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Autore: EffieSamadhi    31/05/2011    1 recensioni
“Ehi, questo è nuovo” commentò, sfiorando con la mano un tatuaggio all’altezza del cuore. “E’… sono…”
“Il nome di mia madre” completò lui, spostando la propria mano su quella di lei. “E quello di mio fratello. E il tuo.”
“Mancano Angel e Jerry” gli fece notare.
“Oh, loro sono qui” ribatté lui, indicando un altro tatuaggio. “Ma questo è un posto speciale. Mia madre, Jackie, tu… avete il mio cuore.”
Adia osservò il tatuaggio, poi alzò gli occhi nei suoi, guardandolo con amore. “Farò di tutto per meritarmelo, Bobby” bisbigliò, suggellando la promessa con un bacio.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Four Brothers - Call Me When You'Re Sober.

30. Il Giardino Delle Api

 

 

            “L’abbiamo fatto davvero?”

            Bobby guardò la propria mano sinistra, sulla quale spiccava una sottile fede d’oro. “Direi di sì. Sì, l’abbiamo fatto davvero.”

            “E’ da pazzi.”

            “Sì, questo lo hai già detto” rise Bobby.

            “Riesci ad immaginare la faccia di Sofi e Angel quando lo sapranno? Insomma, siamo scappati dal loro matrimonio per andare al nostro!”

            “In realtà, stavo pensando alla faccia che farà tua cognata quando Aaron le dirà perché è dovuto uscire all’una di notte per raggiungerti” rispose Bobby.

            Adia sorrise. “Chi se ne importa di cosa penserà quella strega…” commentò.

            Bobby parcheggiò l’auto nel vialetto e spense il motore. “Pensi sia una buona idea svegliare il vicinato per comunicargli la notizia?”

            “Bobby, sono le due del mattino. Per quanto sia una bella notizia, non credo apprezzerebbero.”

            “Come vuole, signora Mercer” si arrese, sporgendosi verso di lei per baciarla. “Allora passiamo alla fase successiva.”

            “Che sarebbe?”

            “Portare la sposa in braccio oltre la soglia, se non sbaglio.” Scese dall’auto e, come aveva fatto poco più di un’ora prima, aprì lo sportello alla donna che, da poco meno di un’ora, poteva presentare come sua moglie. Le consegnò le chiavi di casa e la sollevò tra le braccia, chiudendo lo sportello con un calcio. Salì con qualche difficoltà i gradini della veranda, attese che Adia aprisse la porta ed entrò in casa. La casa di sua madre. La loro casa. “Bene, immagino di poterti mettere giù, ora” sospirò l’uomo, facendola scendere. “Accidenti, non ho più l’età per certe cose…”

            “Ma se non hai ancora quarant’anni…” lo rimproverò lei con un sorriso, lasciando cadere le chiavi sul tavolino dell’ingresso. Si voltò a guardarlo e appoggiò la schiena alla parete, le mani nascoste all’altezza del fondoschiena. “E adesso che si fa?” gli domandò a bassa voce, mordicchiandosi un labbro nervosamente.

            “Beh, vediamo… siamo stati presentati alla comunità come signor e signora Mercer, anche se ancora dobbiamo informare tutta la città… ti ho portata in braccio in casa…” rispose Bobby, fingendosi assorto nella formulazione dell’elenco, avvicinandosi di un passo alla volta, “direi che adesso dobbiamo soltanto consumare” concluse, appoggiandole una mano sul fianco e abbassandosi per baciarla.

            “Pensavo l’avessimo fatto già un paio di mesi fa” rispose lei, ridendo.

            “Questo è vero. Però adesso sarà ufficiale, agnellino mio” ribatté Bobby, passandole l’altra mano dietro la nuca per attirarla meglio a sé. “Sarà tutta un’altra storia.”

            Adia si lasciò baciare, e mentre le mani di Bobby si spostavano sulla sua schiena, lei fece uscire allo scoperto le sue, per portarle sulle sue spalle. La casa era completamente buia e assorta nel silenzio più totale: Sofi e Angel sarebbero rimasti in hotel e poi sarebbero partiti per il viaggio di nozze. Adia e Bobby avrebbero consumato la loro notte di nozze nella loro casa, soli e lontani da ogni forma di distrazione.

            All’improvviso, Bobby si staccò da lei. “Perché non vai ad aspettarmi di sopra? Io arrivo subito” le propose, afferrando il telefono dal tavolino.

            “Chi stai chiamando?”

            “Il vecchio Artie. Chi si sposa ha diritto ad una settimana di ferie.”

            “E tu ti aspetti che ti creda?” sorrise Adia.

            “Vai, ti raggiungo” ribatté lui, sorridendo con la medesima intensità.

            Adia salì al piano superiore, approfittando dell’attesa per darsi una rinfrescata e controllare di non avere un aspetto troppo orribile. Notò, con una certa felicità, che l’acconciatura aveva retto alla giornata fitta di impegni. Si soffermò a guardare nello specchio il riflesso della propria mano, sulla quale luccicava una semplice fede d’oro, identica a quella portata da Bobby. Un paio di minuti più tardi, alle sue spalle apparve Bobby, elegante e spavaldo come al solito, con una luce del tutto nuova negli occhi. Senza parlare, le fece scorrere le mani sui fianchi, arrivando a congiungerle sul ventre di lei. “Come l’ha presa il vecchio Artie?”

            “Mi ha creduto.”

            “Davvero?”

            “Ha detto che non l’avrei mai chiamato a quest’ora della notte per rifilargli una balla.”

            Adia sorrise. “Quindi…”

            “…ho una settimana libera. Sono tutto per te, agnellino.” Adia sorrise, voltando la testa per permettergli di baciarla. Lo sentì aumentare la pressione della stretta sul suo ventre, e si voltò per riuscire ad abbracciarlo. “Non so se te l’ho già detto, ma sei bellissima.”

            “Anche tu stai bene, così” gli sussurrò lei di rimando.

            Bobby scosse appena la testa, sorridendo. “Io sono solo un poveraccio ripulito e vestito con un abito elegante. Tu sei bellissima e basta.” Fece scendere le proprie mani sul suo fondoschiena, accarezzando quelle curve che ormai conosceva da tempo, e che per tutto il tempo sarebbero state sue. “Sei bellissima” le disse ancora, senza oltrepassare il sussurro. “Ho quasi paura di toccarti.”

            “Puoi fare di me quello che vuoi, Bobby. Lo sai…”

            Prendendo quella frase come il permesso di continuare, Bobby si sfilò rapidamente la giacca e il farfallino che era stato costretto ad indossare, poi riportò le mani sulla moglie, stringendola con più forza di quanto avesse fatto fino a quel momento. Adia mosse le mani nell’esiguo spazio tra i loro corpi, adoperandosi per slacciargli i bottoni della camicia bianca, mentre sentiva le mani di Bobby percorrere il corpetto del suo vestito. “Mi spieghi come si apre questa trappola?” le domandò, staccandole le labbra dal collo per un istante.

            “C’è una zip sul lato sinistro” rispose lei, slacciando finalmente l’ultimo bottone. “Ehi, questo è nuovo” commentò, sfiorando con la mano un tatuaggio all’altezza del cuore. “E’… sono…”

            “Il nome di mia madre” completò lui, spostando la propria mano su quella di lei. “E quello di mio fratello. E il tuo.”

            “Mancano Angel e Jerry” gli fece notare.

            “Oh, loro sono qui” ribatté lui, indicando un altro tatuaggio. “Ma questo è un posto speciale. Mia madre, Jackie, tu… avete il mio cuore.”

            Adia osservò il tatuaggio, poi alzò gli occhi nei suoi, guardandolo con amore. “Farò di tutto per meritarmelo, Bobby” bisbigliò, suggellando la promessa con un bacio.

            “Lo so” rispose lui, abbassando lentamente la zip. Lentamente, fece scivolare a terra il lungo abito blu, accompagnandolo con le mani e con lo sguardo. “Dio, adesso che siamo sposati mi sembri ancora più bella…” commentò, sfilandosi la camicia. “Sono lo stronzo più fortunato di Detroit, questo è sicuro” aggiunse, alzandola per la seconda volta tra le braccia e portandola sul letto, per abbandonarsi poi su di lei.

            Adia lo strinse, desiderosa di sentirlo su di sé, di avvertire il suo peso, le sue carezze, le sue mani… aveva bisogno di sentirselo addosso, aveva bisogno di sapere che non era solo un sogno. Gli slacciò la cintura con una foga che non le apparteneva, quasi con urgenza. Si sollevò per permettergli di sfilarle il reggiseno, e con un gesto gentile lo convinse a spogliarsi dei pantaloni. Lo riaccolse su di sé con un bacio, riconoscendo senza sforzo tutte le linee del corpo premuto contro il suo. Fece scivolare le proprie mani sul suo torace, avvertendolo abbassarsi e alzarsi ad ogni respiro. Inarcò la schiena e stese le gambe, lasciando che con un gesto le sfilasse la biancheria. Sentì le sue mani risalire lungo le sue gambe, accarezzare la cicatrice rimasta dopo l’intervento e proseguire, arrivare fino ai fianchi e raggiungere il seno, dove si fermarono. Un bacio nell’incavo del collo, un altro sulle labbra, e il desiderio di sentirlo ancora più vicino. Quasi avesse letto nella mente di Adia quel desiderio, Bobby si sistemò meglio e le rese sua, ancora una volta, finalmente per sempre.

 

            Trascorsero l’intera settimana trascinandosi dal letto alla cucina, senza mai spingersi più in là del salotto. Volevano sfruttare al massimo quei giorni di pace, prima che Angel e Sofi tornassero a riempire la casa con la loro allegria. La mattina del quinto giorno, mentre Bobby preparava il caffè, Adia comparve sulla soglia della cucina indossando una delle magliette di Bobby sopra la biancheria. “Ehi, agnellino. Hai una faccia… ti senti bene?”

            “Bobby, credo sia il caso di parlare di una cosa.”

            “Ok, ma siediti. Sei pallidissima…” Si inginocchiò accanto a lei, così da trovarsi più o meno alla sua altezza. “Di che vuoi parlare?”

            Adia si schiarì la voce, evidentemente nervosa. “Credo…” iniziò, cercando di mantenere ferma la voce, “credo che presto dovremo cambiare l’arredamento di una delle stanze degli ospiti.”

            “Cambiare l’arredamento? Non… non capisco perché…” Lasciò cadere la frase a metà e le guardò le braccia, incrociate davanti al ventre come a volerlo proteggere da un pericolo. “Non stai cercando di dirmi che sei incinta, vero?”

            “Beh, io… io credo di sì. Questo mese ho saltato il ciclo, e stamattina ho vomitato. Sei… ti dispiace che…”

            “Aspetta, aspetta solo un secondo” la interruppe, alzandosi e sparendo in salotto. Tornò reggendo il telefono. “Angel? Vida loca, passami Angel, sono Bobby. E’ importante, davvero!” Qualche secondo di attesa. “Angel? Angel, sei seduto? Mi sono sposato, Angel. No, no, non ti prendo per il culo. Chiama Jerry se non mi credi. Oh, e sto per avere un figlio” aggiunse, dopo una breve pausa. “No, Angel, non ti prendo per il culo. È solo che dovevo dirlo a qualcuno. Ehi, buona luna di miele!” Chiuse la telefonata e guardò Adia. “Cristo santo… padre? Dio, mi tremano le gambe…” Adia si alzò di scatto e lo abbracciò. “Dio, avremo un figlio!” esclamò, ricambiando l’abbraccio.

            “Bobby, non sono sicura che…” intervenne lei, sorridendo.

            “No, no, non può essere un falso allarme” la interruppe. “Un figlio, accidenti. Devo dirlo a Jerry!” esclamò, dopo averla baciata, iniziando a comporre il numero del fratello. “Su, vai a fare la doccia. Io preparo la colazione” aggiunse, spingendola dolcemente verso le scale.

            Adia iniziò a salire verso il piano superiore, fermandosi quando sentì la voce di Bobby salutare il fratello. Sorrise, rendendosi conto che, otto anni prima, forse non l’avrebbe presa così bene.

   
 
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