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Autore: Aesir    05/05/2011    0 recensioni
[Aliens/Predator]
Racconto che si svolge nell'universo fantascientifico di Alien e Predator, o rispettivamente come si chiamano xenomorfi e yaut'ja.
La storia segue il film Alien vs Predator, ma va a cancellare i vari Alien seguenti.
La storia comincia con un'oscura profezia.
E' il 2012.
E gli xenomorfi... stanno arrivando...
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Atto Primo
 
PRIMAEVAL
 
“I Cacciatori insegnarono alle Prede l’arte di costruire[…] le Prede si inchinarono alla loro  divinità .”
 
Iscrizione ritrovata su un frammento di lastra nei pressi della Piramide di  Huitzilopochtli, Messico.
 
“I Deboli saranno abbattuti
dalla mano dei Demoni.”
 
Iscrizione ritrovata su un frammento di lastra nei pressi della Piramide di  Huitzilopochtli, Messico.
 

Scena Uno (I): LA CACCIA
 
12.000 anni fa, Nord Europa.
 
Una forma immobile nella tundra eurasiatica.
Non uno spettacolo inusuale.
Ad apparire strana era l’identità della vittima.
I grandi leoni che vivevano nelle caverne, di un terzo più grossi dei loro consimili africani, erano i predatori più feroci in quella parte del mondo.
Ma quell’esemplare non avrebbe più potuto essere feroce con nessuno.
Particelle gelide coprono leggermente il manto biancastro e leggermente maculato e sugli occhi spalancati.
“Crrrrhhh…”
L’aria tremò mentre una forma trasparente si materializzava dove prima c’erano solo turbini di fredda neve.
Lo yaut’ja si chinò ed estrasse la lancia dal corpo della sua vittima.
Ripulì leggermente la punta dell’arma e poi la ripose.
Pose la mano sul capo del felino abbattuto e staccò la testa.
La ripose, in attesa di poterla ripulire con calma.
Si udì uno scricchiolio.
La creatura balzò in piedi, scandagliando l’ambiente con il filtro termico.
 
L’uomo si immobilizzò dietro un albero.
Aveva messo in allerta la presenza.
Egli non sapeva che cosa sia.
Ma nella sua lunga vita di trent’anni aveva imparato che i grandi leoni erano dei nemici invincibili.
Forza naturali alle quali era meglio sottomettersi se volevano qualcosa.
La tua caverna.
La tua preda.
Uno dei tuoi familiari.
Ora aveva visto il leone morire e poi comparire qualcosa tra la neve turbinante.
Qualcosa dove era certo che prima non ci fosse nulla.
Allungò una mano per asciugarla sulle sue rozze vesti di pelle, per poi fregarsi gli occhi.
No, la presenza era ancora lì.
Questo andava oltre la comprensione del cervello dell’uomo.
Si girò per fuggire.
Fu allora che calpestò un bastoncino seminascosto nella neve.
Si girò in preda al panico.
La creatura svanì di nuovo.
Gli occhi brillarono di giallo.
L’uomo corse.
Corse come non aveva mai fatto, come se avesse avuto un branco di mammouth inferociti alle spalle.
All’improvviso una presa fortissima alla gola.
Venne sollevato da terra.
 
Lo yaut’ja osservava la creatura stretta in mano.
Non era particolarmente forte, non avrebbe potuto di certo essere paragonata a quella uccisa prima.
Eppure, l’alieno riconosceva qualcosa, in quell’essere.
Un grosso cervello.
Intelligenza.
Caratteristiche riscontrate prima solo in alcune creature acquatiche di quel mondo.
Ma sapeva che la civiltà più facilmente si sviluppa in animali terrestri.
Avrebbe potuto essere importante.
Avrebbe potuto essere un’altra Preda.
Utile per inseminare i kainde amedha.
“Crrrhh…” lo yaut’ja lasciò andare l’umano, che cadde a terra stringendosi la gola.
Aprì il computer da polso e lo usò per informare l’astronave madre, che attendeva in orbita, della scoperta.
Ma prima…
Si voltò e bloccò il polso della creatura, che stava cercando di colpirlo con un pugnale fatto di selce.
Sentì le ossa spezzarsi sotto la sua presa.
L’uomo urlò.
Sì, erano decisamente bellicosi.
Sfoderò le lame retrattili dal braccio e le piantò nello stomaco della creatura.
Quando questa si piegò in due le usò per staccargli la testa.
Ringhiò, poi sparì, lasciando al proprio posto solo una chiazza d’aria leggermente scintillante.
Scomparve nel turbinare della neve.
Poco dopo, un’astronave si sollevò dal terreno e svanì nel cielo.
Nello spazio infinito
Chissà quante volte gli umani avrebbero alzato gli occhi, sognando di scoprire che cosa ci fosse al di là di quella coltre nera.
E non immaginando neppure che, forse, sarebbe stato meglio non saperlo… 
   
 
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