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Autore: unbound    23/05/2011    2 recensioni
Caddi in un buco nero, venni risucchiata dai miei stessi piani e le mie gioie. Let’s make it last forever, dicevo. Niente dura per sempre. Nulla. Non riuscii a trattenere le lacrime, ma una cosa mi bloccava : stavamo salendo sul palco, era la cosa che amavo fare più al mondo, I nostri fan urlavano già “Paramore” e io non dovevo abbattermi subito. Cercai in tutti i modi di guardarlo negli occhi, ma tutto ciò che riuscii a fare fu portarmi le mani ai capelli e scoppiare a piangere definitivamente. Cercò di comprendermi, ma nessuno poteva farcela in quel momento. “Paramore , Paramore , Paramore” quel nome mi urtava, stranamente, per la prima volta. Mi alzai, cercai di fissarlo ma le mie gambe mi portarono lontano da lui ,lontano da tutti
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'My heart is yours- la serie.'
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Forse ero una persona spregevole. Quando cercavo di essere altruista e persona per bene, ci rimettevo io; quando invece facevo ciò che mi sentivo di fare, ecco che tutto è ripreso ed elencato dal mondo intorno a me.
 Si dice che alla vita bisogna sorridere, ma anche se ridevo come una matta ,fingendo, lei era sempre più cattiva con me. Ci sono momenti nella vita nei quali qualcuno ti manca tanto, così tanto che vorresti proprio tirarlo fuori dai tuoi pensieri, cancellare la realtà e ricostruirla insieme alla diretta interessata.
 Ero a casa, e non mi mancava Chad. Non mi mancava neanche Jeremy. E’ così scontato, sono molto prevedibile.
 Sono proprio quelli i momenti nei quali quella persona ti serve più di qualsiasi altra. Negli ultimi tempi, io avevo bisogno di Josh ogni momento della mia vita, perché stavo male. E ovviamente, mutandolo sia in problema sia in soluzione, continuavo ad essere masochista.
 
Ero a casa, sola probabilmente da qualche oretta. Chad ed io avevamo passato una giornata carina, nonostante qualche incontro indesiderato. Mi aveva lasciato a casa, aspettando che io gli chiedessi di salire; non lo feci, avevo bisogno di pensare un po’ da sola e pensare, perciò salutandolo, tornai nel mio amato rifugio, che non vedevo da tante ore.
 Avevo dedicato troppo tempo agli altri, da tanto non ne dedicavo a me.
Prima di tutto quel trambusto, avevo comprato una nuova tinta per capelli. Da tempo volevo cambiare colore alla mia chioma, perché ormai la ginger mi aveva stufata e la ricrescita occupava la maggior parte della mia testa. Volevo tornare al rosso, perché il rosso era il mio colore preferito, e io mi amavo rossa; forse volevo acquistare un po’ di autostima, persa con il tempo. [...]
 
Mentre stavo iniziando a spalmare la crema colorante sui miei sfibrati e arruffati capelli, decisi di controllare i messaggi in segreteria: ce n’erano quattro.
Uno era di Dak che mi annunciava di essersi fidanzata con un certo Tom, e che m’invitava a casa sua sabato sera. Sorrisi e lo cancellai.
L’altro era di mia madre, che mi chiedeva insospettita dove fossi finita. Mi appuntai di doverla chiamare il più presto possibile.
Il terzo era di mia sorella Erica, che mi ripeteva quasi senza sosta le ultime notizie della sua vita sentimentale. Cancellai anche questo, in preda alla nostalgia. Avevo voglia di vederla.
Il quarto era di Josh. E non lo cancellai.
Mi sento una merda. Chiamami Hayley, ti prego. Anzi no, vengo io. Quando ascolterai questo messaggio, non piangere. Piangere è da stupidi. E tu mi manchi, sei l’unica persona...
Scusa devo andare. C’è qualcuno che non dovrebbe sentire questa discussione dietro di me. Ciao. Mia bella.
Piangeva. O almeno, gli tremava la voce e tirava su col naso frequentemente.
Non riuscii a rispettare ciò che mi stava dicendo: la sua voce, il suo tono tremante, la sua immagine triste, mi fecero scendere un paio di lacrimucce. Cosa nuova, non trovate? Ultimamente piangevo troppo spesso. Davvero, mai così tanto. Volevo distrarmi, ma non ci riuscii.
La speranza è sempre l’ultima a morire giusto?
Si, ma non posso sperare l’impossibile. Finirò per farmi solo male.
Io non riuscivo a  non farlo. Era più forte di me! Continuavo a sperare. Continuavo e continuavo a illudermi. Potrò mai dirgli 'ti amo' davanti a tutti senza provare vergogna e senza aver paura di essere colta nel fatto? Potrò mai tenerlo stretto senza mai lasciarlo e farlo andare via, dato che doveva continuare la vita che conduceva nonostante non volesse? Insomma, si sa che l'amore trionfa sempre. Ma trionferà questa volta?
Ecco, ci risiamo. Lo voglio vicino a me in questo momento esatto, voglio sentire la sua pelle sulla mia, voglio che ci creda anche lui. Perché dobbiamo crederci, nulla è impossibile, e non lo sarà neanche il nostro amore. Forse.
 
Non dovevo pensare. Pensavo troppo. Fantasticavo troppo. [...]
 
Avevo finito la tinta, ed ero davvero soddisfatta del risultato.
Ero davanti al mio enorme specchio, fissato di fronte al mio letto sfatto. I miei capelli erano diventati color ciliegia, iniziai ad accarezzarli fiera del mio lavoro; non sempre facevo una tinta in casa, in tour avevo  sempre qualcuno del personale che era l’addetto ai miei capelli.
Spostai lo sguardo dalla mia nuova chioma, e lo posai sul mio viso.
Le occhiaie erano visibilmente viola, la mia pelle era veramente invecchiata. I miei occhi non li aspettavo così distrutti; certo, non li aspettavo mica sanissimi e felici, ma neanche tanto spenti. Quando sorridevo, perché prima sorridevo sempre, erano accesi e sereni, non avevano problemi: l’unica cosa di cui mi preoccupavo era fare bene il mio lavoro, divertire i fan e divertire me stessa.
Ma adesso, quasi quasi non li riconoscevo.
 Il mio naso era arrossato dai troppi pianti e gonfio, ero abituata a vederlo così solo quando era primavera, ed io starnutivo continuamente. Decisi di staccare l’anello del septum, perché quando ho fatto quel piercing, eravamo ancora una famiglia, e guardarlo mi faceva stare ancora più male. Ero dimagrita, forse perché da giorni dimenticavo di mangiare. Dimenticarlo  completamente era impossibile, il mio stomaco urlava dalla rabbia. Mi appuntai anche di dover mangiare al più presto.
 
Mi girai verso il letto scombinato alle mie spalle. L’ultima notte nella quale avevo dormito su quel lettone, l’avevo passata con Chad per rimorsi e sensi di colpa; faceva ancora profumo di Hamburger, in altre parole quello che scommetto avesse mangiato il mio orso prima di venire.
Mi avvicinai al letto e cercai di accarezzarlo, ma sentì la porta dell’entrata di casa aprirsi, e mi chiesi chi potesse essere uscendo la testa dall’entrata della stanza da letto.
 
 Eccolo là. Bellissimo come sempre, camminava verso di me lentamente. Appena mi fu di fronte gli chiesi: « Che ci fai qui? » quasi sussurrando. Iniziai a tremare. Ed ecco che le farfalle morte ripresero vita.
« Voglio dirti una cosa. » affermò avvicinando il suo viso al mio. Eravamo ad un centimetro di distanza e mi si mozzò il fiato, dando inizio all’ennesima rivolta del mio cuore.
« Hayley. Sai quanto sto soffrendo negli ultimi tempi?»
« Sai che significa essere quello nuovo del gioco! Bhè, io soffro da tanto, diciamo che sono una cliente abituale della sofferenza» sorrise e sorrisi anche io.
« Non mi era mai capitato con nessuno di soffrire così tanto. Perciò te lo dico. Non lo dico neanche a Jenna... Ma vedi, tu sei l’unica che per adesso sta facendomi sorridere. Raggiungo il massimo della serenità quando sono con te. E mi sento vuoto se non ti vedo più. Cioè, sai com’è non è che sia una sensazione frequente per i ragazzi come me. Io sono Josh Farro, perciò... » Parlava a vanvera e velocissimo, quindi decisi di interromperlo con un bacio.
Dato che eravamo già lì e dovevo togliere l’odore di Chad dalle mie lenzuola lo trascinai sul letto e ci distendemmo. E.. Bhè. Ci lasciammo vincere dalle tentazioni.
Nel frattempo fuori il sole iniziò a tramontare, lasciando spazio al buio della notte e alla luce impropria della luna .
   
 
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