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Autore: Love_in_idleness    11/06/2011    2 recensioni
Un colore
Così solo,
Il tuo.
La storia della vita di Saga. Una parabola tinta di blu, dal suo arrivo al Santuario alla sua scomparsa. Una parabola che attraversa amore e solitudine, luci e ombre, fino a sfiorare il divino. Lui, che in fondo rimane del tutto umano.
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gemini Saga, Sagittarius Aiolos
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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blu 32

32.

[Dispersione]

 

 

Blu colore del distacco e della lontananza.

Blu colore della malinconia.

Blu profondo di cui è fatto l’universo.

Saga era come una creatura celeste, tutta dipinta di blu.

 

Che il demone dentro di te si risvegli!

Che sbianchi Saga celeste, lavato dalle onde del mare e dalle lacrime!

Che tu sia maledetto!

 

Bianco colore del vuoto e dell’assenza.

Bianco colore delle nuvole e di un lento precipitare.

Bianco colore del silenzio, della nebbia.

Bianco, come la luna.

 

“Non puoi farlo. Non puoi farlo. Non puoi tradire tutti.”

“Eppure te l’aveva detto. Tu non gli hai creduto quando ha detto che sarebbe finita così, l’hai ucciso. L’hai scaraventato nel baratro degli empi. Aveva ragione. Ascolta il ricordo della sua voce.”

“Non posso farlo.”

Che il demone dentro di te si risvegli!

“Ascolta quella voce che viene dal mare.”

Saga si alza lentamente.

Volto pallido come una luna, occhi come crateri di sangue, capelli che sembrano fili di nebbia.

Tutto ciò che avrei dovuto avere,

da solo me lo prenderò.

 

È appena cominciata una lunga notte. I gradini della scalinata sono bianchi, e sotto il mantello scuro del cielo sembrano quasi fosforescenti, come la sua faccia.

Il silenzio è violato solo dal rumore di passi. Non indossa l’Armatura, ora. Ha provato ad avvicinarla, ma qualcosa come una scossa elettrica l’ha allontanato. Non stasera. Stasera che tutto  precipita, l’Oro della sua corazza sarebbe un peso insopportabile.

Per cui procede, vestito solo di blu, intessuto di notte.

Cima delle scale. Collina invalicabile. Luogo più sacro della terra, così tante volte violato della sua purezza da uomini che aspirano verso l’alto, ma che rimangono sempre legati alla terra. Violato da passioni, e amori, e sofferenza. Per la prima volta l’Altura delle Stelle è calpestata da qualcosa di più oscuro e distruttivo e sta per macchiarsi di un colore che non è il blu del cielo, né il verde del prato. E l’aria sembra fremere.

Sopra, il recinto di stelle emana bagliori sinistri, e conosce ogni cosa terrena. Shion ha di nuovo il naso all’insù, completamente celeste. Anche lui finalmente sa. Ora ogni cosa è chiara in questo disegno, ogni tassello nella sua giusta posizione.

Quando Saga giunge, si volta ad accoglierlo con un mesto sorriso. La sua fronte non più liscia, i suoi occhi rosa come l’alba, sembrano esprimere una pacata rassegnazione.

Una notte più lunga delle altre scenderà sul Santuario.

Un uomo dalla doppia anima camminerà fino a te.

Lui spegnerà i Templi all’ora stabilita.

“E’ dunque questa, l’ora?”

“Nobile Shion,” Chiede Saga. “Non capisco.”

“Sei venuto da me per cosa?”

“Avevo bisogno di parlarle.”

“Riguardo all’investitura di Aiolos, immagino.”

“Già.” Sospira Saga.

I suoi capelli emanano strani riflessi argentei questa notte…

“Perché, nobile Shion? Perché?”

“Ancora non lo sai?”

Alza una mano al cielo, Shion, ponte tra l’essere umano e le stelle. Il suo braccio vestito degli abiti degli antichi sacerdoti si perde nell’oscurità, e sembra quasi dissolversi.

“Così dicono gli dèi. Chi sono, io, per disubbidire alla volontà divina?”

Saga si morde le labbra, guardando verso l’alto.

“Io non vedo nulla.”

“No, tu non puoi…” Shion si volta verso di lui. “ma io le ho sentite. Le loro voci. All’inizio era un grido che giungeva da distanze siderali, e risuonando attraverso l’universo si disperdeva. Ma poco a poco mi è sempre stato più chiaro.”

“Più chiaro – cosa?”

“In te, Saga, dimora un male da estirpare.”

“In me…”

“Sono sicuro che Atena saprà insinuarsi nel tuo cuore e mondarlo. A me non rimane tempo.”

“Non capisco.”

“Anche Aiolos,” Dice Shion. “anche Aiolos saprà sostenerti. È su di lui che ti devi appoggiare. Vorrei che tu lo aiutassi nelle cose per le quali non è stato istruito.”

Saga abbassa la testa. Sconfitto.

Aiutare?

Prostrasi ai piedi del proprio amante?

Baciare il lembo della sua veste, piegato in un inchino, e mai più guardarlo dalla stessa altezza?

“No.”

Shion forse si aspettava una reazione di questo tipo. Una parte di sé ha sempre intuito che sarebbe stato Saga.

“Forse avrei potuto aiutarti di più. Ma ora mi sento troppo stanco.”

“No! Mi guardi! Nobile Shion, mi guardi!”

“E’ tardi. Cosa avrei dovuto fare? In ogni caso la mia decisione… e mi sento troppo stanco.”

Si avvicina, Saga, oltrepassa la distanza consentita verso il Sacerdote. Lo afferra per il braccio. Vede benissimo i suoi occhi, rosa come la prima luce del giorno, la sua pelle candida solcata da rughe, il suo corpo senza tempo. Vede un uomo celeste. Pronto a disperdersi nella notte, proprio lì, sulla Collina che è come la soglia, il portale tra la terra e l’aria.

“No!” Grida. “Io più di tutti meritavo questo! Io solo meritavo il suo posto, come ha potuto!”

Anche Shion è abbastanza vicino per vederlo bene. Una rabbia repressa contrae tutta la sua fisionomia. Non c’è più nessun Saga celeste. Saga celeste sbianca, sempre più simile a una statua. I suoi capelli sono sempre più fili di nebbia.

E capisce.

“Ho sbagliato.” Ammette in un sussurro. “Ho sbagliato. Ma ero davvero troppo stanco.”

Lo lascia andare.

“Saga.”

“No.”

“Torna in te.”

“No.”

L’aveva detto, Kanon, con la sua voce che proveniva dal mare. Aveva visto tutto, in fondo. Aveva capito, sapeva cosa si prova ad essere esclusi. Ad essere abbandonati.

Ad essere soli.

Aveva ragione.

“Saga…”

“Non è più tempo per te, Sacerdote. I tuoi Templi. I tuoi Templi si offuscheranno.”

Shion china la testa. Non prova nemmeno a reagire.

È dunque finalmente ora? Pensa.

Saga si avvicina con passi pesanti. Alza il braccio, la scure della giustizia, e quasi sfiora il cielo. Ma non ne è mai stato così distante. La sua mano, la sua mano tanto pallida da sembrare fosforescente, racchiude nel palmo un Cosmo potentissimo, nero come la pece.

Così bello da sembrare una statua, un dio dei tempi passati, avanza. Non più una scintilla di santità scorre in lui, sbiancata da voci che vengono dal mare.

“Tutto quello che non ho potuto avere,” Dice Saga. “Da solo me lo prenderò.”

 

 

 

***

E’ davvero tanto tempo che non pubblico più. Mi ero quasi dimenticata di avere questa storia in sospeso. Spero che qualcuno dei vecchi lettori sia rimasto da queste parti e possa continuare a seguire Blu fino alla fine – perché arriverò alla fine. Prima o poi.

A presto <3

   
 
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