Crossover
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Autore: macchese    02/06/2011    2 recensioni
"Superman è morto" annuncia un attonito giornalista dentro uno schermo. Ed il mondo vacilla. Le cause vengono insabbiate, ma un uomo sa. Brutal. Un uomo che ha perso tutto ciò che aveva di prezioso. In uno scenario corrotto, vile, che si vende al migliore offerente, un solo desiderio. Dimostrare perchè il mondo non ha bisogno di eroi.
Genere: Azione, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fumetti, Telefilm
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Il piano A2 E' l'attimo. L'istante. La velocità della decisone.



  Il piano A



Un coltello corre  verso di me, minacciandomi di violenza. Ovviamente non è il coltello, ma la persona che c'è attaccata, quella che lo fa correre, ad essere il problema. Il coltello. è un bel coltello. Ma riposto nel suo fodero, non è pericoloso. Non è questo il caso. Da qui non vedo il manico, ma la lama sembra saper fare il suo dovere. Venti, venticinque centimetri di solido ed affilato metallo, molto cattiva con decisi attacchi in affondo. Affilata su entrambi i fili, noto avere una punta più perforante di quanto preferirei non voler scoprire. Più si avvicina e più mi rendo conto che chiamarlo coltello è forse riduttivo. E' un pugnale.
Il tizio sarà ormai a meno di tre metri da me. Ed io voglio dire un paio di cose su questo mondo. 
E' giusto che sappiate cosa pensare, prima di immaginarmi sopra queste terre chiedendovi se c'è qualcosa che sta bruciando e che nessuno ha intenzione di spegnere. Il mondo, questo mondo, vive di strane connotazioni. Per metà temuto, e per metà dimenticato. Immaginatelo come un moderno impero romano. Al centro, Roma. Grande architettura, grandi palazzi, grandi idee. Grandi possibilità di poter dimenticare aperta la porta di casa e di ritrovare tutto com'era al nostro ritorno. Dove vive chi fa la legge, con muscoli forti e altrettanto senso civico. Dove chi si è tolto la maschera può stare tranquillo. Roma, l'epicentro. Allontandosi, le cose cambiano. La qualità difetta. L'efficenza scema ed il pericolo si fa più reale. Le provincie. Un'area che lambisce costante i confini dell'impero, dove la legge c'è, ma con sentimento riluttante e fallibile. Quella zona che io chiamo linea di Scrimmage. Ovviamente, non si chiama così, ma se avete minima dimestichezza col football, può rendere l'idea. Dove sto io, dove c'è il mio "bunker". Geograficamente al limite, ancora più lontano. E poi? Oltre? Cosa c'è? Nessuno può dirlo con certezza. Se parliamo di legge beh, la sua amministrazione è perennemente soggettiva. Il potere cambia da zona a zona e senza una decorrenza specifica. Potrebbe essere già cambiata un paio di volte in questo momento. Quello che si sa, quello che dovrebbe essere chiaro, è che va evitata. E' dove vivono i cattivi più noti. Ed anche quelli meno noti, ma non per questo meno cattivi. Un impero al contrario. Altri luoghi, altri paesaggi. Diverse zone intervallate da chilometri di niente. Vi parlerei della mia in particolare, ma dovrete aspettare. C'è un coltello davanti ai miei occhi.

Il tizio, il bastardo per intenderci, mi corre incontro brandendo quel bel pugnale nella mano destra. Come diversivo mi lancia contro una urlante Katrin, che finisce innocua tra le mie braccia. Quando riesco a rimetterla in piedi, mi accorgo di essere a tiro. Mentre lei scappa, lui disegna un paio di traiettorie che evito indietreggiando. Faccio un altro passo indietro, ma finisco per mettere il piede nell'angolo tra pavimento e muro. E' finito lo spazio. Se proprio dovete combattere, ricordate di farlo liberi di muovervi. Potrei estrarre una pistola, ma non mi va di rischiare di essere affettato prima di portare a compimento l'azione, perciò calma. Lui sorride e ansima, come se avesse segnato un grande punto a suo favore. Allora decide di fendere un altro colpo, frontalmente. Con un balzo, evito l'affondo portandomi all'esterno, oltre la sua spalla. Questo mi permette di afferrargli polso e gomito. Con violenza gli assesto un paio di ginocchiate nello spazio tra le mie mani, fino a disarmarlo. Gli ruoto il polso e faccio leva sul suo gomito con la mia sinistra. Questo provoca un sacco di dolore, ma soprattutto, gli fa assecondare il movimento. Così, riesco a sbatterlo contro il muro, ribaltando il pronostico. Ora sorrido io. Con la destra gli tengo ruotato il polso e per non farlo muovere, lo schiaccio contro il muro premendogli il mio braccio sinistro poco sotto la nuca.

    -Bel coltello...- gli confesso -non ti dispiace se me lo tengo, vero?-
Lui impreca e mi insulta in differenti modi che ritengo piuttosto banali e abusati. Riguardo al lavoro di mia madre, cosa le farebbe col pugnale, cosa farebbe a me. Robetta standard. Nella collutazione però, quell'utilissima arma bianca è finita troppo lontano. Sto pensando a come coprire l'abbondante distanza che mi separa, quando una sensazione spiacevole mi colpisce. Per la seconda volta in poche ore, mi sento premere contro la testa un'arma da fuoco. Penso a Joker, ma voltandomi dietro la mia destra, trovo l'altro scagnozzo. Calca un po', per poi allontanarsi di un paio di spanne. Mi toglie l'arma di dosso, tendendomela puntata dietro l'orecchio.

  -Io lo lascerei, se fossi in te.- mi intima. E la cosa mi fa ridere. Tutta queste persone che vorrebbero essere in me per dirmi cosa fare. Potrebbero risparmiarsi tanto imbarazzo e dispiacere.

    -Se fossi in me...?-

Con tutta la velocità che mi è concessa dalla situazione, tolgo la testa dalla traiettoria e afferro con forza la pistola per la canna. Parte un colpo. Con efficacia lancio il piede destro verso l'alto, centrando alla bocca dello stomaco lo scagnozzo che allenta la presa sull'arma, afflosciandosi a terra. Mi giro. Il proiettile ha ferito di striscio il tizio al collo, che ora si tiene la ferita sanguinante. Gli afferro il braccio che prima gli volevo rompere, facendo ruotare tutta la figura verso di me. Una gradita smorfia di dolore accompagna il movimento. Appena il suo volto è a tiro, gli scaravento il calcio della pistola in mezzo agli occhi. Due a zero.

E' successo tutto abbastanza in fretta, devo dire. Due persone mi muovevano violenza. Ora, uno ansima a terra col fiato spezzato e l'altro, sanguina copiosamente. La ragazza invece mi guarda, percepisce la mia sete di violenza. E quando mi vede procedere armato di pugnale nella direzione dei due, mi afferra per un braccio, stringendolo. Sempre guardandomi scuote la testa, come a voler dire "ti prego... no".

    -Abbiamo finito?- sento alle mie spalle. Joker si è deciso ad intervenire. -C'è del lavoro da fare.- Ma non ce l'ha con me. Nel parlare, guarda gli altri due. -Fatevi un giro...- ordina.
I due si rialzano, barcollando. Infilo il pugnale nei pantaloni. Estraggo il caricatore dalla pistola e solo dopo, la restituisco. Il caricatore lo tengo io, per il momento. Tutto questo sotto gli occhi di due persone desiderose di riscattare la figuraccia. Buoni belli. Con una pesante coda tra le gambe, escono. Il bastardo mi guarda fisso per tutto il tragitto. Come a volermi dire che questa era solo una battaglia, la guerra vera deve ancora venire. Non vedo l'ora.
Mi dirigo verso Joker. Sopra un tavolo ci sono dei fogli. Disegni. Progetti dettagliati dell'edificio dove è rinchiuso il gran genio del male. Presidente. Mi spiega il suo piano. Il piano A. Mi dice cosa va fatto, quando va fatto, ed il modo in cui farlo. Non ammette modifiche. Non vuole ritardi, nè deviazioni dal programma. Ha le idee molto chiare se non altro, e se fosse un metodo per salvare il gattino intrappolato sull'albero nella situazione 7 dell'addestramento dei pompieri, mi sentirei anche sollevato. Ma putroppo, non è questo il caso. E quest'approccio non molto lontano dall'entriamo-arraffiamo-usciamo, lascia adito a qualche dubbio. Ma per quanto sia pazzo, Joker avrà qualche asso. Tutto sommato.

Dunque, me ne posso andare. Ho già picchiato e intimidito e incassato abbastanza per oggi, ed è da poco comparso il sole. Quelli dentro mi seguono fuori. Lascio cadere quel caricatore ai miei piedi e salgo sulla moto. Parto, senza troppe preoccupazioni, lanciando terra e sassi dalla ruota posteriore che tenta di guadagnare aderenza. Lo scagnozzo di Joker, quello che non sanguina, punta l'arma verso di me mentre mi allontano.

    -Potrei finirlo adesso.- dice -non avrei problemi.-

    -Io... non lo farei.- risponde Joker. Ma il mirino rimane fisso sulle mie spalle.

    -I proiettili? Ce n'è uno in canna...-
Joker non parla. Rimane fisso, scrutando il foglio che tiene tra le mani. Lo scagnozzo lo guarda, aspetta, in attesa di un veto che non arriva. Riallinea lo sguardo sul mirino, facendolo combaciare con la mia figura. Click, bang.
Joker scuote la testa, rassegnato.

    -Principiante.- sbuffa.

   -Ma che cazzo è successo?- urla il bastardo, accorrendo e chinandosi. Un magnifico paio di occhi cerulei sono quelli che Katrin serra con sconcerto. Lo scagnozzo è a terra, disteso, soffocante. Ha Il carrello della pistola conficcato dove una volta aveva l'occhio destro, ed un pezzo di metallo gli ha lacerato la gola. Sdraiato sulla schiena, affoga nei suoi stessi liquidi.

    -Che cazzo è successo!- ripete, tamponando le ferite dello scagnozzo. Cosa che poteva anche essere utile, fino a quando Joker si china ed estrae i pezzi di metallo dalla sua faccia. -Ma che fai...- Lo scagnozzo esala i suoi ultimi respiri annegati, gorgogliando negli ultimi versi di dolore.
Joker ricompone come può la pistola. Poi, con improvvisa violenza, afferra per i capelli quello sopravvissuto. Il bastardo, sempre per intenderci.

    -Guarda!- gli urla. E lui guarda. Rigira la visuale. La canna della pistola è deformata, come se fosse stata schiacciata. -Vedi?-

    -Ma... ma quella è... dita... l'impronta di una mano?-

    -Ohooo... dovete imparare a guardare. Non potete sparare... alla cieca! Ah... haaaaa...-

    -Il proiettile ha fatto...- è incredulo -...da tappo? Ed il carrello...-

    -Già. Bene bene. Il nostro Brutal ha... delle qualità.-

Ecco. Ora, posso parlarvi della mia zona.



 
  
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