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Autore: madamina    02/06/2011    7 recensioni
Sono passati alcuni anni dalla fine della guerra magica ed Hermione Granger, efficiente Auror al servizio del Ministero, si ritrova dall’altra parte del mondo alla ricerca dell’odiato Draco Malfoy. Ma una sorpresa la attende perchè il tempo cambia molte cose, comprese le persone.
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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L'isola proibita
* L'isola proibita *


IL VIAGGIO

Ancora non riusciva a capire come fosse possibile, eppure si stava allacciando le cinture aspettando di atterrare all’aeroporto di Hilo nelle isole Hawaii, per ritrovare l’ultima persona al mondo che desiderava incontrare. Accidenti a lei e alla sua efficienza! Non poteva restarsene zitta quando all’ufficio Auror era stato chiesto di ritrovare nientemeno che Draco Malfoy per decidere se restituirgli la bacchetta o meno? No, lei da brava prima della classe aveva alzato la mano e suggerito di controllare gli uffici immigrazione babbani visto che senza bacchetta era costretto a vivere come un comune non mago. E quando dalle Hawaii avevano comunicato che Malfoy risultava registrato da loro e che non aveva più lasciato quei luoghi, lei era stata spedita lì, senza nessuna pietà, dal Ministro in persona che non aveva voluto sentire ragioni.
Appena atterrata si era diretta verso il suo albergo, da dove avrebbe iniziato le ricerche. In fondo un tipo come Malfoy non passava inosservato, tanto più che senza bacchetta non avrebbe potuto cambiare il proprio aspetto, al massimo tingersi i capelli, ma quello, ci avrebbe scommesso la bacchetta, non l’avrebbe mai fatto… Così dopo aver lasciato il proprio bagaglio ed aver fatto una doccia rinfrescante, si era tuffata per le strade assolate del posto, così diverso dalla nuvolosa Londra, e aveva chiesto a chiunque avesse incontrato, mostrandogli la foto di Malfoy. Nessuno però sembrava averlo mai visto, e dopo qualche giorno aveva deciso di tornarsene a casa; peggio per Malfoy, che avrebbe vissuto senza bacchetta per il resto della sua vita, lei non aveva certo intenzione di perdere altro tempo per colpa sua!
Stava già rimettendo tutto nella sua borsa da viaggio quando una cameriera era entrata nella stanza per portarle degli asciugamani puliti e le era caduto l’occhio sulla foto del biondo ragazzo. La donna, dalla carnagione scura, i capelli lucidi e neri come la pece, raccolti in una stretta crocchia, il viso segnato da profonde rughe, prese l’immagine tra le mani e poi la portò alla fronte con deferenza.
Hermione rimase stupita per il gesto. “Lei conosce quel ragazzo?”
La donna annuì, poi aggiunse: “E’ lo sciamano di Niihau, gli ho personalmente affidato mia figlia perchè la proteggesse”.
“Lui proteggere qualcuno? Mi sembra altamente improbabile che ne sia in grado – rispose scettica Hermione – Comunque mi dica come posso raggiungerlo?” aggiunse, dopo aver ricevuto uno sguardo di rimprovero.
“Mi dispiace signorina ma non lo può raggiungere, lui è lo sciamano di Niihau, l’isola proibita, e nessuno può andarci. Però non si preoccupi, se davvero è importante che vi incontriate, sarà lui a trovarla.” dopodiché le fece un sorriso e si congedò.
Hermione si sedette sul letto ed iniziò a studiare la cartina delle isole Hawaii, alla ricerca di Niihau, mentre meditava sulle parole della donna: Malfoy uno sciamano?!? Lui che si prendeva cura di qualcuno?!? Non poteva certo essere lui, ma la sua coscienza le impose di fare un ultimo tentativo e andare sull’isola di Niihau, ma non trovò nessuno che la accompagnasse lì o che le mettesse un mezzo a disposizione, per quanti soldi fosse disposta ad offrire. Così tornò velocemente nella sua camera e prese una decisione drastica mentre pensava che, se mai avesse trovato Malfoy, gliela avrebbe fatta pagare per quello che stava per fare. Frugando nella sua borsa estrasse un portachiavi a forma di scopa che, con un lieve tocco di bacchetta, ritornò alle dimensioni originali. Montò quindi a cavalcioni della sua Nimbus 2000 e poi, con un incantesimo di disillusione, si rese invisibile agli occhi di tutti, maghi e babbani, maledicendo il suo vecchio nemico mentre si librava nel cielo su quel mezzo tanto odiato ma che all’Accademia Auror era stata costretta a domare.

NIIHAU

Quando avvistò la sagoma di Niihau che si stagliava davanti a lei, si abbassò di quota mantenendosi ancora invisibile e utilizzando un incantesimo che ne cancellasse le orme a terra. Non appena i suoi piedi toccarono il fondo sabbioso sentì come un abbraccio incorporeo che le infuse calore e tranquillità. Le venne naturale togliersi le scarpe e affondare i piedi nella sabbia, nel tentativo di approfondire il contatto con quell’isola. Camminò osservando attentamente la gente attorno a lei che era sempre serena e sorridente nonostante la vita modesta che conduceva. Camminava da un po’ quando arrivò ad una capanna costruita su una lieve altura, discosta da tutte le altre e raggiungibile attraverso un sentiero di pietre chiare che si distinguevano appena tra la sabbia, e ai cui lati erano infissi a terra dei bastoni di legno lavorati e decorati come delle bizzarre piante sconosciute. Si avvicinò e sulla destra della capanna notò che qualcuno riposava su un’amaca stesa tra due alte palme che gli facevano anche ombra. Fece qualche altro passo e trattenne il respiro quando scorse una lunga chioma nivea: la sua ricerca era terminata. Indecisa sul da farsi si accostò al ragazzo che dormiva beatamente. Ormai era un uomo, i tratti erano diventati più decisi, la pelle abbronzata, molto più scura di quanto non fosse a scuola, un accenno di barba sul mento ed un grosso tatuaggio che gli copriva completamente la parte sinistra del torace e tutto il braccio, come un mantello di inchiostro dai complicati ricami che la affascinavano ma che non riusciva a comprendere.
“Benvenuta – disse Malfoy con un lieve sorriso senza però aprire gli occhi – Cosa posso fare per te?” le chiese tranquillamente con il viso rilassato.
Hermione si prese un attimo per riflettere poi si rese visibile prendendo però le sembianze della cameriera dell’albergo.
“Salve a te” rispose incerta, mentre Malfoy apriva gli occhi grigi chiarissimi e la osservava intensamente come a farle una radiografia. Un sorriso sereno apparve sul suo viso mentre Hermione tirava un sospiro di sollievo per non essere stata riconosciuta.
“Allora Granger, che posso fare per te?”
“Co-come hai fatto a riconoscermi?” chiese lei stupita. Malfoy, nonostante fosse senza bacchetta, aveva percepito la sua presenza e poi l’aveva riconosciuta.
“Puoi anche cambiare aspetto, ma riconoscerei ovunque quello sguardo.” le rispose tranquillamente mentre lei riprendeva il suo vero aspetto, ormai non aveva senso continuare quella messinscena.
“Allora, cosa ti porta qui?” insistette lui.
“Tu.”
“Io?” era davvero stupito. Si era immaginato che prima o poi qualcuno sarebbe venuto a cercarlo ma proprio non si aspettava la persona che aveva davanti.
“Si… mi manda il Ministero. Sai, per la faccenda della bacchetta.”
Lo sguardo di Draco si indurì e le fece cenno di camminare lungo la spiaggia.
“Mi hanno mandato per restituirti la bacchetta – azzardò lei, constatando come la serenità sul suo volto fosse solo un ricordo – Devo giusto farti qualche domanda e poi…”
“Non mi interessa!” la interruppe secco lui lasciando di stucco la ragazza.
“Ma io credevo che…”
“Ho detto che non mi interessa!” ripetè lui con tono duro, per poi camminare a passo più veloce lasciando indietro Hermione che era rimasta impalata sul posto, stupita da quella strana reazione, mentre la gente del posto che la vedeva, la additava riconoscendola come una forestiera.
“Granger, sbrigati!” le urlò Malfoy e lei si sbrigò a raggiungerlo.
Continuarono a camminare in silenzio, accompagnati solo dai rumori della natura: lo sciabordio delle onde, il frusciare delle palme, il richiamo degli uccelli, il vento che gli accarezzava il viso, il profumo dei fiori variopinti. Malfoy la guidò in una minuscola insenatura, in pratica due sedili di pietra posti uno di fronte all’altro, invitandola a sedersi, mentre l’acqua gli lambiva le caviglie.
Rimase ancora qualche minuto in silenzio mentre il sole iniziava a calare sul mare poi con voce serena iniziò a raccontare.
“Dopo che mi hanno condannato e mi hanno tolto la bacchetta, sono stato investito da una rabbia cieca. Una rabbia che mai avevo provato, verso tutto e verso tutti. Verso il Ministero che mi ha condannato, verso Voldemort che mi ha tolto molto, verso i miei genitori che non mi hanno protetto. E anche verso di me perché non ero stato all’altezza delle mie aspettative. Per un po’ ho vagabondato spendendo quel poco che sono riuscito a rubare da casa prima di andarmene e mi sono ritrovato sull’isola di Hawaii, solo, senza mezzi, senza niente”.
Draco prese un breve respiro e poi, con lo sguardo perso all’orizzonte, riprese a parlare.
“Come se lo avessi richiamato, mi trovò lo sciamano di quest’isola che mi invitò a seguirlo. Ovviamente rifiutai il suo aiuto, testardo ed orgoglioso come ero, e me ne andai per la mia strada, pentendomene poco dopo visto che non avevo un posto dove andare, né niente da mangiare. Rubai una canoa e presi il mare, forse in preda al delirio, non so. Proprio come sta succedendo adesso, calò il sole e io mi addormentai sotto il cielo stellato, risvegliandomi sulla spiaggia di Niihau. Fu proprio lo sciamano a trovarmi e ad accogliermi, dicendo che ero finalmente pronto a seguirlo.
Mi aiutò, prendendosi cura di me, insegnandomi ad accogliere lo spirito di Aloha, trasmettendomi tutta la sua conoscenza e, quando ritenne che avevo imparato tutto quello di cui avevo bisogno, salì sulla stessa canoa su cui ero arrivato da lui e navigò verso il sole. Non l’ho mai più visto, però il mare mi ha restituito il suo amuleto.” terminò il racconto mostrandole un ciondolo in osso lavorato appeso ad un laccio di cuoio che teneva stretto al collo.
“Cos’è lo Spirito di Aloha?” chiese interessata Hermione.
“Lo Spirito di Aloha è tutto. – rispose Draco con un ampio gesto che abbracciava tutto ciò che li circondava – E’ l’aria che respiri, è l’acqua che ti lambisce i piedi, è la vita che ti scorre intorno, è l’amore che pervade ogni cosa e che unisce tutto ciò che ci circonda.”
“E poi cosa è successo?” chiese allora Hermione, rapita da quel racconto.

LO SCIAMANO

“E poi sono diventato lo sciamano dell’isola. Aiuto la gente dell’isola, la curo, ascolto i problemi e cerco di risolverli. Piuttosto è quasi ora di cena… Ti fermi da me?” chiese con un sorriso e facendole l’occhiolino, facendola arrossire, cosa inconsueta per lei.
Draco si alzò e le tese una mano per aiutarla a fare altrettanto. Poi salì su una canoa che era ancorata lì vicino, aiutò Hermione a salire a sua volta e prese a pagaiare verso il largo.
“Ma… questa canoa non era tua.”
“Qui abbiamo un concetto molto diverso di proprietà. E’ lo spirito di Aloha di cui ti parlavo prima. Tutti ci aiutiamo e mettiamo in comune quello che abbiamo. Adesso avrei anche potuto bussare ad una capanna e chiedere qualcosa da mangiare, ma non lo faccio quasi mai, tranne quando è strettamente necessario. E poi adesso avevo voglia di fare un giro insieme a te.”
Continuarono in silenzio quella strana gita, nel corso della quale Draco pescò un paio di pesci, ma non c’era imbarazzo tra loro, solo la voglia di studiarsi e scoprire i cambiamenti che c’erano stati.
Draco sorprese ancora Hermione preparando dell’ottimo pesce arrosto su un falò che aveva acceso poco distante dalla sua capanna.
“Ti posso fare una domanda?” chiese ad un certo punto Hermione terminando la sua cena e ottenendo un cenno di assenso.
“Perché non mi hai cacciata via quando mi hai riconosciuta ma, anzi, mi hai accolta e stai passando tanto tempo con me?”
“All’inizio ci avevo pensato, non voglio più avere a che fare con la mia vecchia vita. Ma poi ho sentito lo Spirito di Aloha, che ci spinge ad affrontare le difficoltà cercando l’unione e non la separazione. Se ti avessi cacciata via avrei tracciato una linea di separazione tra noi due ma soprattutto tra me e il mio passato. Ma se sei arrivata qui adesso, allora vuol dire che è arrivato il momento di fare i conti con ciò che ero.” terminò con un sospiro il ragazzo.
“Vedi questo tatuaggio? – proseguì indicandosi il torace – Ogni disegno ha un significato. Ognuno indica una tappa del mio viaggio, una parte di me che ho imparato ad accettare e con cui ho fatto i conti. Dai vieni.” disse alzandosi in piedi e tendendole la mano.
Si allontanarono dal falò per raggiungere una zona buia della spiaggia dalla quale si potevano scorgere benissimo le stelle. Draco si sedette sulla sabbia a gambe incrociate e poi chiuse gli occhi, imitato da Hermione.
“Concentrati sul tuo respiro, seguendone il ritmo. Porta adesso la tua attenzione ad un punto sulla tua testa quando inspiri, e al tuo ombelico quando espiri. Escludi tutti gli altri pensieri dalla mente, concentrati solo su questo e sulle tue sensazioni.” disse con voce bassa e calma, per poi tacere ed eseguire l’esercizio che le aveva appena suggerito.
Hermione fece come le era stato detto e presto sentì qualcosa fluire prepotentemente dentro di lei. Una forza che non aveva mai sentito, neanche quando aveva trovato la sua bacchetta. Era un calore che non aveva mai provato, misto ad una sensazione di pace incredibile.
“Ecco, questa è la respirazione Piko-Piko. Serve a portare equilibrio dentro di te e ti aiuta a sentire l’unione con tutto ciò che ti circonda. E’ stata la prima cosa che lo sciamano mi ha insegnato ed io continuo a farlo tutte le sere prima di andare a dormire per ricongiungermi con tutto ciò che mi circonda e per riappacificarmi con me stesso, insomma per ritrovare il mio equilibrio.”
Passarono così parecchio tempo, durante il quale Hermione era sopraffatta da tutto ciò che provava, dall’energia che sentiva fluire dentro di lei, dalla pace interiore ma soprattutto dal senso di appartenenza che sentiva verso la natura che la circondava. Percepiva la vita che le scorreva intorno, compreso il ragazzo che si trovava seduto accanto a lei.
“Ora so come hai fatto a sentire la mia presenza.” disse all’improvviso rompendo il silenzio.
“Eh già. Non ho certo bisogno della bacchetta per sentire ciò che mi circonda. Ora vieni, è ora di andare a dormire.”
Lievemente intorpidita Hermione lasciò che Draco la aiutasse a rialzarsi e poi lo seguì all’interno della capanna, buttandosi su un giaciglio che le aveva indicato, quasi sicuramente il suo letto, sistemato in una rientranza della parete e separato dal resto della casa da una tenda azzurra. Era stanchissima e infatti letteralmente crollò addormentata senza accorgersi che il suo coinquilino aveva scostato la tenda per assicurarsi che non le mancasse niente e poi era rimasto ad osservarla assorto nei suoi pensieri.

Nel cuore della notte Hermione fu svegliata dalle urla strazianti di qualcuno che si trovava vicino a lei e che aveva disperato bisogno di aiuto. Subito scattò in piedi e scostò la tenda avanzandola con la bacchetta spianata davanti a sé, cercando nel buio qualcosa di familiare, finchè quasi non inciampò nel corpo di un ragazzo sdraiato a terra, coperto interamente di sudore che si contorceva come se fosse sotto tortura. Era Malfoy, evidentemente in preda a degli incubi. Lo scosse violentemente per svegliarlo e quando riuscì nel suo intento, finalmente le urla cessarono.

IL PASSATO RITORNA

Malfoy scattò a sedere disorientato, senza avere la minima idea di dove si trovasse nè chi fosse la ragazza al suo fianco, sentiva solo il sudore colargli sul viso, lungo il collo e poi sul torace mentre i polmoni chiedevano aria come dopo una lunga apnea.
“Malfoy… calmati era solo un incubo.” tentò di rassicurarlo Hermione mentre il ragazzo la guardava senza dire una parola.
“Malfoy va tutto bene, sei al sicuro qui.” ma ancora non ottenne risposta.
“Malfoy…”
“Draco” alitò allora lui.
“Come scusa?” chiese incerta.
“Draco… è il mio nome. – spiegò con la voce che si faceva via via più sicura, – Non sono più Malfoy da tanto tempo. Qui sono solo Draco, è con questo nome che mi conoscono qui ed è tutto quello che sono.”
“Draco… – ripetè lei come se stesse provando a sillabare una parola dalla difficile pronuncia – Adesso calmati; sei al sicuro nella tua casa. Nessuno ti farà del male.”
Il ragazzo si limitò ad annuire, si mise lentamente in piedi e poi uscì dalla capanna nel buio della notte. Hermione rimase qualche secondo inginocchiata a pensare a quello che era appena successo, poi si alzò e tornò al suo giaciglio per riposare un poco e meditare sulla persona che era diventata Draco Malfoy, o meglio Draco, come preferiva essere chiamato.
Lo trovò il giorno successivo intento a meditare seduto sulla sabbia a gambe incrociate all’ombra di una palma. Si avvicinò in silenzio come per paura di disturbarlo, ma quando lui aprì gli occhi non resistette alla voglia di punzecchiarlo scherzosamente.
“Dov’è finita l’ospitalità hawaiiana? Stai facendo morire di fame la tua ospite! Dov’è la mia colazione?”
Draco sorrise divertito poi le rispose: “Non ti hanno insegnato che non bisogna mai disturbare uno sciamano in meditazione? Comunque la tua colazione è in cima a questo albero, scegli pure tutto ciò che vuoi.”
Hermione alzò lo sguardo notando alcune noci di cocco appese alla palma. “Molto spiritoso… Draco!” Fece per cogliere un cocco con la magia ma una mano calda e ruvida si posò sulla sua facendole abbassare il suo prezioso bastoncino di legno.
“Non così… Hermione. Devi ascoltare la natura ed essere cosciente di ciò che fai. Arrampicandoti fin lassù entrerai in contatto con l’albero ed avrai così modo di ringraziarlo per il frutto che ti sta offrendo.”
“Ma salendo fin lassù poi il mio sedere entrerà in duro contatto con la sabbia visto che quasi sicuramente cadrò!”
“Vorrà dire che dovrai trovare il modo di scusarti con la sabbia!” le rispose iniziando a ridere. Estrasse quindi da dietro la schiena una noce di cocco già aperta ma mentre si accingeva a berne il latte gli fu strappata di mano da Hermione che si affrettò a bere tutto il gustoso liquido.
“Ehi! Dovresti portarmi rispetto, non farmi i dispetti!” disse il ragazzo, ottenendo per tutta risposta una linguaccia. Iniziarono quindi ad inseguirsi in riva alla spiaggia, fermandosi solo dopo parecchi minuti, crollando entrambi a terra esausti ma allegri.
Poco dopo, però, il volto di Draco si scurì.
“Scusami per averti svegliata stanotte.”
“E’ tutto a posto, tranquillo.” rispose lei facendo calare un imbarazzante silenzio, interrotto coraggiosamente dal ragazzo.
“No, non è tutto a posto. Il tuo arrivo ha riportato a galla tanti ricordi, la tua presenza qui mi spinge ad affrontare i fantasmi del mio passato. Non ne ho mai avuto il coraggio, mi sono sempre limitato a rinchiudere tutto in un angolino della mente, ma adesso è arrivato il momento. Ti chiedo solo di starmi accanto quando lo farò.”
“Va bene.”
Per il resto del giorno e per i tre giorni successivi non si incontrarono, Draco era sparito chissà dove e nessuno sull’isola ne sapeva nulla. Il quarto giorno si presentò fuori dalla capanna chiedendo ad Hermione di seguirlo. La condusse in una grotta naturale invasa dal mare che, per uno strano gioco di luci con il fondale, aveva un colore azzurro acceso con riflessi violacei. Seguirono uno stretto sentiero in roccia che li portò sul fondo della grotta dove Draco aveva allestito una stuoia circondata da candele.
“E’ arrivato il momento. Ti chiedo solo di restarmi vicino durante questa esperienza, senza spaventarti, qualunque cosa accada.” Dopodichè si sdraiò e dopo una serie di profondi respiri sembrò cadere addormentato.

VIAGGIO NEL MONDO DI SOTTO

Draco si trovava in un ambiente buio, freddo e umido. Davanti a lui una fitta rete di gallerie si dipanava, scarsamente illuminata dalla poca luce che filtrava da un’apertura molto al di sopra della sua testa. Scelse una galleria alla sua destra e sentì la temperatura scendere sempre di più, gelandogli il sudore addosso e provocandogli svariati brividi, visto che addosso aveva solo un paio di bermuda, ovviamente azzurri, il colore dell’amore universale. All’improvviso si trovò davanti sua zia Bellatrix, con la bacchetta spianata che gli rivolgeva contro la sua risatina sadica.
“Bene bene, chi abbiamo qui? Un piccolo e sudicio codardo! Non sei mai stato all’altezza delle mie aspettative. Sei sempre stato una delusione per me.” gli disse girandogli attorno e guardandolo come se fosse uno scarafaggio da schiacciare al più presto.
“Sei tu zia che sei sempre stata una delusione per me! Hai sempre pensato prima al potere personale e poi alla famiglia.” rispose sicuro.
“Oh oh, il codardo ha trovato il coraggio di parlare, ma questo non ti basterà per salvarti dalla mia vendetta. Per colpa tua, la nostra famiglia ha perso tutto.”
“No, è stata unicamente colpa tua. Tua e della tua brama di potere. Io non ti temo… non ti temo più. Tu non puoi più farmi del male. Addio Bellatrix.”
E, proprio come era apparsa, la figura si dissolse nel nulla, mentre Draco tirava un sospiro di sollievo. Percorse qualche centinaio di metri in quell’angusto cunicolo rischiarato di tanto in tanto da qualche apertura che permetteva ad una debole lama di luce di penetrare.
All’improvviso si sentì afferrare alle spalle e qualcosa di piccolo e appuntito premergli alla gola: una bacchetta magica.
“Ma benvenuto Draco.” gli disse una voce suadente.
“Buonasera Voldemort, mi aspettavo di trovarti qui.” rispose calmo mentre la punta della bacchetta premeva sempre più insistente contro la pelle del suo collo.
“Spiacente di rovinarti la sorpresa Draco, ma tanto presto non avrà più importanza perché tu sarai morto.”
“Veramente sei tu ad essere morto. Se non ricordo male il tuo corpo è rimasto per ore sul pavimento della Sala Grande senza che nessuno lo degnasse neanche di uno sguardo. Pensa, la gente non si è neanche abbassata ad insultarti…” rispose con una risata malvagia che ormai da anni non gli deturpava più il viso.
“Era perché mi temevano anche da morto!”
“Allora ammetti di essere morto… Comunque non sono qui per discutere del tuo stato di salute, ma per riversarti addosso tutto il rancore che mi sono portato appresso per tutti questi anni. Tu che hai portato solo dolore nella mia famiglia! Tu che con la promessa di un finto potere hai annebbiato le menti di mio padre e di mia zia! Tu che mi hai costretto a vivere nel terrore e nella disperazione! Tu che mi hai portato via la cosa più preziosa: la speranza…” e via via che Draco procedeva, Voldemort si faceva sempre più piccolo fino a misurare qualche centimetro. Fu, così, semplice schiacciarlo sotto il proprio piede come un insetto. Il ragazzo emise un profondo respiro, sentendo di essersi levato un pesante fardello.
Riprese quindi il cammino fino a trovarsi in un piccolo ambiente circolare, debolmente rischiarato da una persona che si trovava al centro. Era di spalle ma i lunghi capelli argentati non potevano lasciare dubbi sulla sua identità. “Professor Silente, cosa ci fa qui? Pensavo di dover affrontare i fantasmi del mio passato, e invece lei è stato uno dei pochissimi che ha cercato di aiutarmi!”
“Buonasera Draco. Sono qui perché dentro di te senti il bisogno di confrontarti anche con me. Io sono la possibilità che non hai scelto. Cosa sarebbe successo se quella notte sulla Torre di Astronomia avessi accettato il mio aiuto? Se ti fossi fidato di me ed avessi accettato la protezione dell’Ordine? Forse la tua famiglia sarebbe rimasta al sicuro senza rischiare la vita nella battaglia. Tua madre non sarebbe stata coinvolta, tuo padre non si sarebbe trovato nel bel mezzo della battaglia senza bacchetta rischiando la vita con il solo scopo di ritrovarti e proteggerti. Sono tutti i dubbi che albergano dentro di te. Non sono qui per ostacolarti Draco, ma tu hai deciso di dover affrontare anche questo dilemma prima di affrontare la prova più difficile.”
Draco si appoggiò alla parete e si lasciò scivolare giù tenendosi la testa tra le mani, con la sensazione che stesse per scoppiare. Passò qualche minuto di assoluto silenzio poi rialzò la testa e guardò l’anziano preside negli occhi. “Lei ha ragione, ma la decisione che ho preso quella sera era l’unica che in quel momento mi sembrava possibile. Non si possono giudicare le proprie scelte con il senno di poi, ma solo in relazione al momento in cui sono state effettuate. Non mi posso rammaricare di quello che è successo quella notte sulla Torre, perché la mia scelta l’ho fatta con il cuore, volendo proteggere le persone a me care e non rimpiango nulla di quello che ho fatto.”
“Bravo Draco, era questo che volevo sentirti dire, adesso vieni qui.” disse Silente prima di stringere il ragazzo in un abbraccio pieno di affetto. “Ora vai, lui ti sta aspettando.”
Draco fece un cenno di saluto e poi si avviò verso quella che sarebbe stata la sua ultima prova, ma anche quella più difficile per saldare i conti con il suo passato.
Non ebbe neanche bisogno della luce riflessa sui capelli chiarissimi per riconoscere suo padre. Gli bastò la sua voce fredda. “Eccoti finalmente… figlio.” disse con una nota di disgusto.
“Buonasera padre.”
“Non sei degno di chiamarmi così. Mi hai dato solo delusioni, fin dalla tua nascita, quando hai quasi ucciso tua madre e le hai tolto qualunque possibilità di avere altri figli, che fossero più degni di te. E che dire della scuola? Uno studente mediocre, un giocatore di quidditch mediocre, un duellante mediocre. Tutto di te è mediocre. Vogliamo parlare di quando hai difeso il Trio Miracoli in casa mia? Poteva essere il momento della riscossa, potevamo riscattarci agli occhi dell’Oscuro… Ma tu no, non sei stato neanche in grado di prendere una decisione con freddezza, ed è per questo che tu ora morirai per mano mia!”
Draco era rimasto gelato da tutto quel rancore che il padre gli aveva riversato addosso e non si era neanche scansato quando questi lo aveva pugnalato con lo spadino che teneva celato nel bastone dalla parte opposta alla bacchetta. Lo aveva colpito al costato provocandogli un dolore atroce, ma mai pari a quello provocato dalle parole.
“Sei sempre stato una delusione, ci hai quasi fatti uccidere tutti con la tua eterna indecisione, con la tua incapacità di comandare. Neanche quei due trogloditi di Tiger e Goyle!” ed ecco un’altra stoccata a segno.
“Hai sempre vissuto nella mia ombra. Da solo non sei mai riuscito a combinare niente!” stavolta il colpo gli arrivò alla spalla sinistra e Lucius lo spinse contro una parete nella quale si conficcò la punta dello spadino che aveva trapassato Draco da parte a parte.
“Ed ora, è arrivato per te il momento di morire.” disse quindi puntandogli la bacchetta alla gola mentre sulla punta del piccolo oggetto di legno si formava un alone verde.
Alle spalle di Lucius apparve a quel punto Hermione che tra le mani teneva la bacchetta di Draco.
“Ero venuta a riportarti la tua bacchetta, a farti riprendere il tuo posto nel tuo mondo, ma tu hai scelto di restarne fuori. Hai scelto la divisione.”

LA SCELTA

Draco era molto debole per le ferite subite e a malapena si teneva in piedi mentre dalla ferita alla spalla il sangue scendeva copioso. Solo il dolore che provava ogni volta che si lasciava andare lo teneva ancora in piedi. Con le ultime forze rimaste prese a parlare a fatica.
“Sai Lucius, neanche tu sei stato mai degno di essere chiamato padre… E sei tu che mi hai fortemente deluso. Invece di creare per me un mondo sicuro hai pensato solo alla tua ambizione personale, al potere, alla ricchezza, ma non hai pensato alla tua famiglia, a tuo figlio. Ti sei messo al servizio di Voldemort senza pensare alle conseguenze. Mi hai costretto a seguire una strada non mia, ecco il vero motivo per cui ero un mediocre. Eppure guardami adesso. Ho scelto di diventare uno sciamano e sono piuttosto bravo in quello che faccio. Aiuto le persone e la gente finalmente si fida di me e mi rispetta, non per il mio cognome o per il mio denaro, ma per quello che sono.”
Con grande fatica Draco estrasse lo spadino dalla sua spalla e lo gettò a terra. “Ed ora sarai tu a morire.”
Con gesto fulmineo evitò la maledizione di suo padre, e scattò verso Hermione afferrando la sua bacchetta magica. Poi si voltò verso la figura di suo padre e con tutta la rabbia che sentiva dentro di sé urlò: “AVADA KEDAVRAAAA!”
La sagoma di Lucius fu avvolta da un fuoco verde che la consumò rapidamente fino a farla scomparire. A quel punto Draco si accasciò a terra ansante mentre Hermione si precipitava accanto a lui a sorreggergli la testa.
“Draco ti prego, non puoi mollare adesso! Torna da me! Scegli di restare con noi.”
La vista pian piano gli si sfocò e poi fu il buio.

LA LUCE

Draco teneva gli occhi chiusi mentre con le mani spingeva una sfera di luce nel ventre del neonato che si dimenava sul suo tavolo in preda a forti dolori all’addome, piangendo a dirotto. Quando l’alone fu completamente penetrato nel bambino e le sue mani giunsero quindi a contatto con la sua pelle color caramello, il pianto si quietò fino a scomparire ed il bimbo, esausto, si addormentò. La madre quasi piangeva per la felicità e gli regalò una copertina da neonato che aveva tessuto lei stessa come ringraziamento per aver curato il suo piccolo.
Draco congedò la donna e piegò con cura il drappo colorato, riponendolo nella cassetta di legno dove teneva gli oggetti a cui teneva di più come sciamano. La gran parte erano strumenti che gli erano serviti per superare le sfide che aveva affrontato nel mondo di sotto, ma vi erano anche oggetti che gli erano stati donati con tutto il cuore, come la copertina che stringeva tra le mani e che ripose con cura accanto alla sua bacchetta magica.
Dopodichè uscì sulla veranda della sua capanna dove Hermione stava seduta su un divanetto in vimini. Si sdraiò e poggiò la testa sulle sue gambe, accostando l’orecchio sulla sua pancia prominente, dalla quale provenne un gorgoglio di saluto. Un sorriso sereno gli affiorò sul volto.
Hermione prese ad accarezzargli i capelli, scendendo poi sul collo e sulla spalla sinistra dove era tatuato un serpente attorcigliato lungo una spada: il simbolo dei Malfoy, l’ultima tappa del viaggio di Draco.
“Grazie per essere tornato.” gli disse Hermione con dolcezza.
“Grazie a te per essermi rimasta accanto ed avermi guidato nel lungo cammino di ritorno.”
“Sono stati giorni difficili. Eri immobile e non ti riprendevi, e io non sapevo che fare.”
“I viaggi nel mondo di sotto sono sempre così. Si trovano degli ostacoli che bisogna avere la forza di superare. Non sempre è una cosa immediata o semplice, ma l’importante è riuscirci e portare con sé il potere acquisito.”
“A proposito, non mi hai mai spiegato perché mi hai richiesto la bacchetta ma non l’hai mai più usata. Non ti manca la magia?”
Draco si levò a sedere e fissò seriamente la sua compagna negli occhi, ma le sue parole avevano un tono estremamente dolce.
“La vera magia non è pulire con un colpo di bacchetta o far levitare un oggetto per risparmiare la fatica di alzarsi e prenderlo. Io qui aiuto gli altri, faccio parte delle loro vite così come loro fanno parte della mia, sento l’energia che scorre intorno e dentro di me, condivido il miracolo della vita e dell’amore. E questa non ti sembra forse magia?”

Madame's Space: ci tengo a spendere due parole per questa one-shot, nata in modo abbastanza forzato e della quale non sono molto soddisfatta...
Il vero protagonista della storia è lo sciamanesimo hawaiano, una filosofia di vita diffusa al giorno d'oggi per opera del maestro Serge Kahili King.
Qui trovate del materiale, redatto da Paola Dianetti, colei che mi ha fatto scoprire e mi ha guidata lungo il cammino dello sciamanesimo hawaiano. Ci tengo a precisare che alcune cose sono state modificate rispetto alla realtà per poterle adattare alla storia che andavo via via scrivendo, ma la base di tutto ciò che ho raccontato è vero: lo Spirito di Aloha, il viaggio sciamanico, come gli altri elementi citati, sono davvero parti fondamentali di questa filosofia di vita.
Detto questo, non mi resta che ringraziare chi ha letto la mia storia, sperando nel mio piccolo di avervi trasmesso un po' dello Spirito di Aloha ;)

Disclaimer: i personaggi citati non mi appartengono ma sono di proprietà di J.K.Rowling. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per puro divertimento personale.

  
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