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Autore: Duir    23/02/2006    1 recensioni
...può un uomo costringere un suo simile a fargli da schiavo? Indubbiamente si......ma può un uomo costringere un mutante a fargli da schiavo? Indubbiamente no.....e se si trattasse di una donna? ps. volevo dire che non ho mai letto i fumetti e che mi baso su quanto ho appreso dai due film.....perdonate se ogni tanto faccio di testa mia :P
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dall’alto del cielo trapuntato di stelle la luna lo osservava silente, con il suo dolce occhio velato di setose nuvole. Attorno la calma di una notte d’autunno inoltrato, il terreno un tappeto di foglie bagnate di fredda brina. Il vento soffiava delicato su di lui, come una interminabile carezza ed egli si sentiva bene, al sicuro da ogni turbamento. Gli alberi, sebbene ormai spogli, tendevano i loro rami verso l’alto, fieri e risoluti nella loro preghiera autunnale di rincontrare la primavera il più presto possibile. La canzone lieve e fugace del vento intanto s’intesseva attraverso la foresta e ad egli parve di udire voci chiare e serene che lo incitavano, lo chiamavano, sussurravano il suo nome….-Kurt!……Wake up!……Kurt……I’m here! Don’t worry Kurt! I love you!-. Sorrise nel sonno che si stava lentamente tramutando in veglia ed ancora qualcuno lo sfiorò delicatamente sul volto, avvolse il suo corpo in un morbido abbraccio, gli diede calore tanto quanto gli bastava per aprire finalmente gli occhi. Attorno c’era solo la foresta, silenziosa e sognante nella notte, animata dei bubbolii di placidi gufi, dello scorrere di un fiume, dello scalpiccio di minuscole zampe che si avvicinavano a lui, incuriosite. Volse il capo, respirando finalmente l’aria fresca e frizzante, affondando le mani nel terreno muschioso e la tenerezza lo colse nel vedersi accanto il piccolo comitato di benvenuto che la foresta gli aveva riservato. Curiosi, soffici e increduli più di lui tre scoiattoli fulvi si erano avvicinati, probabilmente alla ricerca di provviste per l’inverno. L’emozione e la dolcezza trovarono nuovamente dimora nel cuore oppresso del giovane, mentre tendeva la mano per tentare di accarezzare il più piccolo. La bestiola ebbe un attimo di esitazione e si ritrasse, poi piuttosto guardingo saltellò verso la mano sconosciuta; i sottili baffi gli fecero il solletico, mentre lo scoiattolo annusava interessato. Sicuro di non essere in pericolo il piccolo roditore infine saltellò tranquillo sulla mano di Kurt e di lì sulla sua spalla; allora prendendo coraggio, anche gli altri due scoiattolini si avvicinarono e andarono a salutare il nuovo amico, saltellandogli dappertutto. Infine si fermarono, fissandolo con i loro dolci occhietti d’un nero brillante. Kurt sorrise e se li fece salire tutti e tre su un braccio; accarezzando il loro pelo setoso e morbido si sentì rinfrancato per tutto il male patito e alzò lo sguardo, mormorando un -Danke- alla volta del cielo stellato. In quel mentre il suo stomaco ebbe un sonoro gorgoglio e i tre scoiattolini balzarono a terra, correndo via verso il folto del bosco; Kurt rimase a guardarli con un po’ di delusione. Anche gli animali percepivano quello che egli era in realtà……dunque il suo destino era di rimanere solo? Di vagare nascosto nell’ombra per sempre? Non poté sopportare quel pensiero e le lacrime che ora offuscavano i suoi occhi gli impedirono di vedere che i tre piccoli roditori erano tornati e portavano ciascuno una noce tra le minuscole zampette. Uno squittio gli fece alzare il capo e nel vederli nuovamente lì con dei doni per lui, enorme fu la sua gioia nel comprendere che dunque non era solo. Rosicchiando e mordicchiando i piccoli scoiattoli si misero alacremente al lavoro per aprire i gusci coriacei, poi estratti i gherigli li deposero ai piedi di Kurt. Quando egli ebbe finito di cibarsi, soddisfatti, i tre roditori gli rivolsero un eloquente sguardo d’addio per poi correre verso le loro tane. Kurt, felice e stanco stette a fissarli finche non li perse di vista, con un dolce sorriso sul volto. Ancora non capiva se stesse sognando o se fosse la realtà, ma il vento novembrino fece scomparire ogni suo dubbio, portando alle sue narici l’odore di un improvviso temporale. Di lì a poco un tuono echeggiò minaccioso, mentre una fredda e sottile pioggia iniziava a bagnare la foresta, ticchettando sul tappeto di foglie morte. Kurt allora iniziò a correre alla ricerca di un riparo, inoltrandosi nella macchia. Correndo sotto la pioggia battente, fradicio e spoglio dell’unico mantello di cui era riuscito ad appropriarsi, frugò alberi, cespugli, giacigli di foglie, ma pareva che nessuno di quei luoghi fosse abbastanza adatto a nasconderlo da occhi indiscreti. Sebbene la notte fosse profonda non sarebbe durata per sempre e il mattino lo avrebbe colto di lì a poche ore, costringendolo ad un’ennesima fuga per non essere visto…..no! Non voleva scappare ancora! Basta! Dalla mattina precedente non aveva fatto altro che fuggire, correre, lottare ed ora una tremenda stanchezza lo stava cogliendo, gli pesava sugli occhi, gli cerchiava il capo. Il temporale seguitava, tra il rimbombo d’un tuono maestoso e la luce intensa d’un lampo fugace. Il buio ora era costantemente lacerato da luci inquietanti, la pioggia cadeva senza tregua, intensificandosi minuto dopo minuto. Kurt continuava la sua corsa attraverso la foresta addormentata, lottando contro il sonno ed il pensiero assillante di vedersi costretto a fuggire per tutta la notte. - Fluch! Perché a me! Gott! So che ci sei! Se davvero mi puoi sentire fai cessare tutto questo! Sono stanco! MI senti?! Aiutami!-. Come in risposta un assordante tuono si fece udire e fu allora che la foresta si diradò ed apparve una radura dove s’intravedeva un piccolo accampamento; un’altra saetta squarciò le nubi dense e plumbee e d altra pioggia lo investì. Fradicio, tremante di freddo e della febbre che ora sentiva indolenzirgli tutto il corpo, Kurt avanzò guardingo, attento a non fare il minimo rumore acquattandosi dietro i cespugli, in ascolto; da sotto una tenda grigia provenivano le voci serene di alcune persone intente a cucinare della carne su una griglia. Il profumo del cibo pervadeva tutto l’ambiente circostante, giungendo inevitabilmente alle narici del povero Kurt, che moriva di fame. Deglutì per soffocare la voglia di potersi unire all’allegra compagnia, mentre istintivamente la lingua sfiorava le labbra. Una voce femminile quindi sovrastò l’esuberanza generale: -Hei Logan e le nostre salsicce?- - Le vostre salsicce si stanno rosolando sulla griglia……- fu l’ironica risposta. –Quanto ci mettono a cucinarsi? Io sto crepando di fame!- esclamò una terza voce maschile, che lasciava trasparire la giovane età del suo proprietario. – Ho detto che ci vogliono ancora alcuni minuti e poi Bobby come fai ad avere fame? Ti sei fatto fuori un sacchetto gigante di patatine fritte!-. Come risposta si udì una risatina d’imbarazzo, mentre una figura dai capelli lunghi si spostava per apparecchiare la tavola. –Mi passi la bottiglia dell’acqua per favore? E smettila di ridere Bobby! Logan ha ragione! Se continui di questo passo le provviste non ci basteranno per tutti i tre giorni!-. Il delicato profilo del giovane si fece intravedere da dietro la tenda illuminata. – È solo colpa vostra! Sapete che adoro quel tipo di chips! A vostro rischio e pericolo se le lasciate in giro!- - Ma le avevo comprate per il viaggio di ritorno! Possibile che ultimamente non fai altro che mangiare?!-. La ragazza pareva particolarmente stizzita per l’accaduto e Kurt non poté fare a meno di pensare a come gli avrebbero fatto comodo in quel momento quelle prelibatezze di cui stavano tanto discutendo. Infine un – È pronto!- tramutò la loro lite in grida di giubilo e lesto si affrettarono a sedersi per cenare. A malincuore Kurt non poté fare a meno di fissare il trio banchettare con la sugosa grigliata il cui profumo si spandeva tutto attorno; ma egli non era il solo ad averlo percepito. Poco distante, nella macchia profonda, un branco di lupi affamati stava fiutando l’aria con decisione e già si stavano dirigendo nei pressi del piccolo accampamento. Il loro naso umido e freddo fendevano l’aria mentre correvano, mentre la saliva gocciolava copiosa e densa dalle loro avide fauci. Ancora intento ad osservare il luculliano spettacolo, Kurt non si era accorto dei numerosi occhi gialli che lo stavano progressivamente circondando. Uno scalpiccio nervoso interruppe la sua contemplazione, ma scrutando nell’oscurità non vide altro che le fronde scheletriche degli alberi. Pensò fosse solo la fame che gli faceva intendere stranezze, ma poi gli udì: lunghi e lamentosi ululati si alzavano dal buio, tradendo la presenza dei sei grossi lupi grigi, i cui occhi gialli erano poco più di fessure. Erano talmente grossi che uno di loro avrebbe comodamente potuto sbranarlo in pochi attimi; ma dopo quello che aveva passato non gli mancavano certo il coraggio e la prontezza per difendersi……se almeno avesse potuto placare i morsi della fame. Un fruscio lo fece trasalire e lesto balzò sull’albero più vicino; saltando di ramo in ramo presto fu sopra la piccola tenda canadese e si sporse quel tanto che gli permise una chiara veduta del terzetto che cenava indisturbato ed ignaro del pericolo. Ora poteva comprendere meglio quello che aveva veduto solo come uno spettacolo di ombre cinesi: erano tre ragazzi, riunitisi probabilmente per un campeggio. Tutti ridevano e scherzavano, incuranti del temporale, avvolti nei loro sacchi a pelo grigi. Kurt li fissava dalla cima del suo albero e mai come allora desiderò poter avere anch’egli una famiglia, dei fratelli, una madre, un padre o solamente degli amici con cui condividere le vittorie e le sconfitte della vita. I suoi grandi e dolci occhi brillavano d’emozione mentre, come se si trattasse d’un commovente film, ascoltava le loro risate, percepiva la felicità e l’allegria dei loro discorsi, udiva i loro sussurri più intimi e segreti, fissava i loro sguardi d’intesa e non capiva il significato del gesto più volte ripetuto dalla giovane donna dai lunghi capelli castani, di portare le sue labbra su quelle del ragazzo biondo che le stava seduto accanto. Ma chi veramente lo rendeva colmo di curiosità era il maggiore dei tre, un uomo dai lineamenti marcati, i cui folti e spettinati capelli neri richiamavano vagamente la pelliccia di un animale. Aveva lunghe basette che gli incorniciavano il volto maturo e due occhi penetranti, il cui sguardo richiamava quello di un lupo…..-I lupi!-. Improvvisamente si ricordò il perché si era spinto tanto in là: doveva proteggere quella gente dalle feroci belve che si stavano avvicinando. Nella sua smisurata bontà tuttavia aveva dimenticato la prudenza e fu così che il ramo su cui era seduto si spezzò con un secco “ciack”. Kurt si sentì cadere verso il basso, ma riuscì prontamente ad aggrapparsi al ramo sottostante con la coda, mentre dalla tenda provenivano voci allarmate e il maggiore dei tre usciva sotto la pioggia battente. Lo vide guardarsi attorno con circospezione, fiutare l’aria e quel gesto lo pietrificò……dove lo aveva già veduto? Da sotto la tenda qualcuno esclamò: -Logan? Che c’è? Tutto bene?-. L’uomo si portò un dito alle labbra, mentre guardava a destra e a sinistra, notevolmente allarmato. Intanto Kurt penzolava sopra la sua testa, in una posizione alquanto scomoda; non c’erano altri appigli cui potersi aggrappare e l’unica via d’uscita era saltare alla cieca tra i fitti cespugli…..ma sapeva bene che acquattati tra quelle fronde scure c’erano i lupi e che presto sarebbero usciti allo scoperto per rivendicare il loro pasto quotidiano. Nuovamente qualcuno chiamò dalla tenda il nome di Logan. – Silenzio! Spegnete subito la lanterna!- fu la risposta diretta. Immediatamente rimasero al buio. Le uniche luci ora visibili erano le miriadi di stelle che scintillavano sul manto scuro del cielo e…..le molteplici paia di occhi dei lupi che ora si palesavano nella piccola radura. Logan trasalì colto alla sprovvista, mentre si portava in posizione d’attacco. –Bobby! Rogue! Quando ve lo dico io fuggite!-. La voce roca e risoluta lasciava trasparire tensione e nervosismo, mentre gli altri due giovani si apprestavano a prepararsi per la fuga. –Ora!- echeggiò la profonda voce nell’oscurità ed essi si slanciarono fuori dalla tenda, correndo verso la macchia. La ragazza si voltò, rivolgendo uno sguardo terrorizzato a all’amico rimasto indietro, ma l’altro ragazzo la prese per un braccio, costringendola a seguirlo. –Logan!- -Non preoccupatevi per me! Scappate maledizione!!! Avanti bestiacce, prendetevela con uno come voi!- ringhiò Logan, storcendo la bocca in un sorriso di disprezzo. Intanto Bobby e Rogue fuggivano ed erano quasi giunti al limitare della foresta quando altri quattro grossi lupi neri uscirono da dietro gli alberi, ringhiando e sbavando. Le loro zanne scintillavano alla luce pallida della luna ed i loro occhi erano braci ardenti nella notte. [continua…]
  
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