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Autore: Kimberly Anne    26/05/2011    9 recensioni
«Per la trentaseiesima, sacrosantissima volta, Nardo: io quel Chiarolite non lo volevo neanche accettare! Avete finito di rompere le scatole, tutti quanti?»
Una terribile disgrazia sta per abbattersi sulla regione di Unima.
Ma gli Eroi non hanno alcuna intenzione di sventarla.
Direttamente da Pokémon Bianco e Nero: Unruly Heroes - Gli eroi che non avevano mai chiesto di diventare tali.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, N, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Unruly Heroes' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Capitolo 6

Fiducia

 

La palestra era vuota, gli spalti silenziosi e deserti.

Erano sempre così, le lotte contro N: qualcosa di segreto, clandestino, attimi rubati alle loro vite. Nessuno spettatore indesiderato, solo gli allenatori e i loro pokémon.

Quell’ennesimo, ufficioso scontro non era ancora incominciato, ma, divisi solo da un metro d’aria e dalla sottile linea di metà campo, due allenatori erano già nel mezzo di una singolare battaglia.

«Wrestling.»

«No.»

«Karate.»

«No.»

«Lotta libera.»

«No.»

«Wrestling.»

«No!»

«Pugilato.»

«No.»

«Risiko.»

«Che cosa c’entra?»

«È per distruggerti almeno emotivamente. Qwan ki do.»

«No.»

«Wrestling.»

«Kim, senti.» rise N, trattenendosi a stento dal darle un buffetto sulla guancia (gesto per il quale avrebbe dovuto pagare con la vita, probabilmente). «Siamo allenatori, tra di noi le cose si regolano con le lotte pokémon. E poi, siamo già qui.»

Lei s’imbronciò, palesemente scocciata. «Ma io voglio picchiarti. Per una volta nella vita, sii uomo e accetta la mia sfida.»

N le fece un breve inchino, in parte volto a schernirla. «Mi dispiace, ma non sono solito azzuffarmi con le signorine.»

Dietro di loro, Lee tossicchiò: «Ma quale signorina?», guadagnandosi un’occhiataccia da parte di quest’ultima.

Il sorriso di N si fece ancora più marcato. Quella situazione lo divertiva: non solo aveva nuovamente l’occasione di sfidare gli unici due allenatori di Unima contro cui valesse la pena combattere, ma questi si rivelavano, come al solito, le creature più adorabili del pianeta.

Kim e Lee. Lee e Kim. Che lo detestavano da sempre, ma che gli avevano smosso qualcosa nel cuore.

Quanto volentieri li avrebbe...

«Lee. Ehi, Lee.» sussurrò Kim, dando una gomitata all’amico. «Il maniaco ci sta guardando in modo strano.»

N si portò un pugno alle labbra e si schiarì la voce. «Dunque,» disse, alzando gli occhi a contemplare una meravigliosa quanto inesistente macchia sul soffitto. «Io ho qui due pokémon e voi uno ciascuno. Niente Leggendari, niente strumenti, se riuscite entrambi a sconfiggermi vincete. Chi si fa avanti per primo?»

Non si stupì affatto di vedere Kim raddrizzarsi e fare un passo verso di lui.

«Io, naturalmente.» disse la ragazza, senza esitazione, per poi puntargli un dito contro. «Abbiamo un conto in sospeso e non vedo l’ora di regolarlo.»

N sorrise. Era esattamente quello che si era aspettato: Kim, arrabbiata e poco lucida, impulsiva, fin troppo facile da battere. Dopodiché, avrebbe avuto lei e Lee tutti per sé fino al compimento della loro nuova missione. Forse era valsa la pena di prendersi quella ginocchiata...

«No.»

Suscitando lo stupore condiviso di Kim e N, Lee mise una mano sulla spalla di lei e scosse la testa. «Vado io per primo, oggi.»

Kim corrugò la fronte e girò la testa verso di lui. «Sei sicuro?» chiese, incerta. «Guarda che lo faccio volentieri. Tu sei già dovuto stare dietro a questo pazzo per tutta la sera...»

Lee le rispose con un ghigno e le pizzicò una guancia. «E tu hai preso una testata epica, siamo pari. Per una volta, lascia a me le luci della ribalta, ok?»

«Ok.» sospirò lei, con una punta di delusione. «Buona fortuna, allora.»

N la osservò avviarsi verso gli spalti, poi tornò a voltarsi verso Lee. Si era fatto avanti perché si era accorto delle sue intenzioni? O soltanto perché voleva battersi contro di lui? Beh, poco male. Se li conosceva come credeva, aveva già pronte le strategie perfette per battere sia lui che Kim, a prescindere da chi avesse aperto le danze.

«Allora,» disse, tirando fuori dalle tasche due sfere poké. «Sfera A o sfera B?»

«La prima, senza dubbio.»

«D’accordo...»

Mentre si dirigevano agli estremi opposti della palestra, N sorrise tra sé. Aveva previsto il contrario, in verità: che Lee, più propenso al ragionamento che non all’impulsività, avrebbe scelto la seconda sfera.  Ma andava bene anche così. Sarebbe stata una lotta interessante.

 

*******

 

«Lee! Lee!»

La voce di Kim, nell’auricolare dell’interpoké, per poco non lo assordò.

«Ehi, ti sento! Non trasformarti in un’Aralia numero due, per piacere.» sbottò il ragazzo, sistemandosi la visiera del cappellino.

«Sì, ok, però mi è appena venuta in mente una cosa.»

«Cioè?»

«Che sei un bugiardo. Tu odi le luci della ribalta, stare al centro dell’attenzione. Scemo.»

C’era una nota di irritazione in quelle parole, ma Lee sapeva che il suo gesto le aveva fatto piacere. Almeno, nella misura in cui non le dispiaceva aver perso l’occasione di fare nero N per prima.

«Non sempre.» mentì il ragazzo, restio ad ammettere di aver agito solo per evitare che lei si buttasse alla cieca nella battaglia. Era esattamente il tipo di affermazione che l’avrebbe fatta arrabbiare; mancanza di fiducia, o qualcosa del genere. «Non abbiamo nemmeno degli spettatori, sono sicuro al 90% di sopravvivere.»

Kim probabilmente sbuffò, perché l’auricolare emise un orribile suono scricchiolante, simile a un crackle crackle. «Ah, guarda, sta per cominciare. Vedi almeno di fargli il culo, ok? Il pubblico vuole vedere il saaaangue.»

Lee rise, puntando ora lo sguardo su N, che stava lanciando la sua sfera. «Contaci. Saaaangue

Dalla chic ball di N uscì un getto di aria gelida, che arrivò in un istante a permeare l’intera palestra, subito seguito da due riccioli di gelato alla panna.

Vanilluxe tintinnò in direzione del suo padrone.

Interessante. pensò Lee, con un mezzo sorriso, mentre faceva ruotare la sua pokéball sul palmo della mano. Un piccolo vizio, nato quando per la prima volta aveva lanciato in campo il suo starter e mai dimenticato.

«Samurott, vai!»

Accompagnato da un tonfo che fece tremare il campo di battaglia, il fiero pokémon d’acqua si materializzò di fronte a lui. Come d’abitudine, dopo nemmeno un secondo, un ruggito gli riempì le orecchie e gli fece vibrare i timpani, in quel modo per lui familiare e rassicurante, nonostante fosse volto a spaventare i nemici.

«Ma come, non hai scelto Lilly?!» la voce di Kim rischiò di nuovo di assordarlo. «Cavolo, con lei sarebbe stato così facile! Un Foglielama e bam!, addio Vanilluxe.»

Lee si massaggiò un orecchio, leggermente stordito. «Kim, se non la smetti di urlare chiudo la comunicazione, giuro.» borbottò. «Lilligant è alla Pensione, è la sua Settimana Relax&Divertimento.»

«La sua cosa?»

«“Settimana Relax&Divertimento di Nonnina – e con il pacchetto ‘Fango Per Tutti’ il secondo pokémon entra gratis!”. Non hai visto la pubblicità?»

«Ma... ma perché?» chiese Kim, ai limiti della disperazione. «Ok, immagino che Lilly abbia una pelle delicata, ma...»

«È stata brava, durante la nostra battuta di caccia a Deerling, ho pensato di ricompensarla con una piccola pausa.»

Kim sospirò. «Sarà... e intanto ci troviamo con quel bestione di Samurott.»

«Fidati di me. Lilligant non è il mio unico asso nella manica.» sorrise Lee. «Tu sei riuscita a vincere battaglie in condizioni molto più sfavorevoli, solo con quella pulce di Porchetta, no?»

«Beh, ma io sono io.»

Lee fece finta di non averla sentita. «Il succo è: abbi fiducia nel mio starter. Siamo anche in leggero vantaggio, contro il ghiaccio.»

«Sì, però...»

«Ehi, pensi di startene lì a chiacchierare ancora per molto?» urlò N, in tono di sfida. «Perché la lotta è iniziata da un pezzo. Vanilluxe, usa Grandine!»

Accompagnandosi con un tintinnio di cristalli, Vanilluxe eseguì gli ordini del suo allenatore. Dalla cannuccia sulla punta di una delle due teste, iniziò a uscire sempre più vapore ghiacciato, che andò a condensarsi sopra al campo di battaglia, fino a formare una vera e propria nuvola.

Dopo pochi secondi, dalla nuvola incominciarono a piovere grossi chicchi di grandine. Samurott sbuffò, ma non ne sembrò particolarmente infastidito.

«E questo lo chiami un attacco?» chiese Lee, in un insolito attacco di sbruffoneria, forse causato dall’incredulità.

N non rispose alla provocazione; si limitò a un sorrisetto dei suoi, quelli che potevano voler dire tutto e niente. Era soddisfatto? Divertito, addirittura? O stava solo bluffando?

Di certo ha un piano. pensò Lee, all’erta. Se scopro qual è, posso smontarlo.

La cosa migliore, per cominciare a sondare il terreno, era partire con un’offensiva decisa e scoprire le carte nemiche.

«Idropompa, Samurott!»

Il potente getto d’acqua colpì in pieno Vanilluxe, costringendolo ad arretrare di diversi metri e rendendolo instabile nel suo fluttuare in aria.

Lee non perse tempo a compiangerlo e approfittò di quell’attimo di stordimento per attaccare di nuovo.

«Conchilama!»

Fu incredibilmente facile, per Samurott, scagliarsi contro Vanilluxe e ferirlo con le sue lame affilate.

Troppo facile.

«Megacorno!»

Samurott ruggì e si avventò nuovamente su Vanilluxe, riuscendo a colpirlo in pieno. Un pezzo del cono del pokémon nemico cadde a terra con un sonoro crack.

Allora Lee iniziò a capire. Non erano gli attacchi di Samurott ad andare perfettamente a segno: era Vanilluxe a non fare il minimo tentativo di schivarli.

Smise di ordinare al suo starter di attaccare. Se la strategia di N, qualsiasi essa fosse, prevedeva il subire passivamente ogni mossa avversaria, l’unica cosa da fare era cambiare immediatamente tattica.

Non ha senso, però. È il suo unico pokémon, perché dovrebbe sacrificarlo?

«C’è qualcosa che non va.» mormorò Kim all’auricolare, evidentemente preoccupata.

«Ma dai?» commentò Lee, nervosamente.

«Non fare il sarcastico.» lo rimproverò Kim. «N è un pervertito, ma non uno stupido. Deve avere uno dei suoi piani malati in mente... vuole che attacchi Vanilluxe, anche se non capisco perché.»

«E fin lì c’ero arrivato anch’io.» sbuffò Lee. «Solo che nemmeno io ho la minima idea di cosa passi per la testa di quel tipo, e lui non accenna a contrattaccare. Cosa vuoi che faccia, che lo prenda a pugni?»

«Sarebbe un’idea!» ridacchiò Kim, ma tornò seria in un attimo. «Questa strategia non mi torna, non con Vanilluxe. Sicuramente sta prendendo tempo e punta a indebolire Samurott con Grandine, ma... non lo so, non ha senso.» sbuffò, producendo di nuovo quell’odioso crackle crackle.

«Infatti. Vanilluxe è un pokémon Ghiaccio, non dovrebbe conoscere mosse come Vendetta o Pazienza...»

«Però non si sa mai. Dammi un minuto, controllo sul pokéd-»

«Spiacente!» trillò la voce di N, sostituendo a un tratto quella di Kim nell’auricolare. «L’aiuto del pubblico non è contemplato. I tuo destino è solo nelle tue mani, Lee~»

Il ragazzo digrignò i denti. «Tu, piuttosto, hai anche in programma di attaccare, o vogliamo guardarci negli occhi per tutto il giorno?»

«Preferirei di gran lunga restare a guardarti negli occhi, se devo dirlo...» mormorò allora N, con voce bassa e suadente.

Lee rabbrividì, disgustato, e si strappò dall’orecchio l’auricolare. Se Kim era stata tagliata fuori, era inutile trasformare l’interpoké nell’hotline di N.

Sospirò, stirò le braccia verso l’alto. Se l’offensiva diretta non era servita, adesso era il momento di pensare con calma e razionalità a una nuova strategia.

La grandine continuava a scendere fitta e Vanilluxe era ancora in aria, gli occhietti puntati nel vuoto, come se fosse stato inconsapevole di ciò che gli accadeva intorno.

Perché N si sta facendo attaccare? Perché non... no, un momento. Non è questo il problema. Semmai, è un vantaggio temporaneo. Finché non reagisce, significa che non pensa che i miei attacchi costituiscano un vero pericolo. Non crede che riuscirò a mandare Vanilluxe K.O. prima che lui sfoderi il suo asso nella manica.

...ma un asso nella manica ce l’ho anch’io. Posso farcela. Dopo avergli inflitto tutti quei danni... posso farcela in un solo colpo.

«Samurott! Usa...»

«Lee, no!»

Questa volta, la voce di Kim non proveniva dall’interpoké.

Lee si voltò, sorpreso, e la vide sporgersi dalla barriera che divideva il campo dagli spalti, in equilibrio precario.

«È Specchiovelo!» urlò la ragazza, a pieni polmoni. «Sta aspettando un attacco potente per potertelo ritorcere contro! Non attaccarlo!»

Lee sorrise. Aveva immaginato che si trattasse di una cosa del genere, ma aveva piena fiducia in Samurott. Avrebbe smontato la subdola strategia di N con una prova di forza.

Alzò un pollice verso Kim, per farle capire di aver ricevuto il messaggio e farla così smettere di strillare. Poi fece un profondo respiro.

Uno... due...

«Samurott, usa Idrovampata!»

 «Vanilluxe, Specchiovelo!» ordinò N, quasi nello stesso istante.

Il pokémon-gelato s’illuminò di un tenue bagliore viola, tipico degli attacchi Psico, producendo un rumore cristallino ed irritante, simile a una risata.

Un attimo prima di venire investito da un feroce getto d’acqua bollente.

Nessuno parlò.

Lee era convinto che Samurott avrebbe avuto la meglio.

N era convinto che Vanilluxe avrebbe resistito.

Il vapore copriva tutto, lasciandoli in un’attesa sospesa nel tempo.

Si diradò piano, a poco a poco, disvelando dapprima solo le sagome e infine le intere figure dei due pokémon.

Samurott era in piedi, pur ansimando pesantemente. A terra, il cono mezzo sciolto e la cannuccia piegata in un angolo innaturale, giaceva Vanilluxe.

Non era più in grado di combattere.

Lee aveva vinto.

 

*******

 

«Sei un deficiente, deficiente, deficiente, deficiente!» lo rimproverò Kim, tirandogli le guance.

Appena la battaglia era finita e N si era dichiarato sconfitto, la ragazza gli era corsa incontro e, anziché congratularsi, aveva tentato di dargli una testata. Evitata per miracolo, bisognerebbe aggiungere.

«Pehò he ho hatta.» cercò di replicare Lee, a stento.

«Pensa se Vanilluxe avesse resistito. Pensa se Samurott fosse stato danneggiato dalla grandine più di quanto pensavi e non fosse stato in grado di mettere a segno un attacco abbastanza potente!»

«Him... hi htai hahendo mahe...»

Lei lo lasciò andare, ma continuò a fissarlo imbronciata.

«Avanti, tu fai continuamente cose del genere, ai limiti dell’autolesionismo.» cercò di difendersi Lee, massaggiandosi le guance doloranti. «Ti giochi il tutto per tutto senza pensare alle conseguenze, è questa una parte della tua forza.»

«E, infatti, tu mi sgridi sempre.» ribatté Kim, testarda. «Però, avanti, “autolesionismo”...»

«Chi si è fatta colpire da un’Energipalla, l’altro giorno?»

Kim arricciò il naso. «Touché.» borbottò. «Ma io sono io.»

Di nuovo, Lee fece orecchie da mercante. Le spinse scherzosamente la punta del naso con l’indice e le sorrise. «Te l’ho detto, oggi volevo le luci della ribalta. Ma adesso il palco è tutto tuo, miss Centro dell’Universo.»

Lei rispose al sorriso, per nulla offesa dal soprannome. «Ehggià. E, credimi, questa volta vedremo davvero il sangue.»

«Guarda che sarò lassù a fare il tifo, quindi ci conto. Vogliamo il saaangue

«Sangue verde.»

«Assolutamente.»

 

 

   
 
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