Ad personam:
Cara Atlantis Lux, grazie della recensione, sempre graditissima. Eh sì, lo so, una lettera del
genere può decisamente stroncare una povera ragazzina; spero che
non faccia lo stesso effetto anche sui lettori.
Del resto, i suoi contenuti erano troppo
importanti, per avere un'idea di come viene gestita la vita di queste ipotetiche
regine, per lasciare che Adariel se li portasse nella tomba; avrei sentito
di aver lasciato un grosso vuoto nella mia ricostruzione.
E' un po' come le spiegazioni di Caleb
e Miriadel a Elyon nel terzo capitolo di Profezie, che forse molte lettrici
hanno sentito come un appesantimento nella contrastata storia d'amore della
reginetta; nella mia ottica, erano la parte più importante del capitolo
per spiegare il ruolo della Luce di Meridian.
Un sentito ringraziamento anche a Silen per la rilettura delle bozze di questa storia. Qualche parola su questo capitolo, decisamente di svolta,
che è ambientato nella notte che ha fatto seguito agli avvenimenti
del capitolo precedente, e nella mattina successiva.
Buona lettura
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Capitolo 21
Meridian addio
Meridian, scalone della torre nordest
Notte fonda. L’interminabile scalone curvo della torre nordest è
rischiarato dalla bioluminescenza del giardino, che traspare attraverso
le finestre smerigliate al punto da rendere superflua qualunque altra illuminazione.
Passi felpati vengono ingigantiti dal silenzio della notte.
Salendo lentamente le scale, Alborn e Miriadel arrivano fino al pianerottolo
dell’appartamento di Phobos, dove, ai lati dell’ingresso sfarzoso, due
guardie stanno sonnecchiando su altrettanti divanetti.
Alborn aggrotta gli occhi: come comandante della Guardia, questo gli
è inaccettabile.
Miriadel, a suo fianco, gli fa capire con un tocco che è meglio
non svegliarli, e lo tira per una manica. Manca ancora solo un piano all’appartamento
della Luce di Meridian.
In quel momento uno dei due soldati apre un occhio, sussulta, e subito
balza in piedi scrollando velocemente il collega.
Scattando sull’attenti, i due salutano percuotendosi il petto.
Alborn non può resistere e li rimprovera con un bisbiglio: “E’
così che si fa la guardia? E proprio davanti all’appartamento del
principe Phobos?”.
“No, signore, scusate”.
“E se lui vi avesse scoperti così?”.
I due si guardano spauriti: essere sorpresi così dal loro comandante
e da sua moglie, notoriamente agente dei Servizi Segreti, fa temere nubi
e pioggia sul loro lavoro.
“Il Principe non usa questa porta da mesi” cerca di discolparsi uno
dei due, “E neanche la piastra di teletrasporto sul pianerottolo”.
“Crediamo che si materializzi direttamente nell’appartamento”
lo sostiene l’altro. “Non sappiamo nemmeno se in questo momento sia dentro”.
Alborn fa cenno di tenere bassa la voce: non è il caso di svegliare
Lui proprio adesso. “Ne parleremo domani”, bisbiglia, poi riprende a salire
le scale.
Percepisce una domanda non espressa di Miriadel: ‘Dove sarà
Phobos adesso?’.
‘Credo nel giardino, o nel laboratorio della torre Nord. Poco fa
la luce lì era accesa. Purtroppo non c’è modo di sbirciare
senza correre rischi. E poi, se si teletrasporta all’interno, neanche le
mie guardie o i sistemi d'allarme possono segnalarlo’.
Al piano di sopra non ci sono soldati. La monumentale porta dell’appartamento
della Luce di Meridian si apre prima che possano bussare, e dall’interno
la silenziosa Galgheita fa cenno di entrare.
Richiusa con cura la porta alle loro spalle, bisbiglia: “Non pensate
mai a chi non volete incontrare!”, e indica i tendoni serrati. Loro capiscono
subito perché: queste grandi porte-finestre sono ben visibili dalla
torre Nord.
Facendo loro strada verso la camera, passano vicino a Lidrienel, profondamente
addormentata su un divano. Galgheita risponde alla loro domanda non espressa:
“Le ho fatto un incantesimo, in modo che nessuno possa poi accusarla di
essere stata nostra complice”.
Nella camera, la regina seduta a letto sembra un po’ più in
forze di come l’hanno lasciata la mattina precedente, e indossa la magica
Corona. Un debole lucore verde sui polsi e sul collo, e soprattutto un
bagliore vagamente esaltato degli occhi, lasciano intuire che cosa abbia
assunto per prepararsi a questo momento.
Sta chiudendo un prezioso cofanetto smaltato con l’insegna della dinastia
Escanor; dentro, prima che il coperchio cali e si sigilli con uno scatto,
fanno in tempo ad intravedere una busta sigillata e un sacchetto di tessuto
rosso.
“Galgheita” dice la Regina porgendole solennemente il cofanetto, “Questo
lo dovrai consegnare a Elyon alla data del suo dodicesimo compleanno di
Meridian”.
“Sarà fatto, Altezza”. Altrettanto solennemente, la guaritrice
lo prende tra le mani, poi lo fa svanire in un palmo.
“Sedetevi, amici”, invita la regina con un gesto misurato, “Ora evocherò
a me il cosiddetto sigillo di Phobos”. Prende sulle sue ginocchia un vassoio
d'argento e serra le palpebre, assorta, proferendo una silenziosa evocazione.
Sul fondo lucido del vassoio, il riflesso del suo viso viene rimpiazzato
dall’immagine realistica di una sfera di ametista luccicante incastonata
in un telaietto di argento. Il ciondolo nell’immagine luccica sempre più,
illuminando con riflessi rosati il viso assorto della regina.
Con un suono sordo e un lampo, qualcosa si materializza e tintinna
sul vassoio.
Quando lei riapre gli occhi, delusione e disappunto le si dipingono
sul viso: davanti a lei è comparso solo il telaietto di argento
ritorto, nient’altro.
“Sarebbe quello il sigillo di Phobos?”, chiede Alborn disorientato.
“No, dovrebbe essere romboidale e più grande” gli risponde Miriadel.
Adariel scuote il viso, sconcertata. “Non è possibile! Il mio
sortilegio di ritorno non si è trasferito sul sigillo!”. Si morde
il labbro. “Cos’ho sbagliato?”.
Un pesante silenzio cala a lungo sulla camera, sottolineato dai ticchettii
del complicato orologio a quadrante.
Galgheita riflette: “Ora dobbiamo decidere se partire senza il sigillo,
o cercare di recuperarlo a tutti i costi”.
La regina scuote il viso. “Senza quello, sarebbe difficile tornare
a Meridian. Anzi, anche se Phobos non riuscisse a individuarvi, gli basterebbe
richiudere tutti i varchi per essere certo che Elyon non possa rientrare
dalla Terra”.
Altro silenzio teso. Il ticchettio torna brevemente padrone del campo,
finché la Regina lo zittisce con un gesto di stizza.
Dopo aver riflettuto a lungo, Miriadel parla: “Credo di riuscire a
scoprire dove Cedric ripone il sigillo, però non so quanto tempo
ci vorrà”.
“Ne abbiamo pochissimo”, esala la Regina. “Finito l’effetto del konnestras,
starò peggio di prima”.
Galgheita valuta: “Penso di riuscire a tenervi in vita ancora per qualche
giorno, però a prezzo di una parte della nostra scorta di acqua
magica”.
Adariel si tormenta le mani e guarda la sua piccola, profondamente
addormentata nella culla dal potere della guaritrice. “Non c’è alternativa.
Allora, facciamo adesso il trasferimento delle memorie. Alla fine sarete
tutti in grado di adattarvi alla vita sulla Terra, e conoscerete altri
dettagli delle profezie. Dovrete scrupolosamente fare in modo che si avverino
tutti” conclude sfilandosi la Corona di Luce dal capo. “Pronti?”.
“Sono pronta”, conferma Galgheita; si alza dalla sedia e prende posto
sul letto, chinandosi per accostare la fronte a quella della Regina. Dopo,
solo un lungo silenzio in cui si possono contare i battiti di cinque cuori.
Heatherfield, Ye Olde Bookshop, la mattina dopo
Appena arrivata nello scantinato della libreria che funge da base operativa sulla Terra, Miriadel, ancora con l’aspetto meridiano, si volta a guardare il portale dai bordi iridescenti. Non lo chiuderà subito, questa volta: vuole dare tempo alla solita rompiscatole di svegliarsi con comodo e…
In un lampo abbagliante, la rompiscatole è qui. Yan Lin, nel
suo costume turchese e violetto, si pianta davanti al portale, già
con in mano il solito gingillo luminoso.
“Sta attenta!” la accoglie Miriadel con la consueta simpatia. “Anche
questa volta per poco non mi hai pestato un piede”.
L’altra la sbircia con noncuranza, resta un attimo sorpresa nel vederla
con la pelle color uovo d’anatra e i capelli blu petrolio, poi riprende
l’ormai usuale alterigia. “E dove dovrei apparire? In questo buco c’è
a malapena lo spazio per stare in piedi, tra brande e altre mercanzie”.
Poi torna a darle le spalle, sbattendole sul viso le alette diafane.
Con un lampo del Cuore di Kandrakar il portale collassa, lasciando
al suo posto solo la parete di blocchi non intonacati. Poi, senza un saluto,
la Guardiana svanisce in un altro lampo bianco.
‘Avere bisogno di questa qui…’, pensa Eleanor con un sospiro di fastidio,
‘Comunque ha fatto proprio ciò che volevo’.
Stamattina non aprirà il negozio; sposta un tappeto che rivela
una botola, la apre e si spinge giù in un altro stanzino sotterraneo,
dove è nascosto un secondo portale d’emergenza.
Sfiorando nel modo giusto una macchia d'umido, un anello iridescente
si espande sulla parete, rivelandole una galleria con una scala in discesa.
Ha appena fatto in tempo a varcarlo che un lampo alle sue spalle proietta
la sua ombra sui gradini.
Si volta: la guardiana è di nuovo lì, nello stanzino.
Il bagliore del solito gingillo le illumina un sorriso di trionfo. Un attimo
dopo anche questo portale collassa, sigillandosi.
Miriadel si stupisce: come mai Yan Lin si è fatta così
vispa? Errore suo, conclude: avrebbe dovuto usare la telecinesi per
rimettere a posto il tappeto, e aspettare un po’ per lasciar calmare le
acque. Ma in fondo è meglio così, pensa mentre scende la
stretta scala alla luce di una vaga fosforescenza verdolina: ora potrà
fare più urgenza a Cedric per fargli prendere il Sigillo di
Phobos.
Meridian, ufficio di Cedric
“Due portali in due minuti!?!”. Cedric, seduto alla scrivania, alza
un sopracciglio, il massimo che si concede per manifestare sorpresa davanti
a una subordinata. “Ti sei fatta giocare alla grande, Miriadel!”.
Lei cerca di discolparsi: “Deve avermi teso una trappola. Ha
studiato i miei orari”.
“E tu cambiali”, le risponde contrariato, poi riflette: “Forse quei
portali sono ormai bruciati. Bisognerebbe cambiare: per la guardiana, quelli
in un condominio di appartamenti tutti uguali sono assai più difficili
da individuare”.
Lei spalanca gli occhi incredula. “Vuoi abbandonare la vecchia libreria?
Dopo tanti anni?”.
Lui resta un attimo indeciso. “Forse dovremmo. Verrò a riaprire
la via ancora per stavolta, ma tu affitta un altro posto adatto entro questa
settimana”.
Si alza in piedi, precedendola nel corridoio fino alla porticina metallica.
“Vado a prendere il sigillo. Aspettami nel sotterraneo davanti al portale
da riaprire”.
Inizia a scendere la ripida scaletta a chiocciola, mentre lei, al seguito,
gli chiede: “Niente più teletrasporto neanche per te?”.
Lui si stringe nelle spalle, facendo ben attenzione ai gradini. “Solo
quando serve davvero. Siamo a corto di energia, il sigillo di Phobos ne
divora una quantità impressionante”.
Raggiunta la base delle scale, nel seminterrato della torre est, i due
si salutano con un cenno distratto, ma Miriadel, anziché dirigersi
nel luogo convenuto, attiva l’incantesimo dell’invisibilità ipnotica:
un’influenza mentale che cancella da chiunque la veda la consapevolezza
della sua presenza. Camminando velocemente, si porta ad un passo
da Cedric: il trucco funziona meglio da vicino. Se qualcuno troppo lontano
per esserne influenzato la vedesse, gli sembrerebbe che lei accompagni
il suo capo.
L’uomo sembra dirigersi a passi veloci verso la torre nordest, come
diretto all’appartamento di Phobos, ma poi devia per il corridoio diretto
alla torre Nord, salutando con un cenno due guardie che ne piantonano l’ingresso.
Ecco la scalinata interna che si avvolge. Cedric è alto, la
sua falcata divora due gradini per volta. Sforzandosi per mantenere il
passo, Eleanor suda e gli ansima dietro, non udita grazie al suo trucco
mentale. Per fortuna la torre nord è alta solo un centinaio di braccia…
Trafelata, riesce a non farsi distanziare, e lo raggiunge su un pianerottolo
davanti ad una porta con la scritta ‘biblioteca’. Questa non è la
cosiddetta ‘biblioteca proibita’, ma è pur sempre chiusa da una
grossa serratura la cui chiave si materializza in mano a Cedric. Il grosso
battente si apre senza un cigolio, e lui si dirige verso una grossa credenza
dalle ante vetrate. Con un’altra chiave apre anche questo mobile, sui cui
ripiani interni si allineano decine di volumi dalle preziose rilegature.
Dai titoli sulle costole sembrano tutti lavori storici o letterari, non
di magia. Allunga deciso la mano verso un volume dalla copertina grigio-bluastra
che spicca solo per il suo anonimato, e lo estrae. Chiude gli occhi un
attimo, come concentrato, poi solleva la copertina. Il libro aperto non
evidenzia pagine scritte, ma solo una retrocopertina con una scritta sinistra:
‘Temete il principe del metamondo e inginocchiatevi davanti alla sua ombra.
Questo è il sigillo di Phobos’. Nell’altra pagina, in una nicchia
sagomata, c’è proprio il talismano che lei ha già visto in
azione.
Meridian, sotterraneo
Dopo qualche minuto, un passo veloce ed elastico comincia a risuonare
nella galleria illuminata dalla fosforescenza verdina.
Miriadel lo sta già attendendo nel luogo convenuto. Per
non insospettirlo, ha dovuto precederlo teletrasportandosi, usando una
parte della sua preziosa energia.
“Ehilà, Cedric”.
“Eccomi”. L’uomo si avvicina, facendosi apparire in mano il grosso
sigillo. Lo solleva, contro la parete in fondo al corridoio, e per una
volta in più si forma una iridescenza trasparente sulla parete,
che immediatamente dopo riprende il suo aspetto normale. “Bene, adesso
il portale è stato ricreato, ma l’ho chiuso. Non aprirlo subito,
è probabile che quella strega sia pronta a intervenire”.
Miriadel annuisce. “Ora vai a riaprire anche quello di riserva?”.
Meridian, torre Nord, mezz’ora dopo
Protetta nuovamente dal manto dell’invisibilità ipnotica, Miriadel
osserva Cedric discendere lo scalone a chiocciola e sparire nel corridoio
alla base della torre.
Bene, ora è sola davanti alla porta della biblioteca.
Esita. Sarebbe ancora in tempo a rimandare, a tirarsi indietro, a rimettere
a posto inosservata i documenti e il denaro che ha sottratto in ufficio.
Scaccia questo pensiero: ciò che devono fare è molto
più importante delle loro vite.
‘Siete pronti?’ trasmette lei con il pensiero.
‘Pronta’ risponde la voce mentale di Galgheita.
‘Pronto’ fa eco quella di Alborn.
Eleanor inizia. Una serratura chiusa non è un ostacolo per i
suoi trucchi telecinetici: le basta un pensiero perché uno scatto
le apra la strada.
All’interno del locale, tra le scansie coperte di libri, anche la modesta
serratura del credenzone non le fa perdere più di due secondi.
Afferra il libro anonimo, estraendolo. Prova ad aprirlo, ma la copertina
resiste, anche se nessuna chiusura è visibile. Non ci voleva!
Se lo fa sparire nel palmo, sperando che non serva davvero.
Mentre si volta per uscire, un pensiero agghiacciante le giunge da
Alborn: ‘Attenta! Hai fatto scattare un allarme! Stanno arrivando le
guardie alla torre Nord’.
Eleanor corre al parapetto. Guardando giù nel vano scale, comincia
a sentire passi pesanti e voci concitate. Cos’ha sbagliato? Aveva osservato
tutti i gesti, tutti i pensieri di Cedric… almeno così ha creduto.
Non ci sono scelte: deve nuovamente teletrasportarsi, altrimenti è
in trappola.
Un istante dopo, attorno a lei riappare l’anticamera della Regina. Vede
Lidrienel ancora profondamente addormentata sul divano.
Un rumore alle spalle la fa voltare: Galgheita sta aprendo la porta
d’ingresso ad Alborn.
Appena richiusa, lui sussurra: “Miri, le guardie sono andate alla torre
nord. Dobbiamo scappare subito, o dovrò seguirle per non destare
sospetti”.
Dalla stanza di là, si sente l’ormai debole richiamo della regina.
“Galgheita…”.
Le vanno incontro.
“Altezza, abbiamo i secondi contati”, le dice il comandante.
“Lo so” risponde lei, tenendo con rimpianto tra le braccia la piccola
Elyon addormentata. “Addio, piccola luce mia”.
Miriadel gliela prende in braccio. “Piccola Elyon…”.
“Buona fortuna, amici”. Poi, alla guaritrice: “Ti prego, Galgheita,
dammi la mano. Basterà un attimo”.
“Addio, Altezza”, le risponde lei, prendendole la mano. Ha capito che
cosa la Regina le sta veramente chiedendo.
Mentre gli altri tacciono, la Luce di Meridian chiude gli occhi e sbianca
rapidamente, afflosciandosi nel letto.
Galgheita continua a tenerla ancora un attimo; solo lei può
vedere una sagoma vagamente umana ergersi sopra il corpo ormai inerte,
affiancarsi a un’altra e sparire in alto.
Per un attimo tutti restano immobili, persi per l’enormità di
quanto è appena successo: dopo trecento anni, la Sesta Luce di Meridian
ha reso la vita davanti ai loro occhi, nel momento in cui lei stessa lo
ha voluto. Ora davvero non c’è altri che Phobos.
Alborn decide di interrompere questo momento di commozione che sta
rubando secondi preziosi. “Andiamo!”.
A passo veloce, escono dall’appartamento reale, scendendo le scale.
Dopo qualche piano, sentono passi pesanti venire loro incontro.
All’ultima svolta, li vedono: sono i due piantoni della torre, che
li guadano stupiti. “Comandante…”.
Alborn riassume il suo cipiglio marziale. “La Luce di Meridian ci ha
appena lasciati. Sto scortando Maestra Galgheita e la Principessa Elyon
in un luogo tranquillo. Voi presidiate il suo appartamento; l’ancella si
è sentita male, soccorretela. Io andrò subito ad avvertire
il principe Phobos”.
I due soldati restano raggelati, mentre il pallore si diffonde sulle
loro pelli verdoline. “Si, signore”.
Alborn in testa, il gruppo continua a scendere l’interminabile teoria
di gradini della torre Nordest, fino al seminterrato. Nel lungo corridoio
trovano più persone che li guardano stupiti. Quando ripetono “La
Regina è appena morta”, su tutti i visi il dolore sostituisce ogni
stupore o sospetto, troncando altre domande.
Pochi minuti dopo, è Miriadel a essere passata in testa: percorre
affannosamente le gallerie del sotterraneo, sudando con la piccola Elyon
addormentata tra le braccia.
“Ecco, il portale più vicino dovrebbe essere qui in fondo…”.
Alla fine di una scalinata, il sotterraneo è chiuso da una parete,
e vicino si intravedono alcune panche e appendiabiti con gli informi pastrani
scuri in cui gli agenti sono soliti paludarsi quando non vogliono essere
riconosciuti.
Passa a Galgheita il fardello della bimba addormentata, e si avvicina
alla parete. Questo portale si aprirà su un appartamento uguale
a tutti i centoventi nel suo condominio.
Appena ha sfiorato il punto sensibile sul muro, la parete si squarcia
in un alone iridescente, ed appare l’interno di un anonimo appartamento
terrestre.
Il sollievo dura poco: prima che possano passare,Yan Lin appare in
un lampo bianco, e gli rivolge lo stesso sorriso trionfale che le ha già
visto poco prima.
“Aspetta!” grida istintivamente Miriadel, “Ti prego, non…”.
Inutile. Davanti ai suoi occhi, il Cuore di Kandrakar emette un lampo
rosato che illumina a giorno il sotterraneo, poi il portale collassa in
un punto iridescente che infine sparisce del tutto, lasciando la parere
scura e intatta al suo posto.
“Noo!”. In quel momento, Miriadel rimpiange di non aver mai seguito
il consiglio della regina, di cercare di andare d’accordo con la Guardiana
di Kandrakar.
“Presto, il sigillo” le grida Alborn. “Tiralo fuori!”.
“Ecco..”. Dalle mani di Miriadel appare il grosso e anonimo volume.
“Ma non si apre!”, grida lei cercando inutilmente di forzarlo.
Poi cerca di calmarsi, di concentrarsi per ricordare cosa ha
pensato Cedric quando lo ha aperto, quella stessa mattina.
Un suono di passi pesanti e voci concitate la interrompe: proviene dalla
galleria alle loro spalle. Voltandosi, vede apparire da dietro una curva
un drappello di guardie, guidate da un essere alto più di tre metri:
un poderoso uomo-serpente dalla pelle verde e giallina, gli occhi crudeli
mascherati da una banda rossa, Dalla sua veste elegante, lunga fino a terra,
sporgono due grosse braccia muscolose e, per dietro, una coda lunga parecchi
metri.
“Fermi, traditori!” grida l’essere con una voce cavernosa e inumana.
“Cedric!” lo riconosce Miriadel. Ormai sono a poche decine di metri.
“Non perdiamo tempo”. Galgheita tocca delicatamente il libro con uno
dei suoi ditoni inumani, e, nella meraviglia generale, questo si apre.
Alborn afferra il sigillo, stringendo i denti per resistere all’inaspettata
sensazione di calore emanata.
Un attimo dopo, lingue simili a fuoco nero si sprigionano dall’oggetto,
schiacciandosi sulle pareti e i pavimenti e diventando simili a catrame
nero che imprigiona e risucchia i corpi. Il sigillo vibra come per sollevarsi,
ma Alborn lo trattiene in mano.
La galleria è invasa da grida e strilli, e dal pianto a squarciagola
della neonata.
Le guardie, terrorizzate, si voltano per darsi alla fuga, ma la poderosa
voce del nuovo Cedric le richiama: “Non scappate, imbecilli! Non c’è
da aver paura! E’ solo un’allucinazione indotta dall’antifurto”.
Questo messaggio giunge anche alle orecchie di Miriadel; in un momento
di lucidità, afferra il sigillo dalle mani di Alborn, e ripete le
operazioni mentali che ricorda fatte da Cedric.
In un attimo, il portale si riapre baluginando, e mostra nuovamente
l’ appartamento terrestre. La guardiana, ancora lì, si volta stupita
verso di loro, ed inorridisce alla vista delle minacciose lingue di fiamma
nere.
“Passiamo lo stesso!” grida Alborn e trascina le donne e la bimba nell’appartamento
oltre il varco.
“Ehi, voi!”, li richiama Yan Lin incerta, “Dove…”.
“Prendeteli!”. L’enorme serpentone si muove deciso verso il varco,
spalleggiato da soldati incerti, ma già con le spade sguainate.
La Guardiana non ha scelta: fa apparire il Cuore di Kandrakar, e con
un lampo torna a sigillare il portale. Dal suo ultimo baluginio si sente
provenire un urlo gutturale e lontano: “Noo! Maledetta!”.
La parete ora è intatta, e le inquietanti lingue nere sono svanite.
Yan Lin si volta a cercare i fuggiaschi verso l’angolo da cui ha appena
sentito un “Statemi vicini” in meridiano, ma lì non c’è più
niente, solo un vago tremolio dell’aria che subito svanisce.