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Autore: FairyCleo    02/06/2011    8 recensioni
"Era tutto il giorno che l' intero enturage di servitori di re Uther e figlio faceva su e giù per il castello, lustrando persino i cardini delle porte delle segrete.
Camelot doveva prepararsi al meglio per accogliere in maniera egregia un ospite molto particolare".
Dal capitolo 5:
"Veloce come non mai, con il cuore che galoppava così forte da fargli quasi male, Artù era giunto davanti la porta della fredda cella dove era stato rinchiuso Merlino.
Il poveretto giaceva a terra, svenuto, rannicchiato su di un fianco, con le braccia incrociate sul petto, nascoste in parte dalle ginocchia ossute, e il viso affondato in esse.
Nonostante avesse rivolto la schiena verso il freddo muro di pietra, non era difficile immaginare in che condizioni fosse.
Sotto di lui, una pozza di liquido denso e scuro si stava allargando a vista d' occhio.
Se non fosse intervenuto all' istante, sarebbe morto dissanguato in quel posto infernale".
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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"Si rimetterà, Gaius?".

Il principe, che a stento riusciva a trattenere l' ansia, guardava il vecchio cerusico in attesa di una risposta.
Non aveva lasciato per un solo istante il capezzale di Merlin, da quando lo aveva liberato dalla prigione, portandolo nelle proprie stanze.
Aveva adagiato il suo giovane amico sul morbido materasso del suo letto a baldacchino, facendo attenzione a non provocargli ulteriori sofferenze, e aveva provveduto a far chiamare Gaius da Gwen, che, prontamente, aveva eseguito l' ordine impartitole.

Nessuno sapeva che, durante il tempo in cui aveva atteso pazientemente l' arrivo del medico di corte, il principe di Camelot si era steso al fianco del suo servitore, occupando l' angolo più estremo del suo grande letto diventato improvvisamente troppo piccolo, e che all' infinito gli aveva ripetuto di resistere, perché presto Gaius sarebbe arrivato e lo avrebbe rimesso in sesto in men che non si dica.

Nessuno sapeva che aveva più volte accarezzato i capelli di Merlino per infondergli coraggio, prima di mettersi in ginocchio sul morbido materasso e finire di lacerare la stoffa di quella che un tempo era stata la divisa di cerimonia ufficiale dei servitori di Camelot, sfilandola dal corpo devastato di Merlino.

Guardare le ferite sanguinanti aveva provocato in lui il desiderio di entrare nelle camere di Miraz e sfidarlo ad uno scontro all' ultimo sangue.
Al diavolo suo padre!
Al diavolo il trattato di pace!
Nessuno doveva permettersi di giocare con le persone in quel modo!
E lo avrebbe fatto veramente, se un gemito sommesso del povero Merlino non avesse attirato la sua attenzione, facendogli sciogliere il cuore.

"A - Artù...".
L' aveva appena sussurrato.
Prontamente, il principe gli si era steso accanto, a pancia in giù, portandogli di nuovo la mano sul capo, tergendogli il sudore con un lembo della sua manica.

Non si stava sbagliando.
Quello sul volto di Merlino era un sorriso.
"P-perché m-mi avete po-portato qui? D-dopo, dovrò pulire tu-tto...".
Gli occhi gli si erano riempiti di lacrime.
Il suo amico aveva ancora la battuta pronta nonostante fosse in fin di vita.

"Si, dopo pulirai tutto. Puoi giurarci. Ma per pulire devi prima cercare di non morire. Per questo ti ho portato qui".
Il servitore aveva di nuovo chiuso gli occhi.
Artù poteva vedere le lacrime raggrupparsi agli angoli e cominciare a scivolare lungo la pelle candida del suo viso.
"Merlino... non azzardarti a lasciarmi, hai capito?".
Proprio in quell' istante, Gaius e Gwen erano entrati nella stanza, e lui aveva fatto in tempo a rimettersi seduto in maniera più composta, crecando di mascherare il dolore che provava.
Non sarebbe stato giusto.
Erano lì per curare Merlino, non per consolare lui.
Per questo, anche se a malincuore, aveva lasciato il suo posto accanto al giovane amico, lasciando a Gaius tutto lo spazio sufficente per poter agire, mettendosi in un angolo, e facendo una cosa che non aveva mai fatto prima d' ora.
Aveva chiuso gli occhi e si era messo a pregare.
Si era messo a pregare gli Dei affinchè risparmiassero la vita di Merlino.

                                                                                                              *

Re Miraz era nelle sue stanze, seduto sulla poltrona di pelle nera sistemata apposta per lui.
Tutto a Camelot era stato fatto apposta per lui, e questo non faceva altro che aumentare in lui il desiderio di possedere ancora di più.

Sorrideva maligno mentre sorseggiava altro vino rosso.
Rosso come il sangue del giovane servo a cui aveva inflitto la giusta punizione.

"E' stato uno spettacolo che Camelot non dimenticherà tanto presto...".
Lor Sopespian era seduto sul bordo del tavolo, con una gamba penzoloni, e osservava divertito il suo re.

"Hai ragione, lord Sopespian..." - aveva detto, prima di svuotare il bicchiere - "Il ragazzo è stato una sorpresa inaspettata".
"Ha sopportato con grande dignità... Ma è stato uno stolto... Quella ragazza non rappresenta niente per lui".
"Vedo che hai fatto le dovute ricerche!".
Il nobile gli aveva rivolto un sorriso malefico.
"E' il mio compito compiacervi, mio signore".

Re Miraz era davvero soddisfatto.
Quell' uomo gli obbediva come una cagnolino fedele.
Ed era davvero il minimo, visti tutti i privilegi che Miraz gli aveva riservato dopo la sua ascesa al trono.

"Ebbene?".
"Il giovane Merlino ha un grande cuore.
Pare che sia all' ordine del giorno, per lui, rischiare la vita per gli altri. Soprattutto per il principe Artù".

Miraz gli aveva fatto cenno di procedere con la mano.
Era evidente che lord Sopespian aveva  ben altro da dirgli.

"Merlino ha salvato più volte la vita all' erede al trono, e in modi piuttosto insoliti".
"Definite insoliti, lord Sopespian".

Una luce strana si era accesa negli occhi di Miraz.
Il nobile era sceso dal tavolo, portandosi dietro la sedia del suo signore.
Gli aveva posato una mano sulla spalla, e si era avvicinato al suo orecchio, sussurrandovi appena.
"E' proprio questo il punto, vostra maestà.
Nessuno è stato in grado di spiegarmelo".

Non riusciva a crederci.
Un ampio sorriso si era allargato sul suo volto.

"Mi state dicendo che ce l' abbiamo fatta?".
Lord Sopespian aveva stretto più forte la presa sulla spalla del suo re.
"Penso che basti una piccola verifica, mio signore, e dopo, tutto potrà avere inizio".

Miraz, a quelle parole, si era alzato di scatto, guardando fuori dall' ampia finestra che dava sulla cittadella.

"Dov' è ora, il ragazzo?".
"E' nelle stanze di Artù".

Aveva aggrottato le sopracciglia per lo stupore.
"Nelle stanze... di Artù?".

"Sono rimasto molto... ' colpito ' anche io quando l' ho appreso.
Pare che il principe tenga molto a lui".
"Ma davvero?".
Il sorriso sul volto di Miraz era diventato famelico.
"Ci sarà da divertirsi".
"Potete giurarci, lord Sopespian. Potete giurarci".



Continua...


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Salve a tutti!!
Grazie a coloro che hanno letto, e un ringraziamento speciale ai miei recensori, sia a quelli nuovi che a quelli di fiducia!
Questo capitolo si è fatto un po' attendere, rispetto agli altri...
So che non è intenso come quello precedente, ma doveva essere un momento di ' stacco ' , doveva incuriosire...
Spero di esserci riuscita!!
Vi aspetto al prossimo!; )
Un bacione!
Cleo


   
 
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