’abbraccia)
Joey: Audrey non dovevi!
Audrey: Si che dovevo! Chiudi il becco e scarta il regalo…quell’antipatica
della cassiera non ha voluto farlo ed è per quello che il pacchetto
è conciato in quel modo.
Joey: Non fa niente…
Audrey: Su adesso aprilo! (Joey inizia a scartare il regalo finché non
trovò una guida turistica della Francia e un biglietto per Parigi. Joey
rimane disorientata dal regalo e guarda interrogativa l’amica)
Joey: E questo cosa significa?
Audrey: Significa che non ti ho mai visto così felice e nostalgica da
quando hai lasciato Parigi e quel biglietto, ancora non datato, è tutto
tuo per tornarci il più presto. E ovviamente ne ho preso uno anche per
me, così ti farò compagnia nella città degli
innamorati…non sono mai stata in Europa.
Joey: Audrey non so che dire…grazie! (l’abbraccia felice)
Audrey: Di nulla coniglietto. Ti ha già chiamata qualcuno?
Joey: Jack me li ha mandati per e-mail e Bessie mi ha chiamata stamattina, gli
altri non si sono fatti sentire ma non fa niente.
Lucas: Potter non ti pago per chiacchierare ma per lavorare! Cosa stai
combinando? (si fionda su di loro con lo sguardo severo rivolto a Joey)
Joey: Stavo prendendo cinque minuti di pausa, è d’obbligo
prenderla per un lavoratore! Dovresti controllare la legge.
Lucas: Credevo che l’avevi presa dieci minuti fa!
Joey: Non ero in pausa, nel mio contratto di lavoro mantenere dei buoni
rapporti con la clientela è fondamentale altrimenti nel tuo prezioso
localino non ci verrà più nessuno.
Lucas: Rimettiti al lavoro e subito!
Joey: Ma cosa ti prende? Ti è andata buca con la biondina di ieri?
(Lucas a guarda male)
Audrey: Hey tu, lascia in pace la mia amica. Oggi è il suo compleanno!
Lucas: E tu chi saresti? Il difensore degli oppressi?
Audrey: Hey! Come ti permetti?
Joey: Adesso basta. Audrey ti prego calmati e va via…ci vediamo
più tardi al dormitorio. Vai! (Audrey sbuffa inviperita e segue il
consiglio dell’amica)
Lucas: Una festa di compleanno? Perché non mi avete invitato? Avrei
portato anche la torta! (va nel retro del locale)
Joey: Smettila! (lo segue con la guida in mano finché non lo vede fermo
a sbattere un pugno sul muro per sfogarsi) Cos’hai?
Lucas: Niente! Leggi questo. (le porge una lettera che Joey inizia a leggere
preoccupata)
Joey: Vogliono chiudere l’Hells Kitchen…ma non possono farlo! E noi
che faremo?
Lucas: Secondo te gliene frega a qualcuno dei dipendenti che ci lavorano?
Maledizione!
Joey: Non si può fare qualcosa? Se andassimo a parlare con…
Lucas: Con chi Joey? Chi ci ascolterebbe? Siamo solo una vocina tra un immenso
mondo di leoni che ruggiscono. Scusa per prima, non volevo aggredirti così
ma non sapevo che fare.
Joey: E ti sei sfogato contro me e la mia amica naturalmente. Sarai fortunato
se riuscirò a farla calmare, potresti rischiare grosso con lei se
è ancora incavolata con te. (lo guarda con la coda dell’occhio)
Lucas: (finalmente le sorride e la guarda grato) Dovrei guardarmi le spalle
allora…mi daresti una mano? (le porge la mano)
Joey: (sorride annuendo e gli prende la mano tra la sua) Certo capo. Conta pure
su di me. (la scena sfuma sulle loro mani unite)
Ottava scena
Capecode, spiaggia
Musica: “Everything I do it for you” di Bryan Adams
Vediamo Pacey spegnere il motore e scendere mentre osserva divertito
l’espressione incredula e felice di Andie che era scesa di corsa in
spiaggia a guardare il panorama incurante della leggera brezza di mare che li
circondava. Si tolse il casco e raggiunse l’amica da dietro cercando di
farla spaventare ma non ci riuscì suo malgrado perché Andie lo
sorprese girandosi di colpo saltellando per abbracciarlo forte.
Andie: Pacey ti adoro!
Pacey: Calma McPhee!
Andie: (gli sorride e gli bacia una guancia per poi staccarsi
dall’abbraccio e voltarsi verso il mare) Sei un uomo dalle mille
risorse…lei sa con chi si è messa?
Pacey: Credo di si ma potresti domandarglielo tu…lei lo sa? (si guardano
sorridendo con complicità)
Andie: Cavolo Pacey, le tue sorprese mi spiazzano sempre…perché ci
siamo lasciati quattro anni fa?
Pacey: Se non ricordo male tu sei andata a letto con quel tizio e io mi sono
innamorato della più improbabile ragazza al mondo adatta a
me…credo si possa riassumere tutto così.
Andie: E mi ero fatta perdere l’occasione con Will a causa tua…sei
difficile da dimenticare, peggio dell’acne giovanile da mandar via.
Pacey: Lo so dolcezza, queste parole sono musica per le mie orecchie. (fa il
segno di un pugnale nel cuore che cerca di tirar via con dolore ed Andie ride
spingendolo da parte)
Andie: Non montarti la testa Witter!
Pacey: Questo è niente dopo tutte le cattiverie che hai detto sulla mia
moto…hai offeso black e non credo che ti perdonerà facilmente dopo
aver intaccato la sua dignità motociclistica.
Andie: Pacey ha due ruote e un motore, è solo una maledetta moto e per
di più neanche tanto bella e poi tu guidi come un pazzo. Sono sorpresa
che Doug non ti abbia ancora fermato…so che lo farebbe con estremo
piacere se gliene dai l’occasione.
Pacey: Ma non succederà in questo globo terrestre nei prossimi dieci
anni. Mi ha già fermato un casino di volte per vari motivi e se non
ricordi bene ho pure passato una notte in cella in sua compagnia. No grazie,
un’esperienza da non rivivere te lo assicuro. E comunque non ripetere
quelle assurdità su black altrimenti non ci sali più e dovrai
farti l’autostop per il ritorno bellezza.
Andie: Quanto sei gentile! Ma non dovevi lavorare oggi?
Pacey: Non ricordi? Il ristorante di sabato apre solo di sera e si da il caso
che ho ancora cinque ore libere da passare in tua compagnia, non farmene
pentire McPhee!
Andie: Ok capo. Fatti dire una cosa però, qualunque cosa
succederà sono felice che tu sia rientrato nella mia vita
all’improvviso.
Pacey: (le sorride) Anch’io McPhee.
Andie: E adesso che facciamo?
Pacey: Credevo fossi un pozzo di idee in ogni situazione.
Andie: (sorride) Prova a prendermi Witter! (scappa correndo mentre Pacey
sorride e la rincorre a perdifiato per tutta la spiaggia. La scena sfuma)
Nona scena
New York, casa Lindley
Musica: “The art of losing” di American Hi Fi
Troviamo Jack sul divano intento a giocare con la playstation mentre Jen entra
in casa distrutta. Vede l’amico e si butta letteralmente sul divano
accanto a lui facendogli perdere la partita. Jen sorride e Jack borbotta
infastidito spegnendo lo schermo della televisione e fermando il gioco. Sbuffa
e si volta verso l’amica guardandola con la coda dell’occhio
facendo il finto offeso e Jen lo imita finché nessuno dei due riesce a
reggere il gioco più a lungo e iniziano a ridere. Jack le mette un
braccio intorno alle spalle e la stringe a se facendole posare la testa sul suo
torace ancora scosso dalle risa.
Jen: Come mai sei uscito così presto stamattina? So che non avevi
lezione.
Jack: Adesso controlli pure i miei orari scolastici Sherlock Holmes? Avevo una
mezza idea di fare jogging come sempre.
Jen: Ma è rimasta solo un’idea perché non ti ho visto in
tenuta da corsa…e per l’esattezza mia madre non ti ha visto
così. Sputa il rospo, chi era?
Jack: Nessuno.
Jen: Dai…(si allunga di più verso l’amico e lo guarda in
faccia maliziosa) il gelataio? O quello carino all’emporio qui sotto? Su
Jack, non puoi tenere un segreto come questo con me!
Jack: Nessuno che ti farebbe piacere sapere.
Jen: (lo guarda attentamente e capisce di chi sta parlando e diventa subito
seria) Perché ti sei incontrato con lui? Cosa voleva?
Jack: Jen voleva solo sfogarsi e poi oggi non è la giornata giusta per
un terzo grado. (fa una smorfia)
Jen: Cos’è successo a parte confabulare alle mie spalle con il mio
ex e fare comunella con lui contro di me la tua migliore amica?
Jack: (si alza nervoso) David è a New York.
Jen: Cosa? (si alza anche lei stupita) David?! (segue l’amico mentre va
in cucina) Quel David…il tuo David?
Jack: Conosci altri David? Comunque non è più il mio David da
tempo…adesso sta con un certo Robert, uno spocchioso e velenoso con la
puzza sotto il naso che minaccia chiunque voglia portarglielo via. Come fa a
stare con uno del genere?
Jen: Forse ha cambiato gusti e gli serve uno che lo tratti così…
Jack: Non lo trattava male…in fin dei conti era solo geloso.
Jen: Mi dispiace Jack, a me piaceva David ma se ha fatto una fine simile
è stato meglio per voi mollarvi.
Jack: E’ stato imbarazzante l’incontro…ero al solito bar a
rispondere alle e-mail di Dawson e Joey quando alzo lo sguardo e mi trovo quasi
faccia a faccia con David che ovviamente si è avvicinato. Non l’ho
riconosciuto subito…incrocio il suo sguardo un po’ sorpreso di
incontrarmi in quel modo e poi compare Robert al suo fianco come se fosse la
sua ombra. Era strano…non soffrivo a vederli insieme, non avevo
più quel macigno che mi pesava sul petto ma mi sentivo triste. Non perché
ci volevo essere io al posto di Robert ma perché lui ha trovato qualcuno
che nonostante tutto sta con lui…che tiene così tanto a lui da
marcare i suoi territori con possibili avversari…non so se mi sono
spiegato.
Jen: Ti capisco…nonostante mi stavo immaginando un cane che fa
pipì (si sorridono tristemente). Hai nostalgia di un rapporto di coppia
e non vorresti condividerlo con uno qualsiasi ma con la persona giusta. Lo
vorrei anch’io Jack e forse un giorno lo troveremo, bisogna solo pazientare
e cercare ogni tanto…ma credo che quando meno te lo aspetti te lo
troverai davanti.
Jack: Spero che l’attesa non duri tanto. (apre il frigorifero e ne tira
fuori una scatola di aranciata e, confortato dall’assenza di Helen, la
beve dal contenitore)
Jen: Accontentati di me per il momento! (gli va vicina e lo abbraccia da
dietro)
Jack: (le accarezza un braccio sorridendo e volta la testa verso di lei
guardandola con la coda dell’occhio) E’ quello che cerco di fare ma
tu non hai gli attributi giusti, mi dispiace.
Jen: Dispiace più a me Jack, fidati. Saremmo una coppia perfetta se tu
non fossi gay.
Jack: (alza le spalle impotente continuando a sorridere) Così è
la vita…e poi se fossi etero non faremmo tutte le cose che facciamo
insieme e specialmente non saremmo i confidenti l’uno dell’altra.
Mi mancherebbero i nostri pigiama party.
Jen: Oppure le chiacchierate sui divi più carini del
momento…oppure su problemi familiari, quelli sono quelli più
discussi.
Jack: (si scioglie dall’abbraccio e si volta verso di lei preoccupato e
con aria interrogativa) Hai di nuovo litigato con Helen?
Jen: (scuote la testa) Non ora Jack ti prego, ho solo bisogno che tu mi
abbracci. Ti prego. (lo guarda triste e Jack l’abbraccia forte mentre Jen
inizia a piangere. La scena sfuma)
Decima scena
Worthington, biblioteca
Musica: “Torn” di Natalie Imbruglia
Audrey: Che noia! (sbuffa)
Joey: Ti sei accorta che siamo in una biblioteca e che solitamente non si viene
qui per bere e ballare?
Audrey: Peccato, sarebbe bello.
Joey: Perché sei qui? È l’ultimo posto dove tutti ti
cercherebbero.
Audrey: Avevo la giornata libera dopo le due ore di letteratura moderna di
stamattina (fa una smorfia) e mi stavo annoiando da sola al dormitorio.
Joey: Non hai migliorato di molto la situazione.
Audrey: Cavolo quanti ragazzi sprecati!
Joey: Ti consiglio di parlare a bassa voce prima che qualcuno ti sbatta fuori.
Audrey: Ho notato che stanotte te ne sei andata.
Joey: Dovevo scusarmi col mio nuovo capo…Eddie lo ha messo ko ieri sera.
Audrey: Ma ti attraggono così tanto gli uomini violenti? Capisco che
hanno un certo fascino misterioso ma…
Joey: Dawson non è violento!
Audrey: Certo, l’ultima speranza dell’isola che non
c’è…ma se quello che mi hanno detto è vero, Dawson ha
messo due volte ko Pacey per stupidaggini e una volta Jack per averti
baciata…avrei voluto proprio vederlo fare a botte per te con Pacey.
Joey: Ma non è successo e non succederà mai.
Audrey: Come trovi il tuo capo? Carino? Per me lo è da quel che ho visto
anche se troppo litigioso e aggressivo per i miei gusti…ma decisamente
carino, perché vedi questa è l’unica risposta che mi viene
in mente per capire perché sei andata da lui stanotte e ci sei rimasta
fino all’una e mezza a far cosa non lo so, ma non puoi tenermi
all’oscuro di questo. Su avanti Joey, confessa.
Joey: Non abbiamo fatto niente! Audrey cosa stai pensando? Mi sono scusata e
quell’impertinente in risposta mi ha fatto sgobbare a posto suo con la
contabilità del locale. Divertimento garantito! (fa una smorfia tornando
sul libro che stava leggendo mentre le persone intorno a loro fanno segno di
silenzio e Joey vorrebbe sprofondare sentendosi a disagio)
Audrey: Joey mi deludi! Ti sei accorta di quanto carino sia Lucas?
Perché lo sminuisci così? Se fossi in te lo inchioderei
all’angolo e gli strapperei i vestiti di dosso.
Joey: (imbarazzata arrossisce mentre gli altri le sgridano con lo sguardo)
Audrey, ti prego siamo in biblioteca!
Audrey: Va bene…riprenderemo il discorso più tardi. Oh mio dio!
Quello è il tipo giusto da legare al letto e non farlo uscire dalla
stanza per settimane! (guarda alle spalle di Joey con un sorriso di cupidigia)
Joey si volta incuriosita seguendo lo sguardo dell’amica e scorge un uomo
chino su una ragazza a spiegarle animatamente qualcosa. Joey lo guardò
attentamente e concordò mentalmente con l’amica, era davvero un
bell’uomo biondo e con familiari occhi magnetici, gli stessi occhi che
incrociarono i suoi appena si accorse di essere osservato e le sorrise. Joey
imbarazzata arrossì e torno a consultare il suo libre mettendosi
nervosamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio, Audrey se ne
accorse a mala pena troppo interessata a gustarsi la sua visuale.
Joey: Audrey smettila di fissarlo in quel modo, è maleducazione. Ma non
pensi proprio ad altro che al sesso tu?
Audrey: Certo ai ragazzi e quello merita qualsiasi lode!
Joey: Audrey! Potrà avere dieci anni più di te!
Audrey: E allora? L’età non conta…specialmente per
divertirsi. Oddio sta per venire qui!
Joey: Cosa? (alza lo sguardo di scatto ansiosa mentre un ombra dietro di se le
oscurava il libro, si volta leggermente e incrocia di nuovo quello sguardo)
Dan: Ciao.
Audrey: (tira un calcio sotto il tavolo a Joey per farla riprendere e continua
a sorridere all’uomo) Ciao. Io sono Audrey e tu? Te lo ha mai detto
nessuno che sei carino?
Dan: (sorride divertito) Piacere io sono Dan. E tu? (si volta verso Joey
fissandola negli occhi e mettendola leggermente in imbarazzo)
Joey: Joey…Joey Potter.
Dan: Piacere Joey Potter. Ti serve aiuto? (le indica il libro)
Audrey: Joey non ha mai bisogno di aiuto nello studio, è una cima in
tutte le materie. Se vuoi puoi aiutare me.
Dan: Certo potrei.
Joey: Oppure potresti liberarmi della sua presenza così riuscirò
a finire di studiare prima del test. (le fa una smorfia)
Audrey: Spiritosa come al solito coniglietto!
Dan: Se vi serve aiuto chiamatemi pure io sono di là. Ciao. (sorride di
nuovo a Joey e si allontana seguito dal suo sguardo, Audrey le tira un altro
calcio)
Joey: Ahi! Audrey ma sei impazzita!
Audrey: C’è Eddie che sta puntando dritto verso di noi!
Joey: Cosa? Da quando è li? (prende la borsa)
Audrey: Non lo so ma sta di fatto che ti ha visto e continua a fissarti. Su
alzati, cerco di distrarlo e guardarti le spalle ma adesso corri.
Joey: Perché lo fai? (si alza e la guarda)
Audrey: Perché ti voglio bene e so che adesso non lo vuoi vedere,
è ancora presto e hai bisogno di tempo per decidere. Vai coniglietto e
sbrigati.
Joey: Grazie Audrey. (le sorride ed esce quasi di corsa dalla biblioteca mentre
Audrey si era piazzata davanti ad Eddie per bloccargli la strada. La scena
sfuma sullo sguardo confuso di Eddie che guarda la schiena di Joey svoltare
l’angolo)
Undicesima scena
Capeside, casa Leery
Musica: “Take a bow” Madonna
Dawson entra di corsa a casa preoccupato e molla il borsone sulla soglia
controllando il pianterreno. Non si accorse della bambina dai capelli biondi
che gli veniva incontro felice finché non gli saltò addosso
urlando il suo nome felice.
Lily: Dawson sei tornato!
Dawson: Ciao tesoro come stai? (l’abbraccia per poi scostarsi e
sorriderle accarezzandole dolcemente i capelli)
Lily: Bene, mi sei mancato.
Dawson: Lo so e mi dispiace, ma stai sicura che staremo insieme più
spesso ora. Dov’è la mamma?
Lily: Dorme ma prima piangeva, adesso è in camera sua.
Dawson: Che ne dici di andare per un po’ da Bessie al Bed and Breakfast?
Giocherai con Alexander.
Lily: Lui non mi vuole intorno. Dice che sono piccola.
Dawson: Non tanto piccola e poi Alex ti vuole bene. Tra un po’ ti porto
da Bessie, ora rimani un po’ qui sul divano mentre vado su a salutare la
mamma.
La solleva e la fa sedere sul divano dandole un buffetto sulla guancia e poi
sale le scale dandosi il coraggio che non aveva, lo stesso coraggio che tentava
di mostrare dopo la morte del padre. Sospira ed entra nella camera della madre.
Era buia e a stento riuscì a trovare il letto prima d’inciampare
per terra, si avvicinò alla finestra e tirò le tende per far
entrare quel sole che mancava da molto in quella stanza. Quei rumori fecero
socchiudere gli occhi arrossati e gonfi di Gale mentre cercava di coprirsi da
quella fastidiosa luce.
Gale: Abbi pietà e chiudi quelle tende Bessie.
Dawson: Non sono Bessie e no, non chiuderò quelle tende.
Gale: (spalanca sorpresa gli occhi guardando felice ma triste il figlio che le
stava davanti e gli si buttò tra le braccia) Dawson! Oh mio dio sei
qui…perché? Non devi saltare i corsi
all’università…e poi non avevi un progetto tra le mani da
realizzare? È per quello che sei fuggito di corsa a Los Angeles
accorciando le vacanze.
Dawson: (fa un mezzo sorriso) Una domanda per volta! Si ero a Los Angeles per
quel progetto…e seguo ancora le lezioni ma adesso sono tornato, ho preso
un time out da tutto e da tutti almeno per un po’ non preoccuparti.
Gale: (si stacca dall’abbraccio e lo guarda stupita e sospettosa)
Perché?
Dawson: Per stare insieme a te e a Lily, non ci vediamo da tanto tempo.
Gale: E’ stata Bessie! È una cara ragazza ma non doveva dirtelo
per farti preoccupare, non ho niente sto bene.
Dawson: Era preoccupata per te e a quanto ho visto adesso ha tutta le ragioni
per esserlo. Bessie ha fatto bene a chiamarmi.
Gale: Ma io sto bene…non sono mai stata meglio nella mia vita!
Dawson: Non stai bene mamma. Questa è depressione ed è una
malattia abbastanza grave da non sottovalutare nonostante quello che dice la
gente. Devi essere curata, entrare in terapia.
Gale: Non sono malata io…
Dawson: Guarda in faccia la realtà e sii sincera. Prima lo accetterai
meglio sarà per te, per tutti noi.
Gale: (cede e inizia a piangere sprofondando nel letto) Mi manca…era
tutta la mia vita, cosa farò senza di lui?
Dawson: Hai noi, me e Lily e hai ancora una vita da vivere.
Gale: Senza di lui sono vuota…(Dawson l’abbraccia mentre una
lacrima gli riga il volto finché non cede pure lui e si mette a
piangere. La scena sfuma)
Dodicesima
scena
Capecode, spiaggia
Musica: “Always” di Bon Jovi
Vediamo Andie e Pacey seduti sulla spiaggia in silenzio a guardare il mare
davanti a loro persi nei loro pensieri. Andie ha la testa posata sulle
ginocchia che racchiude tra le braccia, mentre Pacey ha il gomito appoggiato al
ginocchio mentre con l’altra mano giocherellava con la spiaggia fredda.
Entrambi pensavano all’estate appena trascorsa insieme e ormai finita,
che lasciava il posto sconsolata ai ritorni a casa e alla lontananza di quei
luoghi lontani che li avevano uniti di nuovo. Andie si voltò verso Pacey
e si mise ad osservarlo attentamente, scrutando nei minimi dettagli ogni
cambiamento del suo primo amore. Era cambiato in quegli anni, era diventato
maturo e responsabile e sembrava quasi non accorgersi lui in prima persona di
questi cambiamenti che lo differivano dal giovane Pacey. Era affezionata a quel
bel viso, amava ogni sua espressione ogni suo gesto in fondo lui non era mai
cambiato veramente. Specialmente il suo sguardo completamente perso tra le onde
del mare e da quella strana estate che li aveva uniti. Pacey si accorse del suo
sguardo e si voltò a fissarla dolcemente sorridendole, alza una mano e
le accarezza il viso mentre lei continua a guardarlo quasi con tristezza
accarezzandogli quella mano gentile.
Andie: Quanto tempo è passato?
Pacey: Troppo anche per me. Vorrei tornare indietro di due mesi, sembra tutto
cambiato qui.
Andie: Anche noi, ma non cambierei mai questi momenti da sola con te per nulla
al mondo.
Pacey: (sorride addolcendo gli occhi) Neanch’io McPhee.
L’atmosfera si fece magica e rimasero loro due con il mare da sfondo. Una
leggera brezza scompigliò i capelli di Andie, i loro occhi erano
incollati l’uno all’altra e i loro ricordi emersero dal nulla. Lui
avvicinò il viso al suo cercando la sua meta sempre guardandola negli
occhi finché non si accostò così tanto da chiuderli ed
Andie fece lo stesso allungandosi verso di lui. Le bocche si avvicinarono quasi
a sfiorarsi ma Andie corrugò la fronte riprendendosi e si
allontanò facendo aprire gli occhi a Pacey che la guardò confuso
ma anche leggermente sollevato da quel gesto.
Andie: Scusa.
Pacey: Non devi scusarti con me.
Andie: Avrei voluto veramente baciarti ma non potevo e non potevi tu, lo sappiamo
entrambi. (scuote la testa dispiaciuta)
Pacey: Hai ragione, non potevamo. Abbiamo bisogno di tempo.
Andie abbassò lo sguardo imbarazzata di aver sbagliato e Pacey si
protese a baciarle dolcemente la fronte. Andie lo guardò e sorrise
riconoscente stringendosi nelle spalle e tornò a guardare pensierosa il
mare. Pacey sospirò e fece lo stesso.
Tredicesima scena
Worthington, ufficio prof. Hetson
Musica: “Nobody’s wife” di Anouk
Joey entra di corna nell’ufficio del professor Hetson chiudendo la porta
dietro di se senza nemmeno guardare se la stanza fosse vuota. Tirò un
sospiro di sollievo sentendo fuori dei passi che facevano dietro front e si
girò sorridendo finché non si accorse delle due persone che la
stavano guardando incuriosite.
Hetson: Signorina Potter non credevo di mancarle così tanto
affinché lei potesse pedinarmi.
Joey rimane bloccata non riuscendo a rispondere per la prima volta continuando
a fissare l’altro uomo altrettanto stupito di vederla.
Dan: Joey…(le sorride)
Hetson: (li guarda un po’ seccato) Intuisco che avete già fatto
conoscenza…come al solito ti fai sempre riconoscere Dan.
Dan: Ci siamo conosciuti in biblioteca prima e comunque è obbligo di
ogni insegnante conoscere tutti gli studenti del college.
Hetson: Il solito professor Williams! Ecco perché sei molto popolare tra
gli studenti.
Joey: Professore?
Hetson: Non le hai detto chi sei veramente? Mi deludi amico.
Dan: Ci siamo conosciti in circostanze particolari e poi non sapevo che fosse
una tua allieva.
Hetson: Invece lo è e sarà anche una tua allieva. La definiscono
una delle migliori allieve degli ultimi anni anche se devo ancora capire il
perché.
Joey: Noto che il suo senso dell’umorismo non cambia mai professore.
Hetson: E’ un piacere per me saperlo. Lui è il professor Daniel
Williams il nuovo professore di lettere che sostituirà il posto che un
tempo era di un certo Wilder. Credo che fosse il suo professore se non sbaglio
signorina Potter.
Joey: Si…quindi le voci del ritorno del professor Wilder erano false.
Hetson: Mi sembra delusa. Il rettore gli ha di nuovo offerto la cattedra ma lui
ha rifiutato perché sta scrivendo un libro e vuole dedicarsi solo a
quello.
Dan: Buon per me. Finalmente ho di nuovo un lavoro.
Hetson: E ringrazia me per aver messo quelle buone parole con il rettore.
Dan: Piuttosto dovrei ringraziare la tua noi, senza di me non ti saresti
divertito.
Joey: (continua a spostare lo sguardo dall’uno all’altro) Siete
amici?
Hetson: Si signorina so tutto io, ci conosciamo da anni. Andavamo allo stesso
college…lui il dongiovanni secchione io lo scapestrato che combinava
guai. Che belli i vecchi tempi.
Dan: Solo che tu sei rimasto lo stesso di allora.
Hetson: Senti chi parla, hai ancora uno stuolo di ragazze che ti corrono
dietro…peccato che ti sei tolto l’orecchino.
Joey: L’orecchino?
Hetson: Signorina Potter ma dove vive? Specificando che non siamo ultra
ottantenni si usava molto l’orecchino ai nostri tempi.
Dan: Ricordo che era segno di ribellione è per questo che lo porti
ancora?
Joey: (guarda Hetson) Come mai non mi sorprende questa notizia? Comunque non vi
ho mai visti insieme.
Hetson: Da quando ha iniziato ad interessarsi alla mia vita privata? Adesso ci
vedrà spesso insieme. Dan è il padrino di Harley.
Dan: Avevamo una cosa in comune però, detestavamo tua moglie.
Hetson: E’ per questo che è durata poco…
Joey: Capisco di più il comportamento di Harley adesso.
Hetson: Harley è ancora una bambina, cambierà.
Dan: Non è più una bambina, quando te ne accorgerai?
Hetson: Spero non quando inizierà ad avere una cotta per te. Non
c’è ragazza nel giro di un miglio che non ti viene dietro!
È anche quel tuo fascino francese.
Joey: Francese?
Dan: Si da parte di madre. Sei mai stata a Parigi? (si guardano perdendosi
nello sguardo dell’altro. La scena sfuma)
Quattordicesima scena
Capeside, ristorante Leery
Musica: “From my head to my heart” di Evan e Jaron
Vediamo Pacey controllare il gusto della salsa preparata dal nuovo apprendista
che aveva preso Gale. Dopo averla assaggiata si voltò verso il ragazzo
un po’ timido e gli diede le direttive giuste per eseguire il compito
affidatogli nel migliore dei modi. Si allontanò per andare a tagliare il
sedano quando improvvisamente si aprì la porta che divideva la cucina
dalla sala e comparve Dawson col viso stanco e un mezzo sorriso. Pacey
mollò il coltello, si pulì le mani nel grembiule e sorridendo
andò ad abbracciare l’amico di una vita che non vedeva da mesi.
Dawson: Ciao.
Pacey: Allora è vero quello che ho sentito dire, sei tornato a casa!
(gli indica due sedie poco distanti e i due amici si siedono)
Dawson: Le cose non vanno bene come sembrano.
Pacey: Tua madre?
Dawson: Già, cerca di nascondere la depressione dopo la morte di mio
padre e questa chiusura al mondo esterno la fa star male ancora di più.
Pacey: Mi dispiace Dawson, avevo notato che era cambiata e che fingeva ma mi
sentivo inutile. Ho provato a starle accanto da quando sei partito…poi
sono partito anch’io e il tempo era sempre poco e lei metteva barriere
difensive per nascondersi dietro a finti sorrisi di serenità,. Mi
dispiace di non esserci riuscito Dawson.
Dawson: Non è facile starle dietro ma grazie comunque del tuo aiuto. Mi
ha chiesto cosa farà senza di lui e io stavo male solo a sentirla.
Pacey: E’ naturale, lui era tuo padre e quello che ha successo ha
sconvolto tutti…ma tua madre ha ancora te e Lily e pure questo ristorante
che senza di lei può andare in malora.
Dawson: Ho paura che m’incolpi per la sua morte.
Pacey: Non dire stupidate! Tu non hai nessuna colpa e lei lo sa bene,
ricordatelo sempre. Lo hai detto agli altri?
Dawson: No, non mi sembrava il caso di coinvolgerli…
Pacey: Amico siamo come una grande famiglia, ricordati che prima o poi lo
sapranno comunque.
Dawson:…Lo so…ma se per altri intendi dire la famosa ragazza di
molte dispute tra noi, ancora lei non lo sa. (scuote la testa sorridendo
tristemente) Ho provato a chiamarla ma aveva sempre il cellulare staccato,
proverò più tardi sperando in un po’ di fortuna.
Pacey: Ah…credevo foste più assidui nel contattarvi. (sorride
malizioso)
Dawson: Lo siamo…a parte inconvenienti. Voi due vi siete sentiti?
Pacey: Come? Non lo sai? E tutte quelle chiamate?
Dawson: Ti abbiamo menzionato una sola volta per sapere come fosse andata a
finire tra noi. Come mai non…
Pacey: Troppi impegni o dimenticanze. (taglia corto alzandosi per continuare a
tagliare il sedano di prima per fare l’indifferente) Andie è
tornata.
Dawson: Non lo sapevo, sono felice. (sorride veramente per la prima volta) Dove
sta adesso?
Pacey: Al Bed and Breakfast da Bessie e Bodie.
Dawson: Voi…avete un’altra possibilità…(lo guarda
sornione)
Qualcuno apre la porta di scatto e la frase rimane in sospeso mentre i due
ragazzi guardano imbarazzati la nuova venuta.
Andie: Chi è che ha un’altra possibilità?
La scena sfuma sui volti impacciati di Dawson e Pacey.
Quindicesima scena
New York, ospedale
Musica: “Fields of gold” di Eva Cassidy
Jen è seduta in sala d’aspetto con in mano un bicchiere di
caffè mentre si guarda le scarpe pensierosa ed in ansia. Il suo sguardo
viene attirato dal rumore familiari di un paio di tacchi che si avvicinavano,
non alzò lo sguardo nemmeno quando le si sedette di fianco. Fece un
mezzo sorriso di derisione e scosse la testa infastidita dal quel forte profumo
che si era messa.
Jen: Perché sei qua?
Helen: Sono solo venuta a vedere come sta mia madre, non preoccuparti.
Jen: Ah già, adesso è diventata tua madre tutto in un colpo, ma
dov’eri negli ultimi sei anni? O anche prima? A parte qualche rarissima
visita di poche ore non ti sei mai interessata molto della sua vita, Helen
Lindley si preoccupa solo di Helen Lindley e basta il resto del mondo non
esiste.
Helen: Se ti fa comodo pensarlo fai pure, non sono qui a obbligarti di pensarla
come me.
Jen: Balle sono tutte balle mamma e tu lo sai meglio di me.
Improvvisamente sbucò dall’angolo il dottore della nonna con una
cartelletta in mano e l’espressione stanca. Appena le vede si avvicina a
loro, Jen lo guarda in ansia e si alza subito andandogli incontro. Helen sente
che qualcosa non va e segue la figlia allarmata.
Helen: Cos’è successo?
Jen: Come sta adesso? (guarda il dottore ignorando la madre)
Dottore: Adesso sta finalmente riposando, oggi è stata più dura
del solito.
Helen: Jen cos’è successo?
Jen: La nonna si è sentita male durante la terapia di oggi.
Dottore: Signora Lindley adesso non c’è più da
preoccuparsi, le cose sono tornate alla normalità. Sua madre sta bene.
Helen: Oddio! Jen perché non me lo hai detto prima?
Jen: Forse perché ero talmente preoccupata per lei da ricordarmi di
avvertirti o magari perché non volevo parlare con te.
Dottore: Scusate, è meglio che vi lasci sole. Vi terrò informate
se succederà qualcosa.
Jen: Grazie mille dottore. Rimarrò qui fino alla fine dell’orario
di visite…dovrebbe venire anche Jack.
Dottore: Ma certo, può rimanere quanto vuole informerò
l’infermiera di turno. Non si stanchi però Jennifer non le fa
bene. A presto. (sorride per il commiato e s’inoltra nel corridoio)
Helen: Me lo avresti detto?
Jen: Non mi chiamo Helen Lindley. Te lo avrei detto prima o poi.
Helen: Prima o poi? Lei è mia madre!
Jen: E mia nonna e per quanto ne so tu non ci sei stata per lei quanto lei
c’è stata per te. Ha persino accettato l’improvviso arrivo
della scapestrata nipote di New York senza dire nulla…abbiamo risolto
qualsiasi incomprensione tra di noi e abbiamo sempre vissuto bene insieme
mentre tu e papà vi allontanavate sempre di più
dall’esiliata e dall’anziana donna puritana.
Helen: Glielo avevamo chiesto e lei…
Jen: No, non glielo avevate chiesto ma imposto e nonostante la sua forza di
carattere lei non si è rifiutata di accontentarvi. Basta! Non ne voglio
più parlare tanto è inutile discutere con te, tu non superi il
passato ma continui a sguazzarci dentro perché è impossibile per
te dimenticare e perdonare. Si vede che non hai passato tanto tempo con la
nonna. (fa una smorfia butta il caffè e torna a sedersi)
Helen: (sospira e guarda desolata la figlia per poi sedersi di nuovo al suo
fianco) Lo sapevo.
Jen: (la guarda di scatto confusa) Cosa?
Helen: Di tuo padre intendo. Sapevo delle sue continue scappatelle con ragazze
più giovani ma facevo finta di niente perché non potevo farci
nulla. Per questo rimanevo sempre poco a casa per cercare di non vedere
l’ovvietà della situazione e bevevo molto per cercare di
dimenticare, ma la realtà era ancora quella non cambiava di una virgola.
Mi dispiace di essermi sempre comportata così con te e con mia madre ma
ormai sembrava quasi irrecuperabile il nostro rapporto, fortunatamente adesso
ho avuto una possibilità con voi e non vorrei sprecarla in stupide
discussioni sul passato.
Jen: Sei stata tu ad iniziare…non mi hai ancora perdonato niente. (torna
a guardarsi le scarpe scuotendo la testa tristemente)
Helen: Jen ti ho già perdonato e molto tempo fa, ma non ho mai perdonato
me stessa per quello che ti ho fatto. Puoi perdonarmi? (la guarda in faccia
supplichevole prendendole le mani nelle sue)
Jen: (guarda le mani unite e poi sposta lo sguardo sulla madre e una lacrima le
scorre sul viso) Ti avevo perdonato anni fa grazie alla nonna. Credevo non mi
volessi più.
Helen: Io ti voglio Jen tu sei mia figlia e ti voglio bene. Scusami. (Helen
inizia a piangere e Jen l’abbraccia con gli occhi umidi. La scena sfuma
sul volto triste di Jen)
Sedicesima scena
Capeside, ristorante Leery
Musica: "Crush" di Jennifer Paige
La scena riprende da dove l’avevamo lasciata con Pacey e Dawson che si
guardano impacciati per poi guardare il viso solare e divertito di Andie.
Dawson: Andie bentornata! (si alza in piedi per abbracciarla con affetto)
Andie: Sono felice di rivederti, adesso posso dire di aver rivisto tutti. (si
scioglie dall’abbraccio sorridendo)
Dawson: Perché?
Pacey: Siamo andati a New York a trovare Jen Jack e la nonna.
Dawson: Allora ti manca solo di conoscere Audrey…e di rivedere Joey.
Andie: (scambia uno sguardo strano con Pacey del quale Dawson se ne accorse
incuriosito) Oh già dimenticavo Joey! Prima o poi rivedrò pure
lei.
Dawson: E’ ancora a Boston…forse tra poco tornerà a
Capeside.
Andie: Come mai?
Dawson: (scambia uno sguardo con Pacey e quest’ultimo risponde con
l’espressione del “te lo avevo detto” stringendosi nelle
spalle e continuando a sbucciare verdura) Mia madre soffre di depressione.
Pacey: E’ tornato per aiutarla e stare anche con Lily.
Andie: Capisco e so personalmente cosa vuol dire soffrire di
depressione…non lo augurerei a nessuno, mi dispiace Dawson e mi dispiace
anche per…
Dawson: Non dirlo nemmeno, lo so. (le sorride)
Andie: Era una persona straordinaria.
Pacey: Il padre che desideravo avere…da piccolo mi sentivo veramente a
casa solo quando mi rifugiavo da voi, siete sempre stati la mia famiglia. Se
avevo avuto degli scontri con mio padre i tuoi genitori con una sola parola
sapevano come risollevarmi il morale, li definirei unici.
Dawson: Anche per noi è lo stesso (sorride tristemente all’amico),
eravamo come fratelli tu Joey ed io…
Andie: Già fratelli che si baciavano e si scambiavano la stessa ragazza
che doveva essere la “sorella” litigando tra loro per lei. Bel
trio. (ride maliziosa)
Pacey: Dimmi McPhee, sei venuta a rovinarci l’atmosfera da finti uomini
duri o sei venuta per altro? Stai rovinando i ricordi di una vita!
Andie: Entrambi siete stati in tutti i sensi con Joey se non sbaglio. (continua
a guardarli con malizia)
Dawson: (guarda Pacey in modo interrogativo) Come riuscivi a stare con lei?
Pacey: Sniffavo dalla mattina alla sera ricordandomi che era l’unica
ragazza che mi filava all’epoca. (ride alla smorfia della ragazza)
Andie: Bravo Witter, ricordatelo sempre.
Pacey: Spiacente di deluderti McPhee, ora sono un sex simbol!
Dawson: (annuisce divertito) Gli hanno persino offerto di fare un calendario
nudo!
Pacey: Ma poi ho dovuto rifiutare, Gale mi reclamava nella sua cucina.
Andie: (guarda Dawson indicando Pacey) Da quando è diventato un sex
simbol?
Dawson: Da quando si è messo con Joey (fa un mezzo sorriso al ricordo di
come si era sentito durante il sogno di quella mattina)…poi ne ha
cambiate una marea, sicuramente quest’estate avrà fatto faville!
Pacey: (punta il coltello nella direzione di Andie) Dovresti chiederlo a lei
visto che abbiamo passato insieme l’estate.
Dawson: Insieme? (passa lo sguardo sorpreso dall’una all’altro)
Andie: Si di nuovo insieme…è stata una bella estate la nostra
piena d’imprevisti e sorprese a non finire. (scambia un sorriso
d’intesa con Pacey e la scena sfuma sul viso sorridente di Dawson)
Diciassettesima scena
Capeside, casa Witter
Musica: “Everywhere” di Michelle Branch
Vediamo Pacey e Doug in piedi nel corridoio di casa Witter proprio vicino
all’entrata del salotto a sorseggiare una birra.
Pacey: (ha un’espressione contrariata) Capisco che sono in debito con te
per molte ragioni Doug, ma non capisco perché mi costringi a questa
tortura. Cosa ti ho fatto di male? (beve)
Doug: Sono i nostri genitori Pacey e se te lo sei dimenticato è venuta
persino nostra sorella Paige.
Pacey: Si e ha portato persino quei tre marmocchi casinisti per torturarci.
Abbi pietà almeno tu e fammi tornare a casa.
Doug: Assolutamente no Pacey anche se per la cronaca quella è casa mia.
E poi devo ricordarti che la mamma ci vuole tutti insieme per tirare su di
morale Kerry perché il suo matrimonio sta andando male? Piuttosto di
continuare a lamentarti vai in cucina ad aiutare la mamma con la cena…è
sempre stata un eccellente cuoca ma non ho mai avuto il coraggio di dirle che
il suo polpettone lascia molto a desiderare.
Pacey: (beve) Vai a dirglielo tu, io in quella cucina non entro! L’ultima
volta che ho cercato di dare consigli culinari mi ha guardato come se fossi un
marziano poi ha tentato di nascondere la pietà con quel mezzo sorriso
solo per assecondarmi come se fossi uno scemo e mi ha cacciato dicendo che la
cucina non è un posto per uomini. Non voglio ricevere un’altra
offesa simile dalla mia genitrice, da una donna che non fa altro che cucinare e
badare alla casa da tutta una vita e che non sa di cosa sta parlando. (beve)
Doug: Devi capire che per la mamma fare la casalinga è un dono del cielo
ed è ovvio che…
Pacey: Dono del cielo? Non è per niente ovvio Doug! Da quando lavoro dai
Leery non ha mai assaggiato un mio piatto, non è nemmeno entrata al
ristorante anche solo per salutarmi e vedere come me la cavo. Se non esistevo
era meglio, sarebbero stati soddisfatti della loro prole…persino di
Gretchen dopotutto.
Doug: Non dire così. (Pacey gli lancia uno sguardo ironico) Va bene,
allora resta qua con me ma calmati e non fare scenate. Oggi non è la
giornata giusta. (beve)
Pacey: (lo guarda) Perché siamo qui? Sento che mi nascondi qualcosa Doug.
Doug: Ti prego Pacey…
Improvvisamente sbucò quasi dal nulla una bimbetta sui cinque anni dai
lunghi capelli castani che si bloccò vedendoli e gettò un urlo
buttandosi tra le braccia di Pacey.
Elisa: Zio Pacey!
Pacey: (sorride abbracciando teneramente la nipotina) Ciao peste. Come stai?
Elisa: Bene. Finalmente sei venuto a salutarci!
Pacey: (guarda il fratello che gli sorride ironico alzando la bottiglia di
birra nella sua direzione) Già, finalmente sono tornato. Come stanno tua
madre e i tuoi fratelli?
Elisa: Benone. Anche se la mamma è un po’ triste e irritabile.
Ciao zio Doug.
Doug: Ciao scoiattolo. (le scompiglia i capelli)
Pacey: Come sta tuo padre?
Doug: Pacey!
Elisa: Papà non lo vedo da una settimana…ha litigato con la mamma.
Pacey: Bene…un buon motivo per dimenticarsi finalmente dei miei guai in
famiglia. Adesso potrei benissimo tornarmene a casa, non serve più la
pecora nera.
Elisa: Che cos’è la pecora nera?
Pacey: Sono io la pecora nera.
Doug: Pacey smettila di dire sciocchezze di fronte alla bambina.
Elisa: La mamma ha detto che ci trasferiremo qui.
Pacey: Come?
Doug: Mi sono dimenticato di dirti che Kerry rimarrà qui a Capeside e
che quindi, a meno che non decida di prendere un appartamento, risiederà
qui.
Pacey: Ottimo, così staremo più insieme di prima visto che camera
mia sarà infestata da marmocchi. Questo mi consola.
Doug: Perché volevi tornare ad abitare qui?
Pacey: Ma sei impazzito? Toglitelo dalla testa fratellone.
Elisa: C’è ancora quell’antipatico di Alex?
Pacey: (scambia uno sguardo ironico col fratello) Si certo che Alex
c’è ancora e ti assicuro che non è antipatico…e poi
c’è Lily, la sorellina di Dawson ricordi? Farai nuove amicizie.
Doug: (sghignazza divertito) E un nuovo triangolo si forma. (sorride a Pacey e
beve un sorso di birra. La scena sfuma sul mezzo sorriso pensieroso di Pacey)
Diciottesima scena
New York, ospedale
Musica: “Baby run” di Jennifer Paige
Vediamo Jen osservare Grames dormire tranquilla nel suo letto incurante del
mondo che la circondava. Si voltò appena Jack entrò nella camera
e le sorrise appollaiandosi vicino a lei.
Jack: Ciao Grace!
Jen: Ciao Will!
Jack: (indica la nonna) Come sta?
Jen: La terapia sta dando i suoi effetti ma è debole e stanca. A volte o
paura che un giorno entrando da quella porta potrei vederla non respirare
più e questo mi terrorizza.
Jack: Ci sono io con te Jen, non ti lascerò mai da sola. (le prende le
mani tra le sue baciandole dolcemente) Sono arrivato ad una conclusione.
Jen: Quale?
Jack: A meno che tu non voglia diventare uomo ho deciso che se la montagna non
va da Maometto, Maometto andrà alla montagna. La mia montagna è
l’amore e sono deciso a trovarlo costi quel che costi.
Jen: E bravo Jack! Finalmente hai deciso di fare il primo passo verso la felicità.
Sono contenta per te.
Jack: Dovresti farti pagare per tutti quei buoni consigli che propini a tutti.
(si guardano e si sorridono)
Jen: Stai pensando che ti verrà il colpo della strega in quella
posizione?
Jack: (annuisce facendo la faccia da cane bastonato) Si, ti prego aiutami.
Jen ride sotto i baffi e si alza aiutando l’amico ad alzarsi in piedi a
massaggiarsi la schiena dolorante. Tutti quei rumori e quelle risate sommesse
fecero svegliare la nonna che li guardò sorridendo a vederli così
uniti e felici. Sembravo due fratelli.
Grames: Non fate nemmeno riposare una donna anziana in pace. Vergogna!
Jen: (lei e Jack la guardarono sorpresi) Nonna! Ti abbiamo svegliata scusa.
Grames: Non importa bambina, mi dovevo svegliare prima o poi.
Jack: Come ti senti nonna?
Grames: Bene figliolo, adesso molto meglio. Di cosa stavate ridendo prima?
Jen: Jack ha finalmente deciso di cercare la sua dolce metà.
Jack: Oh no, la mia dolce metà esiste già e io di certo non la
soppianterò con un’altra. Cerco l’amore con
Grames: Sono felice per te Jack. Hai preso la decisione giusta, vederti da solo
dopo la rottura con David ha reso tutti tristi e tu non eri più lo
stesso.
Jack: Voglio cambiare approccio alla vita, sicuramente ci sarà quello
giusto per me da qualche parte devo solo cercarlo e non rimanere solo mentre la
vita va avanti.
Jen: Questo è da festeggiare.
Jack: Un altro motivo, il primo è che oggi è il compleanno di
Joey ricordi?
Jen: Me ne sono completamente dimenticata! Che sbadata se non ci fossi tu a
ricordarmi le cose non saprei come cavarmela! Spero che non se la
prenderà con me.
Jack: Stai sicura che non se la prenderà…almeno a pensare al
compleanno dell’anno scorso ha avuto altre cose che le passavano per la
testa a causa di Dawson. Magari adesso è con lui a festeggiare.
Grames: Ventun’anni…ragazzi siete diventati grandi e uno nemmeno se
ne accorge del tempo che passa. (guarda la nipote con tenerezza) Jennifer come
va con tua madre?
Jen: Va come sempre…ci siamo chiarite e abbiamo cercato di parlare di noi
e di papà ma la situazione non cambia di molto. Continuava anno dopo
anno a far finta di non vedere le scappatelle di papà con ragazze
più giovani che dopo si è convinta che lui fosse l’uomo perfetto
e impeccabile che sembrava. Continuava ancora a darmi colpe passate.
Jack: Tu sai le cose come stanno Jen…e poi il passato è passato.
Grames: Non è facile per Helen cambiare ma ci sta provando man mano e lo
fa soprattutto per te. Nemmeno speravi che ci offrisse il suo aiuto per trasferirci
qui…diamole tempo e cambierà.
Jen: Già…stamattina ha persino tentato di prepararmi la colazione.
(sorride al ricordo e Jack le mette una mano sulla spalla)
Jack: Bene ci sta provando…ma non mi fido molto ad assaggiare la sua
cucina.
Grames: Jack!
Jen: Se vuoi appena arriviamo a casa ti cucino qualcosa io.
Jack: (la guarda diffidente in tralice) No grazie…sai tale madre tale
figlia e poi ho già assaggiato la tua cucina e ti assicuro che una volta
basta e avanza per tutta la vita!
Jen: Jack! (gli tira un pizzicotto nel braccio mentre lui cerca di sfuggirle
inutilmente ridendo)
Grames: Mi dispiace ammetterlo ma Jack ha ragione, tu non sei portata in cucina
ma in altre cose cara.
Jen: Nonna ti ci metti anche tu?
Jack: Se siamo in due a dirlo ci sarà qualche verità. E tu e
l’amore Jen? Hai perso ogni speranza di trovarlo senza nemmeno provarci?
(la scena sfuma sul viso triste e angosciato di Jen)
Diciannovesima scena
Capeside, stanza di Dawson
Musica: “Winds of change” di The scorpions
Vediamo Dawson sdraiato sul letto con le mani dietro la testa a guardare il
soffitto preoccupato e stanco. Girò il viso verso il comodino e
guardò la foto incorniciata che lo ritraeva con Joey, la sua Joey. Era
stata scattata nel periodo della loro storia e li ritraeva felici e spensierati
senza nemmeno il minimo dubbio che entro pochi mesi sarebbe finita tra loro.
Gli mancavano quei momenti con lei, gli mancava lei specialmente in quel
momento quando aveva più bisogno della sua anima gemella che lo confortasse
con il suo amore. D’impulso prese il cellulare e pregò che lei
rispondesse e appena lo fece sospirò calmo.
Joey: Dawson! (l’inquadratura si divide a metà e vediamo entrambi
seduti a letto a sorridere ascoltando l’altro) Ho appena acceso il
cellulare e ho letto le tue chiamate, scusami se non l’ho fatto prima ma
ho avuto una giornata piena e stressante. Stavo proprio per chiamarti.
Dawson: Joey calmati. Buon compleanno.
Joey: (sorride) Grazie Dawson, te ne sei ricordato.
Dawson: (sorride) Come potrei dimenticarmene? Io e te per sempre ricordi?
Joey: Dopotutto per ogni Dawson ci sarà una Joey.
Dawson: Giusto. Cos’hai avuto di così impegnante oggi?
Joey: Iniziamo con una bella litigata con il mio nuovo capo, cercare di placare
l’ira di Audrey al secondo posto, al terzo c’è la fuga da
Eddie il cacciatore e per ultimo la conoscenza del mio nuovo professore che
è anche il migliore amico di Hetson e con il quale Audrey ci sta
provando. (lo sente sorridere e sospirare e si preoccupa) Dawson cosa
c’è? Cos’è successo?
Dawson: Sono a Capeside. Bessie mi ha chiamato mentre ero all’aeroporto e
mi ha detto che mia madre non stava bene, è svenuta alcune volte e il
medico dice che soffre di depressione. Ovviamente mia madre ha negato ma
bastava guardarla in faccia per capire la verità. Lei ha mentito per un
anno interro sul suo stato di salute per non preoccupare nessuno ma più
faceva così più stava male. Lei ha sottovalutato questa
depressione. Farà del male anche a Lily se si rifiuta di essere aiutata.
Joey: Dawson non lo sapevo! Come ti senti tu?
Dawson: Distrutto e inutile. Per fortuna che c’è Bessie a darmi
una mano mentre Pacey si occupa del ristorante. Non avrei mai creduto che
potesse succedere proprio a lei…parla con lui.
Joey: Parla con tuo padre?
Dawson: Si come se lui fosse ancora vivo. Vorrei veramente che lo fosse per
dire che non ci sono più problemi ma ormai è passato un anno e
lei sembra ancora aspettare il suo ritorno da un momento all’altro. Non
può occuparsi da sola di Lily in queste condizioni…ho deciso di
rimanere a Capeside per un po’, forse mollo tutto e torno in definitiva
dalla mia famiglia che ha bisogno di me.
Joey: Vengo appena posso Dawson, non ti lascerò da solo ad affrontare
questi problemi. Domani prenderò il primo treno e…
Dawson: No Joey, non puoi mollare tutto per venire qui…non voglio che tu
lo faccia. Resta a Boston. Ho bisogno della tua forza e del tuo appoggio ma non
me lo perdonerei mai se tu venissi qui.
Joey: Dawson ma io devo venire! Ricordi io e te per sempre? Non mi puoi
chiedere questo!
Dawson: E’ l’unica cosa che ti chiedo invece. Ti prego Joey.
Joey: Dawson io non…
Dawson: Joey sei la mia migliore amica ti prego fallo per me.
Joey: (momento di silenzio vediamo il Joey chiudere gli occhi sofferente per
poi mettersi una mano nella fronte) Va bene, rimarrò a Boston…ma
fammi sapere come vanno le cose. Non voglio prometterti una cosa che detesto
fare, è contro i miei principi ma se è questo che tu vuoi lo
farò.
Dawson: Grazie Joey. Ti terrò costantemente informata non preoccuparti.
Joey: lo spero ma le preoccupazioni rimangono. Buonanotte Dawson.
Dawson: Buonanotte Joey.
Entrambi riattaccano il cellulare e rimangono ad osservarlo ancora scossi per
alcuni secondi. Si girano verso i rispettivi comodini, Dawson prende tra le
mani la foto di lui e Joey insieme mentre quest’ultima si accorge di una
lettera vicino alla lampada indirizzata a lei senza mittente. La prende tra le
mani e apre la busta con aria interrogativa e legge il biglietto sorridendo.
L’inquadratura si sposta sulle frasi scritte: “Tanti auguri Joey,
non me ne sono dimenticato…non posso dimenticarmi di te. Porto Parigi
ancora nel cuore. Mi manchi. Tuo anonimo corteggiatore”. Joey
passò una mano sul foglio con nostalgia finché il suo sguardo non
si spostò sul dono di Dawson e il suo sorriso svanì.