N°
26
PAROLA
CHIAVE: Fracasso
PAIRING:
Svezia x Austria
LUOGO:
Camera
AVVERTIMENTI:
Generale, OOC
NOTE:
RATING:
Verde
Gente che parlava, musica troppo
forte, rumore continuo
di passi, risate, divertimento.
Non si era mai abituato a tutto quel
fracasso che
permeava le pareti della residenza
in
quel periodo dell’anno, preferiva di gran lunga
l’elegante concerto che il 31
di dicembre lo occupava, musica gentile e forte, elegante e maestosa
che
riempiva il suo animo di felicità.
Ma Halloween era troppo: troppo
casino, troppe voci
eccitate senza ordine, anti melodiche.
Roderich si guardò
intorno: Italia, quel paese che
aveva cresciuto, si divertiva trascinato da Alfred in una scatenata
caccia al
dolcetto; Germania era impegnato a farsi vestire da mummia da
quell’esagitato
di Prussia ubriaco che come al solito non riusciva a stare fermo
neanche mezzo
secondo.
Erano tutti felici, persino
Helizàvèta che correva a
destra e a manca per catturare foto ricordo degli altri, possibilmente
in
posizioni equivoche.
Ad un certo punto si
sentì trascinare per un braccio ed
esasperato si voltò per vedere chi era colui (o colei) che
pretendeva le sue
attenzioni in un momento così destabilizzante; quando se ne
accorse, però, gli
si gelò il sangue nelle vene.
“Ndiamo via”
Disse semplicemente Svezia all’altro,
girandosi in direzione del corridoio deserto.
Un ultimo sguardo al salone
mostrò chiaramente
Finlandia impegnatissimo nel tentativo inutile di fermare Sealand dal
fare uno
scherzo ad Inghilterra.
Seguì riluttante lo
svedese.
-Perché poi? Non ne aveva
idea-
Si chiusero la porta alle spalle
entrando in una camera
degli ospiti.
Austria si sedette sul letto,
finalmente tutti i rumori
erano cessati, l’unica cosa che ancora si sentiva era il
ronzio nelle orecchie
dovuto al troppo affaticamento.
Solo dopo un po’ si rese
conto della situazione: era
rimasto in camera da solo con Svezia, una delle nazioni più
inquietanti al
mondo.
Si azzardò a guardarlo di
sfuggita in volto,
l’espressione truce nell’oscurità era
ancora più paurosa, e lo stava fissando.
“P-Perché mi
hai portato qui?” Si azzardò a chiedere,
timoroso.
“hm, sembr’v che
t sent’ssi m’le…qui si st’
tr’nquill”
Austria sgranò gli occhi:
si era accorto che era a
disagio?
“Grazie,
Berwald…ma non voglio rovinarti la festa”
“N’n
imp’rt… mia m’glie e S’lnd se
la cav’no b’niss’mo
da s’li…e poi d’v d’rt
qu’lc’s”
Ecco, ora sì che
l’austriaco si sentiva a disagio:
dov’era quell’insopportabile duo quando serviva? Si
rese conto di sapere già la
risposta: Ungheria faceva foto e Gilbo..beh, Gilbert era
Gilbert…probabilmente
era ubriaco in sala, nascosto sotto un tavolo a caso.
“Austria?”
La voce di Berwald lo fece
sussultare “S-si? Che volevi
dirmi?”
Gli occhi di Svezia si
assottigliarono ancora di più,
mentre Roderich tratteneva il respiro e deglutiva a fatica.
“La tua cr’vtt
n’n c’entr niente c’n
l’bto”.
Fine