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Autore: nini superga    04/06/2011    2 recensioni
" Era da quasi un anno che me n'ero andata da Minas Tirith. Gandalf mi aveva letteralmente scaricata a Gran Burrone per poi andarsene a zonzo nei territori dell'Ovest senza dirmi niente, come se fosse alla febbrile ricerca di qualcosa. Di Isengard, la mia vecchia casa, non sentivo affatto la mancanza, anzi: l'esperienza a Gondor mi aveva lasciato una fame di scoprire il mondo che ancora non era stata saziata e, se non fosse stato per ordine di Gandalf, con ogni probabilità non sarei rimasta a Imladris a insegnare a rollare a Arwen, principessa degli elfi, ma sarei sicuramente scappata, dato che spiegare come si crea una sigaretta era il fatto più eccitante delle mie giornate. "
bentornati alle storie di Anna!!! questa volta la storia si fa interessante, dato che mi ricollego alla grande Avventura scritta dal Maestro e rappresentata da quel geniaccio di Jackson! mi scuso già in anticipo per gli errori su nomi, luoghi e personaggi vari: non vogliatemi male!!al massimo fatemelo notere e lo correggerò :) ultimo invito: R E C E N S I T E. e numerosi, anche. buona lettura!
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Boromir, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'I Gioielli di Anna.'
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Accadde tutto come quando venni ferita per la prima volta: mi ritrovai nuda su di un prato verde, le montagne vertiginosamente alte attorno a me; alle mie spalle, il bosco in cui io e Giulia avevamo trovato il Passaggio. “ Il luogo dove tutto ha inizio. “ Pensai, mettendomi a sedere “ E dove tutto avrà fine. “ Credevo seriamente di essere morta. Boromir mi aveva picchiata a sangue per poi strozzarmi. Che fine stupida…avrei dovuto saperlo che, mettendomi contro di lui, non sarei sopravvissuta. Ma che potevo fare, abbandonarlo al suo destino? Chi gli avrebbe impedito di prendersi l’Anello? “ Quello stupido coso… “ Imprecai piano, mentre la gola mi si stringeva e l’aria veniva a mancare, il collo che diventata una mappa di segni violacei. Sentii in bocca il sapore ferroso del sangue: le labbra erano state spaccate, la parete interna di sinistra era lacerata, mentre la guancia si gonfiava sempre più a causa della botta. Anche il naso mi doleva, per non parlare del polso destro, che pulsava e si gonfiava a vista d’occhio. Iniziai a piangere a dirotto, singhiozzando in maniera incontrollabile, stendendomi sul manto erboso e fissando il cielo: perchè mi aveva fatto questo? Perché mi aveva uccisa?

“ Il tuo compito non è ancora finito. “

Alzai il capo di scatto e spalancai la bocca, meravigliata: Dama Galadriel in persona era davanti a me. Mi guardava con quel suo sorriso benevole e compassionevole, gli occhi pieni di malinconia. “ Giovane principessa, hai fatto il tuo dovere, ma hai altri obblighi da assolvere. “

Tirai su col naso, un evento spiacevole “ Quali? Ho protetto Frodo e ho cercato di stare vicino a Boromir, anche troppo forse… “ Le indicai il collo violaceo e singhiozzai ancora “ Non credo che potrò sostenere altre promesse, mia signora: sono morta, no? “

Lei si inginocchiò e asciugò le labbra con un lembo della sua veste. “ Lo credi davvero? Sei ancora in tempo. “ Parlava con voce gentile, flautata. Buona.

“ In tempo per cosa? “

“ Oh, ma per vivere, principessa: combatti per i tuoi sogni, riprenditi ciò che è tuo, ricomincia ad amare. E perdona, Anna, perdona, perdona e ancora perdona: il tuo Capitano ne avrà bisogno. “

Pensai a lui, all’espressione feroce, da belva assassina, e tremai “ Ma io ho paura di lui, mia signora. “

“ Chi non ha paura della bestia che si cela nel cuore degli altri? Tutti, e chi non ne ha è uno sciocco. Tu sei stata coraggiosa: eri conscia del destino che ti attendeva se ti fossi schierata contro di lui, ma hai deciso di schierarti nel campo più difficile, e sei riuscita a fermarlo. Agli occhi dei Valar, questo è un grande segno. “ Mi guardò con gli occhi scintillanti “ Riconciliarti con lui sarà la più grande prova del tuo amore, Anna. Se supererai questa, assieme a lui potrai affrontare qualsiasi nemico, qualsiasi armata, qualsiasi guerra, grande o piccola. Perché ricorda, figlia mia: è l’amore che tiene unito il mondo, ed è sempre l’amore a legare due persone per sempre. Tu lo ami ancora, vero? “

La risposta mi venne fuori così naturale che quasi stentai a crederci. “ Si. “ Dissi solo, e i segni del collo sparirono, le labbra si rimarginarono, naso e polso smisero di dolere e la guancia si rimarginò, dentro e fuori. Una grande forza montava dentro di me, così grande che mi stupii di riuscire a contenerla tutta. La Dama mi porse la mano e mi fece alzare in piedi. Mi ritrovai improvvisamente vestita, i capelli lunghi fin sotto le scapole. “ Sarà doloroso. “ Mi disse, posandomi una mano sulla guancia ferita “ Molto doloroso, soprattutto per lui: non capirà subito. “

Le sorrisi “ Glielo farò capire io. “

Lei ricambiò il sorriso e mi avvicinò a se, sfiorandomi le labbra con le sue. Poi, il sogno finì.

 

 

 

Mi sembrò di aver dormito giorni interi, ma doveva essere passato poco tempo: il cielo era della stessa sfumatura di azzurro di quando avevo combattuto con Boromir, ma il dolore era forse triplicato.

Giulia era sopra di me, mi stringeva a sé, e quando vide che riprendevo conoscenza, calde lacrime le rigarono il viso.  << Sei viva! >> Esclamò, singhiozzando forte << Pensavo ti avesse… >>

Scossi il capo, facendole cenno di farmi alzare << Sono dura a morire. >> Le asciugai le lacrime << Cosa piangi, sorellina: non lo sai che si piange solo per i morti? >> La battuta che usava sempre Boromir… << Che è successo? Dove è Boromir? >>

Giulia inspirò a fondo per calmarsi, quindi iniziò a parlare. << Ho sentito il tuo grido di aiuto nella mia testa. Ho detto agli Hobbit di nascondersi e di non muoversi per nessuna ragione al mondo. Ho seguito le tue grida ma, quando sono arrivata, sembrava già tutto finito: Boromir ti teneva sollevata da terra, tu giacevi inerte fra le sue mani, il viso che sembrava una maschera di sangue e …oddio, Anna, non ci ho più visto: gli ho lanciato addosso il sasso più grosso che ho trovato e l’ho colpito alla testa, gridando così forte che devono avermi sentito fino a Mordor. Allora lui ha gridato e ti ha lasciata cadere a terra e tu ti sei afflosciata in un modo, Anna, che sembravi davvero morta! Ho sguainato la spada e gli sono corsa incontro con tutta l’intenzione di ucciderlo, il bastardo, ma… >>

Mi toccai la nuca, sentendola viscida di sangue << Ma? >>

Ci impiegò un po’ a rispondere << Ecco, mi ha guardata con un aria così disperata, così… afflitta, che non ho avuto il coraggio di avvicinarmi. Sembrava non comprendere quanto stesse facendo. Credo che stesse piangendo, ma non l’ho visto bene: ha guardato prima me, poi te che eri distesa a terra, tutta sporca e con i capelli incollati dal sangue. E ha lanciato un urlo, Anna, un urlo che non dimenticherò mai: una bestia sul punto di morire non è neanche lontanamente in grado di fare versi simili! >>

<< Avrà pensato di avermi uccisa. >> Sentenziai, cercando di muovere il polso destro con scarsi risultati: si muoveva, ma era doloroso. << E poi? >>

<< E’ corso via, passandomi accanto come se non ci fossi. >> Mi sfiorò la guancia, facendomi gemere di dolore << E io sono rimasta qui, a vegliarti. Ero certa che ti saresti svegliata eppure… >> Grandi lacrimoni iniziarono nuovamente a scorrerle dagli occhi nocciola << … Ho avuto così tanta paura, Anna! Non sai quanta! >>

Le sorrisi, ma anche quello mi fece male << Non dirlo a me. >> Le dissi, abbracciandola, pensando però a Boromir: stava tornando alle barche, dagli altri. Non lo sapeva che erano tutti a caccia di Frodo e che non c’era nessuno. E se invece fossero stati li? Avrebbe confessato il crimine di cui si era macchiato? Avrebbe confessato di avermi ferita quasi a morte? E gli altri? Come avrebbero reagito? Mi si gelò il sangue.

<< Giulia, dobbiamo andare a cercarlo. >>

<< A cercarlo?! Tu hai bisogno di stare ferma! >>

<< Non starò ferma finchè non l’avrò trovato. >> La fissai negli occhi << Tu resteresti ferma se sapessi Legolas in pericolo? >>  Mia sorella avvampò fino alle punte dei capelli, la risposta dipinta chiaramente sul viso. Ebbe comunque la sfacciataggine di sogghignare << Vedo che la mano di botte non ti ha cambiata, sorellina. Testarda come al solito. >>

Sogghignai a mia volta << Strano, mi vedo riflessa in qualcuno… >> Le strinsi la mano << Giulia, grazie. Penso che sarei morta per davvero, se tu non l’avessi fermato. >>

Lei si strinse nelle spalle e si alzò << Che vuoi che sia, salvo vite tutti i giorni, io. >> Mi passò una mano sotto l’ascella e mi fece alzare. La testa mi girò, ma solo per qualche istante, poi tutto tornò al suo posto. Almeno, le gambe erano ben salde.

“ E ora dove andiamo? “ Mi chiese Giulia, chinandosi a raccogliere la mia lama e porgendomela dalla parte dell’elsa. Come risposta, giunse in lontananza il suono di un corno che conoscevo bene. Ci guardammo, la risposta stampata in faccia, e iniziammo a correre.

 

 

 

 

 

Le gambe erano ben salde, ma la testa andava un po’ dove voleva. Improvvisi lampi mi accecavano e più volte andai a sbattere contro rami bassi o inciampai nelle radici. Come aveva detto Giulia, dovevo star ferma, ma il corno di Gondor continuava a suonare, invocando aiuto. Correvo più piano di Giulia, che mi precedeva di un buon pezzo, e spesso la perdevo di vista fra gli alberi per vederla riapparire, lontano, ferma ad aspettarmi. “ Corri! “ La incitavo “ Non aspettarmi! Corri e dagli una mano. “ Se Boromir suonava il corno non lo faceva per diletto: si trovava in grave pericolo, e chiedeva aiuto. Mentre correvo, ripensavo alle parole della Dama e a lui, quanto dovevo fare con lui: dovevo riconciliarmi, e Boromir non poteva sicuramente morire prima di aver fatto due chiacchere con me! La testa mi doleva da far paura, ogni volta che il corno suonava essa rimbombava a lungo, ma quel dolore era piacevole: la via era giusta, la meta vicina. Caddi a terra e mi sbucciai le ginocchia. Mi rialzai senza dire una parola e ricominciai a correre nonostante mi mancasse l’aria: cosa non si fa per amore…

“ Anna! “ La voce di Giulia mi chiamò “ Anna! “ Lo stesso tono che avevo sentito nella visione della Dama!

“ Giulia, cosa succede! “ Le chiesi, allarmata, ma lei non mi rispose. Mi fermai, restando in ascolto: poco lontano da me, sentivo rumore di spade. “ GIULIA! “ La chiamai forte, avvicinandomi al clangore di spade.

“ Hanno colpito Boromir. “

Il cuore si fermò. Non poteva…

“ Le frecce ci stanno cadendo addosso a nugoli, ma continuano a colpire lui! Fa presto! “ Disse tutto d’un fiato mia sorella, interrompendo poi la conversazione. Il suono secco dell’acciaio contro acciaio si faceva sempre più vicino. Un urlo acutissimo mi perforò i timpani e accelerai la corsa. Nella mia testa, la voce di Giulia gridò a lungo, terrorizzata, dicendo frasi sconnesse e spezzate, con parole che però si ripetevano: chiamava me, mia sorella, e diceva di lasciarla stare, di metterla giù, di non farle del male e di non toccare gli Hobbit. Gridava forte, assordandomi, stordendomi ma, per quanto le dicessi di stare calma, lei continuava a gridare.

Superai con difficoltà la cresta e guardai: nella conca, fra le foglie morte, giaceva Boromir in ginocchio, diverse frecce conficcate nella sua carne. Davanti a lui, un nero orco, grande quasi quanto il mio capitano, lo fissava, tendendo un arco di nero osso; incoccata, vi era una freccia lunga dal piumaggio grigio, simile a quelle che dilaniavano la carne del mio uomo. Stava per scoccarla quando mi lanciai per il pendio con un grido carico di furore. L’orco, preso alla sprovvista, mi scagliò la freccia contro, ma essa mi sfiorò appena, lacerando la pelle del fianco. Quindi, con la spada sguainata e urlando << GONDOR! >> A pieni polmoni, mi avventai contro di lui, sbattendolo a terra e rotolando assieme.

L’orco puzzava di sudore e di non umano, aveva muscoli potenti e zanne gialle che snudò per farmi paura. Ma quella era l’ultima della mie sensazioni: il fuoco mi scorreva nelle vene, e mi liberai dalla sua morsa come una biscia dalle mani di un bambino. Scivolai davanti a Boromir, ancora in ginocchio.

<< Tu non avrai quest’uomo! >> Gridai all’orco, che snudò una spada brutta ma dall’aspetto micidiale. << Che ne hai fatto di mia sorella e degli Hobbit? >> Il mio acciaio incrociò il suo in una parata frontale << PARLA! >>

<< I Mezz’uomini e la donna sono in viaggio verso Isengard. >> Ringhiò << Presto, il mio signore Saruman ne potrà disporre. >>

“ No… “ << Il bastardo non avrà nulla di cui disporre! >> Ribadii << Li ritroveremo e ammazzeremo tutti gli schifosi della tua razza! >> Parlai a voce molto alta e il mio eco si disperse fra gli alberi. Chissà se Frodo era riuscito a salvarsi… e Sam? Dove era Sam?

L’orco ululò forte, qualcosa di simile a una risata << Umana, chi credi di essere per poterci fermare? Noi siamo gli Uruk-hai, servi di Saruman. Noi vestiamo la Bianca Mano, noi espandiamo la sua potenza! E tu non potrai niente, NIENTE contro di n- >> Si bloccò, stupito dal vedere comparire dalla sua pancia una lama affilata. La testa di Aragorn fece capolino alle sue spalle. << Lei non potrà nulla. >> Gli sussurrò << Ma io si. >> Aragorn estrasse la spada con un movimento fluido e staccò di netto la testa all’orco chiacchierone, schizzandomi di sangue nero e caldo.

Restai a guardarlo, l’erede di Isildur; lo guardai fissarmi il viso e vidi comparire la domanda che tanto desiderava farmi, ma che non fece per rispetto di Boromir, svenuto dietro di me. Alle sue spalle, giunsero anche Legolas e Gimli, che chiesero a gran voce cosa fosse successo li. Riguardo al mio viso, anche loro tacquero.

 

 

Avevo sentito dire che le mani del Re erano mani di guaritore, ma non lo pensavo davvero finchè non lo vidi operare su Boromir. Era ferito gravemente, ma se preso in tempo sarebbe sopravvissuto. Lo trasportammo fino alla riva, dove il nostro bagaglio era intatto e le barche erano lambite dalle onde. Aragorn usò le sue conoscenze e le essenze donatemi da Matilde per salvare la vita al mio uomo, mentre io sondavo la mente alla ricerca di Giulia: dove era? Perché non parlava? E gli Hobbit? Che fine avevano fatto? Merry e Pipino erano sicuramente con lei, e questo mi tranquillizzava un poco: è nel gruppo che sta la forza, e loro erano in tre. Sarebbero sicuramente sopravvissuti, almeno finchè non fossero giunti a Isengard. << Saruman li ha fatti rapire. >> Dissi ad Aragorn, una volta che ebbe curato Boromir. Dormiva sonni tranquilli, il mio capitano, il petto fasciato e l’aria grave. Aragorn aveva fatto un ottimo lavoro, anche migliore di quello di Matilde. Certo, aveva quasi prosciugato le mie scorte, ma almeno Boromir era salvo. Questo contava.

Il ramingo annuì, cupo. << Non ne dubitavo. >>

<< Credi che Frodo e Sam siano con loro? >>

Stavolta scosse il capo << No. Ho protetto io stesso Frodo nella sua fuga, dandogli tempo. Vedi? Manca una barca. >> Solo allora lo notai e mi stupii << Lo hai lasciato andare da solo a Mordor?! >> Esclamai, e Boromir gemette, quasi mi avesse sentito. Gli posai una mano sulla fronte, bagnata di sudore: bruciava di febbre.

<< Solo? >> Ribadì Aragorn, posando una pezza bagnata sulla sua fronte << Vedi forse Sam da qualche parte? >>

“ Già.. “ Gli sorrisi- una smorfia, più che un sorriso- e distolsi lo sguardo dal suo: di nuovo quella domanda… << Anna. Che ti è successo al viso e al collo? >>

“ Ecco le ferite dell’anima di cui tanto parlava Galadriel… “ << E’ successo. >> Dissi solo, fissandomi le mani << E’ successo che dovevo salvare qualcuno dalla dannazione, Aragorn. E ce l’ho fatta. >>

<< Ma a che prezzo? >> Mi sfiorò il collo << Sai che cosa hai rischiato? >>

Annuii, passandomi la lingua sulle labbra ferite. Lo sapevo, eccome se lo sapevo! Ma che potevo fare? Mi strinsi nelle spalle e scacciai le lacrime dai miei occhi, tornando a guardare Aragorn << E’ una faccenda che riguarda me e Boromir, chiaro? >>

Aragorn rimase in silenzio, scrutandomi a lungo. Infine, con un sospiro, si alzò.

 

 

Date le condizioni di Boromir, passammo la notte sulla riva. Certo, davamo un vantaggio agli orchi, ma la febbre inchiodava il mio uomo a terra, e non si sarebbe potuto muovere fino alla mattina dopo- sempre che si svegliasse, la mattina dopo…passai la notte sveglia, cambiandogli le pezze sulla fronte man mano si scaldavano, cercando di trovare Giulia. Ma di lei, nessuna traccia.

<< Credi che sia viva? >> Mi chiese Legolas nella notte, sedendosi accanto a me. Era il suo turno di guardia; Aragorn dormiva tranquillo mentre Gimli russava sonoramente.

Annuii convinta << Certo che lo è. >> Assicurai << Finchè sono in marcia, sono salvi, Leggy. La domanda è: e se arrivassero a Isengard? >>     

<< Non voglio neanche pensarci. >> Ribadì lui, rabbrividendo << Giulia sta diventando sempre più importante per me. Sapere di non averla salvata mi manda in bestia! Se penso che potrebbe accaderle qualcosa, io… >>

<< Leggy, Giulia non è una principessina: sa difendersi, te lo posso assicurare. >> Guardai le stelle sopra la mia testa << Sono certa della sua salvezza. Se non parla, è perché o dorme o è svenuta: nessun incantesimo può infrangere il ponte creato dalla Dama apposta per noi! >>

Legolas annuì piano, per poi restare in silenzio.

 

 

Verso l’alba mi addormentai, sfiancata dalla fatica e dalla stanchezza, tranquillizzata dalle condizioni ormai stabili di Boromir. Mi svegliai di soprassalto, proprio al giungere dell’alba, ma non ne capii il motivo: Boromir era tranquillo; Gimli faceva il suo turno di guardia vicino al fiume mentre gli altri due rubavano fino all’ultimo brandello di sonno. Avremmo avuto bisogno di tutte le nostre forze, e quello sarebbe stato l’ultimo momento di riposo per molto tempo. Ma allora cosa mi aveva svegliata?

“ Anna? “ Un pigolio “ Anna? Mi senti? “

Sorrisi, e il sole nascente baciò il mio viso martoriato. “ Si, ti sento. “ Dissi a Giulia, mai stata così lontana da quando ci eravamo ritrovate “ E so che sei viva. “

Calde lacrime inondarono il mio viso, mentre gli altri si svegliavano. La forza che avevo sentito durante il sogno con la Dama pulsava nella mia anima come un secondo cuore, pompando sangue e determinazione ad ogni fibra del mio essere.

“ Tranquilla, sorellina. “ La rassicurai “ Veniamo a prenderti. “

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DULCIS IN FUNDO: mentre fuori infuria il temporale, io porgo a voi lettori i miei omaggi. Questa è la fine, ragazzi miei- o meglio, la fine di I GIOIELLI: LA SORELLA DI ANNA. Ringrazio tutti coloro che mi hanno seguita, recensito, che hanno messo la storia in varie cartelle che non ho mai controllata, ma che sicuramente ci sono! Sono molto fiera di me stessa: ho scritto qualcosa di decente, e spero tanto che anche la prossima storia segua questa via- ma di sicuro così sarà…

Se ho fatto tutto questo, se avete letto tutto questo, lo dovete a tutte le persone che mi hanno spronato: mia madre, mio padre, il mio boy, me stessa…ma anche voi, lettori. Sapere di essere seguita, ricevere recensioni quasi sempre positive, essere letta…bhe, fa un certo effetto!!spero di non essere banale con questi miei saluti, ma che posso dire, se non le solite cose?

Vabbe, dai, faccio abbastanza pena… meglio salutare tutti!

Un grazie di cuore, dal profondo dal cuore.

Una commossa Nini.

  
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