Trentanovesima
Piuma – “Non farlo!” (Memories)
Il
legno della porta si sentì
trasparente come vetro di fronte a quegli occhi sanguigni che lo
scrutavano
senza pietà, quasi riuscissero realmente a vedere attraverso
di esso.
L’assassino
si riappropriò dei vestiti
senza proferire parola.
Il
suo silenzio poteva essere paragonato
a quello dei fedeli durante una funzione particolarmente significativa.
Ma,
visto l’individuo, era più corretto assimilare il
suo mutismo a quello
dell’inverno che, senza emettere il minimo suono, avvolge i
malcapitati nel
suo manto di gelo fino ad assiderarli.
L’uomo
d’ombra mosse pochi passi verso
di lei.
“Non
farlo!”, avrebbe voluto gridargli
la porta quando la sua mano cadaverica si posò sulla
maniglia.
Ma
l’assassino proseguì imperterrito.
Sapeva vivere nel silenzio, ma
ancora
non aveva imparato ad ascoltarlo.
[120
parole]
Quarantesima
Piuma – Nuvole (Memories)
Se
fosse nato in quel momento, non
avrebbe mai capito cosa significasse la parola “cielo
azzurro”: la sfera
celeste, quel giorno, era affollata di cirri plumbei, talmente fitti da
accavallarsi tra di loro ringhiando tuoni.
Ma
le nuvole non cedevano nemmeno una
lacrima di cielo al mondo sottostante: stavano lassù,
gravide di temporale,
senza concedere neppure un misero assaggio del frutto del loro ventre
caliginoso.
Si
ammassavano rombando, lasciando solo
il desiderio della pioggia.
I
tuoi occhi sono pieni di nuvole, vero?
Asciutti,
ma pregni di pianto.
Che
non verrà sfogato.
Perché
tu non hai mai imparato
come
si fa a piangere, Corvetto.
Il
mondo era troppo grigio, quel giorno.
Gli
mancava un tocco di colore.
Un
tocco di rosso.
[120
parole]
Quarantunesima
Piuma – Brivido (Memories)
Un
brivido gli aveva azzannato il
midollo spinale quando quell’irruente ragazzo aveva aperto la
porta della sua
prigione.
La
libertà non era una culla calda e
rassicurante, come la maggior parte della gente pensava: era gelida,
era
crudele e spietata, era responsabilità delle proprie azioni
e l’obbligo di
sopportarne le conseguenze senza potersi difendere dietro ad ordini
impartiti.
Per
questo aveva cercato immediatamente
di richiudersi dentro: l’oscurità gli era sempre
stata amica, e nel suo
abbraccio poteva sopravvivere. La luce, invece, lo avrebbe ucciso.
Ma
il Rubino non si era scoraggiato, e
aveva continuato a violare la sua cella, assediandolo con promesse di
ineffabili paradisi che avrebbero condiviso insieme.
Un
nuovo brivido artico gli scosse la
colonna vertebrale quando entrò nel bagno.
Rosso.
Troppo
rosso.
Richiuse
la porta, nauseato, ed uscì in
fretta dall’appartamento.
Le
nuvole sembravano deriderlo con i
loro tuoni, e si divertivano malevole a soffiargli addosso gli zefiri
più
freddi.
Ma
il Corvo quasi non li sentì.
Il
gelo che gli abbrancava le viscere
non era certo quello creato da degli agenti atmosferici capricciosi.
Era
il tremito ghiacciato che scuoteva
fino alle ossa chi era riuscito ad uscire dalla prigione.
Era
il ghiaccio di chi era uscito, e
aveva scoperto che non c’era più nessuno a
tenergli aperta la porta.
Solitudine.
L’unica
cosa più fredda della libertà.
[220
parole]
Quarantaduesima
Piuma – Serenità (Present)
Aveva
tolto il silenziatore di
proposito: voleva che l’intera Gilda diventasse la cassa di
risonanza dello
sparo che avrebbe ucciso il Patriarca.
Un
direttore d’orchestra sa che, tra un
brano e l’altro, va fatto scorrere un breve respiro di
silenzio, in cui il
pubblico può assaporare le ultime note della prima sinfonia
per poi essere
avvolto dagli effluvi musicali della seconda. Allo stesso modo, il
Corvo attese
qualche istante prima di far deflagrare il colpo successivo.
Lo
sparò verso il soffitto, poiché il
primo aveva già raggiunto il suo scopo: il Patriarca giaceva
riverso nel suo
stesso sangue, ucciso con un unico proiettile dal più abile
dei suoi figli.
Il
secondo fu solo per richiamare
ulteriormente l’attenzione.
Si
appoggiò con la schiena alla parete,
quieto, respirando l’aria immobile dal sentore mortifero.
Aveva
ammazzato chi gli aveva ordinato
di eliminare il suo personale astro cremisi.
Sentiva
che, in qualche modo, un
capitolo della sua tetra esistenza si era finalmente concluso.
E
lì, circondato dall’odore rugginoso
del sangue e dalle urla scoordinate degli assassini che accorrevano dal
loro
capo, percepì la vecchia serenità riprendere
possesso nel suo animo stravolto.
Un’emozione
senza emozioni, una
sospensione della sofferenza.
Era
tornato alla sua distaccata apatia.
[200
parole]
Quarantatreesima
Piuma – Sempre (Present)
Non
rispose neppure alle domande che gli
vennero rivolte dai suoi sciocchi colleghi: il Patriarca giaceva a
terra con un
buco in fronte, e lui aveva ancora la polvere da sparo sulle dita.
Se
non erano in grado di ricostruire gli
eventi, allora non erano degni del loro titolo di sicari.
-D’ora
in poi sarai sempre perseguitato
dalla Gilda come traditore.-
La
condanna venne emessa poco prima che
lui varcasse la soglia dell’ufficio.
-Non
ci sarà più un angolo sicuro per
te.-
I
presenti concordarono all’unisono che
la cosa più terrificante di quella giornata non fu trovare
il Patriarca morto;
fu l’inferno dispiegato nel ghigno del Corvo ad agghiacciarli
fino alla tomba.
-Cercate
di non inciampare nel mio angolo,
signori, se avete cara la
vita.-
[125
parole]
Quarantaquattresima
Piuma – Amicizia (Present)
-Un
misero buco in fronte?-
Il
disappunto del becchino rese la sua
pelle ancora più grigia del solito.
-Avresti
potuto sminuzzarlo, almeno un
po’… Non capita tutti i giorni di seppellire un
Patriarca.-
-Desolato.
Ti recapiterò il prossimo
cadavere per posta, un pezzo alla volta.- replicò il Corvo,
finendo di lucidare
la pistola.
-Oh,
potresti portarmelo di persona,
così ci divertiremo insieme a ricostruirlo.-
latrò Undetaker, insozzando le
parole con la sua immancabile risata gutturale. –Sai che non
ti consegnerei mai
alla Gilda.-
In
tutti quegli anni, la figura più
simile ad un amico che aveva avuto era stata la carcassa deambulante
che in
quel momento si stava schiantando dal ridere sul bancone.
L’unico
che avesse mai decifrato i suoi
silenzi, e che avesse avuto la cortesia di non condividere con il mondo
quanto
scoperto.
Chi era abituato ad ascoltare le
storie
dei cadaveri, riusciva a comprendere anche quelle di chi era morto in
vita.
-Lo
cercherai?-
La
domanda gracchiata dell’uomo non lo
sorprese troppo: Undertaker era incredibilmente sagace, dietro la sua
maschera
di bonaria idiozia.
-Cosa
ti fa essere così sicuro che sia
vivo?-
-Il
bagno era coperto di sangue. Ma il
corpo non c’era.- il tamburo della pistola venne rimesso a
posto con uno
scatto. –Quello stupido non sa neppure morire.-
-E
tu glielo insegnerai?-
Undertaker
non ebbe il lusso di sentire
la risposta.
-Arrivederci,
becchino.- lo salutò
lapidario il Corvo.
Ma
la intuì comunque.
Gli
insegnerò a vivere come chi è morto.
[245
parole]
Quarantacinquesima
Piuma – Mai (Present)
Era
la prima volta che avvertiva
l’asprezza della solitudine.
Fino
a quel momento era sempre stato
solo, ma si sentiva completo, come una perfetta macchina autonoma ed
autosufficiente.
Ora
sentiva che, da qualche parte, un ingranaggio non funzionava a
dovere, ed arrestava tutto il sistema.
Era il vuoto di un caminetto
spento in
cui resta solo la cenere, un’assenza triste poiché
porta con sé il ricordo di
quanto era stato. L’insoddisfazione di chi, dopo aver
assaggiato una pietanza
particolarmente prelibata, sente il palato arido e sabbioso a contatto
con ogni
altro cibo.
Era
tutta colpa di quello stupido.
Lo
avrebbe trovato, e lo avrebbe
costretto a pagare per le sue sciocchezze.
Non
gli avrebbe mai più permesso di
andarsene.
Mai.
[120
parole]
Quarantaseiesima
Piuma – Tristezza (Present)
-Che
ti prende, Undertaker?-
-Sei
triste?-
-È
perché il Corvo se ne è andato?-
Le
marionette gli strattonavano le
maniche, gli smuovevano il cilindro, gli tiravano i capelli; altre,
rinunciatarie, si divertivano a dondolarsi usando le ciocche argentee
come
liane.
-Apprezzo
i vostri sforzi, ma d’ora in
avanti sarà una vera noia, senza il Corvo.-
sospirò mortuario, accasciandosi
ancora di più sul bancone.
-Potresti
sempre seguirlo.- suggerì una
bambola, sollevando un drappo di capelli per parlare nel suo orecchio.
–Così
non saresti più triste.-
-Geniale!-
trionfò il becchino,
alzandosi così di scatto che tutti i fantocci vennero
lanciati a pioggia per
l’ufficio, e si rialzarono in un brontolio di proteste.
-Coraggio,
miei cari, dobbiamo partire.-
li esortò Undertaker, dopo aver aperto una valigia in cui le
marionette
cominciarono a sciamare.
-Oh,
sarà così divertente!- trillò,
radunando le sue cose con l’entusiasmo di una sposina che
compila la lista di
nozze. –E mi garantirò l’esclusiva del
loro servizio funebre!-
Quel
giorno, la Gilda udì la risata del
becchino per l’ultima volta.
[170
parole]
Quarantasettesima
Piuma – “Sì” (Present)
I
capelli nascosti dal cappuccio
dell’impermeabile che lo schermava dalla pioggia battente,
gli occhi mascherati
dietro delle finte lenti da vista.
Chissà
quanto ci avrebbe messo il Corvo
a smascherare il suo trucco e a trovarlo.
Grell
era morto. Definitivamente.
Si
sarebbe accontentato di quello che
avrebbe trovato alla fine della sua ricerca?
Scrollò
le spalle ed entrò nel
condominio salutando cortesemente la portinaia, una simpatica signora
grassoccia dal sorriso sempre pronto.
Ma
se, il giorno in cui si sarebbero
trovati uno di fronte all’altro, il Corvo lo avesse
accettato…
Allora
si sarebbe tuffato tra le sue
braccia, e gli avrebbe detto mille volte
“sì”.
Per
ora, poteva solo pazientare.
[110
parole]
Quarantottesima
Piuma – Cielo (Present)
Il
sole era tramontato e risorto
parecchie volte da quando il Corvo aveva abbandonato la Gilda.
Si
era liberato della sua corte di
nuvole e aveva preferito la compagnia delle simpatiche brezze marzoline.
Ora
rifulgeva al centro del cielo,
sgombrandolo da ogni nuvola. L’aria era tiepida e piacevole,
corollario
immancabile di un pomeriggio primaverile.
Era
una bellissima giornata.
Ma
era scialba.
Il
cielo era molto più bello al
tramonto, quando era rosso come i rubini.
E
come il sangue.
Nel
sangue si sarebbero incontrati di
nuovo.
Ti
aspetterò cercandoti.
E
io ti cercherò aspettandoti.
Ci
incontreremo al centro.
Come
sempre.
[100
parole]
Ultime
Piume
– “Sayōnara”
Quella
città era tremendamente insulsa,
in confronto al covo degli omicidi.
Ma
doveva restare.
Stava
affrontando enormi sacrifici per
rimanere in quel posto: tratteneva ogni gridolino festante nel vedere
dei
cadaveri mutilati, e obbligava se stesso ad organizzare funerali in
grande
stile anche per morti totalmente anonimi che, dal suo punto di vista,
non
meritavano più di un buco nel terreno in cui marcire.
In
un certo senso aveva nostalgia della
Gilda e dei corpi sfigurati che rendevano così interessante
il suo lavoro: la
creatività degli assassini nell’aprire quei solchi
che lui si divertiva così
tanto a ricucire era impagabile.
Ma
ogni privazione spariva di fronte al
sublime motivo per cui si trovava in quella città:
lì, in un tempo ancora
sconosciuto, il Corvo e il Rubino si sarebbero incontrati di nuovo.
La
sua risata metallica distrasse per un
attimo le marionette dal loro lavoro di rifinitura delle bare.
-Che
succede?- chiese quella che stava
scartavetrando il legno.
-Perché
ridi?- volle sapere la bambola
impegnata con l’imbottitura del feretro.
-Stavo
pensando allo spettacolo che
siamo venuti ad assistere…-
Poggiò
l’unghia nera in orizzontale sul
labbro esangue, mormorando:
-Dobbiamo
preparare un ricevimento
adeguato… Le loro bare saranno il mio capolavoro!-
E
il becchino rise, tornando al suo
macabro mestiere.
Anche
lui stava aspettando.
***
-Nome?-
L’uomo,
troppo
concentrato a fissare le porte della città,
impiegò qualche secondo per
rispondere.
Non
smise di
fissare il portone con cipiglio burbero nemmeno quando
proferì, sistemandosi
gli occhiali sul naso:
-William.
William T.Spears.-
[250
parole]
Non
posso crederci.
È
finita. Questa long è davvero finita!
Cioè,
“finita” è una parola grossa visto
che il finale è piuttosto… aperto, diciamo xD.
Proprio
per questo ho deciso di fare un
sequel ^^ (e, se il tempo e l’ispirazione mi assistono,
magari anche un prequel
in cui spiegare come, esattamente Grell si è innamorato di
Sebastian e tutti
quei retroscena che, per forza di cose, sono rimasti fuori dalla
narrazione
vera e propria).
Non
so quando, ma ci sarà un seguito a
questa follia, per chiunque avrà la voglia e il coraggio di
seguirmi xD.
Ancora
una volta grazie a IfHeavenFallsApart,
Aphrodite, KikiWhiteFly
e Shnusschen:
non avete idea di quanto le vostre recensioni mi abbiano resa felice.
Grazie
infinite<3
Ah,
potrete notare che il conto delle
drabble non è cinquanta… non chiedetemi
perché, ho controllato e ricontrollato
e la tabella risulta comunque completa… probabilmente ho
messo più piume
insieme conteggiandole come una unica. Per rimediare alla mia svista
(ulteriore
prova che ho fatto bene a scegliere una facoltà che nulla ha
a che fare con la
matematica xD) ho aggiunto una piccola ending,
“Sayōnara” appunto. Spero
apprezzerete ^^.
Che
altro dire…
Lieta
di essere arrivata in fondo a
questa avventura assieme a voi<3
Alla
prossima, ladies.
Red.