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Autore: Onyria    31/05/2011    0 recensioni
Era appena giunta in città attraversando il Warp Portal, il più comune mezzo di trasporto di Rune Midgard, offerto dalla Kafra Society, che consentiva di raggiungere qualsiasi punto del mondo in pochi istanti. Odiava il Warp, le lasciava sempre la nausea e un forte giramento di testa...
Chaya è un'appartenente della casta degli Assassin, solitaria, malinconica e silenziosa come un'ombra: un'ombra cremisi come il sangue, come i suoi abiti e la sua chioma disordinata... cremisi come il suo cuore.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente ho ricevuto la correzione del secondo capitolo, ed eccolo qui. ^^
Non che lo aspettaste in molti ma spero che qualcuno riesca a dargli un'occhiata prima o poi, e spenda due minuti per farmi sapere cosa ne pensa.
Ecco dunque il secondo capitolo, buona lettura.


 

Incubi

L’aria era torrida come sempre. Il sole allo zenit, condensava le ombre delle rigogliose palme da dattero sotto di esse, unico fresco riparo per quei pochi avventurieri che si azzardavano a girovagare a quell’ora. Morroc, il Gioiello del Deserto offriva tuttavia un panorama splendido, sotto la luce accecante del mezzogiorno.
La bambina stava seduta sulla balaustra della balconata, sfavillante nel suo abitino di lino bianco, riparata dai cocenti raggi del sole sotto l’ombra delle piante che imponenti crescevano accanto alla sua finestra, rinfrescando ogni giorno il terrazzo su quel lato della casa. Coi piedini nudi ciondoloni nel vuoto, giocava a intrecciare fili di seta tra i suoi lunghi capelli rossi, mentre canticchiava una delle melodie da poco apprese alla scuola per diventare Dancer.
“Per tutti gli Dei Candra, vieni subito giù di li!” La voce spaventata della donna provocò un sussulto nella piccola, facendole scivolare di mano uno dei fili che fluttuò via trasportato dalla brezza calda. Con uno sbuffo rassegnato la piccola si voltò verso sua madre, preparandosi all’ennesima sfuriata ma rimase stupita davanti alla stanza vuota. Strizzò gli occhi per distinguere la figura alta e affusolata della madre nell’oscurità della stanza che… un momento, come mai la stanza alle sue spalle appariva così buia e tetra? Eppure il sole splendeva alto nel cielo fino a pochi istanti prima. La piccola Candra si voltò nuovamente verso l’esterno, convinta di rimanere abbagliata dal riverbero del sole sulla sabbia chiara del deserto ma rimase nuovamente di stucco nel constatare come già fosse calata la notte, e con essa il freddo che accompagnava le stelle. Sollevò lo sguardo per ammirare le costellazioni, ritrovandosi a fissare un cielo ammantato del nero più profondo. Rabbrividendo ruotò nuovamente sulla balaustra con l’intenzione di entrare nella sua stanza per rifugiarsi sotto le lenzuola.
Un raschiare di artigli, un’ombra sopra la sua testa, la piccola iniziò a tremare e saltò giù dalla balaustra iniziando a correre verso la portafinestra spalancata.
“Candra, tesoro, dove corri così di fretta? La mamma è qui con te.” La voce della donna si fece sentire nuovamente ma questa volta proveniva dalle sue spalle, dalla terrazza. Candra si voltò, con le lacrime già agli occhi e tese le manine paffute per gettarsi nell’abbraccio rassicurante della mamma…
…ma le uniche braccia pronte ad accoglierla erano quelle lunghe, fredde e soffocantidel buio più totale. La balconata era sparita, il terrazzo un pozzo di oscurità che le si stringeva addosso schiacciandole il petto.
“Candra, sono qui, vieni dalla mamma!” Ancora la voce risuonò nel suo tono allegro e rassicurante ma questa volta non riuscì a capire da dove provenisse.
“Candra, la mamma ti sta aspettando, non farla arrabbiare. La tua mamma ti attende, piccola Chaya. Non vorrai mica essere punita vero? ”
Sotto la voce dolce della madre sembrava ora nascondersi strisciante un ansito famelico e ghignante.
La piccola strabuzzò gli occhi e in un batter di ciglia non era più una bimba dai lunghi capelli fulvi nel leggiadro abitino di lino, ma la ragazza oramai 16enne abbigliata con la divisa degli Assassini.
Sua madre non l’aveva mai chiamata così: era morta prima che il suo nome mutasse in Chaya.
La mano corse alla cintura sulla schiena da cui estrasse uno dei numerosi Damascus elementali che portava sempre con se.
“Chaya, sono qui!” nuovamente la voce allegra seguita da risate cristalline.
E sotto questa, più percepibile come un rantolo nel petto che come un suono, ancora l’ansito, raschiante e gorgogliante allo stesso tempo, come una lingua viscida e munita di barbigli che sfregasse lasciva su della pelle nuda, straziandola.
Si voltò ansante in cerca di un riferimento ma tutto quello che vedeva erano le sue mani che stringevano l’arma, le sue gambe tese in posizione di attacco, il vermiglio dei suoi corti capelli disordinati,  tutto avvolto da un nero più oscuro della morte.
“Chaya! Chaya!” la doppia voce non le dava tregua, continuava a chiamarla ridendo da ogni dove e il suo respiro era sempre più accelerato. Non riusciva a calmarsi, nonostante ora fosse adulta, addestrata alle armi e pronta a tutto, si sentiva smarrita e terrorizzata come quando era solo una bambina di cinque anni, quando il buio l’aveva assalita, portandole via tutto.
Un bagliore dietro di lei, si voltò come un fulmine per fronteggiare il nemico e si ritrovò a fissare una moltitudine di occhi feroci che la osservavano bramosi.
“La mamma ti aspetta Chaya…” il ringhio della bestia…
Aprì gli occhi di scatto, il grido morto in gola, il pugnale di fuoco e il Main Gauche ricurvo già nelle sue mani come animati da volontà proprie, scattando in posizione di difesa.
Java Dullihan stava scostando la tenda di pelle, intento a richiudere l’involto di stoffa che aveva tra le mani. “…ecco fatto Chaya, il Dyestuff è pronto…” lasciò la frase a metà e si bloccò sul posto; l’involto non gli scivolò dalle mani solo perché il valore per quell’oggetto gli era stampato nel cervello a livello inconscio ma non osò fare un altro passo alla vista della Sin con le armi in pugno.
“C-che succede, non avrai intenzione di derubarmi, vero?” chiese esitante il Dye Maker.
La fanciulla riprese a fatica respirare, non si era accorta di trattenere il fiato, e rilassandosi reinfoderò le armi nelle guaine nascoste sulla schiena, senza il minimo rumore. Senza una parola fece qualche passo verso il tintore, gli tolse delicatamente l’involto dalle mani  e lo ripose nella tracolla, estraendo dalla stessa il sacchetto con le monete.
“Chiedo scusa Java, ecco i tuoi soldi. Sono 3500 zeny, li ho contati io stessa prima di arrivare qui. – lo depositò nelle mani dell’artigiano ancora impietrito – Ti ringrazio per il tuo impegno, ci vediamo la prossima volta.” Terminò in un soffio. Tentò con scarso succcesso di rivolgergli un sorriso tirato, più una smorfia che altro, dopodiché si calò la maschera sul volto salda protezione contro l’affiorare dell’angoscia sui suoi lineamenti, si ammantò con la cappa di pelle e si concesse il lusso di sprecare una Butterfly Wing per tornare a Prontera.


Anche per questo capitolo vorrei aggiungere qualche nota, sempre per coloro che non sono conoscitori del videogioco.
Candra: Pronunciato kàndra significa “luna”
Dancer: Classe del gioco senza abbreviazioni. Usa solitamente delle fruste e può danza su canzoni o duetti (assieme ad un Bardo) con vari effetti su mostri e altri giocatori.
Damascus elementali: Daghe forgiate dalla classe dei fabbri all’interno del gioco. Possono essere di tipo fire, ice, earth e wind.
Main Gauche: Pugnale ricurvo molto usato dalla classe Assasin.
DyeStuffs: Tinture utilizzate per la creazione di altri oggetti.
Zeny: Moneta corrente utilizzata nel gioco
Butterfly Wing: Oggetto che se utilizzato, riporta il personaggio istantaneamente nella città impostata come principale.
  
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