Capitolo 6
Fiducia
La palestra era vuota, gli spalti
silenziosi e deserti.
Erano sempre così, le lotte contro
N: qualcosa di segreto, clandestino, attimi rubati alle loro vite. Nessuno
spettatore indesiderato, solo gli allenatori e i loro pokémon.
Quell’ennesimo, ufficioso scontro
non era ancora incominciato, ma, divisi solo da un metro d’aria e dalla sottile
linea di metà campo, due allenatori erano già nel mezzo di una singolare
battaglia.
«Wrestling.»
«No.»
«Karate.»
«No.»
«Lotta libera.»
«No.»
«Wrestling.»
«No!»
«Pugilato.»
«No.»
«Risiko.»
«Che cosa c’entra?»
«È per distruggerti almeno
emotivamente. Qwan ki do.»
«No.»
«Wrestling.»
«Kim, senti.» rise N, trattenendosi
a stento dal darle un buffetto sulla guancia (gesto per il quale avrebbe dovuto
pagare con la vita, probabilmente). «Siamo allenatori, tra di noi le cose si
regolano con le lotte pokémon. E poi, siamo già qui.»
Lei s’imbronciò, palesemente
scocciata. «Ma io voglio picchiarti.
Per una volta nella vita, sii uomo e accetta la mia sfida.»
N le fece un breve inchino, in
parte volto a schernirla. «Mi dispiace, ma non sono solito azzuffarmi con le
signorine.»
Dietro di loro, Lee tossicchiò: «Ma
quale signorina?», guadagnandosi un’occhiataccia da parte di quest’ultima.
Il sorriso di N si fece ancora più
marcato. Quella situazione lo divertiva: non solo aveva nuovamente l’occasione
di sfidare gli unici due allenatori di Unima contro cui valesse la pena
combattere, ma questi si rivelavano, come al solito, le creature più adorabili
del pianeta.
Kim e Lee. Lee e Kim. Che lo
detestavano da sempre, ma che gli avevano smosso qualcosa nel cuore.
Quanto volentieri li avrebbe...
«Lee. Ehi, Lee.» sussurrò Kim,
dando una gomitata all’amico. «Il maniaco ci sta guardando in modo strano.»
N si portò un pugno alle labbra e
si schiarì la voce. «Dunque,» disse, alzando gli occhi a contemplare una
meravigliosa quanto inesistente macchia sul soffitto. «Io ho qui due pokémon e
voi uno ciascuno. Niente Leggendari, niente strumenti, se riuscite entrambi a
sconfiggermi vincete. Chi si fa avanti per primo?»
Non si stupì affatto di vedere Kim
raddrizzarsi e fare un passo verso di lui.
«Io, naturalmente.» disse la
ragazza, senza esitazione, per poi puntargli un dito contro. «Abbiamo un conto
in sospeso e non vedo l’ora di regolarlo.»
N sorrise. Era esattamente quello
che si era aspettato: Kim, arrabbiata e poco lucida, impulsiva, fin troppo
facile da battere. Dopodiché, avrebbe avuto lei e Lee tutti per sé fino al
compimento della loro nuova missione. Forse era valsa la pena di prendersi
quella ginocchiata...
«No.»
Suscitando lo stupore condiviso di
Kim e N, Lee mise una mano sulla spalla di lei e scosse la testa. «Vado io per
primo, oggi.»
Kim corrugò la fronte e girò la
testa verso di lui. «Sei sicuro?» chiese, incerta. «Guarda che lo faccio
volentieri. Tu sei già dovuto stare dietro a questo pazzo per tutta la sera...»
Lee le rispose con un ghigno e le
pizzicò una guancia. «E tu hai preso una testata epica, siamo pari. Per una
volta, lascia a me le luci della ribalta, ok?»
«Ok.» sospirò lei, con una punta di
delusione. «Buona fortuna, allora.»
N la osservò avviarsi verso gli
spalti, poi tornò a voltarsi verso Lee. Si era fatto avanti perché si era
accorto delle sue intenzioni? O soltanto perché voleva battersi contro di lui?
Beh, poco male. Se li conosceva come credeva, aveva già pronte le strategie
perfette per battere sia lui che Kim, a prescindere da chi avesse aperto le
danze.
«Allora,» disse, tirando fuori
dalle tasche due sfere poké. «Sfera A o sfera B?»
«La prima, senza dubbio.»
«D’accordo...»
Mentre si dirigevano agli estremi
opposti della palestra, N sorrise tra sé. Aveva previsto il contrario, in
verità: che Lee, più propenso al ragionamento che non all’impulsività, avrebbe
scelto la seconda sfera. Ma andava bene
anche così. Sarebbe stata una lotta interessante.
*******
«Lee! Lee!»
La voce di Kim, nell’auricolare
dell’interpoké, per poco non lo assordò.
«Ehi, ti sento! Non trasformarti in
un’Aralia numero due, per piacere.» sbottò il ragazzo, sistemandosi la visiera
del cappellino.
«Sì, ok, però mi è appena venuta in
mente una cosa.»
«Cioè?»
«Che sei un bugiardo. Tu odi le luci della ribalta, stare al
centro dell’attenzione. Scemo.»
C’era una nota di irritazione in
quelle parole, ma Lee sapeva che il suo gesto le aveva fatto piacere. Almeno,
nella misura in cui non le dispiaceva aver perso l’occasione di fare nero N per
prima.
«Non sempre.» mentì il ragazzo,
restio ad ammettere di aver agito solo per evitare che lei si buttasse alla
cieca nella battaglia. Era esattamente il tipo di affermazione che l’avrebbe
fatta arrabbiare; mancanza di fiducia, o qualcosa del genere. «Non abbiamo
nemmeno degli spettatori, sono sicuro al 90% di sopravvivere.»
Kim probabilmente sbuffò, perché
l’auricolare emise un orribile suono scricchiolante, simile a un crackle crackle. «Ah, guarda, sta per
cominciare. Vedi almeno di fargli il culo, ok? Il pubblico vuole vedere il
saaaangue.»
Lee rise, puntando ora lo sguardo
su N, che stava lanciando la sua sfera. «Contaci. Saaaangue.»
Dalla chic ball di N uscì un getto
di aria gelida, che arrivò in un istante a permeare l’intera palestra, subito
seguito da due riccioli di gelato alla panna.
Vanilluxe tintinnò in direzione del
suo padrone.
Interessante.
pensò
Lee, con un mezzo sorriso, mentre faceva ruotare la sua pokéball sul palmo
della mano. Un piccolo vizio, nato quando per la prima volta aveva lanciato in
campo il suo starter e mai dimenticato.
«Samurott, vai!»
Accompagnato da un tonfo che fece
tremare il campo di battaglia, il fiero pokémon d’acqua si materializzò di
fronte a lui. Come d’abitudine, dopo nemmeno un secondo, un ruggito gli riempì
le orecchie e gli fece vibrare i timpani, in quel modo per lui familiare e
rassicurante, nonostante fosse volto a spaventare i nemici.
«Ma come, non hai scelto Lilly?!»
la voce di Kim rischiò di nuovo di assordarlo. «Cavolo, con lei sarebbe stato
così facile! Un Foglielama e bam!,
addio Vanilluxe.»
Lee si massaggiò un orecchio,
leggermente stordito. «Kim, se non la smetti di urlare chiudo la comunicazione,
giuro.» borbottò. «Lilligant è alla Pensione, è la sua Settimana
Relax&Divertimento.»
«La sua cosa?»
«“Settimana Relax&Divertimento
di Nonnina – e con il pacchetto ‘Fango Per Tutti’ il secondo pokémon entra
gratis!”. Non hai visto la pubblicità?»
«Ma... ma perché?» chiese Kim, ai
limiti della disperazione. «Ok, immagino che Lilly abbia una pelle delicata,
ma...»
«È stata brava, durante la nostra
battuta di caccia a Deerling, ho pensato di ricompensarla con una piccola
pausa.»
Kim sospirò. «Sarà... e intanto ci
troviamo con quel bestione di Samurott.»
«Fidati di me. Lilligant non è il
mio unico asso nella manica.» sorrise Lee. «Tu sei riuscita a vincere battaglie
in condizioni molto più sfavorevoli, solo con quella pulce di Porchetta, no?»
«Beh, ma io sono io.»
Lee fece finta di non averla
sentita. «Il succo è: abbi fiducia nel mio starter. Siamo anche in leggero
vantaggio, contro il ghiaccio.»
«Sì, però...»
«Ehi, pensi di startene lì a
chiacchierare ancora per molto?» urlò N, in tono di sfida. «Perché la lotta è
iniziata da un pezzo. Vanilluxe, usa Grandine!»
Accompagnandosi con un tintinnio di
cristalli, Vanilluxe eseguì gli ordini del suo allenatore. Dalla cannuccia
sulla punta di una delle due teste, iniziò a uscire sempre più vapore
ghiacciato, che andò a condensarsi sopra al campo di battaglia, fino a formare
una vera e propria nuvola.
Dopo pochi secondi, dalla nuvola
incominciarono a piovere grossi chicchi di grandine. Samurott sbuffò, ma non ne
sembrò particolarmente infastidito.
«E questo lo chiami un attacco?»
chiese Lee, in un insolito attacco di sbruffoneria, forse causato
dall’incredulità.
N non rispose alla provocazione; si
limitò a un sorrisetto dei suoi, quelli che potevano voler dire tutto e niente.
Era soddisfatto? Divertito, addirittura? O stava solo bluffando?
Di
certo ha un piano. pensò Lee, all’erta. Se scopro qual è, posso smontarlo.
La cosa migliore, per cominciare a
sondare il terreno, era partire con un’offensiva decisa e scoprire le carte
nemiche.
«Idropompa, Samurott!»
Il
potente getto d’acqua colpì in pieno Vanilluxe, costringendolo ad arretrare di
diversi metri e rendendolo instabile nel suo fluttuare in aria.
Lee
non perse tempo a compiangerlo e approfittò di quell’attimo di stordimento per attaccare
di nuovo.
«Conchilama!»
Fu
incredibilmente facile, per Samurott, scagliarsi contro Vanilluxe e ferirlo con
le sue lame affilate.
Troppo
facile.
«Megacorno!»
Samurott
ruggì e si avventò nuovamente su Vanilluxe, riuscendo a colpirlo in pieno. Un
pezzo del cono del pokémon nemico cadde a terra con un sonoro crack.
Allora
Lee iniziò a capire. Non erano gli attacchi di Samurott ad andare perfettamente
a segno: era Vanilluxe a non fare il minimo tentativo di schivarli.
Smise
di ordinare al suo starter di attaccare. Se la strategia di N, qualsiasi essa
fosse, prevedeva il subire passivamente ogni mossa avversaria, l’unica cosa da
fare era cambiare immediatamente tattica.
Non
ha senso, però. È il suo unico pokémon, perché dovrebbe sacrificarlo?
«C’è
qualcosa che non va.» mormorò Kim all’auricolare, evidentemente preoccupata.
«Ma
dai?» commentò Lee, nervosamente.
«Non
fare il sarcastico.» lo rimproverò Kim. «N è un pervertito, ma non uno stupido.
Deve avere uno dei suoi piani malati in mente... vuole che attacchi Vanilluxe, anche se non capisco perché.»
«E
fin lì c’ero arrivato anch’io.» sbuffò Lee. «Solo che nemmeno io ho la minima
idea di cosa passi per la testa di quel tipo, e lui non accenna a
contrattaccare. Cosa vuoi che faccia, che lo prenda a pugni?»
«Sarebbe
un’idea!» ridacchiò Kim, ma tornò seria in un attimo. «Questa strategia non mi
torna, non con Vanilluxe. Sicuramente sta prendendo tempo e punta a indebolire
Samurott con Grandine, ma... non lo so, non ha senso.» sbuffò, producendo di
nuovo quell’odioso crackle crackle.
«Infatti.
Vanilluxe è un pokémon Ghiaccio, non dovrebbe conoscere mosse come Vendetta o
Pazienza...»
«Però
non si sa mai. Dammi un minuto, controllo sul pokéd-»
«Spiacente!»
trillò la voce di N, sostituendo a un tratto quella di Kim nell’auricolare.
«L’aiuto del pubblico non è contemplato. I tuo destino è solo nelle tue mani,
Lee~»
Il
ragazzo digrignò i denti. «Tu, piuttosto, hai anche in programma di attaccare,
o vogliamo guardarci negli occhi per tutto il giorno?»
«Preferirei
di gran lunga restare a guardarti negli occhi, se devo dirlo...» mormorò allora
N, con voce bassa e suadente.
Lee
rabbrividì, disgustato, e si strappò dall’orecchio l’auricolare. Se Kim era
stata tagliata fuori, era inutile trasformare l’interpoké nell’hotline di N.
Sospirò,
stirò le braccia verso l’alto. Se l’offensiva diretta non era servita, adesso
era il momento di pensare con calma e razionalità a una nuova strategia.
La
grandine continuava a scendere fitta e Vanilluxe era ancora in aria, gli
occhietti puntati nel vuoto, come se fosse stato inconsapevole di ciò che gli
accadeva intorno.
Perché
N si sta facendo attaccare? Perché non... no, un momento. Non è questo il
problema. Semmai, è un vantaggio temporaneo. Finché non reagisce, significa che
non pensa che i miei attacchi costituiscano un vero pericolo. Non crede che
riuscirò a mandare Vanilluxe K.O. prima che lui sfoderi il suo asso nella
manica.
...ma
un asso nella manica ce l’ho anch’io. Posso farcela. Dopo avergli inflitto
tutti quei danni... posso farcela in un solo colpo.
«Samurott!
Usa...»
«Lee,
no!»
Questa
volta, la voce di Kim non proveniva dall’interpoké.
Lee
si voltò, sorpreso, e la vide sporgersi dalla barriera che divideva il campo
dagli spalti, in equilibrio precario.
«È
Specchiovelo!» urlò la ragazza, a pieni polmoni. «Sta aspettando un attacco
potente per potertelo ritorcere contro! Non attaccarlo!»
Lee
sorrise. Aveva immaginato che si trattasse di una cosa del genere, ma aveva
piena fiducia in Samurott. Avrebbe smontato la subdola strategia di N con una
prova di forza.
Alzò
un pollice verso Kim, per farle capire di aver ricevuto il messaggio e farla
così smettere di strillare. Poi fece un profondo respiro.
Uno...
due...
«Samurott,
usa Idrovampata!»
«Vanilluxe, Specchiovelo!» ordinò N, quasi
nello stesso istante.
Il pokémon-gelato s’illuminò di un
tenue bagliore viola, tipico degli attacchi Psico, producendo un rumore
cristallino ed irritante, simile a una risata.
Un attimo prima di venire investito
da un feroce getto d’acqua bollente.
Nessuno parlò.
Lee era convinto che Samurott
avrebbe avuto la meglio.
N era convinto che Vanilluxe
avrebbe resistito.
Il vapore copriva tutto,
lasciandoli in un’attesa sospesa nel tempo.
Si diradò piano, a poco a poco,
disvelando dapprima solo le sagome e infine le intere figure dei due pokémon.
Samurott era in piedi, pur
ansimando pesantemente. A terra, il cono mezzo sciolto e la cannuccia piegata
in un angolo innaturale, giaceva Vanilluxe.
Non era più in grado di combattere.
Lee aveva vinto.
*******
«Sei un deficiente, deficiente,
deficiente, deficiente!» lo
rimproverò Kim, tirandogli le guance.
Appena la battaglia era finita e N
si era dichiarato sconfitto, la ragazza gli era corsa incontro e, anziché
congratularsi, aveva tentato di dargli una testata. Evitata per miracolo,
bisognerebbe aggiungere.
«Pehò he ho hatta.»
cercò di replicare Lee, a stento.
«Pensa se Vanilluxe avesse
resistito. Pensa se Samurott fosse stato danneggiato dalla grandine più di
quanto pensavi e non fosse stato in grado di mettere a segno un attacco
abbastanza potente!»
«Him... hi htai
hahendo mahe...»
Lei lo lasciò andare, ma continuò a
fissarlo imbronciata.
«Avanti, tu fai continuamente cose
del genere, ai limiti dell’autolesionismo.» cercò di difendersi Lee, massaggiandosi
le guance doloranti. «Ti giochi il tutto per tutto senza pensare alle
conseguenze, è questa una parte della tua forza.»
«E, infatti, tu mi sgridi sempre.»
ribatté Kim, testarda. «Però, avanti, “autolesionismo”...»
«Chi si è fatta colpire da un’Energipalla,
l’altro giorno?»
Kim arricciò il naso. «Touché.» borbottò. «Ma io sono io.»
Di nuovo, Lee fece orecchie da
mercante. Le spinse scherzosamente la punta del naso con l’indice e le sorrise.
«Te l’ho detto, oggi volevo le luci della ribalta. Ma adesso il palco è tutto
tuo, miss Centro dell’Universo.»
Lei rispose al sorriso, per nulla
offesa dal soprannome. «Ehggià. E, credimi, questa volta vedremo davvero il
sangue.»
«Guarda che sarò lassù a fare il
tifo, quindi ci conto. Vogliamo il saaangue.»
«Sangue verde.»
«Assolutamente.»