Che bello, ho finito ^^
Ci vediamo a fine epilogo, dai xD

EPILOGO

“A mai più rivederci, dannata isola!” Rufy salutò allegramente dalla sua solita postazione sulla punta della golena, quindi rivolse l’attenzione alla baruffa interna, che si stava svolgendo sul ponte principale.
“Semi nuda e avvinghiata a lui… e vuoi ancora darcela a bere?” Nico Robin accavallò le gambe, causando uno scompenso cardiaco a Sanji, e fissò i taglienti occhi neri in quelli di Nami. Usop impose occhi da analista sulla cartografa, borbottando qualcosa suoi gesti inconsci di nervosismo che rivelano la verità circa la sua situazione amorosa. Nico, annuendo alle conclusioni del ragazzo, proseguì nella sua missione: “Su, ammettilo una volta per tutte, e via…”
“Non ho nulla da ammettere!” Nami gesticolò, agitata, rossa come una cosa molto rossa. “E’ stato Kilot a… e Zoro stava morendo, e… E smettila di ridere!”
Ma Nico Robin non smise. E l’allegria si espanse a tutti, quando finalmente spuntò Chopper, lieto di annunciare che Zoro se la sarebbe cavata anche quella volta. Infatti, due ore dopo, il burbero spadaccino, lamentandosi del tempo perso, già sollevava grandi pesi, sordo ai rimproveri della renna e dei suoi richiami a una strana faccenda denominata ‘convalescenza’. Boh, roba da dottori…

“E’ ora di cena! A tavola!” Sanji agitò la campanella, sbavando come una grossa lumaca quando Nico Robin gli passò accanto. “Prego, si accomodi… Ehi, tu! Lascia il passo a Miss Robin!” Spiattellò una mano sul muso di un Rufy ovviamente super affamato. “Miss Nami, lei non viene?” Richiamò, saltellando sul posto.
“Arrivo subito!” Nami chiuse il libro, stirandosi come un gatto pigro, e cercò di ritrovare un po’ di forza di volontà per rialzarsi dalla sua sedia a sdraio preferita, proprio sotto i grandi e rigogliosi alberi di mandarino. Una figura alta si fermò dietro essa, sovrastandola con una lunga ombra tipica del momento del crepuscolo.
“Sempre a non far nulla, eh?” Zoro, accaldato dal furioso allenamento, le sorrise, poggiando le mani sulla spalliera della sedia, e chinando il capo verso di lei. “Ah, la dolce vita del parassita sociale…” Ridendo, lei gli stampò il libro sul naso, che lui scostò con noncuranza. “Sbaglio, o oggi sei stata sottoposta ad interrogatorio?” Mormorò, divertito. Seguì Nami, quando lei si alzò, e gli rivolse le spalle, volgendo lo sguardo all’infuocato tramonto che si stava consumando all’orizzonte.
Dalla cucina provenivano allarmanti suoni di rissa: come sempre, i maschi erano costretti alla lotta per la sopravvivenza alimentare; solitamente lui era uno dei contendenti, ma, per quella sera, se ne sentì esentato. Tutto era come prima; la vita continuava a scorrere, e fu sinceramente lieto di farne ancora parte.
Si sentì incapace di resistere alla figura esile poggiata al parapetto. La cinse da dietro, affondando il volto nella sua chioma più rossastra del sole calante.
“Cosa fai?” Lei si voltò, ritrovandosi in una trappola costituita da parapetto e Zoro, e subito abbassò gli occhi. “Ci ho messo ore per convincere gli altri che…”
Ovviamente, la interruppe con un bacio. Un bacio profondo, tenero, nel quale si strinsero spasmodicamente, come se uno dei due potesse volatilizzarsi nel nulla da un momento all’altro. Quando si staccarono, lui mosse una mano, sfiorandole con dita callose ma adoranti i fini tratti del volto.
“Sarebbe ora di dirlo agli altri.” Propose, avvolgendola tra le lunghe e grandi braccia, e trovando rifugio per il viso nell’incavo del suo collo.
“Non so…” Dirlo sarebbe valso ammetterlo. Ammetterlo sarebbe valso… boh? Impegnarsi? Perdere libertà? Frequenti crisi isteriche per la proverbiale testa dura del burbero compagno? O… “Forse prima dovremmo essere certi dei nostri sentimenti, ecco...”
“Ti amo.” Ah, finalmente era riuscito a sputare quelle due dannate parole! Prese un respiro soddisfatto, e le sollevò il mento, costringendola a fissarlo negli occhi. “Sono sceso all’inferno. Sono tornato solo per dirtelo.” E finalmente lei non seppe cosa ribattere. Le aveva tappato la bocca? Miracolo…! “Inoltre, non ha senso fare i misteriosi; ci stanno spiando dalla finestra della cucina.” Considerò, facendo spallucce.
“COSA?” Lui la strinse, affinché lei non scappasse.
In cucina, Nico Robin disse solo: “Sgancia.”
Sanji, perditore della scommessa, sganciò. Ma sorridendo.
Rufy, Usop e Chopper, dietro di loro, ancora non avevamo smesso di litigarsi una piccola fetta di torta al limone.
Il sole finì la sua corsa; calarono le tenebre. Spuntarono le stelle.



So che come finale è banale, ma... a me piacciono gli happy-end ^^'
Spero di non avervi annoiato, ma anzi allietato. So che non sono una brava scrittrice, ma la forza dei miei scritti forse è che... sono sogni. E i sogni sono sempre speciali.
Ma sto diventando troppo zuccherosa xD
Ci sentiamo, alla prossima ^^
Miraccomando, lasciatemi un saluto e... dei consigli ^^

*Piccolo messaggio promozionale*



E' una cosa che non ho mai detto alla fine di nessuna storia, ma nel mio account c'è una one shot su Spike, un personaggio della serie Buffy. E' l'unico esempio nella mia vita di poesia in prosa, che sembra abbastanza riuscito (è stato segnalato dal comitato consiglio Fanfictio o.O ) e se ci fosse qualcuno tra voi che ha voglia di leggersi quelle due righe, e darmi un piccolo consiglio per migliorare... ne sarei davvero felice ç_ç
Non è esattamente necessario conoscere la serie per leggerlo... ed è uno dei pezzi scritti a cui tengo di più xD
Beh, ora vi saluto davvero... se siete arrivati sino a qui, grazie mille... un bacio,
Miriam.