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Autore: Duir    21/02/2006    2 recensioni
...può un uomo costringere un suo simile a fargli da schiavo? Indubbiamente si......ma può un uomo costringere un mutante a fargli da schiavo? Indubbiamente no.....e se si trattasse di una donna? ps. volevo dire che non ho mai letto i fumetti e che mi baso su quanto ho appreso dai due film.....perdonate se ogni tanto faccio di testa mia :P
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Tutto accade così in fretta che spesso non capisci se stai sognando o se stai vivendo una realtà solo un po’ diversa dal solito…oppure se il sogno sta diventando realtà o se la realtà è stata solo un sogno….o un incubo….ma se è un incubo bisognerebbe non paventare la veglia…..vero? La mia vita non è un sogno, ma nemmeno un incubo….cosa sono io? Perché sono qui e non altrove? Cosa vuoi da me? Mi hai creato affinché io possa servirti o vuoi fare di me il tuo giullare? Se tu sei il mio pastore perché io sono la tua pecora nera? Una cosa è certa: la mia strada ormai la conosco.” La paura si faceva sempre più intensa mentre attorno a lui luci e bagliori spettrali guizzavano per ogni dove, sfiorando il suo corpo sospeso in quell’aura irreale. Sebbene ci fosse la luce egli non riusciva vedere altro che ombre: era come se i suoi occhi fossero stati appannati da un sottile velo bluastro; inoltre la terribile atmosfera di vuoto rendeva i suoi movimenti lenti e limitati, come gli accadeva spesso nei sogni. Il problema era che di un sogno non si trattava; questa che stava vivendo era la reale conseguenza di una decisione presa senza razionalità alcuna: si era smaterializzato senza sapere dove andare. Ora si trovava a fluttuare in un limbo senza confini, immerso in un mondo irreale, snervante, in cui strane presenze si lasciavano percepire, quasi ansiose di essere scoperte. Luci brillanti gli passavano accanto, danzando, guizzando, saettando e scontrandosi e dissolvendosi in inquietanti crepitii. Gli pareva di essere in un improbabile fondale marino, colmo di pace, ma al contempo freddo e sconfinato. In lontananza, una nebbia biancastra iniziava ad avanzare, coprendo le luci e le ombre col suo manto trasparente e avvolgendo di lì a poco il suo corpo in spire lattee. Rabbrividì al contatto poiché sembrava polvere di ghiaccio e presto ne fu praticamente avvolto. La poca visibilità che già possedeva, ora si stava totalmente annullando a causa di quella cortina mortifera, che fuoriusciva apparentemente dal nulla, mentre l’angoscia di poter rimanere per sempre confinato in quel posto gli iniziava a serrare di nuovo la mente. Nebbia, ancora nebbia, bruma, gelido ed incorporeo vapore spettrale, impalpabile e sottile. Si sentì mancare l’aria e annaspò per respirare; la fredda sostanza gli penetrò dentro, gli entrò nel naso, gli serrò la gola, la percepì nei polmoni, nello stomaco, in ogni singola cellula che pareva si stesse tramutando in una massa di giaccio. Chiuse gli occhi, strinse i pugni, costringendosi a respirare mentre i brividi lo animavano di un tremito incontrollabile. Con un ultimo disperato sforzo tentò di scuotersi da quel torpore, fece appello a tutto il suo coraggio, controllando il respiro com’era solito fare quando l’emozione da palcoscenico lo prendeva al circo. Piano piano, molto lentamente riacquistò padronanza del suo corpo. Mosse la coda, arrotolandola attorno ai fianchi, stiracchiò le dita delle mani e dei piedi, scosse la testa e finalmente sentì il freddo progressivamente diradarsi. Ora poteva nuovamente muoversi anche se non in totale libertà, ma tuttavia il ribrezzo creatogli da quelle strane creature di luce attorno a lui gli toglieva il coraggio di riaprire gli occhi. Sapeva che erano là, tutte attorno a lui, vibranti di vita e forse non del tutto inconsapevoli della sua venuta. Non sarebbe riuscito a sopportare quella perenne luce blu, screziata ora del verde e del rosso di centinaia di aure differenti. Tutto era assolutamente terrificante, troppo per un animo già provato come il suo. Improvvisamente un fugace movimento alle sue spalle lo costrinse suo malgrado ad aprire gli occhi; l’orrido ambiente bluastro lo colpì ancora una volta, gettando su di lui tutta la sua irrealtà. E nel mezzo di quel nulla poté chiaramente percepire che non era solo: qualcun altro era lì con lui e ciò che lo abbrancava nell’anima era la consapevolezza di sapere di chi si trattasse e di essere assurdamente certo che, chiunque egli fosse, era venuto per lui. La presenza rimase immobile, quasi attendesse l’inevitabile domanda del primo incontro “Chi sei?“, ma Kurt non trovava le forze sufficienti tanto grande era il suo sconcerto; inoltre la pallottola bruciava ancora come lava incandescente, conficcata in profondità nelle sue carni. La mano destra andò d’istinto a premere la ferita, da cui sgorgava copioso il sangue ed una scarica di dolore gli vibrò per tutto il corpo. Alle sue spalle la creatura rimase immobile, fiutando l’odore del plasma, assaporando gli spasmi ed i fremiti del suo respiro, fissando l’intera persona di Kurt con sguardo famelico e feroce. La lingua scarlatta umettò le labbra frementi di un empio desiderio di attaccare per primo, mentre egli faceva scivolare lentamente via dai fianchi la coda acuminata. Attorno il silenzio. L’eccitazione che la paura e l’orrore di Kurt generavano in lui bastarono a farlo scattare in avanti; ormai ne era sicuro! Era lui! Lo aveva trovato e questo lo rendeva ebbro di una spietata eccitazione. Mentre si proiettava in avanti con la coda protesa una diabolica e delirante risata risuonò ovunque, trovando misteriosamente eco in quello spazio infinito. Kurt era ancora immobile in preda al panico, attanagliato dal dolore che la profonda ferita gli provocava, paralizzato da mille perché. Una voce sibilante ruppe infine il silenzio spettrale –E così sei giunto di tua spontanea volontà! Potevi almeno lasciarmi il tempo di venirti a cercare!-. Quelle parole crudeli e provocatorie lo riempirono dell’energia sufficiente per potersi voltare…..e quale non fu il suo orrore nel vedere dinnanzi a sé, fluttuante tra spire di fumo viola la creatura che aveva scorto fuggire via nel vicolo: se poco prima gli era sembrata un’assurdità, ora lo poteva constatare coi suoi stessi occhi. Il cuore di Kurt iniziò a battere sempre più velocemente mentre una smorfia di agghiacciante disappunto si palesava sul suo volto: di fronte a lui, come in un incubo, si stagliava in tutta la sua statura quello che poteva essere il suo clone. Lo sgomento ora era incontrollabile e come una febbre gli scuoteva le membra. Allora ebbe la forza per porre infine la fatidica domanda: - Chi….chi sei?- riuscì a sussurrare. Due occhi verdi brillarono colmi di velenoso compiacimento, mentre le venefiche labbra si schiudevano per dare l’atroce risposta: - Sono colui che non avresti mai voluto incontrare sul tuo cammino, sono l’angoscia di un incubo senza fine, sono l’essenza della guerra, sono l’odio per il diverso che giace sepolto nel cuore degli uomini e che li rende così tremendamente facili da assoggettare! Sono qui per portarti da Lui! Sei pronto?-. Kurt ascoltava pietrificato, mentre le luci ed i bagliori attorno si facevano più freddi e sinistri; nel silenzio che seguì gli unici suoni udibili erano il respiro spasmodico di Kurt ed il battito eccitato del cuore dell’altro essere, che tradiva la sua bramosia di passare ai fatti. La creatura rimase in attesa di una qualsiasi risposta, poi constatando con piacere la completa inibizione di Kurt rise ancora più forte, schernendolo: –Ma che risposta eloquente! Dunque non sei poi così ansioso di conoscerlo dopotutto, eppure lo invochi così spesso è un comportamento alquanto scorretto non trovi?-. Queste parole bastarono ad infiammare il cuore di Kurt di una rabbia prorompente; gli occhi gli si illuminarono di una gelida luce, mentre un sordo ruggito gli saliva dalla gola. Il suo alter-ego continuò a provocarlo con aspri apprezzamenti e più egli parlava più la rabbia ed il rancore si facevano strada nell’anima di Kurt. – Cosa c’è? Sei ansioso di dirgli di persona quanto sia grande il tuo rammarico per aver scoperto solo ora che non è esattamente come lo hai sempre immaginato? Oppure devo dedurre che sei leggermente arrabbiato per non essere l’unico a questo mondo?-. Le parole dello sconosciuto giungevano come sferzate alle orecchie di Kurt, che tuttavia strinse i pugni, cercando di trattenere la collera, la quale ormai gli stava offuscando la mente. Quella reazione parve compiacere il suo rivale, che concluse con animosità -…allora la tua compassione si esaurisce presto vedo! Lo sapevo che eri un misero, un rammollito, uno schifoso residuo di bontà……-. Quest’ultima affermazione bastò per farlo reagire: colmo di una rabbia incontrollabile, dimentico della ferita e del dolore, Kurt si slanciò verso la diabolica presenza con le fauci spalancate. Uno dopo l’altro egli sferrò i suoi micidiali pugni, assestò calci, fendette sciabolate con la coda, colpendo l’avversario prima al torace e poi alle costole, ma altrettanto prontamente l’altro riuscì a schivarlo. I due ben presto si ritrovarono in un serrato corpo a corpo, avvinghiati l’uno all’altro in quello che pareva un letale abbraccio; un pugno gli arrivò diretto allo stomaco, mentre zanne taglienti come rasoi gli laceravano una spalla. Infiammato di atroci sentimenti, stordito dal dolore insopportabile, Kurt lanciò un urlo agghiacciante, prima di restituire il morso: sentì il sangue caldo scivolare tra i denti, bagnarli la lingua e di lì a poco un disgustoso sapore di ferro gli riempì la bocca. In risposta, il demonio fece saettare la coda, sfoderando i velenosi aculei per poi conficcarla nella schiena di Kurt, che boccheggiò, mentre tossiva fiotti di sangue. Gli acuminati aculei penetravano sempre più in profondità, stillando veleno, la morsa diventava sempre più stretta, costringendolo a fissare il nemico negli occhi; ora erano a soli pochi centimetri l’uno dall’altro, tanto che Kurt ne poteva percepire il fiato caldo ed il respiro spasmodico. L’essere diabolico rise ancora nel vedere l’espressione di dolore stampata sul viso di Kurt: - Non preoccuparti- disse infine – Non ti sto uccidendo. È solo il mio modo per dirti bentornato…..- ma le sue parole si persero nel vento….si, poiché ora un tiepido vento soffiava d’intorno, ridando calore all’aura sterile ed immobile. Una luce argentea sfavillò, mentre due grandi ali si aprivano ad oscurare il male. La creatura lanciò l’ennesimo urlo di rabbia, prima di estrarre con un colpo secco la coda dal corpo di Kurt. Poi, fissando l’aura benefica le sibilò contro orrende parole e imprecazioni, prima di sparire in una nube color ametista. Debole e intorpidito dal veleno, Kurt volse lentamente il capo alla volta della nuova presenza e solo allora potè scorgere due profondi occhi blu che scintillavano d’una dolcezza irresistibile. La luce chiara ora dilagava, avvolgendolo in un gentile abbraccio, rassicurandolo, alleviando la sua angoscia, facendo scomparire la rabbia e l’ira. Si sentì sollevare in alto, sempre più su e poi scendere sempre più in basso, fluttuando dolcemente attraverso lo spazio. E poi fu come se qualcuno lo baciasse sulla fronte, sentì dolci parole e vide le nuvole, il cielo, gli alberi, la luna.
  
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