Anime & Manga > Slam Dunk
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Autore: _ichigo_85    31/05/2011    4 recensioni
Una insospettabile parentela lega Kaede Rukawa, giocatore di basket, e Ken Wakashimazu, portiere di calcio.
Per un fortuito caso, i due cugini si incontrano a Tokyo insieme alle rispettive dolci metà e decidono di passare insieme un'insolita domenica. [Rel&Ichi corp.]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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cross1 Eccoci qua dopo due anni … le menti geniali di Ichigo&Releuse finalmente hanno portato a termine il loro lavoro più grande che in molti stavate aspettando!!!  Follia pura unire due universi, quello di Capitan Tsubasa e quello di Slam Dunk trattando i nostri OTP preferiti: Jun Misugi X Ken Wakashimazu & Hanamichi Sakuragi X Kaede Rukawa, ma ci siamo riuscite e siamo davvero soddisfatte e orgogliose del traguardo raggiunto! Per spiegarvi, Releuse ha gestito Ken e Jun, mentre Ichigo Kaede e Hanamichi ed è stato divertente confrontare le idee, fare interagire i personaggi nella totale sorpresa di come l’altra avrebbe mosso i propri. In verità la storia è tutto un dialogo, confronto, fra le due coppie, per parlare di loro e dei loro mondi… un po’ di vera ‘azione’ ci sarà nell’ultima parte, dove ci sarà la gara per decidere… quale sia lo sport migliore fra calcio e basketXDD Per contestualizzare gli eventi descritti, ci siamo rifatte a due determinate fan fiction: “Il cuore e il pallone” , Capitan Tsubasa, di Releuse e “Ali”, Slam dunk, di Ichigo che, naturalmente, vi consigliamo caldamente di leggere;) 

Riassunto delle puntate precedenti (tanto per farvi capire il contestoXD):

Slam Dunk: Hanamichi Sakuragi e Kaede Rukawa giocano a basket nella stessa scuola, lo Shohoku. Il primo, il vero protagonista, un ex teppista dai capelli rossi, è una vera schiappa, ma dotato di talento, per cui nel corso della storia fa grandissimi progressi. Questi è comunque sempre convinto di essere il migliore in campo, non fa che lodarsi per tutto il corso del manga, senza tener conto dei clamorosi errori di cui si rende spesso protagonista. Nonostante la sua crescita come giocatore, Hanamichi rimane sempre un passo indietro rispetto al vero asso della squadra e promessa giapponese Kaede Rukawa, un tipo taciturno e schivo, determinato e orgoglioso. Sin dall’inizio i due si trovano in competizione e non perdono occasione per litigare arrivando anche alle mani. Tutto questo ci porta all’ovvia conclusione che i due si amino, <3, infatti nella nostra storia stanno insieme.

Capitan Tsubasa: Ken Wakashimazu e Jun Misugi sono calciatori appartenenti a due squadre diverse della prefettura di Tokyo, il primo è portiere nella Toho School, il secondo centrocampista offensivo, nonché capitano, nella Musashi. Wakashimazu è anche un ottimo karateka, poiché suo padre gestisce un dojo e questo gli permette di utilizzare le arti marziali a difesa della porta (chi non si ricorda i mirabolanti salti sui pali di questo individuo?XD); ha un carattere testardo e orgoglioso e sente una fortissima rivalità (nonché, bisogna ammetterlo, senso di inferiorità) nei confronti di Wakabayashi e proprio questo, spesso, lo porta a compiere errori che con il suo talento potrebbe evitare. Jun Misugi, invece, è il famoso calciatore malato di cuore che può giocare al massimo un quarto d’ora a partita. Dotato di grande talento, senso pratico e ottima tecnica, se non fosse stato per la malattia cardiaca sarebbe potuto diventare il miglior giocatore del Giappone. (ndel manga). Nella storia ufficiale, i due non hanno quasi mai modo di interagire, ma in quelle poche volte che lo fanno il tutto è molto sospetto XD Releuse, infatti, ne ha fatto il suo OTP preferito e sulle varie ed eventuali del loro rapporto si rimanda alle sue ff. 

Glossario:

Kitsune: significa Volpe, ed è l’appellativo con cui Hanamichi, nel manga stesso, si rivolge a Rukawa per sottolinearne il carattere furbo e sornione. Spesso è preceduto da un ‘baka’, ossia stupido. Nel fandom il termine kitsune è diffusissimo ed è diventato un nomignolo affettuoso. Infatti, anche qui lo troverete spesso.

Dohao: significa idiota, ed è l’appellativo con cui Rukawa, sempre nel manga, si rivolge ad Hanamichi per le sue sparate e gli errori in campo. Come sopra, il termine è diventato il modo ‘affettuoso’ di Kaede di rivolgersi a Sakuragi. 

Guntai: armata, riferita alla banda di amici di Sakuragi, un gruppetto di ex teppisti scalmanati ma dal cuore d’oro. 

Tensai: Genio, è il soprannome con cui Hanamichi autoproclama di essere il migliore in ogni campo e disciplina.

Principe del calcio o Tensai player: termine con cui nel manga e anime viene soprannominato Jun Misugi per l’elegante e aristocratica tecnica di gioco. Spesso modificato in principe dal cuore di vetro, a causa della malattia cardiaca del ragazzo. 

Bando alle ciance, per non farvi perdere un altro anno, vi lasciamo subito alla storia, augurandovi una buona e divertente lettura!!!
Le vostre Rel&Ichi ^^


Kanagawa- Tokyo A/R


Starring:

Il principe del calcio: Jun Misugi (^_^)

La baka kitsune: Kaede Rukawa (Nh!)

Il genio del basket: Hanamichi Sakuragi (Mwahmwahmwah)

E l’unico e inimitabile Balsamo Pantene: Ken Wakashimazu (Ehi! Ma perché mi trattate sempre male?!)


Regia: Releuse&Ichigo

Supervisione: Berlinene


Capitolo I

Hanamichi era euforico: quella Domenica aveva deciso di andare a fare una piccola gita fuori porta a Tokyo con Kaede e il volpino sembrava anche di buon umore.
Dopo tutto quello che avevano passato negli ultimi mesi se la meritavano davvero una giornata tutta per loro. Era come se stessero avendo una sorta di primo appuntamento, in regola e alla luce del sole, stavolta!

Camminavano fianco a fianco e non avevano bisogno di plateali gesti d’affetto, per quanto al rossino e, sotto sotto anche a Kaede, non sarebbe certo dispiaciuto tenersi per mano. Erano fermi e sicuri dei propri sentimenti e questo bastava a renderli sereni.

“Allora, kitsune, cosa facciamo?” Domandò Hanamichi, volgendosi a guardare il compagno con un gran sorriso.

Kaede lo osservò di sottecchi: non lo vedeva così raggiante da chissà quanto tempo e ne fu felice, sebbene, come al solito, la sua espressione non lo rendesse evidente.

“Nh, non lo so…” Si strinse nelle spalle, avvicinandosi, intanto, a osservare una vetrina di articoli sportivi.

La capitale non poteva essere certo paragonata alla loro piccola prefettura e negozi così grandi non ne vedevano spesso. Incuriosito, anche Sakuragi lo affiancò.

“Ahahah, sei troppo prevedibile, cara la mia volpe! Dici che non sai cosa fare, eppure ti fiondi a vedere articoli per lo sport. La tua è davvero una fissazione!” Lo prese in giro, osservandolo attraverso il riflesso del vetro.

Rukawa increspò le labbra in un ghigno che voleva mascherare un sorriso: sapeva che aveva ragione, ma non voleva dargliela vinta.

Doaho! Andiamo!” E, presolo sottobraccio, lo trascinò all’interno del grande store.

Rukawa non seppe dire se quella di portare Hanamichi a fare shopping fosse stata una grande pensata: il ragazzo, infatti, non aveva fatto altro che urlare estasiato ogniqualvolta posasse gli occhi su oggetti che lo interessavano, chiamandolo a gran voce quando si allontanava per curiosare in giro per conto proprio.

Gli altri clienti fissavano poi storto entrambi, facendogli fare una pessima figura. A nulla valevano le sue sottili occhiate di rimprovero, alle quali Sakuragi rispondeva guardandolo offeso.

Avevano passato quasi due ore dentro quel negozio, provando delle tute da ginnastica, osservando gadget e scegliendo accessori nuovi per il basket, tanto che, una volta che ebbero oltrepassate le porte scorrevoli, tanto i commessi quanto lo stesso gestore avevano tirato un sospiro di sollievo.

Come prima tappa, dovevano ammetterlo, era stata molto fruttuosa: entrambi avevano acquistato svariate cose che, Hanamichi più della volpe, non vedevano l’ora di provare e sfoggiare con i compagni.

Lo stesso giorno, un’altra coppia di sportivi, ma, stavolta, dediti al calcio, aveva deciso di fare un giro per le affollate vie di Tokyo. Ken Wakashimazu e Jun Misugi erano appena usciti dal solito locale in cui pranzavano la domenica, per immergersi nel via vai delle grandi strade della capitale. “Era proprio buono quel riso al curry!” Esordì il portiere, accarezzandosi la pancia soddisfatto.

Il capitano della Musashi lo guardò ridacchiando: “C’è stato un attimo in cui ho pensato che ti mangiassi anche il piatto!”

“Non prendermi in giro!” S’imbronciò Ken. “Fare il portiere è pesante, ho bisogno di energie! Pensa per te che spilucchi sempre le cose, sembri una donna perennemente a dieta!”

Misugi, senza degnarlo di uno sguardo, fece spallucce, altezzoso. “Io posso giocare solo un quarto d’ora al giorno, quindi se m’ingozzo diventerei una botte!” I due ragazzi si scambiarono uno sguardo obliquo, rimasero in silenzio, poi scoppiarono in una sonora risata.

Era proprio bella la compagnia di Ken, pensò Jun. Facendo parte di scuole diverse, era difficile riuscire a incontrarsi durante la settimana, accontentandosi di telefonate e messaggi. Però, valeva davvero la pena aspettare l’arrivo del week end per avere quella giornata solo per loro! Stare con lui lo faceva sentire bene e in quei momenti tutti i suoi problemi diventavano inconsistenti. Anche la malattia al cuore diventava qualcosa su cui scherzare. Prima di incontrarlo, aveva sempre tenuto a distanza le persone, i ragazzi della sua età, instaurando con loro soltanto rapporti formali, per paura dei loro sguardi di pietà, per la malattia cardiaca, o di invidia, per il suo status di ‘principe del calcio’. Per uno come lui, infatti, che aveva passato tanti anni fra campi di calcio e ospedali, senza un amico, un amico vero, l’incontro con Ken aveva proprio dato una svolta significativa alla sua vita.

Dal canto suo, anche Ken era felice di quella giornata in compagnia di Jun, se la meritava davvero, dopo l’intensa settimana di studio e allenamenti! Potendosi vedere solo la domenica, per tutta la settimana aspettava impaziente quel giorno, per godersi finalmente un po’ di tempo soli soletti. Adorava Jun, davvero. Magari non lo esprimeva in modo plateale, ma lo pensava sinceramente. Ogniqualvolta lo guardava, si sentiva la persona più fortunata del mondo. L’incontro col suo principe era stata la cosa più bella che gli potesse mai capitare. A prima vista potevano sembrare diversi, appartenenti a due mondi opposti, eppure sapeva che Jun lo capiva più di chiunque altro. Continuarono ad avanzare in quella via di negozi, senza una meta precisa quando, d’un tratto, Wakashimazu udì alle sue spalle una voce alta e squillante. 'Ma chi parla in maniera tanto esagitata?' pensò, voltandosi con sguardo truce, non sopportava gli schiamazzi, lui.

Jun lo osservò dubbioso. Il portiere notò così che a fare tutto quel casino era un ragazzo dai capelli rossi ma, ciò che soprattutto lo sorprese, fu la persona al suo fianco. “Kaede…?” Chiamò, incerto.

“Hai visto, kitsune! Te l'avevo detto io che, alla fine, anche qui avrebbero riconosciuto il mio immenso talento di Genio e mi avrebbero fatto un super sconto. Ah, sono il Tensai, nessuno può...”

“Dohao, quel pover'uomo non ne poteva più di te e ti ha accontentato solo perché tu la smettessi di blaterare.” Lo interruppe brusco Rukawa.

“CHE COOOSA? Io non blatero, io... oahuch! Perché diavolo ti sei fermato,  baka kit...”

Hanamichi  fermò quel fiume di parole andando a sbattere contro la schiena di Kaede, bloccatosi all’improvviso, e avvertendo in lui una strana rigidità. Confuso, si sporse e guardò oltre la sua spalla: un ragazzo dai lunghi capelli neri e un cappellino con visiera sulla testa li osservava a occhi sbarrati e aveva chiamato per nome il SUO volpino.

“Ehi, tu! Come ti permetti!” Lo redarguì subito.

Ken Wakashimazu non diede peso al ragazzo dai capelli rossi che lo guardava con aria minacciosa, continuando, invece, a studiare quello che lo accompagnava: pelle chiara, occhi marcati, viso... familiare?

“Ehi, Ken, li conosci?" Domandò il principe del calcio, osservando i due ragazzi, oltretutto parecchio alti, che stavano di fronte a loro e li fissavano a loro volta. Quello rosso non sembrava molto raccomandabile, aveva tutta l’aria di essere un teppista, poi lo sguardo con cui si era rivolto al portiere non faceva presagire niente di buono. Vero che Ken era un maestro di karatè, ma non avrebbe certo voluto vederlo combattere in mezzo alla strada. Al contrario dei suoi timori, però, sul viso di Wakashimazu si allargò un bel sorriso: “Cugi, che ci fai qui?”

Hanamichi sbarrò tanto d'occhi, lasciando cadere le buste con i suoi ultimi acquisti per terra,  guardando alternativamente la sua volpe e quel ragazzo, quel ragazzo e la sua volpe, la sua volpe e quel...

“Finiscila, doaho” La voce di Kaede gli giunse bassa. Sakuragi s’imbronciò, ma fu talmente superiore da lasciar correre, prima di chiedere. "Cugi? Kitsune, conosci questo tipo?" Domandò, indicando con il pollice verso il ragazzo che aveva appena parlato.

“Nh, lui è Ken” Spiegò sintetico Kaede.

Hanamichi fissò nuovamente il giovane, stupito ma con cognizione di causa. “Ken? Intendi, quel Ken?”

“Sempre di poche parole eh, Kae?” Sorrise il portiere, incrociando le braccia, con fare borioso. Misugi ancora non capiva. “Siete... cugini?” Domandò, pensando che, in effetti, qualcosa di familiare fra i due c'era.

“Massì, Jun! Lui è Kaede, quel mio cugino di Kanagawa fanatico del basket!” Spiegò il portiere. Era un pezzo che non lo vedeva, ma l’aveva subito riconosciuto.

“Oh!” Jun in quel momento capì e ricordò che Ken, tempo prima, gli aveva parlato di lui. “Kaede... Rukawa?” Gli sembrava chiamarsi così suo cugino. Quello che, gli aveva raccontato Ken, suo padre tentava di allenare con lui al dojo di karaté, ma che finiva sempre per fuggire per andare a giocare a basket. ‘Una famiglia di ribelli!’ Gli ripeteva spesso il suo ragazzo, ridendo.

“Che ci fai da queste parti?” Domandò Ken, poggiando una mano sulla spalla di Kaede.

Hanamichi osservò di traverso il ragazzo che sorrideva alla volpe e gli parlava con fare colloquiale, ignorando bellamente lui, oltretutto e domandando il motivo della loro presenza lì.

La sua volpe, nei rari momenti in cui decideva di rispolverare le corde vocali, gli aveva parlato di avere un cugino interessato alle arti marziali e al calcio. Per quanto riguardava il karaté, Hanamichi poteva immaginare come mai ne fosse appassionato, anche lui e il Guntai, d’altronde, avevano una certa fama a Kanagawa ma, per quanto riguardava il calcio, non capiva proprio come potesse entusiasmare. Il rossino si volse verso il suo ragazzo, che stava spiegando ai due come mai si trovassero nella capitale, quindi poi Kaede si decise, finalmente, a fare le presentazioni.

“Nh, doaho, lui è Ken Wakashimazu, mio cugino.”

Sakuragi allungò la mano verso Wakashimazu, rivolgendo al calciatore uno dei suoi migliori sorrisi: “Piacere, Hanamichi, sono il ragazzo di Kaede, nonché Genio del basket” Si presentò tronfio, terminando il tutto con una risata sguaiata.

“Dohao!” Lo riprese Rukawa. Ma, ormai, il danno era fatto.

Ken Wakashimazu ebbe un sussulto. Quello era… il ragazzo di suo cugino? Primo. Come diavolo faceva una persona aggraziata e silenziosa come Kaede a stare con un energumeno strillante come quello? Urgevano spiegazioni in merito... ah, dimenticava... Kaede non era tipo da grandi dialoghi! Secondo. Quel tale Sakuragi... lo aveva detto in maniera così diretta, senza alcun problema... “Io sono Ken Wakashimazu, il cugino di Kaede…” Cominciò e, con una nota di incertezza nella voce, continuò “… e lui è…” Si capiva che stava cercando le parole adatte.

Kaede, un sopracciglio sollevato, osservò Ken tergiversare: non riconosceva affatto il cugino, solitamente era abbastanza diretto e determinato, così come lui, quella era una delle cose che li aveva sempre accomunati e motivo in più che rendeva il loro legame tanto forte. Dunque perché, adesso, stava cercando di accampare una scusa?
La risposta la capì immediatamente quando il ragazzo interpellato, venendo in aiuto di Ken, spiegò chi fosse.

“Sono Jun Misugi, il fidanzato di Ken.” Il principe del calcio anticipò il compagno, sfoggiando la sua tipica e inamovibile faccia di bronzo.

 “Mh… piacere” Riuscì solo a dire Kaede, osservando nuovamente il cugino, cercando di leggere sul suo viso, mentre Hanamichi al suo fianco, stringeva entusiasta la mano di Misugi.

Ken guardò sorpreso il proprio ragazzo, sorpreso dalla schiettezza con cui aveva rivelato la loro relazione. Però, ora che ci pensava, si era concentrato così tanto sulla difficoltà di esprimere il legame fra lui e Jun da non aver riflettuto sulla cosa più… sorprendente. Non sapeva che anche Kaede fosse gay! In tutti quegli anni, non avevano mai toccato argomenti come donne, o possibili relazioni, preferendo incentrarsi su discorsi riguardanti il basket o il calcio. Ora, però, si rendeva conto che, l’omettere simili discorsi, era stata una scelta consapevole di entrambi. Ora era tutto molto più chiaro. Che coda di paglia! Nel pensare ciò, Wakashimazu non poté che sorridere, rilassandosi. Certo, il ragazzo che si trascinava dietro Kaede, nell’immediato, non gli aveva fatto una gran bella impressione ma, ora che lo guardava, notando quell’espressione entusiasta, cominciò a provare simpatia per lui. Gli sarebbe piaciuto poterlo conoscere megl… “Beh, dato che non vi vedete da un po’ e ci siamo incontrati qui, perché non andiamo a bere una cosa insieme? Così ci sediamo e facciamo due chiacchiere!” Come, al solito, Jun lo aveva anticipato, esprimendo quella proposta con educazione e un sorriso cordiale.

Hanamichi si volse di scatto verso Kaede con un sorriso contento e sguardo implorante che sembrava dire ‘ti prego, ti prego, ti prego’: dalla faccia che Rukawa aveva fatto nel vedere il cugino sembrava che non fosse tanto entusiasta di quell’incontro casuale. La volpe odiava non avere le cose sotto controllo e di certo quella ‘rimpatriata’ non era prevista nei loro programmi, eppure, Hanamichi aveva capito che Ken aveva una certa influenza su Rukawa, forse per via delle loro affinità sportive o caratteriali, e gli sembrava un ragazzo apposto, dopotutto.
Inoltre, in quel modo, avrebbe potuto capire meglio certi aspetti della sua volpe che ancora ignorava. Da che ricordava, i due cugini dovevano avere la stessa età: chissà quanti aneddoti interessanti avrebbe potuto apprendere da una semplice chiacchierata!

“Oh, sì sì!” Parlò per entrambi, scuotendo energicamente la testa, annuendo. “Ci farebbe molto piacere, tanto non avevamo una meta precisa. Voi siete di qui, conoscete qualche posto carino?” Chiese, rivolgendosi direttamente agli altri due giocatori e raccogliendo da terra le buste ancora abbandonate ai suoi piedi.

Scoprendo in quella testa rossa un degno complice, Ken si lasciò alle spalle il disagio di poco prima, tornando in sé. “Certo!” Esclamò allegro e furbetto. “C’è un locale proprio qui vicino dove io e Jun andiamo spesso. Possiamo provare là!” Indicò, sorridendo a Sakuragi. Ora era davvero curioso, e non si sarebbe lasciato scappare l’occasione di conoscere qualche prezioso dettaglio sulla vita del cugino. Si avvicinò quindi a Rukawa, notando la sua espressione non del tutto convinta, e gli posò un braccio sulle spalle, strizzandogli l’occhio. “Accidenti, Kaede! Il tuo muso lungo non è cambiato affatto! Guarda che se ogni tanto sorridi il tuo bel faccino non va in pezzi!” Scherzò, ridacchiando. In tutti quegli anni, infatti, Ken difficilmente aveva visto il cugino scomporsi, sin da piccolo aveva sempre mantenuto uno sguardo serioso… che fosse una caratteristica della loro famiglia? In effetti, anche lui non era poi così espansivo, però, nei momenti opportuni sapeva divertirsi e tirare fuori il suo lato più allegro. Come nelle foto da bambini: lui rideva, mentre Kaede aveva sempre stampata in faccia la sua solita aria torva!

“Ken!” Lo riprese Jun, mentre si avviavano, lanciando uno sguardo comprensivo verso Kaede, scusandosi al posto di quel testone del suo ragazzo.

Kaede osservò di traverso il cugino posando lo sguardo prima sulla mano abbandonata sulla propria spalla, poi guardandolo in viso: “Nh…” Commentò solamente, come se da quell’unico mugugno potessero intendersi chissà quali verità.

Ci pensò comunque Hanamichi a esplicare al posto suo, imbronciandosi appena, pensieroso e incrociando le braccia al petto, per poi rivolgersi a Ken.

“Bah… meglio che non si scongeli più di tanto, quando siamo in pubblico” Precisò, volgendosi a guardare i due nuovi amici. “Fidatevi, è la cosa migliore per tutti e per me soprattutto” Sottolineò, guardando di traverso Kaede, sapendo benissimo che aveva compreso il perché del suo discorso. “E, poi, la volpaccia deve sorridere solo per me, veeero, Kaede?” Cantilenò con un sorriso complice che il compagno, ovviamente, smontò, freddandolo con un semplice ‘Doaho’. Hanamichi doveva essere impazzito, parlare così delle loro cose davanti a estranei!

Ken e Jun si scambiarono uno sguardo sorpreso, poi scoppiarono a ridere. “Sei sempre gentilissimo anche col tuo ragazzo, vedo!” Esclamò il portiere, rivolto a Kaede. “Meno male che hai trovato uno che ti tiene testa e che sopporta il tuo caratteraccio!” E, così dicendo, gli fece una linguaccia. Mentre si avviavano al locale però, colto da un dubbio improvviso, si bloccò e, rivolgendosi ad Hanamichi, chiese: “Perché… non dirmi che quando siete da soli sorride, questo qui! Io non l’ho mai visto!” Sottolineò poi a Kaede: “E non ti immagino!”

Kaede e Hanamichi lo fulminarono nello stesso momento: ma che razza di domande andava a fare?

“Ken, dai!” Intervenne nuovamente Misugi. Quel giorno il suo fidanzato era davvero petulante, sembrava divertirsi a stuzzicare Kaede. Non lo riconosceva. “Ognuno ha il suo carattere!”

Sakuragi s’imbarazzò un momento: era vero che era stato lui a tirare fuori l'argomento, però non credeva davvero che quello potesse essere così diretto. A lui certo non dispiacevano quei modi ma, forse, Kaede non avrebbe apprezzato. No, decisamente! Dalla faccia che stava facendo non era per niente d'accordo sulla piega che stava prendendo il discorso.

Fortunatamente per loro, però, Jun era intervenuto a fare da paciere. Gli ricordava un po’ il loro vice capitano Kogure… ‘un ragazzo così pacato e riservato il quattrocchi!’ pensò, osservandolo per qualche attimo.

“Questi non sono affari tuoi” Rispose poi poco gentilmente Kaede e Hanamichi gli pizzicò un fianco: insomma, anche se era il cugino stava dando di sé un'immagine che non lo rispecchiava, voleva, invece, che quel pomeriggio fosse divertente.

Cercando di sviare argomento, Sakuragi chiese a sua volta: “Vi assomigliate molto tu e Kaede, ma vedo che tu sei un tipo più aperto... lo fai solo con noi perché sei in confidenza con Ru, oppure anche tu celi lati nascosti?” Insinuò. Dalla padella alla brace!

Ken impallidì: ma era impazzito? Tossicchiò, cercando una risposta seria. “No, beh, le nostre madri sono sorelle, per questo ci somigliamo, io, però...”

“Lui non è da tanto che è così aperto!" Lo anticipò Misugi, quasi a farglielo apposta. “Non guardarlo ora, Sakuragi, anche lui quando vuole fa il musone e, anzi, prima di conoscerlo era un tipo piuttosto cupo e dal carattere difficile. Mh… quello ce l’ha tutt’ora! È orgoglioso e testardo a livelli impressionanti!” Spiegò il principe del calcio, fintamente sconsolato.

“Argh, ma che dici, Jun!” Scattò Ken, nascondendo il rossore in viso. Ok, se l’era cercata.

Non sapeva più cosa dire ma fortunatamente, arrivarono al locale. “Ah, eccoci!” Esclamò entusiasta il portiere. “Entriamo?”

Prima di varcare la soglia, Hanamichi guardò sconvolto Misugi, sbarrando gli occhi: cosa aveva appena pensato? Che fosse pacato e tranquillo come Kogure? Ma quanto si sbagliava!

Eppure Misugi gli piaceva, era un ragazzo che, nonostante l'aspetto gentile e tranquillo, sapeva il fatto suo e non si faceva problemi a dire ciò che pensava. Sì, decisamente era un tipo che gli sarebbe piaciuto avere nel suo giro di amici, non si sarebbero di certo annoiati!

Sorrise, prima di scoppiare a ridere, poggiandosi sulla spalla di Kaede per reggersi. “Kitsune, certo noi non saremo il massimo del romanticismo ma anche loro... bwhawhawha, mi piaci, Misugi, bravo!” Si avvicinò a lui con fare cospiratore, restando qualche passo indietro, mentre Wakashimazu e Rukawa entravano per primi nel locale. Li indicò alternativamente e continuò abbassando il tono di voce: “Sono due teste calde questi due, ma noi non ci facciamo certo mettere i piedi in testa. In fondo, fanno così gli spavaldi, ma sono timidi secondo me... Kaede quando vuole sa essere molto...”

Non riuscì a finire la frase che il ragazzo in questione aveva raggiunto la sua testa matta, lasciata troppo tempo incustodita, afferrandolo per un orecchio, tirandolo al tavolo. “Doaho, taci qualche secondo. Stai nuovamente dando fiato alla bocca prima di pensare” Lo riprese.

Misugi continuò a ridacchiare, quei due erano proprio buffi! Ken, invece, ebbe bisogno di alcuni secondi prima di riprendersi dalla figura appena fatta. Il portiere lanciò un'occhiataccia al suo fidanzato. “Io non sono così terribile come mi hai descritto!” Disse offeso. “Oh, sì, invece.” Perseverò Jun. “Ha ragione Hanamichi... sei anche timido! Tu e Kaede fate i duri solo per nascondere la timidezza!”
“Cosa?” Ken strabuzzò gli occhi. Quell’affermazione non gliel’avrebbe perdonata, il principino e la sua faccia da schiaf… ecco, però, quando lo guardava così, come in quel momento, con quel viso innocente, dopo avergli tirato una frecciatina… non poteva resistergli! Il portiere capitolò, rinunciando a inveire contro il suo ragazzo. Misugi gli sorrise beffardo e dolce allo stesso tempo, riconquistandolo.

Era proprio senza speranza, lui! Jun l’aveva sempre vinta!


FINE I Capitolo




Continua… ebbene sì! XD
   
 
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