EPILOGO

A sera, Nami si rilassò sotto i suoi alberi di mandarino. Cioè, presumeva fosse la sera. Non vedeva l’ora di partire e mollarsi alle spalle quella dannata atmosfera.
Zoro sedette accanto a lei, fissandola divertito; dopo un po’, allungò le braccia, trascinandola a sé con fare rozzo, e poggiò il capo sui suoi morbidi capelli rossi. La cartografa non protestò.
Appena tornati alle nave, lei aveva preteso una doccia. Lui si era dichiarato assolutamente d’accordo, a patto che fosse fatta in tandem.
Nami voltò il capo verso di lui, cercando una volta di più il suo volto, sfiorandolo con…
“Siamo tornati!”
Zoro ricevette un gran spintone e fece un volo di cinque metri; fu fermato da un tronco di mandarino.
“Ehim, ragazzi!” Nami, non si sa bene come, nel giro quattro secondi netti era riuscita a liberarsi di Zoro, raccogliere un libro, trovare il suo cappello, accomodarsi su una sdraio e stampare un sorriso tirato per i nuovi arrivati. “Come va?” Salutò, leggermente isterica.
“Oh, bene!” Chopper salì dietro ad Usop, e orgogliosamente mostrarono una targa.
“Cos’è?”
Diceva:
ALLA COPPIA PIU’ FOCOSA DELLA GIORNATA!
PERCHE’ IL VOSTRO AMORE RISULTI SEMPRE PIU’
ALTO
BRILLANTE
BRUCIANTE!
AH, E DELIZIOSO.
I VOSTRI AMICI DEL PARCO DEL’AMORE E DELLE DELIZIE DI HOVE
Nami sollevò un sopracciglio. “E come accidenti avete fatto a vincerla?”
I due interpellati risposero con il sorriso più folle che avevano in catalogo, il quale significava più o meno: non abbiamo la più pallida idea!
“E’ d’oro, almeno?” Borbottò la cartografa, mordendola. “No. Ottone. Oggetto inutile. Stupida isola.” Fissò rabbiosa la muraglia. “Diamola alle fiamme, prima di partire!”
“Però ci hanno dato questo!” Usop le mostrò orgoglioso l’enorme assegno.
Nami si esercitò nella pratica della pupilla a forma di Berry.
“CHE ISOLA DI GENTE DELIZIOSA!”
“Scusate, ma Rufy e Sanji…?” S’incuriosì Chopper.
Già, dov’erano finiti quei due?

“Senta, signora voce senza corpo! Ne vogliamo degli altri!”
“Non è una voce senza corpo, razza di imbecille! E’ un altoparlante!”
“Non importa, io voglio combattere altri mostri!”
“Pev favove…” Gemette la Signora Voce Senza Corpo; in realtà, Mister Evve Mocia un corpo l'aveva, e al momento tale corpo era piuttosto dolorante; infatti, stava comunicando con loro da un ospedale. “Andate e lasciate in pace i nostvi mostvi! Oggi è stata una giovnata tevvibile! OH GUSTAVO, AMOVE MIO, CONSOLAMI TU!”
Una scarica di scintille, e l’altoparlante si spense. Si spensero le luci nel tunnel, e il buio calò.
Così come un sipario cala sulla nostra storia.






Beh, eccoci qui. E' finita del tutto ^^
Che dire...? Grazie all'influenza che mi sono beccata, e che mi ha costretta a casa, ho potutto scrivere in ben due giorni questa storia!
Ringrazio di cuore chi mi ha seguito, chi mi ha fatto dei complimenti... Grazie ^///^
Ora vi lascio, sperando di avere presto altre idee da condividere con voi. Un beso,
Miriam