Quadri royal wedding
Royal Wedding
Passarono
una bella
serata, come Elfric non ne passava da un po'. In effetti il
thé del pomeriggio
si trasformò velocemente in buffet, e da buffet in
aperitivo, e poi in cena
sulla terrazza ed infine in dopo cena per uno dei tanti vialetti del
parco.
Avevano preso con loro una bottiglia di vecchio whisky di marca, che
Elfric
provvedeva a rinnovare appena il livello nei bicchieri calava anche
solo un
pochino. Molly, oltre che una chiacchierona instancabile e una
commensale di
tutto rispetto, era anche una bevitrice instancabile: dopo il terzo
calice di
Borgogna, a cena, Elfric aveva cominciato a percepire vaghi giramenti
di testa.
Al sesto non stava in piedi e adesso - col whisky riserva speciale che
una casa
di Edimburgo produceva solo per la Famiglia Reale - era decisamente in
imbarazzo
quando provava a camminare in linea retta. Fortuna che i vialetti erano
curvi e
c'erano sacco di panchine.
- Vuoi che ci fermiamo un
attimo a sedere? - propose mentre Molly continuava a spiegargli la
genealogia
di famiglia. Sembrava incredibile, ma i Bloom di Therring House -
paesino a due
miglia da Therringham - erano più complicati dei
Coburgo-Gotha.
- Eh? Oh, sì, se vuoi. Ma
io non ne ho bisogno. Tu sei stanco?
Elfric guardò pieno di
ammirazione la dea che torreggiava davanti a lui nella frescura dei
grossi
larici. Solo un gagliardo rossore delle guance, solo un velo di liquido
negli
occhi lasciavano - forse - indovinare gli ettolitri di alcool che era
riuscita
a tracannare. Lui per sé si sentiva uno straccio.
- Sì, ehm, io … preferirei
se ci sediamo un attimo.
Lei gli sorrise e si
lasciò sedere assestandogli una pacca sulla spalla. Un'altra
cosa che faceva
impazzire Elfric- perché forse non l'abbiamo detto, ma nella sera
più di una volta lui si era
trovato letteralmente ammaliato dal
fascino di quella donna - era l'estrema naturalezza con cui Molly
governava la
sua stazza considerevole. A vederla urlante, o sulla mini, uno non
l'avrebbe
mai detto. Ma bastava seguirla mentre portava avanti un discorso, o
spiare da
dietro un tovagliolo i gesti con cui prendeva il bicchiere tra le
lunghe,
curate dita cicciotte. Ecco che allora avveniva un miracolo: la vera
natura,
quella di dèa antica e vicinissima, si profilava in tutta la
sua chiarezza,
rendeva impellente il desiderio, e tutto il resto andava a farsi
benedire.
- Sei sbronzo, eh, vecchio
mio? - buttò lì Molly, vedendo che Elfric
sorrideva come un ebete alle stelle -
Tutti così, lo dice sempre mia nonna. Ai nobili il blu
è di sangue, a noi di Curaçao
- poi chiuse gli occhi, con una
certa solennità.
- Perché, avete origini caraibiche?
Lei scoppiò a ridere.
- Ma ti sembra? - tirandosi
su la manica scoprì un braccio pieno di efelidi. E latteo,
com'era giusto che
fosse ogni buon braccio di onesto ceppo anglosassone - Solo che nonna
andava a letto
per un periodo con un tenente di stanza alle Antille. Quando lui si
stabilì là
tentò ogni cosa per portarsela dietro. A quel tempo
arrivavano sempre casse
piene di conchiglie, regali, cartoline, liquori … ma puoi
mia nonna disse di
no, e il tenente di dovette arrendere. Mia nonna è un tipo
testardo, sai?
Interessante da conoscere.
- Anche la mia - mormorò
Elfric. Poi, tanto per cambiare discorso, le fece un complimento - Lo
sai che
sei davvero molto bella?
E Molly rise di nuovo. Sembrava
che quella splendida dea conoscesse solo due stati: adirato/brusco e
meravigliosamente
sereno. Adesso eravamo nel secondo.
- Lo sai che sei ubriaco,
vecchio mio? Mio nonno Barry racconta sempre la storia del fuciliere di
Dublino, che a forza di dire scemenze da ubriaco cadde dentro una botte
di
sherry e ci annegò.
- Una bella morte -
commentò Elfric.
- Davvero - annuì Molly, seria.
Poi, per un lunghissimo lasso di tempo, fu solamente il fruscio delle
foglie.
- Meglio di certo di
quella che sto per fare io, tra una settimana - disse poi Elfric.
La ragazza lo guardò
interrogativa.
- Sai tenere un segreto?-
fece lui, chiudendo gli occhi e abbandonandosi alla spalliera della
panchina. Senza
attendere che lei rispondesse, sospirò
piano - Lo avrai saputo che devo fare il Re,
perché mio fratello è
scappato. Lo sanno tutti ormai. Beh, io … mia nonna vuole
che io faccia il Re e
io morirei prima di farlo. Mi capisci? Scappare, uccidersi, tutto
quanto. Tutto
per non diventare quel maledetto Re. Non voglio, non voglio, non
voglio, eppure
…
Molly trasse un lungo
respiro. Gli passò una mano sulla spalla.
- Ma sei obbligato, vero? La
vita non è sempre perfetta come sembra. A volte bisogna
buttare giù bocconi
amari. A volte tocca, caro mio.
- A te è successa una cosa
del genere? - chiese lui. Gli era parso di percepire qualcosa, come un
brivido,
quando lei gli aveva toccato il braccio. Lei lo guardò, coi
suoi occhi
silenziosi. Poi si alzò.
- Può darsi. Ma ora è
tardi. Lo sai che questa foresta è stregata? Forse dovremmo
chiedere agli
spiriti di farti passare la sbronza. C'è un po' di strada da
qui alla tenuta,
forse dovremmo rientrare.
- Non stiamo bene, qui?
- Sì - fece lei,
tendendogli una mano e sospirando - Ma io ho una casa, e una famiglia,
e domani
devo tornare al lavoro, vecchio mio. E tu sei sbronzo come di
più non si può.
Dobbiamo riportarti a letto, e in fretta. Avanti, su.
Elfric emise un mugolio
basso. Di fastidio, forse. O forse di estremo piacere per quella mano
confortante e calda che gli veniva offerta. E non che Elfric fosse a
digiuno di
mani femminili, tutt'altro. Da quando era nato, a cominciare dalla
Duchessa che
gli faceva da tata fino alle governanti e poi alle tate, per finire
alle modelle
francesi dalle unghie lunghe e dalle mani setose, gli sembrava anzi di
non aver
mai fatto altro che essere toccato da donne. Ma Molly era diversa,
Molly era sincera.
- Andiamo, vecchio, ti
vedo male. Appoggiati. Che altrimenti mi cadi a faccia in
giù come quel vecchio
fuciliere di Dublino.
- Aveva un nome?
- Non lo so. Forse Sean. O
forse John, chi lo sa. Ora cammina.
Elfric si lasciò
finalmente sollevare, si fece passare una mano intorno al collo e si
appoggiò
alle spalle possenti di lei, che era alta più o meno quanto
lui e larga il
doppio.
- Mi piaci un sacco, Molly
Bloom, lo sai? - biascicò lui - Giuro che sei la prima donna
che mi tocca per
riportarmi a letto sbronzo.
- Davvero? Non sai quanti
mi tocca riportarne nel Pub di mio padre!
- Tuo padre ha un pub?
Lei alzò gli occhi al
cielo.
- Ti dice niente il
cognome Bloom, cocchino? Stradine stette, flussi di coscienza, Trinity
College
…
- Eh? No, veramente, no …
Lei sospirò.
- Siamo Irlandesi, caro. Nemici
acerrimi della Corona. Di Dublino. Mio padre si trasferì qui
anni fa, ma ha
conservato l'impronta di famiglia. Pub da quasi sei generazioni.
- Accipicchia. E' una cosa
importante. Impegnativa - rise lui. Lei si concentrò per
spostare un poco il
peso da un braccio all'altro e avere modo di affrontare l'ultima parte
del vialetto.
- Quello che mi ripete
anche lui più o meno da quando sono al mondo. Secondo lui io
dovrei fare la
cameriera al pub, spostare bestioni ubriachi, riempire boccali di
Guinness e
farmi toccare il culo dagli sbronzi finché lui non
sarà abbastanza vecchio da
sbronzarsi una volta per tutte e decidersi a tirare le cuoia. Dopo di
che, nei
suoi ordinati progetti, dovrei essere io a sostituirlo. Come ostessa.
Ti rendi
conto che meraviglia?
- Perché, non ne sei
convinta? Non ti piace? Deve essere uno splendido mestiere.
Lei lo guardò, con un
lampo di ironia negli occhi verdi.
- Metà del mondo è
convinta che fare il Re sia un mestiere ancora migliore. Ma il punto
è un
altro, il punto è: a te piace che qualcun altro decida il
tuo destino?
Ci misero molto,
moltissimo tempo a tornare. Quando Molly raggiunse la Mini erano quasi
le due
di notte. Elfric aveva ripreso un po' di colore. La passeggiata gli
aveva fatto
bene.
- Allora, ci rivediamo …
domani? -
balbettò.
Molly aprì la portiera e
si infilò dentro il piccolo trabiccolo.
- Forse - disse mentre si
allacciava la cintura. Dopo l'ultima battuta di Elfric si era
notevolmente
rabbuiata. Poi chiuse lo sportello, armeggiò con una leva
polverosa e riuscì ad
abbassare il finestrino - Rientra in casa. Altrimenti ti prendi un
accidente.
Lui fece per obbedire. Ma
poi gli successe qualcosa, si pentì.
Forse fu il vino, e forse
la consapevolezza che un momento così poteva anche non
ripresentarsi mai più,
fatto sta che tornò indietro, infilò tutta la
testa dentro il finestrino. Prese
tra le dita una ciocca dei morbidi capelli ramati di Molly. La
odorò, ci dette
un bacio, spinse più che poteva a fondo il suo naso.
- Ohi, ma che … - protestò
lei, ma si trovò la sua bocca a un centimetro da quella,
delicatamente
dischiusa, dell'Erede - Per le budella di San Wulstan, io …
Probabilmente San Wulstan,
quella sera, stava guardando da un'altra parte e non si avvide del
casino che
stava succedendo a metà tra il Parco Reale di Therringham e
una Mini dal tetto color
melanzana, fatto sta Elfric si infilò in macchina passando
direttamente da
sopra, poi aderì con tutto il corpo a quello morbido di
Molly e non fece in
tempo a sussurrarle: - Conosci mica un posto carino … - che
lei aveva già
ingranato la marcia.
Quando quelli sella Security si avvidero che il Principe non era
più a palazzo, loro erano già molto, molto
lontani.